Copertina
Autore Marc Abrahams
Titolo I Premi Ig Nobel
SottotitoloIl meglio degli «Annals of Improbable Research»
EdizioneGarzanti, Milano, 2004, Saggi , pag. 368, cop.fle., dim. 140x210x24 mm , Isbn 978-88-11-60022-0
OriginaleIg Nobel Prizes [2002]
TraduttoreSylvie Coyaud
LettoreRenato di Stefano, 2004
Classe scienze improbabili , satira , umorismo , universita'
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Indice


INTRODUZIONE                                  5

Che cos'è l'Ig                                5
Come vengono scelti i vincitori               8
La cerimonia                                  9
Non offendere                                13
Un messaggio del V-Chip Monitor              14
Un avvertenza del V-Chip Monitor             15
Controversie                                 15
Com'è iniziata. Una sintesi                  16
Come candidare qualcuno                      17
Come leggere il presente volume              19

PROGRESSI DELLA MEDICINA                     21

Scaccolarsi da adolescenti                   23
Musica in sottofondo contro il raffreddore   28

PSICOLOGIA E INTELLIGENZA                    31

Ricerca scientifica sull'allegria            33
Un esperimento ripugnante: sputi,
    gomma da masticare e piccioni            36
Beata ignoranza                              39

ECONOMIA                                     43

L'economia del Cile fa causa a J.P. Davila   45
Spremere Orange County/Sbancare la Barings   48
Con i Lloyd's, disastro assicurato           52
Morire per risparmiare sulle tasse           55

PACE, DIPLOMAZIA E PERSUASIONE               59

Parlamentari di piede e di mano lesta        61
Levitazione anticrimine                      66
Daryl Gates, il Gandhi di Los Angeles        70
Stalin World                                 74

EIACULAZIONI ED ESPLOSIONI PACIFICHE         79

Ladri d'auto flambé                          81
Le voci tonanti dei soldati britannici       85
Il padre della bomba                         89
Badabum nel Pacifico                         92

AMORE E MATRIMONIO                           95

La biochimica compulsiva dell'amore          97
Il multimatrimonio                          101

RIPRODUZIONE, TECNICHE PER LA               105

NAV o Nascita ad Alta Velocità              107
Mettere mano alla paternità                 111

RIPRODUZIONE, ACCESSORI PER LA              115

Inserire qui                                117
Altezza, lunghezza del pene,
    numero di scarpa                        124

SCOPERTE NELLA RICERCA FONDAMENTALE         129

Felici come cozze                           131
Vedere con coraggio ciò che null'altro vide 134
Galline da fusione fredda                   138
Alla ricerca dell'acqua perduta             142

SCOPERTE: COSE CHE SALGONO O CADONO         147

Ferite da noci di cocco                     149
La caduta del toast imburrato               153
Tazze rotte a Glasgow                       157
Rane levitanti                              161

TROY E IL GRIZZLY                           165

Troy e il grizzly                           167

INVENZIONI                                  175

Il piazzista più inventivo                  177
Il micio e la tastiera                      182
Autovisione                                 185
Brevettare la ruota                         190

TECNICISMI DIABOLICI                        195

Chi andrà all'Inferno                       197
Michail Gorbaciov è l'Anticristo            203

L'ARTE, E L'ARTE DI APPREZZARLA             209

La nascita del fenicottero di plastica rosa 211
I piccioni preferiscono Picasso?            215
Una buona azione:
    ripulire l'arte preistorica             218
Cerchi nei raccolti                         220
Peni del regno animale                      225

ODORI: IL BUONO, IL BRUTTO E IL CATTIVO     231

Il buono: un doppiopetto autoprofumante     233
Il brutto: indumento intimo con filtro
    incorporato                             237
Il cattivo: l'uomo che dopo essersi punto
    un dito emanò un fetore putrido per
    cinque anni                             241

ALIMENTI, PREPARAZIONE ED ELIMINAZIONE DEGLI245

Barbecue superistantaneo                    247
Blu acceso e tremulo                        250
Escrezione di Salmonella da maiali in gita  253
Prima colazione fradicia                    257

ALIMENTI, CONSISTENZA E SAPORE DEGLI        261

Commestibilità comparata dei girini         263
Effetto di birra, aglio e panna acida
    sull'appetito delle sanguisughe         268
Vivere per non mangiare                     274

ALIMENTI, TÈ E CAFFÈ                        281

Come preparare una tazza di tè,
    protocollo ufficiale                    283
Ci vuole fegato: il caffè luak              288
Sociologia delle rivendite canadesi
    di ciambelle                            293
Sistema ottimale per inzuppare un biscotto  296

EDUCAZIONE                                  301

Il Tocco Terapeutico                        303
Vetrini vietati                             308
Deepak Chopra                               311
Dan Quayle                                  315

LETTERATURA                                 319

La scorreggia quale difesa da una paura
    indicibile                              321
976 coautori in cerca di un titolo          325
948 titoli in cerca d'autore                334
I carri degli dei                           338
Il padre del junk mail                      342
Su per la retta via                         347

ELENCO ANNUALE A RITROSO DEI VINCITORI
DEL PREMIO IG NOBEL. 2003-1999              355

RINGRAZIAMENTI                              362
 

 

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Pagina 5

INTRODUZIONE



Che cos'è l'Ig

C'è chi lo brama e chi lo teme, chi lo considera un baluardo di civiltà e chi uno sfregio immondo, chi ne ride e chi lo deride. Elogiato da più parti, talvolta condannato, spesso incompreso, amato follemente da moltitudini di persone: è il premio Ig Nobel.

I vincitori e le loro prodezze evocano i ritagli stampa che Sherlock Holmes raccoglieva nella sua famosa collezione: «Prese il grande album in cui, giorno dopo giorno, archiviava gli annunci sulle persone scomparse che trovava nei quotidiani londinesi. "Santo cielo", disse voltando le pagine, "quale coro di gemiti, pianti e grida! Quale accozzaglia di eventi singolari! Sicuramente la più ricca riserva di caccia che sia mai stata offerta a uno studioso dell'insolito!"».

Sherlock Holmes, si sa, era un personaggio inventato, i vincitori del premio Ig Nobel no.

Ogni anno, dieci premi Ig Nobel - ma ormai vengono detti semplicemente Ig - così come vengono chiamati, sono assegnati per risultati che «non possono o non dovrebbero essere riprodotti», e onorano persone che hanno fatto cose notevolmente strampalate, ammirevoli o meno. I risultati producono risate e stupore. I più riguardano la scienza: biologi norvegesi misurano gli effetti della birra, dell'aglio e della panna acida sull'appetito delle sanguisughe; un professore statunitense somministra Prozac alle cozze; un veterinario di New York preleva acari dall'orecchio di un gatto, se li inserisce nel proprio e annota accuratamente le conseguenze; un biologo francese dimostra sperimentalmente che l'acqua ha memoria; un professore canadese concepisce assaggi di (e non per) diverse specie di girini del Costa Rica.

Alcuni sono dietetici: un fisico inglese determina il metodo ottimale per inzuppare un biscotto; una conferenziera australiana spiega che non abbiamo bisogno di mangiare; un capo religioso coreano espande vertiginosamente la dimensione della torta nuziale unendo in matrimonio milioni di coppie per volta.

Altri sono economici: un giovane fa crollare la più veneranda delle banche britanniche; un operatore di borsa cileno investe per conto del proprio paese lo 0,5% del prodotto interno lordo e lo perde; economisti americani dimostrano una stretta correlazione tra data di morte e aliquote della tassa di successione; un signore inventa le obbligazioni spazzatura e i soci dei Lloyd's di Londra rimangono invischiati in curiosi garbugli.

Ci sono progressi clinici: un uomo si punge un dito e per cinque anni emana un odore fetido, senza che i medici riescano a curarlo; certi dottori canadesi studiano il rapporto tra statura, lunghezza del pene e misura del piede; psichiatri indiani scoprono che scaccolarsi il naso è un'attività diffusa tra gli adolescenti; medici scozzesi documentano ferite da crollo dei gabinetti a Glasgow.

C'entra la propagazione della specie: un gruppo di ricerca olandese ottiene con la risonanza magnetica le prime immagini di genitali mentre una coppia ne fa uso; due vecchi sposi senza figli inventano una macchina che si basa sulla forza centrifuga per aiutare le donne a partorire.

C'entra l'arte: l'invenzione del fenicottero da giardino in plastica rosa; la tavola anatomica Peni del regno animale, un classico; la scoperta che l'ascolto di musica in sottofondo previene certe malattie; piccioni allenati da psicologi giapponesi a distinguere i quadri di Picasso da quelli di Monet.

Non manca la letteratura: sono stati premiati i 976 autori di un articolo scientifico di dieci pagine; la psicologa di origine italiana che scrisse «La scorreggia. Il peto come difesa da un terrore indicibile»; l'imprenditore di Philadelphia che inventò l'intasamento da e-mail pubblicitari.

Infine c'è l'ambitissimo premio Ig Nobel per la Pace: governanti di paesi contigui fanno esplodere bombe atomiche nel cortile di casa propria; la Marina britannica ingiunge alle truppe di non sparare proiettili di mortaio e di limitarsi a dire «Bang»; un magnate lituano del fungo in scatola crea un luna park noto come «il mondo di Stalin»; in Sudafrica marito e moglie inventano un antifurto per auto comprendente un rilevatore di movimenti esterni e un lanciafiamme.

L'elenco non è esaustivo. Certe cose sono difficili da credere, perciò il Comitato dei saggi Ig Nobel pubblica informazioni che chiunque può verificare nei minimi particolari. Per questo i vincitori sono invitati alla cerimonia di premiazione che si svolge in ottobre all'università Harvard. Devono pagarsi il viaggio, ma parecchi sembrano ritenere che valga la spesa: sono accolti da applausi deliranti e da aeroplanini di carta lanciati da una folla stipata in un anfiteatro per 1200 persone.

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Pagina 23

SCACCOLARSI DA ADOLESCENTI



    «Premessa: la rinotillexomania è un termine coniato recentemente
    per descrivere lo scaccolarsi compulsivo. C'è poca letteratura
    mondiale su tale comportamento nella popolazione in generale.
    Metodo: abbiamo indagato lo scaccolamento in un campione di 200
    adolescenti di licei cittadini.
    Risultati: Quasi tutto il campione ha ammesso di scaccolarsi con
    una frequenza media di 4 volte al giorno; la frequenza era
    inferiore a 20 volte al giorno nel 7,6% del campione. Circa il 17%
    dei soggetti ritiene di avere un grave problema di scaccolamento».

                                    Dall'articolo di Andrade e Srihari



Motivazione ufficiale


Il premio Ig Nobel per la sanità pubblica è stato attribuito a Chittaranjan Andrade e B.S. Srihari dell'Istituto nazionale di salute mentale e neuroscienze a Bangalore, India, per la profonda scoperta secondo cui lo scaccolamento è un'attività diffusa tra gli adolescenti.

La ricerca è stata pubblicata con il titolo «A Preliminary Survey of Rhinotillexomania in an Adolescent Sample» (Rassegna preliminare della rinotillexomania in un campione di adolescenti) nel «Journal of Clinical Psychiatry», vol. 62, n. 6, giugno 2001, pp. 426-431.


All'alba del XXI secolo, due eminenti psichiatri offrono all'umanità la prova, nero su bianco, che gli adolescenti si mettono le dita nel naso.


Il dottor Chittaranjan Andrade e il dottor B.S. Srihari dell'Istituto nazionale di salute mentale e neuroscienze a Bangalore, India, hanno tratto ispirazione da una ricerca pubblicata in precedenza da scienziati dello stato americano del Wisconsin. Questi avevano affermato che il 90% degli adulti erano scaccolatori attivi ma non rivelavano se gli adolescenti si infilassero le dita nel naso più o meno degli adulti. I dottori Andrade e Srihari decisero di scoprirlo. Con la massima serietà: qualsiasi attività umana portata all'eccesso può essere considerata una turba psichica e le dita nel naso non fanno eccezione. «In generale appare come un'abitudine comune e normale», scrivono i due scienziati, «tuttavia è necessario stabilire in quale misura la rinotillexomania, intesa quale disturbo, sia presente nella popolazione adolescente».

Gli psichiatri indiani si prepararono all'indagine leggendo altri articoli sul tema i quali, con rare eccezioni, trattavano sempre di scaccolatori incalliti e quasi tutti psicotici. Appresero che in tal caso lo scaccolamento può essere cronico, violento e associato a epistassi. Studiarono le ricerche del 1968 di Gigliotti e Waring su un caso di «distruzione autoprocurata di naso e palato», quelle del 1978 di Akhtar e Hastings sulla «automutilazione del naso con gravi pericoli per la vita stessa del soggetto», quelle del 1966 di Tarachow su «coprofagia e fenomeni collegati» in cui l'autore nota che «le persone mangiano effettivamente detriti nasali, trovandoli perfino saporiti». Tutti questi casi non erano privi di spunti interessanti, ma rappresentavano un mero retroterra per lavori che Andrade e Srihari si accingevano a svolgere. Per determinare il chi, che cosa, dove, quando, perché e come dello scaccolamento all'interno di una comunità, occorreva infatti campionare statisticamente le pratiche nasali di molti soggetti. Così avevano fatto i ricercatori del Wisconsin con gli adulti, così avrebbero fatto i ricercatori di Bangalore con gli adolescenti.

Stesero un questionario in cui comparivano le domande riportate qui di seguito (vi invitiamo caldamente a rispondere e a far rispondere amici e colleghi). Per l'atteggiamento attento, erudito e decisamente umano con il quale hanno svolto questa indagine, a Chittaranjan Andrade e B.S. Srihari è stato assegnato il premio Ig Nobel 2001 per la sanità pubblica.

Il dott. Andrade è giunto a proprie spese da Bangalore, India, a Cambridge, Massachusetts, per partecipare alla cerimonia, e nell'accettare il premio disse:

«Per conto mio e per conto di tutti quelli che si rallegrano con me oggi, sono felice di accettare il premio Ig Nobel di quest'anno per la sanità pubblica. La mia ricerca riguardava non ci crederete, trattenete il fiato - la rinotillexomania, che è il nome fantasioso dello scaccolamento compulsivo.

Anche voi a un certo punto della vita siete stati adolescenti e come tutti vi siete dedicati a pratiche adolescenziali; però spero per voi che vi siate astenuti da pratiche compulsive di interesse psichiatrico quali la tricotillomania, cioè strapparsi i peli, l'onicofagia, cioè mangiarsi le unghie, o la rinotillexomania. C'è gente che ficca il naso nei fatti altrui, i fatti miei sono di ficcare il naso nei nasi altrui. Grazie a tutti».

Due giorni dopo, durante le conferenze informali Ig, il dottor Andrade illustrò e dimostrò alcuni particolari della propria ricerca. In risposta alle domande che gli vennero rivolte da un pubblico ansioso, rispose che scaccolarsi il naso con moderazione è «perfettamente normale». Il più grande quotidiano indiano, «The Times of India», pubblicò in prima pagina la notizia del premio sotto il titolo «Ig Nobel per scienziati indiani che scavano nel profondo».

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Pagina 52

CON I LLOYD'S, DISASTRO ASSICURATO



    «Negli ultimi due anni, ogni volta che la vita m'è sembrata grama,
    ho potuto consolarmi pensando che non ero dei Lloyd's».

                        Max Hastings, direttore del «Daily Telegraph»,
                                               citato in Ultimate Risk



Motivazione ufficiale


Il premio Ig Nobel per l'economia è stato assegnato agli investitori dei Lloyd's di Londra, eredi di trecento anni di gestione cauta e monotona, per il tentativo spavaldo di assicurarsi un disastro rifiutando di ripianare le perdite della compagnia.

Diversi autori hanno cercato di raccontare la storia dei Lloyd's di Londra, tra cui Adam Raphael in Ultimate Risk: The Inside Story of the Lloyd's Catastrophe (Rischio finale. Storia interna della catastrofe dei Lloyd's), Four Walls Eight Windows, 1995.


Nell'arco di tre secoli i Lloyd's di Londra erano diventati la compagnia di assicurazioni più innovativa, influente, rispettata e redditizia del mondo. A un tratto, sono affondati.

Per legge e sacro giuramento, gli investitori dei Lloyd's sono costretti a ripianare personalmente le perdite della compagnia che nei suoi primi trecento anni fece buoni profitti. Nell'attimo in cui smise di farne, la maggioranza degli investitori - compresi quelli ricchi, potenti e famosi - rifiutarono di pagare. E misero la compagnia nei guai.


Un sacco di gente prese un sacco di pessime decisioni.

L'organizzazione dei Lloyd's è sempre stata particolare e particolarmente redditizia fino agli anni Ottanta. Da quel momento in poi è stata un pasticcio, uno di quei pasticci ideati per coprire un pasticcio più grande che poggia su un pasticcio enorme che è racchiuso in un pasticcio indescrivibile.

Fino a quando saltarono per aria, i Lloyd's di Londra erano proprietà esclusiva di un gruppo prescelto di individui detti i «Nomi». Essere un Nome era considerato un privilegio e un onore al quale erano chiamati soltanto i ricchi e potenti. Diversamente dagli investitori in altre società, i Nomi s'impegnavano a cedere la propria fortuna ai Lloyd's nell'assai improbabile sopravvenienza di perdite. Per fortuna succedeva di rado e ogni anno o quasi portava pingui benefici che la compagnia ridistribuiva alla cerchia ristretta dei Nomi.

Pareva una sistemazione felice e destinata a perpetuarsi. Sennonché tutto cambiò. E in fretta. Una serie di disastri naturali - il tifone Betsy, il petrolio rilasciato in mare dalla Exxon Valdez ecc. - causarono gravi ammanchi. Un gran numero di Nomi se la prese e minacciò di non pagare.

I dirigenti dei Lloyd's cercarono investitori nuovi e numerosi. Allentarono le regole della compagnia per cui il primo venuto, non necessariamente miliardario in sterline o in dollari, assurgeva a Nome. Di primi venuti ce ne furono migliaia, tra i quali americani e canadesi pronti a consegnare i propri risparmi e perfino a tagliarsi un dito pur di entrare a far parte della crème britannica. Mentre nel 1970 i nomi erano 6.000, per lo più ragionevolmente benestanti, nel 1987 erano 30.000 tra cui molti della classe media.

Dopo i 500 milioni di sterline persi nel 1988, i due miliardi del 1989 e i quasi tre miliardi dell'anno dopo, ad alcuni nuovi Nomi venne chiesto di svenarsi fino all'ultimo dollaro. Dalla crème alle vacche magre in un batter d'occhio, insomma.

La situazione era spiacevole e invece di fare assegni molti fecero causa.

C'era dell'altro. Il vertice dei Lloyd's aveva astutamente convinto il governo britannico a mettere la compagnia al di sopra delle norme finanziarie nazionali, e per i Nomi era difficile farle un processo.

C'era dell'altro. I Lloyd's seguivano regole contabili proprie e i Nomi le dovevano non solo i beni di cui potevano disporre al momento, ma anche i guadagni futuri dei propri discendenti. Nessuno sapeva quale sarebbe stato il debito futuro e nemmeno se avrebbe avuto un limite. Non importava, infatti. Se i Nomi fossero morti sul lastrico, i loro debiti sarebbero ricaduti sui figli.

C'era dell'altro? Sì, ovviamente. Con le solite buone maniere, i Lloyd's avevano fatto sì che i Nomi più antichi e facoltosi e i Nomi nuovi ben raccomandati non dovessero pagare alcunché.

Altro ancora? Fate bene a chiedermelo. Molti degli antichi Nomi, indispettiti dalle suppliche dei neo-rovinati, si guardarono bene dall'aiutarli. Non sia mai detto che noblesse oblige.

Per l'edificante pasticcio, i Nomi dei Lloyd's di Londra hanno ricevuto il premio Ig Nobel 1992 per l'economia.

I vincitori non hanno potuto o voluto partecipare alla cerimonia di premiazione.

Intanto le cause spuntavano come funghi e l'elenco dei Nomi si restrinse finché nel 2001 ne rimanevano meno di tremila. La compagnia riuscì tuttavia a stare a galla, vendendo azioni a società finanziarie che mai e poi mai si sarebbero sognate di sottoscrivere quel romantico impegno a versare ai Lloyd's ogni avere nel caso di perdite. Quanto al futuro, nessuno sa per quanto tempo ancora o per chi suonerà la campana dei Lloyds.

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Pagina 89

IL PADRE DELLA BOMBA



    «È un pericolo per i valori che ci sono più cari. Credo
    davvero che il mondo sarebbe stato migliore senza Teller».

                  I.I. Rabi, premio Nobel 1944 per la fisica e
                  uno dei capi di Teller al Progetto Manhattan



Motivazione ufficiale


Il premio Ig Nobel per la pace è stato assegnato a Edward Teller, padre della bomba a idrogeno e primo difensore del sistema antimissile Star Wars, per una vita dedicata a cambiare il senso della parola «pace» così come lo conosciamo.


Edward Teller è stato uno dei grandi scienziati del XX secolo. Brillante, socievole e sicuro di aver sempre ragione, benedetto lui, ha anche voluto essere uno degli scienziati più influenti in politica internazionale. È stato un personaggio esplosivo come i suoi risultati, d'altronde.


In una certa misura Edward Teller è il Signor Bomba. Ha preso parte a ogni fase tecnica e politica della storia della prima bomba atomica e delle sue discendenti. Ha contribuito a convincere il governo statunitense della necessità della prima, e ha partecipato all'ormai famoso Progetto Manhattan di Los Alamos, nel New Mexico, che l'ha costruita materialmente. Avrebbe trascorso i tre anni a Los Alamos, dicono i libri di storia, a inveire contro tutti e a immaginare il futuro. Il suo sogno più grande era quello di progettare un nuovo tipo di bomba, ancora più potente.

La bomba atomica si basava sulla fissione nucleare - spaccava atomi per far rilasciare da questi un'enorme quantità di energia durante un'esplosione. Teller desiderava una bomba che schiacciasse gli atomi al punto che fondessero gli uni negli altri, rilasciando una quantità di energia ancora maggiore durante un'esplosione ancora più grande. Quel nuovo congegno sarebbe stato chiamato «bomba termonucleare».

Non si era disamorato della vecchia atomica, ma questa volta le avrebbe riservato un ruolo da spalla: così come ci vuole un piccolo detonatore per innescare una bomba chimica all'antica, ci vuole una piccola atomica per innescare una bomba termonucleare.

Teller ce l'ha messa tutta per convincere il governo e i militari americani a lasciargliela costruire. È arrivato ai propri fini anche se poi sono stati altri a fare il grosso del lavoro tecnico.

Molti degli scienziati che avevano costruito la bomba precedente invitavano alla prudenza. Prendevano sul serio un avvertimento dato loro dallo stesso Teller quando aveva spiegato i propri piani. Una bomba termonucleare avrebbe potuto generare tanto calore da incendiare i gas dell'atmosfera o degli oceani, finendo con l'arrostire la superficie terrestre. Teller non lo considerava un problema né lo preoccupavano altri timori: i possibili effetti a lunga scadenza su chiunque si trovasse a una certa distanza dall'esplosione; l'eventualità che la nuova arma inducesse altri paesi a smuovere cielo e terra per costruirne una uguale; i costi astronomici di quella sua ricerca e più in generale della corsa agli armamenti.

La sua bomba fu costruita e collaudata. L'atmosfera non s'incendiò, gli oceani nemmeno. L'Unione Sovietica entrò in gara, recuperò il ritardo e riuscì a costruirsi la propria bomba H. I costi di sviluppo, costruzione e conservazione delle bombe continuarono ad aumentare e a superare ogni previsione mentre gran parte del mondo moriva di paura.

Edward Teller era felice. Come sempre, sosteneva con vigore la necessità di armi ancora più nuove, e più erano costose e complicate da costruire e più era felice. Si accorse che i sovietici cercavano di tenere il passo con gli ordigni che lui e i suoi ammiratori inventavano via via e quindi giurò di stare in testa alla gara, a qualunque costo e anche se il maledetto congegno non funzionava.

Con il passare dei decenni, in effetti, le nuove armi funzionavano sempre meno, ma Teller aveva un'inventiva irrefrenabile ed esigenze ancor più irrefrenabili. Se lui riusciva a concepire un'arma inedita, valeva la pena investirci somme faraoniche perché un giorno ci sarebbe riuscito anche un nemico. E se gli fosse capitato di inventare un'arma da usare contro altre armi di sua invenzione, meglio ancora.

Molti storici pensano che negli anni Ottanta il progetto di difesa missilistica detto «Star Wars» (Guerre stellari) venne preso sul serio e finanziato generosamente perché Edward Teller lo aveva sostenuto con tutte le proprie forze. Il progetto, a quanto si dice, nacque dalla mente tecnicamente molto qualificata del presidente statunitense Ronald Reagan il quale lo ritenne un'idea geniale sebbene non sapesse di che idea si trattasse.

Certo, il progetto ha un nome seducente, come gli altri di Teller: armi laser a raggi X, intercettori spaziali a energia cinetica «Brilliant pebbles» (ciotoli brillanti), dispiegamento «pop up» (balzo all'insù), «Super Excalibur» o l'iniziativa High Frontier (Alta frontiera). L'elenco è lungo e quello degli investimenti infinito. Di per sé quelle armi non bastano a impedire alle popolazioni del mondo di farsi saltare per aria a vicenda, ammonisce Teller, ma sono le prime e necessarie tappe per costruire le armi che glielo impediranno.

Per averci ridato entusiasmo con le sue esplosioni, Edward Teller ha ricevuto il premio Ig Nobel 1991 per la pace.

Il vincitore non ha potuto, o voluto, presenziare alla cerimonia di premiazione.

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LA BIOCHIMICA COMPULSIVA DELL'AMORE



    «Le conseguenze evoluzionistiche dell'amore sono talmente
    importanti che esso deve essere regolato da un processo
    biologico risalente a molto tempo fa. Ricerche recenti
    indicano che il trasportatore della serotonina nelle
    piastrine (5-HT) è connesso sia alle nevrosi, sia al
    comportamento sessuale, nonché al cosiddetto disturbo
    ossessivo compulsivo (DOC). Le somiglianze tra la
    sopravvalutazione tipica dei soggetti nella fase iniziale
    di un rapporto amoroso e i comportamenti ossessivi ci
    hanno suggerito di indagare la possibilità che entrambe
    le condizioni condividano alterazioni a livello del
    trasportatore di 5-HT».

         Dall'articolo di Marazziti, Rossi, Cassano e Akiskal



Motivazione ufficiale


Il premio Ig Nobel per la chimica è stato assegnato a Donatella Marazziti, Alessandra Rossi e Giovanni B. Cassano, dell'università di Pisa, e a Hagop S. Akiskal dell'università della California a San Diego, per la scoperta che, dal punto di vista biochimico, l'amore romantico possa non essere distinguibile da una grave turba ossessivo-compulsiva.

La ricerca è stata pubblica con il titolo Alteration of the Platelet Serotonin Transporter in Romantic Love (Alterazione del trasportatore della serotonina nelle piastrine nell'amore romantico), «Psychological Medicine», vol. 29, n. 3, maggio 1999, pp. 741-745.


Centinaia, forse migliaia di canzoni, poesie, romanzi e film hanno esplorato ed esplorano il nesso tra ossessione, compulsione e amore romantico. Donatella Marazziti, Alessandra Rossi, Giovanni B. Cassano e Hagop S. Akiskal hanno intrapreso la prima ricerca biochimica approfondita di questa condizione delicata e complessa.


I dottori Marazziti, Rossi, Cassano e Akiskal affrontano l'argomento da veri scienziati: in maniera sistematica. Per prima cosa, dichiarano l'interesse del proprio lavoro: «Siccome l'innamoramento è un fenomeno naturale con ovvie implicazioni per il fenomeno dell'evoluzione, è ragionevole ipotizzare che esso sia mediato da un processo biologico ben definito.» Per seconda cosa, ne dichiarano l'intento: «In questo studio, esaminiamo la relazione tra il trasportatore della serotonina (5-HT), lo stato di innamoramento e i processi ossessivo-compulsivi».

Superati i preliminari, vengono al sodo.

Prima di venire al sodo anche noi, due parole su questioni tecniche. Il composto chimico citato - serotonina (5-HT) - è implicato nella regolazione di molti stati e comportamenti: appetito, sonno, eccitazione sessuale, depressione. È la stessa sostanza che aveva solleticato la fantasia di Peter Fong, professore all'università di Gettysburg e premio Ig Nobel 1988 per gli esperimenti durante i quali somministrava Prozac alle vongole (come ben sanno i lettori di La scienza improbabile, volume imperdibile pubblicato in edizione economica da un editore filantropo, lo stesso del presente libro).

I dottori Marazziti, Rossi, Cassano e Akiskal hanno poi ricondotto l'intero guazzabuglio romantico/ossessivo/compulsivo a due domande semplici:

1) l'innamoramento è nel sangue? E, se sì,

2) è presente anche nel sangue degli ossessivo-compulsivi?

Sapevano già che il mostro bicefalo dell'ossessione e della compulsione combinate scorre, in maniera misurabile, assieme al flusso sanguigno. Altri scienziati avevano infatti dimostrato che le persone afflitte da queste turbe hanno un livello di serotonina nel sangue molto diverso da quello delle persone non afflitte.

Il cammino della ricerca diventava lineare: avrebbero cercato gente ossessiva-compulsiva e gente in preda a trasporti amorosi. Avrebbero paragonato il sangue dei due gruppi con quello pacioccone, tranquillo e prosaico delle tizie e dei cai senza problemi, senza amori, senza ossessioni e senza compulsioni.

Decisero di esaminarne venti di ogni tipo. Trovare venti ossessivi compulsivi e altrettanti prosaici è stato un gioco da ragazzi. Trovare venti innamorati era un altro paio di maniche, poiché non esisteva una definizione scientifica dell'«amore romantico».

Per forza di cose, i dottori Marazziti, Rossi, Cassano e Akiskal dovettero coniare la propria, ed è così formulata nell'articolo in cui riferiscono della propria ricerca:

«20 soggetti (17 femminili e 3 maschili, età media 24 anni) che si erano innamorati di recente vennero reclutati tra gli studenti di medicina, attraverso inserzioni. Furono selezionati in base ai seguenti criteri:

a) il rapporto amoroso era iniziato entro i sei mesi precedenti;

b) la coppia non aveva rapporti sessuali;

c) ognuno pensava al partner almeno quattro ore al giorno».

La definizione risultò poi fonte di controversie.

Gli esami del sangue diedero risultati che i dottori Marazziti, Rossi, Cassano e Akiskal giudicarono di una chiarezza abbagliante:

«La diminuzione statisticamente significativa (dei livelli presenti nel sangue) nei soggetti innamorati e nei pazienti con turbe ossessivo-compulsive sembra suggerire una certa somiglianza tra le due condizioni... Sembra indicare che l'innamoramento induce letteralmente uno stato anomalo - come viene infatti suggerito da una serie di espressioni colloquiali usate nei secoli in vari paesi, che in generale si riferiscono all'innamorarsi "pazzamente" o "perdutamente"».

La dottoressa Marazziti e i suoi colleghi hanno anche controllato ciò che accade una volta sfumato l'ardore dello «stato nascente», per riprendere la felice espressione del sociologo italiano specializzato nella distinzione tra innamoramento e amore. Un anno dopo i primi esami del sangue, hanno intervistato gli innamorati e prelevato loro altro sangue. Sei di essi amavano tuttora la stessa persona ma non ci pensavano più giorno e notte. Il loro sangue era diventato altrettanto prosaico di quello dei vecchi coniugi. Ancora una volta, la scienza parve confermare ciò che i poeti dell'antichità già sapevano.

Per avere studiato la vera chimica dell'amore con vero amore della chimica, a Donatella Marazziti, Alessandra Rossi, Giovanni B. Cassano e Hagop S. Akiskal è stato assegnato il premio Ig Nobel 2000 per la chimica.

Donatella Marazziti aveva previsto di assistere alla cerimonia di premiazione, ma purtroppo suo marito si è ammalato. Nel discorso di accettazione videoregistrato che la ricercatrice ha fatto pervenire, ha detto:

«La ricerca sull'amore è importantissima perché l'amore è il motore della vita umana e dell'universo. Tuttavia, sono certa che a dispetto dei nostri sforzi, i segreti della natura continueranno a sfuggirci. Mi limiterò a fornire un piccolo spunto riguardo ai meccanismi di questo sentimento tipicamente umano. La principale lacuna della mia ricerca sta nel fatto che il campione era formato soprattutto da italiani, e l'innamoramento italiano potrebbe essere assai diverso da quello di altre popolazioni, per esempio americane. Mi rincresce non essere con voi e vi auguro una lieta cerimonia. Per favore, continuate a godervi la vita e a innamorarvi».

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NAV o NASCITA AD ALTA VELOCITÀ



    «La presente invenzione si riferisce a un apparecchio che
    utilizza la forza centrifuga per facilitare la nascita di
    un bambino».
                       Dal brevetto statunitense n. 3.216.423



Motivazione ufficiale


Il premio Ig Nobel per l'assistenza sanitaria è stato assegnato, alla memoria, a George e Charlotte Blonsky di New York e San José, in California, per l'invenzione del congegno di cui al brevetto statunitense n. 3.216.423, per facilitare il parto. La partoriente viene legata su un tavolo circolare e fatta poi girare ad alta velocità.


Il parto può anche essere lungo e doloroso. Allo scopo di accelerarlo al massimo, una coppia senza figli residente a New York si ispirò agli elefanti e progettò una mastodontica apparecchiatura elettromeccanica.


Di formazione George Blonsky era un ingegnere - minerario, per la precisione - particolarmente incline all'avventura e all'innovazione. Prima di trasferirsi a New York, lui e la moglie Charlotte erano stati proprietari e direttori di miniere d'oro e di tungsteno in varie parti del mondo. George inventava un congegno via l'altro, anche se molti non hanno mai superato lo stadio del progetto. George e Charlotte adoravano i bambini benché ne fossero privi, o forse perché lo erano, e scrissero vari libri per l'infanzia, nessuno dei quali venne mai pubblicato.

Adoravano anche lo zoo del Bronx. Un giorno, a George capitò di vedere un'elefantessa incinta che girava lentamente su se stessa, nel prepararsi a partorire un neonato di 130 chili.

La fisica anatomica di quel moto galvanizzò George Blonsky che ne fece una succinta analisi tecnica e ne identificò i principi fondamentali. Quindi si chiese, come succede spesso agli ingegneri, se le conoscenze tecnologiche appena acquisite potessero contribuire al bene dell'umanità. Sì, potevano farlo, pensò. Sì, certo.

Così nacque l'idea della macchina Blonsky.

Nella documentazione per il brevetto, George e Charlotte spiegarono quanto ci fosse bisogno della loro invenzione:

«Nel caso di una donna con una muscolatura pienamente sviluppata e che pratica esercizi fisici durante tutto il corso della gravidanza, come accade nelle popolazioni più primitive, la natura fornisce l'attrezzatura e la forza necessaria per un parto normale e rapido. Diverso è invece il caso delle donne di civiltà più progredite, che durante la gestazione non hanno sempre l'occasione di sviluppare la muscolatura indispensabile».

Perciò, scrivevano George e Charlotte, avevano ideato uno «strumento in grado di supplire a tale carenza creando una forza lieve, distribuita uniformemente, orientata adeguatamente, controllata precisamente, che agisce all'unisono con le forze della partoriente e le integra».

Riassumevano il concetto centrale in nove parole soltanto: «al feto occorre applicare una notevole forza di propulsione». E loro sapevano come applicarla.

Il resto del brevetto - otto pagine molto particolareggiate specificava proprio il come. Il progetto comprendeva 125 componenti di base, compresi viti, dadi ad alette, freni, pavimentazione spessa in cemento, motore con un cambio verticale a più velocità, riduttore di velocità, dadi ad alette, fasci di assi coordinati, tenditori, alberi, stringi-cosce, giunti di testa, stivali, contenitori d'alluminio per acqua da zavorra, dadi ad alette, staffe di fissaggio per il cuscino, guaina, e altri dadi ad alette.

Il brevetto forniva istruzioni e diagrammi per il montaggio dei vari pezzi, ognuno dei quali era numerato per maggior chiarezza, per esempio:

«Per mantenere strettamente il corpo della madre in opposizione al movimento complessivo dovuto a dette forze sono previsti stivali (73), stringi-cosce (68), guaina (61), bracciali (79) e cinture (82) (83) e (84».

I Blonsky spedirono tutta la documentazione a Washington e il 9 novembre 1985, l'Ufficio Brevetti degli Stati Uniti concesse loro il brevetto di quello che sarebbe poi stato chiamato ufficialmente un «Apparecchio per facilitare la nascita di un bambino con la forza centrifuga».

Per il più straordinario congegno salva-travaglio mai progettato, a George e Charlotte Blonsky è stato assegnato il premio Ig Nobel 1999 per l'assistenza sanitaria.

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Pagina 142

ALLA RICERCA DELL'ACQUA PERDUTA



    «Benveniste sostiene che l'establishment scientifico è di
    per sé resistente alle nuove idee. "La gente ortodossa è
    decisa a bloccare qualsiasi novità in biologia", dice».

                           Da una notizia apparsa su «Nature»



Motivazione ufficiale


Il premio Ig Nobel per la chimica è assegnato - due volte - a Jacques Benveniste, propagandista prodigo e corrispondente fedele di «Nature», per aver scoperto e difeso con insistenza il fatto che

* l'acqua, H2O, è un liquido intelligente

* e per aver dimostrato che essa riesce a ricordare eventi molto tempo dopo la scomparsa di ogni loro traccia, e inoltre che

* non solo l'acqua è dotata di memoria, ma l'informazione che contiene può essere trasmessa lungo i cavi del telefono e via Internet.

La ricerca originale di Jacques Benveniste è stata pubblicata dal settimanale «Nature» nel 1988 «Human Basophil Degranulation Triggered by Very Dilute Antiserum Against IgE» (Degranulazione di basofili umani innescata da antisiero per Immunoglobulina E molto diluito), «Nature», vol. 33, n. 6176, 30 giugno 1988) e successivamente ritirata su richiesta pressante dei redattori del settimanale. La ricerca telefonica è uscita con il titolo «Transatlantic Transfer of Digitized Antigen Signal by Telephone Link» (Trasferimento transatlantico di segnale digitalizzato di antigene via connessione telefonica), a firma J. Benveniste, P. Jurgens, W. Hsueh e J. Aissa, «Journal of Allergy and Clinical Immunology», «Program and Abstracts of Papers to be Presented During Scientific Sessions AAAI/AAI-CIS Joint Meeting», 21-26 febbraio 1997.


Jacques Benveniste è l'unica persona con due premi Ig Nobel. È stato onorato per scoperte incomparabili e reiterate di proprietà dell'acqua (H2O) di cui nessuno si era accorto prima.


Nel 1988 Benveniste, fino a quel momento un biologo rispettato del rispettatissimo INSERM (Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale) di Parigi, pubblicò una ricerca nel rispettato «Nature». In un linguaggio altamente tecnico e di un'opacità tutta professionale, l'articolo affermava che: a) l'acqua ricorda certe cose e b) Jacques Benveniste lo aveva dimostrato.

Benveniste disse a chiunque glielo chiedesse che la sua scoperta spiegava perché i rimedi omeopatici erano efficaci. Si tratta a tutti gli effetti di farmaci da cui ogni farmaco è stato eliminato. La maggior parte degli scienziati ritiene che siano efficaci unicamente nella misura in cui la gente ci crede. Dopotutto, come dicono chiaro e tondo ottimi medici e scienziati, la medicina consiste soprattutto nell'intrattenere il paziente mentre la natura lo risana.

Sono decenni che Benveniste si dedica ai propri esperimenti. Li fa così: in un bicchiere d'acqua, aggiunge una data sostanza chimica. Poi diluisce la miscela, la ridiluisce, la ridiluisce ancora e ancora finché non gli resta che un bicchiere d'acqua pura (un po' come quando lavate un bicchiere con dell'acqua insaponata e lo sciacquate per bene). L'acqua pura nel bicchiere di Benveniste, sostiene lui, ricorda quanto dettole dalle molecole di prima e cioè che un tempo nel bicchiere era presente anche un'altra sostanza.

L'articolo del 1988 su «Nature» suscitò un cancan di prima classe. Alla maggior parte degli scienziati, l'idea che l'acqua avesse memoria sembrava insensata. Ma era una grande idea nuova, cosa c'è di più stimolante? A migliaia per il mondo la misero alla prova e, a eccezione di pochi difensori della medicina omeopatica, non trovarono nessuna memoria. Dopo aver sprecato il proprio tempo, la smisero disgustati o divertiti e «The Scientist», una rivista di biologia, scrisse:

«Alcuni scienziati hanno il buon senso di fare gli spiritosi invece di arrabbiarsi... come Henry Metzger degli Istituti americani per la sanità, il quale aveva tentato senza successo di replicare i risultati di Benveniste e ottenere un'acqua con la "memoria" delle molecole che aveva contenuto un tempo. "Un vero peccato", sospira Metzger, "per addolcire il tè serve ancora un cucchiaino di zucchero"».

[...]

Un fluente tributo personale

Ecco il commovente tributo reso durante la cerimonia di premiazione 1998 dal premio Nobel per la chimica Dudley Herschbach al due volte premiato con l'Ig Nobel per la chimica Jacques Benveniste.

«La scienza immortale è come l'arte, apre nuove prospettive sulla natura. Jacques Benveniste ne ha aperte nel 1988, quando ha pubblicato uno straordinario articolo su "Nature". Nella conclusione sosteneva che l'acqua, una volta incontrata una molecola biologicamente attiva, ricordava bene quell'esperienza, così bene che molto tempo dopo poteva trasmettere l'attività biologica caratteristica della molecola, riecheggiando in maniera inquietante un altro classico della letteratura francese, Alla ricerca del tempo perduto. Devo ammettere che in un primo momento un recente lavoro di Benveniste ha suscitato in me un certo scetticismo. Sembrava incredibile che un'attività biologica specifica potesse essere trasmessa per telefono o via Internet. Ma Benveniste riferisce di aver compiuto migliaia di esperimenti, semplicemente registrando segnali dell'acqua nelle normali frequenze acustiche. Sottolinea tra l'altro che, perché il suo metodo funzioni, l'acqua deve essere stata "informata" attraverso vibrazioni ricevute dalla biomolecola appropriata. Ho letto diversi risultati usciti dal laboratorio di Benveniste, il Digital Biology Lavatory - pardon - Laboratory.

Questi risultati mi hanno portato a compiere esperimenti analoghi con acqua vibrante, un'acqua di cui ero certo che fosse stata davvero informata di un'attività biologica e poteva quindi avere ricordi del tempo passato. Li ho anche registrati e vi prego di volerli ascoltare. (A questo punto il professor Herschbach fa sentire la registrazione di uno sciacquone attivo). Penso che abbiate sentito tutti.

Questi esperimenti, che potete replicare voi stessi, indicano che i notevoli lavori di Benveniste, anche se potrebbero non imitare la natura, offrono una prospettiva affatto nuova sul richiamo della natura».

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Pagina 153

LA CADUTA DEL TOAST IMBURRATO



    «Abbiamo studiato la dinamica di un toast che cade per terra
    dall'alto di un tavolo. È diffusa tra le masse popolari la
    convinzione che all'ultimo stadio la faccia imburrata sia
    rivolta all'ingiù, rispettando così la legge di Murphy («Se
    una cosa può andare storta, lo farà»). Stando all'opinione
    scientifica prevalente invece, il fenomeno è sostanzialmente
    casuale, con un 50% di probabilità per ogni esito. In questo
    lavoro dimostriamo che i toast hanno una tendenza intrinseca
    a cadere sul lato imburrato in un'ampia gamma di condizioni.
    Inoltre dimostriamo che l'esito va ascritto in ultima analisi
    ai valori delle costanti fondamentali. In quanto tale, questa
    manifestazione della legge di Murphy sembra essere una
    caratteristica ineluttabile del nostro universo».

                                 Dall'articolo di Robert Matthews



Motivazione ufficiale


Il premio Ig Nobel per la fisica è stato assegnato a Robert Matthews dell'università di Aston, in Inghilterra, per le ricerche sulla legge di Murphy e in particolare per aver dimostrato che i toast cadono spesso sul lato imburrato.

L'articolo intitolato Tumbling toast, Murphy's law and the Fundamental Constants (Il capitombolo del toast, la legge di Murphy e le costanti fondamentali) è uscito sull'«European Journal of Physics», vol. 16, n.4, 18 luglio 1995, pp. 172-176. I dettagli dell'esperimento empirico compiuto in seguito sono stati pubblicati dalla «School Science Review», vol. 83, 2001, pp. 23-28.

La caduta del toast imburrato è, tra le altre cose, uno scherzo vecchio come il cucco. Nel 1844, il poeta satirico James Payn scrisse:

    «Mai vidi pezzo di pan tostato
    che per quanto lungo e greve
    nel cascar giù nella polvere
    non atterrasse sul lato imburrato».

Più di un secolo dopo qualcuno (della cui identità si dibatte tuttora accanitamente) ha suggerito che, poiché i gatti atterranno sempre in piedi, legando un po' di toast imburrati alla schiena di un gatto si otterrebbe una configurazione che continuerebbe a girare su sé stessa per sempre, a pochi centimetri dal suolo.

Nel 1995 Robert Matthews ha condito il toast in oggetto con un po' di matematica e ottenuto una rivelazione.


Matthews, fisico, membro della Royal Astronomical Society e della Royal Statistical Society, è altresì uno studioso della legge di Murphy e perciò del problema del toast.

Occorre prendere in considerazione svariati fattori. Per prima cosa, Matthews ha demolito un presupposto ampiamente condiviso:

«Di solito si crede», ha scritto, «che il fenomeno sia il prodotto di un'autentica asimmetria fisica, dovuta alla presenza del burro su uno dei lati... Questa spiegazione non può essere esatta. La massa del burro aggiunto al toast (dell'ordine di 4 grammi) è poca rispetto alla massa della fetta classica di pane tostato (dell'ordine di 35 grammi), è spalmata in uno strato sottile e penetra nel corpo della fetta. Il suo contributo al momento di inerzia complessivo del toast - e quindi il suo effetto sulla dinamica rotazionale - è pertanto trascurabile».

Da qui in poi, con sole quattro pagine di calcoli, Matthews ha analizzato il comportamento di una lamina rettangolare, omogenea, ruvida e rigida, di massa m e di lato 2a, che cade da una piattaforma rigida posta a un'altezza h dal suolo. Ha esaminato la dinamica di tale corpo a partire da uno stato iniziale in cui il centro di gravità sovrasta il tavolo da una distanza delta-zero, e l'ha inseguita spietatamente lungo ogni tappa del suo periglioso viaggio fino allo stato finale in cui l'altezza h è uguale a zero.

Alla fine del percorso lo aspettava una scoperta straordinaria.

«La formula per ottenere l'altezza massima degli esseri umani risulta comprendere tre delle cosiddette "costanti fondamentali dell'universo". La prima - la costante elettromagnetica di struttura fine - determina la forza dei legami chimici del cranio mentre la seconda - la costante gravitazionale - determina la forza di gravità. Il cosiddetto "raggio di Bohr" detta infine la dimensione degli atomi che costituiscono il corpo. Il valore preciso di queste tre costanti fondamentali è parte integrante del progetto stesso dell'universo negli attimi immediatamente successivi al Big Bang. In altre parole, il toast che cade dal tavolo della prima colazione atterrerà sul lato imburrato perché l'universo è fatto così».

Ciò non è bastato a porre fine alla controversia (infatti la stessa legge di Murphy lo esclude). Appena letto l'articolo di Matthews, frotte di scienziati sono scesi in campo cianciando furiosamente di valori parametrici, di calcolo delle variazioni e di sottigliezze metodologiche delle valutazioni stocastiche. Sono quisquiglie, mere briciole. Il lavoro di Matthews ha dettato uno standard di qualità con il quale tutti i ricercatori dovranno fare i conti.

Per aver aggiunto una cucchiaiata di matematica al burro spalmato sul toast, Robert Matthews ha ricevuto il premio Ig Nobel 1996 per la Fisica.

Il vincitore non ha potuto presenziare alla cerimonia di premiazione; ha inviato invece un discorso di accettazione videoregistrato. Nel rispetto della legge di Murphy, la cassetta è arrivata a Harvard quattro giorni dopo la cerimonia. Robert Matthews avrebbe voluto dire:

«Grazie mille per il premio. Dimostrare che la legge di Murphy - "Se una cosa può andare storta, lo farà" - è parte integrante del progetto dell'universo ha procurato a uno come me, fra gli uomini più pessimisti che ci siano sulla Terra, un grande piacere e ora anche un premio Ig Nobel. Ovviamente il mio lavoro ha un aspetto più serio, ma adesso non mi viene in mente. Ah sì, dovrei uscire più spesso».

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Pagina 268

EFFETTO DI BIRRA, AGLIO E PANNA ACIDA
SULL'APPETITO DELLE SANGUISUGHE



    «La sanguisuga per uso medicinale ha ritrovato in parte la
    popolarità perduta da quando viene usata in microchirurgia.
    Tuttavia, a volte rifiuta di collaborare nella maniera
    desiderata. Per superare questo problema, i medici
    dell'Ottocento solevano immergere le sanguisughe in birra
    ad alto tasso alcolico prima di applicarle al paziente. Nel
    1920, una diaconessa notò che un po' di panna acida spalmata
    sulla pelle incoraggiava le sanguisughe ad alimentarsi e di
    recente noi stessi abbiamo notato che esse sembravano
    attratte dall'aglio. Abbiamo concepito un esperimento per
    verificare gli effetti di detti rimedi».

                            Dall'articolo di Baerheim e Sandvik
                            uscito sul «British Medicai Journaz»



Motivazione ufficiale


Il premio Ig Nobel per la biologia è stato assegnato ad Anders Baerheim e a Hogne Sandvik dell'università di Bergen, in Norvegia, per il succoso articolo «Effect of Ale, Garlic, and Soured Cream on the Appetite of Leeches» (Effetto di birra, aglio e panna acida sull'appetito delle sanguisughe).

L'articolo è stato pubblicato dal «British Medical Journal», vol. 309, 24-31 dicembre 1994, p. 1689.


Come si fa, di preciso, a stimolare l'appetito di una sanguisuga?


Fino alla metà del Novecento le sanguisughe erano uno strumento molto diffuso in medicina. Da qualche tempo, dopo essere state trascurate per generazioni, sono di nuovo in voga, in particolare in microchirurgia. Quando viene riattaccato un dito, per esempio, è indispensabile evitare che il sangue coaguli e il metodo più sicuro consiste nell'applicazione di una sanguisuga.

Una sanguisuga affamata è un'ottima recluta in sala operatoria, ma come distinguere a priori una buona forchetta da un'anoressica? In caso d'emergenza, una sanguisuga sazia o inappetente non serve.

Da qui la domanda «come si fa, di preciso, a stimolare l'appetito di una sanguisuga?» Con ogni probabilità, un medico tende a fidarsi del sapere tramandato nell'Ottocento e nel primo Novecento, del fatto che birra e panna acida facciano venire alla sanguisuga, fosse anche schizzinosa o satolla, una fame da lupi.

Fino a pochissimo tempo fa, la medicina era un'arte e quasi mai una scienza. Soltanto nel 1994 infatti, Baerheim e Sandvik si resero conto che nessuno aveva controllato scientificamente i metodi tradizionali per rimediare all'inappetenza delle sanguisughe. Per colmare questa grave lacuna, procedettero con birra, panna acida e aggiunsero una squisitezza in più: l'aglio.

Ecco il protocollo seguito dai due ricercatori:

«Sei sanguisughe sono state brevemente immesse in due diversi tipi di birra (Guinness scura e Hansa chiara) prima di venire applicate sull'avambraccio di uno di noi (HS). Abbiamo misurato l'intervallo di tempo fra il momento in cui la sanguisuga toccava la pelle e quello in cui se ne sentiva il morso. Ogni sanguisuga è stata esposta per tre volte a entrambi i liquidi, in ordine casuale».

I risultati sono stati chiari:

BIRRA. «Dopo esposizione alla birra, alcune sanguisughe hanno modificato il proprio comportamento, oscillando con la parte anteriore del corpo, lasciando andare la presa o cadendo sulla schiena».

AGLIO. «Due sanguisughe applicate sull'avambraccio strofinato con aglio hanno cominciato a contorcersi e a strisciare prima di mettersi in posizione per succhiare... Le loro condizioni sono deteriorate. Poste sulla pelle nuda, hanno cercato di cibarsi ma senza riuscire a mantenere il necessario coordinamento. Entrambe sono morte due ore e mezza dopo l'esposizione all'aglio. Per ragioni etiche, a questo punto gli esperimenti con l'aglio sono stati interrotti».

PANNA ACIDA. Le sanguisughe esposte a panna acida hanno dimostrato una rara ingordigia. Tolte dal braccio dove si erano alimentate e collocate in un bicchiere di vetro temperato, «ne hanno succhiato freneticamente la parete». Tuttavia non avevano iniziato a mordere il braccio a loro destinato dopo un lasso di tempo inferiore rispetto alle sanguisughe non esposte ad alcuna sostanza stimolante.

Allora come si fa, di preciso, a stimolare l'appetito di una sanguisuga?

La scienza non ha ancora trovato la risposta, ma parrebbe consigliato evitare la birra, l'aglio e con ogni probabilità anche la panna acida.

Anders Baerheim e Hogne Sandvik hanno scientificamente e coraggiosamente verificato il «sapere» tradizionale della professione medica, e hanno dimostrato che essa non sapeva nulla. Perciò hanno ricevuto il premio Ig Nobel 1996 per la biologia.

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Pagina 283

COME PREPARARE UNA TAZZA DI TÈ,
PROTOCOLLO UFFICIALE



    «Siamo molto felici che sia stata riconosciuta l'importanza
    del nostro compito, quello di stabilire gli standard
    necessari per produrre una tazza di tè decente».

                 Steve Tyler del British Standards Institution,
                              in un'intervista a «The Guardian»



Motivazione ufficiale


Il premio Ig Nobel per la letteratura è stato assegnato alla British Standards Institution per le sei pagine di specifiche (rif. BS 6008) sulla procedura corretta per preparare una tazza di tè.


Qual è il modo appropriato per farsi un tè? La domanda ha molte risposte, ma una sola corrisponde allo standard britannico ufficiale.


Lo standard per il tè è stato pubblicato dalla British Standards Institution, chiamata amichevolmente - per quanto un'organizzazione simile possa avere degli amici - «BSI».

Come tutti gli standard promulgati dalla BSI, lo Standard del Tè ha un nome e un numero: «Method for Preparation of a Liquor of Tea for Use in Sensory Tests» (Metodo per la preparazione del liquore di tè da utilizzare nei test sulle proprietà organolettiche), numero BS 6008.

Il BS 6008 è rimasto invariato dal 1980, occupa sei pagine a stampa ed è prezioso: il prezzo richiesto dalla British Standards Institution è di 20 sterline a copia. Chi non ha familiarità con il tè e i suoi criteri resterà perplesso davanti al sostantivo «liquore» presente nel titolo dello standard. La BSI spiega che in questo contesto il termine «non ha nulla a che fare con alcolici o distillati», ma sta a significare «una soluzione preparata per estrazione di sostanze solubili».

E che cosa sta a significare la preparazione di una tazza di tè? Ufficialmente, viene definita come «l'estrazione di sostanze solubili dalle foglie seccate del tè, in una teiera di porcellana o di ceramica, per mezzo di acqua bollente, e trasferimento del liquore in una tazza di porcellana o di ceramica». La teiera deve avere «un'imboccatura ristretta e fornita di coperchio il cui orlo s'incastra senza sforzo all'interno della teiera».

Il BS 6008 è adattabile; comprende procedure per il tè con latte («versare il latte privo di aromi aggiuntivi nella tazza») e senza.

Ecco una versione molto abbreviata dello standard britannico per il tè n. 6008:

* Usare 2 grammi di tè - con variazione tollerata entro il 2% - per ogni 100 ml d'acqua.

* Il sapore e l'aspetto del tè saranno alterati dalla durezza dell'acqua usata.

* Riempire la teiera fino a 4-6 mm dall'imboccatura con acqua di fresca bollitura.

* Dopo aver collocato il coperchio sull'imboccatura, lasciar riposare per sei minuti esatti.

* Per l'aggiunta di latte rispettare le proporzioni di 1,75 ml di latte per ogni 100 ml d'acqua.

* Sollevare la teiera con il coperchio e «attraverso le foglie infuse versare il tè nella tazza».

* Versare il tè sopra il latte, per evitare di scottare il latte. Se questo viene versato per ultimo, le prestazioni migliori sono ottenute se la temperatura dell'infuso è compresa tra i 65 e gli 80 gradi C.

Le pubblicazioni della British Standards Institution comprendono oltre 15 mila standard che coprono ogni aspetto della vita commerciale e quotidiana. Numericamente quello per il tè si colloca subito dopo il BS 6007 («Cavi a isolamento di gomma per energia elettrica e fulmini,» e subito prima del BS 6009 («Siringhe ipodermiche monouso, codice dei colori per identificazione delle»). In una breve antologia della serie 6000 non possono mancare:

BS 6094 - Metodi di laboratorio per spappolare.

BS 6102 - Filettatura utilizzata per l'assemblaggio degli elementi di una forcella di bicicletta.

BS 6271 - Lame per seghe miniaturizzate.

BS 6310 - Simulatore di occlusione auricolare per la misurazione di cuffie da accoppiare all'orecchio nelle protesi acustiche.

BS 6366 - Borchie per scarpe da rugby.

BS 6386 - Mandrini con viti di serraggio per fusti paralleli appiattiti, dimensioni della punta dei mandrini.

Per gran parte della critica letteraria, questi standard non sono paragonabili alle vette estetiche raggiunte dal BS 6008, la cui prosa bruciante e vaporosa incarna il meglio della letteratura, del decoro e della pausa per il tè, e stabilisce uno standard che gli intenditori non mancheranno di sorseggiare con cura.

Per le sei pagine assurte a rango di classico, la British Standards Institution ha ricevuto il premio Ig Nobel 1999 per la letteratura.

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