Copertina
Autore Antonin Artaud
Titolo Poesie della crudeltà
Sottotitolo(1913-1935)
EdizioneNuovi Equilibri, Viterbo, 2002, Fiabesca 67 , pag. 224, bilingue, ill., cop.fle., dim. 12x16,7x1,5 cm , Isbn 978-88-7226-703-5
CuratorePasquale Di Palmo
TraduttorePasquale Di Palmo
LettoreGiovanna Bacci, 2009
Classe poesia , poesia francese
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Indice


      5 Artaud, poeta nero


  19/20 Premiers poèmes / Prime poesie (1913-1923)

        Le Navire mystique / La nave mistica
        Sur un poète mort / Sopra un poeta morto
        En songe / In sogno
        Soir / Sera
        [...]

110/111 Tric Trac du ciel / Tric Trac del cielo

        Orgues tournants, petits orgues, anges /
            Organi a manovella, organetti, angeli
        Orgue allemand / Organo tedesco
        Neige / Neve
        Prière / Preghiera
        [...]

132/133 Bilboquet (extraits) / Da Saltamartino

        Extase / Estasi
        Fête nocturne / Festa notturna
        Musicien / Musicante
        Baraque / Baracca

142/143 Poèmes / Poesie (1924-1935)

        Boutique de l'âme / Bottega dell'anima
        Silence / Silenzio
        L'Arbre / L'albero
        La Rue / La strada
        [...]

176/177 Correspondance avec Jacques Rivière (extraits) /
            Da Corrispondenza con Jacques Rivière

        Cri / Grido

182/183 L'Ombilic des Limbes (extraits) /
            Da L'Ombelico dei Limbi

        Avec moi dieu-le-chien, et sa langue /
            Assieme a me dio-il-cane e la sua lingua
        Poète noir / Poeta nero
        Les poètes lèvent des mains / I poeti alzano mani

190/191 Addendum / Appendice

        Fête régence / Festa di reggenza

    197 Note

    201 Cronologia

    209 Bibliografia

 

 

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Pagina 5

Artaud, poeta nero



L'avventura letteraria di Antonin Artaud inizia all'insegna della poesia. Nel 1923 l'autore, giovane attore dedito agli stupefacenti e con preoccupanti problemi di carattere psichiatrico, spedisce due poesie a Jacques Rivière, direttore della celebre "Nouvelle Revue Française", pregandolo di farle apparire sulla stessa rivista. Rivière risponde così: "Egregio signore, mi rincresce di non poter pubblicare le sue poesie sulla Nouvelle Revue Française. Mi hanno però interessato abbastanza per desiderare di conoscere il loro autore." Incomincia così un carteggio serrato tra i due scrittori, intervallato da alcuni incontri, che si protrarrà per circa un anno e che sfocerà nella pubblicazione nel 1924, in quella stessa rivista, di Une correspondance (nel 1927 raccolta nelle Edition de la Nouvelle Revue Française con il titolo di Correspondance avec Jacques Rivière), testo-chiave che impressionerà Breton e i suoi amici e che costituirà il trampolino di lancio che proietterà Artaud nel milieu dell'intellighenzia parigina.

L'impressione che si ha, leggendo questo epistolario, riguarda il fatto che i giudizi di Rivière tendano a svilire il valore di queste prime poesie, in quanto quelle "goffaggini e stranezze sconcertanti" che il direttore della "Nouvelle Revue Française" riscontra nei suoi versi non possono che evidenziare il profondo disagio esistenziale di Artaud. Indubbiamente non possiamo non attribuire a Rivière un ruolo di primo piano nell'aver portato alla luce un caso umano e letterario così singolare e travolgente come quello dello scrittore marsigliese ma, al tempo stesso, dobbiamo riconoscere che la generosità con la quale si è prodigato nei suoi confronti non fuga le perplessità manifestate sul conto della sua poesia.

Lo stesso Artaud d'altronde avrà sempre un rapporto piuttosto conflittuale con la poesia, sino ad arrivare a scrivere una vera e propria requisitoria contro di essa, Révolte contre la poésie, salvo recuperare negli ultimi anni di vita una particolarissima forma di scrittura in versi, di un diarismo stravolto e allucinato che non ha precedenti negli specimen letterari non solo novecenteschi.

La produzione in versi che confluisce nel primo volume delle Œuvres complètes, che qui si ripropone integralmente, risulta composta tra il 1913 e il 1935 e si può dividere, un po' sommariamente, in due fasi. La prima, raccolta nei Premiers poèmes (1913-1923), risente ancora del clima della poesia simbolista legata alle esperienze di Poe, Baudelaire, Nerval, Rimbaud, Verlaine; la struttura compositiva è di tipo tradizionale e il verso adoperato è quasi esclusivamente l'alessandrino. Sono testi un po'di maniera, spesso dominati, come osserva giustamente Gianni Poli, dall"arredo del misticismo pagano che decora i poemi dal Parnassianesimo in poi". Ma è come se già un tarlo si fosse insinuato nell'impalcatura di questi versi e ne minacciasse poco alla volta il loro stesso equilibrio Sono le stranezze e goffaggini di cui parlava Rivière e che formano invece il nucleo sul quale si svilupperanno non solo la grande poesia della sua stagione surrealista ma anche le stupefacenti prose di quel periodo — L'Ombilic des Limbes, L'Art et la Mort, Le Pèse-Nerfs, i Textes surréalistes - in bilico tra le sue tipiche accensioni visionarie e la polemica pamphlettistica contro le istituzioni.

Queste poesie si articolano attraverso una prosodia tutto sommato ancora legata alle cadenze canoniche del sonetto o della quartina rimata ma con esiti felici che, per la loro intrinseca singolarità, fanno pensare alla coeva poesia visionaria di Mandel'stam, come in Première neige: "Nella dolcezza della sera gemono i rami / Talora lungo le strade agonizza un uccello; / Ed ecco che il cielo assume il colore dell'acqua... / Mia sorella è il nostro amore che nevica tra i rami".

D'altro canto non mancano sviluppi un po' eccentrici come il "rifacimento" della poesia di Edgar Allan Poe The Haunted Palace che sembra preludere alla riappropriazione che Artaud opera, attraverso la traduzione, di un testo che lo coinvolge particolarmente dal punto di vista emotivo. Si pensi in questo senso alla successiva rielaborazione di The Monk di Lewis soprattutto, ma anche al mostruoso corpo a corpo linguistico sostenuto con l' Humpty Dumpty, tratto da Through the Looking-Glass di Lewis Carroll, esaltato tentativo terapeutico di traduzione, stigmatizzato dalle innumerevoli sedute di elettrochoc subite nell'ospedale psichiatrico di Rodez e il cui titolo risulta particolarmente significativo: L'arve et l'aume. Tentative anzi-grammaticale contre Lewis Carroll. Non è un caso che la rielaborazione che Artaud opera di The Haunted Palace sia dedicata alla sua compagna di quel periodo, l'attrice Génica Athanasiou, come se si trattasse di una lirica scritta di suo pugno in onore dell'innamorata.

A volte, leggendo questi versi, si ha l'impressione che paradossalmente rivelino più di quanto lo stesso autore non esponga nel suo carteggio con Rivière, pur mettendosi in tale sede quasi a nudo nei confronti del suo corrispondente. È la storia di un'ossessione, di una profonda e delirante ossessione, che si manifesta attraverso il continuo e quasi martellante ricorso ad immagini-chiave come quella del viaggio per mare, nell'utopico tentativo di voler trascendere dalla propria condizione patologica attraverso la vista di "vele gettate[...] contro piante / Che si specchiano nei riflessi di acque suadenti" o di "mari in cui i miei sogni travolgenti nuoteranno".

Si instaura uno strano connubio tra l'ortodossia metrica di queste prime liriche e certe soluzioni visive un po' "sghembe"; come nella poesia intitolata Soir in cui una quartina predominata da un affiato misticheggiante si contrappone a quella precedente, dove risulta evidente una concezione panica della natura, con momenti degni della delicatezza di una tela chagalliana: "Le libellule d'oro erano cadute nelle messi, / I mietitori falciavano le loro ali come spighe, / I mietitori dell'ombra e della notte rosa / Dai cuori cantanti come violini stellati".

A fare idealmente da spartiacque tra le prime poesie e quelle della stagione surrealista figurano una sottile plaquette, composta sia da versi che da brevi prose, intitolata Tric Trac du ciel, edita dalla parigina Galerie Simon nel 1923, e i testi usciti sulla piccola rivista "Bilboquet" di cui Artaud fu l'unico redattore. In questi scritti si avverte un'impronta più peronale, all'idealismo della prima maniera si contrappone la tendenza a voler cantare la materia nei suoi aspetti più aspri e crudi. L'umore stesso della carne — muco, sangue, urina, sperma — fa da contraltare alle atmosfere sublimate che dominavano la produzione degli esordi.

Artaud stesso, a proposito di Tric Trac du ciel, scriveva un po' riduttivamente, a distanza di parecchi anni: "In effetti questo libriccino di versi non mi rappresenta in alcun modo. Non è che i versi qui raccolti non siano validi qua e là e non portino con essi la loro insolenza. [...] Ma hanno un'arietta desueta tipica di una letteratura alla Marie Larencin, alla Dignimont, alla Utrillo, alla Francis Carco, all'André Salmon, alla Raoul Dufy, farse di uno stile che non era tale e che fu, credo, inaugurato da Matisse, come il riconoscimento di una rabbiosa impotenza, come quella di un dandy che farebbe inamidare i suoi polsini, non avendo più per collo di camicia che il tronco di un ghigliottinato".

Ma, francamente, mi sembra che con questi testi Artaud operi uno scarto di non poco conto rispetto ai precedenti e che, a distanza di tutti questi anni, non si riesca ad avvertire quali analogie possano sussistere tra il ventaglio di nomi che propone e strofe provocatorie come le seguenti: "E l'amore? Occorre lavarsi / Da questa sporcizia ereditaria / Dove i nostri pidocchi astrali / Continuano a spaparanzarsi" o "Ecco venire l'iper-spazio / Lo storpio santificato / La debosciata in stato di grazia / E la vedova dal ventre congelato".

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Pagina 49

Pendolo


Non sono un mietitore, checché se ne dica.
Accomodo sulle mie ginocchia la luna, mia promessa
E l'ora del pastore risuona in qualche angolo
Dietro il paravento dipinto della collina,
Sotto le palme verdeggianti del cielo deserto. Sono incline
A pensare che è senza dubbio per dosare meglio
La lenta instillazione del vino annerito del dubbio
In sentieri infiniti di cieli incrociati
Che nell'acqua del silenzio questa pietra è gettata,
Questa pietra sonora nell'attesa e nel dubbio.

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Pagina 93

Square


Il giardino estendeva la sua sabbia alla caccia con i cani
Piena di cieli girevoli e di musiche occulte
Calmo lago in cui bambini piccoli venivano a giocare.
E formiche sgobbavano. Tornadi e foreste
Svincolate dall'essere unite alle spiagge dei tropici
Soffiavano la loro cenere in fiamme sulla terra imbiancata.
Qua e là pioveva. Nuvole stormivano
Con le loro fiancate cariche di atroci tempeste
E il bicchiere del giorno si riempiva come un vaso.
Dall'una all'altra pietra la notte spaziava.
Nei canali del cielo la luce si addormentava.
Uno ad uno i granelli del giorno diventavano rosa
Mentre la luna riposava tra le mani degli angeli.

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Pagina 137

Festa notturna


Questa festa collega gli stagni
Al folgorante carreggio degli astri
Con le sue cornucopie
In cui rotolano i nostri pensieri brillanti.

In qualche posto fra terra e cielo
Essa vuota queste immondizie d'anime
Che qualcuno nella notte in fiamme
Scambia per cigni volanti

E noi melliflui assistenti
Della trasfusione del nostro midollo
Vediamo fondere anche le stelle
Dei nostri sogni esilaranti.

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Pagina 151

L'albero


Quest'albero e il suo brivido,
foresta cupa di richiami
e grida,
mangia il cuore oscuro della notte.

Aceto e latte, il cielo, il mare,
la massa densa del firmamento,
tutto cospira a questo turbamento
che dimora nel cuore denso dell'ombra.

Un cuore che scoppia, un astro duro
che si sdoppia e nel cielo si espande,
il cielo limpido che si incrina
al richiamo sonoro del sole,
fanno lo stesso rumore, fanno lo stesso rumore
della notte e dell'albero al centro del vento.

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Pagina 167

L'amore senza tregua


Questo triangolo d'acqua che ha sete
questa rotta senza scrittura
Signora, e il segno delle vostre alberature
sopra questo mare in cui annego

I messaggi dei vostri capelli
il colpo di fucile delle vostre labbra
questa bufera che mi rapisce
nella scia dei vostri occhi

Quest'ombra infine, sulla riva
dove la vita ha tregua, e il vento,
e l'orribile scalpiccio
della folla al mio passaggio.

Quando sollevo gli occhi verso di voi
si direbbe che il mondo tremi
e i fuochi dell'amore assomigliano
alle carezze del vostro sposo.

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