Copertina
Autore Paul Auster
Titolo Esperimento di verità
EdizioneEinaudi, Torino, 2001, I coralli 143 , pag. 86, dim. 135x213x8 mm , Isbn 978-88-06-14857-7
OriginaleExperiment in Truth - The Red Notebook [1992] - Why Write? - Accident Report - It Don't Mean A Thing
TraduttoreMagiù Viardo, Massimo Bocchiola
LettoreRenato di Stefano, 2001
Classe narrativa statunitense
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Pagina 5

I.

Nel 1972, una carissima amica venne a trovarsi nei guai con la giustizia. Quell'anno si era stabilita in Irlanda e viveva in un paesino poco lontano dalla città di Sligo. Per caso ero andato a trovarla proprio il giorno in cui un poliziotto in borghese entrò con la macchina nel cottage e le si fece incontro con un mandato di comparizione. Le accuse erano abbastanza serie da pretendere un avvocato. La mia amica andò a informarsi un po' in giro, le suggerirono un nome. Il mattino seguente pedalammo fino in città per incontrare quella persona e discutere il caso con lei. Con mia grande sorpresa lavorava per uno studio legale dal nome ARGUE AND PHIBBS [ To argue significa discutere, argomentare; fibs sono delle piccole bugie, fandonie o frottole].

Questa è una storia vera. Se qualcuno non mi crede, lo sfido a farsi un giretto a Sligo e controllare di persona se mi sono inventato le cose oppure no. Sono vent'anni che questa sigla mi mette di buon umore, e anche se posso provare che Argue e Phibbs sono due persone reali, il fatto che i loro due nomi fossero associati (per dar vita a una facezia tanto piú irresistibile, una parodia perfetta della professione legale) è qualcosa di cui ancora stento a capacitarmi.

Secondo le mie ultime informazioni (risalgono a tre o quattro anni fa), lo studio continua a prosperare.

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Pagina 20

VI.

In un'atmosfera quasi identica, anche se la vicenda si svolge in un arco di tempo piú breve (alcuni mesi anziché vent'anni), un altro amico, R., mi raccontò di un libro introvabile che cercava invano di scovare setacciando librerie e spulciando cataloghi, alla ricerca di quella che doveva essere un'opera eccezionale, divorato da una gran voglia di leggerla. Mi raccontò di come un pomeriggio, trovandosi a camminare per la città, prese una scorciatoia che attraversava la Grand Central Station, salí le scale che portano a Vanderbilt Avenue e notò una giovane donna in piedi appoggiata alla balaustra di marmo con un libro davanti a sé: proprio il libro che stava disperatamente cercando.

Non era certo il tipo che attacca discorso con gli sconosciuti, ma la coincidenza gli parve troppo sbalorditiva per starsene zitto.

- Puoi anche non crederci, - si rivolse alla giovane donna, - ma ho cercato quel libro dappertutto.

- E splendido, - rispose lei. - Ho appena finito di leggerlo.

- Sai dove potrei trovarne una copia? - domandò R. - Non so spiegarti quanto sia importante per me.

- Ecco la tua copia, - replicò la giovane donna.

- Ma è la tua, - protestò R.

- Era mia, - disse la donna, - ormai non mi serve piú. Oggi sono venuta fin qui proprio per darla a te.

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Pagina 56

Non molti anni fa, ricevetti una lettera da una donna che vive a Bruxelles. Nella lettera mi raccontava la storia di un amico conosciuto fin dall'infanzia.

Nel 1940 l'uomo si era arruolato nell'esercito belga. Quell'anno stesso, quando il paese venne conquistato dai tedeschi, fu preso prigioniero e chiuso in un campo di concentramento. Vi restò fino alla fine della guerra, nel 1945.

Ai prigionieri era consentito tenere una corrispondenza con i membri della Croce Rossa rimasti in Belgio. All'uomo fu arbitrariamente assegnata un'amica di penna - un'infermiera della Croce Rossa di Bruxelles -, e per i cinque anni successivi lui e quella donna si scambiarono lettere ogni mese. Con il passare del tempo diventarono intimi amici. A un certo punto (non ricordo esattamente dopo quanto tempo), si resero conto che fra loro era nato e cresciuto qualcosa di piú dell'amicizia. La corrispondenza continuò, diventando a ogni scambio piú intima, e alla fine si dichiararono reciproco amore. Quando mai capita una cosa del genere? Non si erano mai visti, non avevano passato insieme neanche un minuto.

Alla fine della guerra l'uomo fu liberato e ritornò a Bruxelles. Incontrò l'infermiera, la vide, l'infermiera vide lui, e né l'uno né l'altra rimase deluso. Poco tempo dopo, si sposarono.

Passarono gli anni. Ebbero figli, invecchiarono, e il mondo diventò un mondo leggermente diverso. Il figlio completò gli studi in Belgio e poi andò a laurearsi in Germania. Lí, all'università, si innamorò di una ragazza tedesca. Scrisse ai suoi genitori che avevano intenzione di sposarsi.

I genitori di entrambi i giovani non avrebbero potuto essere piú felici per i loro figli. Le due famiglie concordarono di incontrarsi, e il giorno fissato la famiglia tedesca si presentò a Bruxelles a casa della famiglia belga. Quando il padre tedesco entrò nel soggiorno e il padre belga si alzò per dargli il benvenuto, i due uomini si guardarono negli occhi e si riconobbero. Tanti anni erano passati, ma nessuno dei due ebbe il minimo dubbio su chi fosse l'altro. Per un periodo della loro vita, si erano visti tutti i giorni. Il padre tedesco era una guardia nel campo di concentramento dove il padre belga aveva passato gli anni della guerra.

Come la mia corrispondente si affrettò a precisare, fra i due non correva astio. Per quanto il regime nazista fosse stato mostruoso, il padre tedesco in tutti quei cinque anni non aveva fatto nulla che potesse destare avversione nel padre belga.

Sia come sia, oggi i due uomini sono amici per la pelle. La gioia piú grande della loro vita sono i nipoti che hanno in comune.

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