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Autore Louis Aragon
Titolo Il sesso d'Irene
EdizioneDe Carlo, Milano, 1963, Curiosa 10
OriginaleLe con d'Irene [1928]
TraduttoreValentino De Carlo
LettoreRenato di Stefano, 1991
Classe narrativa francese , erotica
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Non è strano perciò che sui sentieri dell'amore più audace, dell'amore inteso come trasgressione violenta, si siano avventurati anche alcuni autori del Surrealismo, con manifesti ed enunciazioni e anche con romanzi come questo "Irene", attribuito dai più a Louis Aragon, che Albert Camus giudicava uno dei più bei libri nel settore dell'erotismo. Ma non è mancato chi ha definito "Irene" « uno dei quattro o cinque più bei testi poetici prodotti dal movimento surrealista ».

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Pagina 25 [ giorno ]

Non svegliatemi, per dio, maiali, non svegliatemi, attenti, che mordo vedo rosso. Che orrore di nuovo il giorno di nuovo lo schifo la precarietà l'amarezza. Voglio rientrare nel mare cieco basta con i lampi che significato hanno queste continue bufere vogliono che io viva la vita del tuono al posto delle orecchie mi hanno messo delle lamiere ogni volta che il mio petto respira i miei minatori fuggono lungo gallerie di angoscia presto presto a gara.

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Pagina 34 [ casino ]

Le facezie in famiglia a proposito di quell'onorando edificio mi avevano fatto conoscere il nome della via in cui esso si trovava. Lo scovai facilmente nel quatiere più povero della città, un quartiere operaio, di cui le autorità municipali non avevano da sorvegliare la moralità, dal momento che i suoi abitanti "non erano borghesi". Era un quartiere di case vuote. Durante il giorno uomini e donne lavoravano nelle fabbriche. In una via che piegava bruscamente trovai la casa, che sulla strada aveva soltanto due finestre a inferriate e una porta massiccia, borchiata, al fondo di un lungo muro grigio. Un'autentica galera, se non avesse avuto il suo lampione. Avevano appena finito di pranzare. La vicemadama, una spilungona, si scusò di presentarmi soltanto tre ragazze: due erano impegnate, due altre facevano la siesta. Uno scipito odore di cucina aleggiava sulla pelle delle ragazze. Un triste agosto allo scalogno. Tetro. La più grassa delle tre faceva la vezzosa con una sciarpa, sembrava una grossa merda tremolante. Di un biondo putrido. E manine corte che dopo il pranzo non erano state lavate. Doveva rimpinzarsi, quella. In quanto alla seconda, era quel che si dice una sognatrice, perché era provvista di una larga mascella che si chiudeva male. I suoi piedoni da fantesca erano visibilmente tormentati dalle scarpe troppo piccole. Doveva avere i calli. Preferivo la terza. Senza l'acqua ossigenata che, malamente applicata, lasciava indovinare alla radice dei capelli un segreto relativo, sarebbe stata castana. Una testolina da gatta che ha fornicato con un topo, sopra un lungo corpo mal curato che doveva avere il sapore della fosfatina Fallieres, non mi lasciò insensibile. Del resto, da un paio d'ore ero rigido come un paiolo.

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Pagina 81 [ fessura, vertigine ]

Così piccola e così grande! È qui che sei a tuo agio, uomo finalmente degno del tuo nome, è qui che ti ritrovi in proporzione ai tuoi desideri. Questo luogo, non temere di accostarvi il viso, e già la tua lingua, chiaccherona, non riesce a star ferma, questo luogo di delizia e d'ombra, questo "patio" di ardore, nei suoi confini madreperlacei, che bella immagine del pessimismo. O fessura, fessura umida e vellutata, caro abisso di vertigine.

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Pagina 91 [ amore, vita ]

Come si disorienta una vita! Gli anni fuggono e lasciano l'uomo, dopo tante peregrinazioni e metamorfosi, assolutamente simile, identico a sé stesso, nell'occasione di una piccola similitudine morale, di una circostanza che ci porta a ricordare. È proprio vero che si ama una sola volta nella vita? Ho incontrato gente che lo pensava. A volte anch'io l'ho creduto. Adesso respingo con veemenza questo concetto inumano. Eppure anch'io pongo l'amore tanto in alto. È tutto quel che amo. È quello che doma ogni cosa. Quello che fa abbandonare ogni cosa al mondo, ed è giusto che sia così. 

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