Copertina
Autore Silvia Ballestra
Titolo La giovinezza della signorina N.N.
SottotitoloUna storia d'amore
EdizioneBaldini&Castoldi, Milano, 1998, i Nani Romanzi e Racconti 142 , pag. 156, dim. 140x203x11 mm , Isbn 978-88-8089-330-1
LettoreRenato di Stefano, 2001
Classe narrativa italiana
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Pagina 11

Canzoncina del ricordo



Circa dodici anni prima, al tempo dell'Oceanic, una discoteca per ragazzi che oggi è un magazzino di scarpe, nel mite cuore d'una notte rockettina, la giovane N.N. e il signor Tenebra, un monsieur parigino che faceva le funzioni di chitarrista e cantante nel complesso degli «Ehhh», si buttarono, a bordo d'un invitante carrello della Coop, giù per una certa discesa che dopo un piccolo spiazzale s'affacciava sulle scintillanti vetrine d'una rivendita di veicoli Ford.

La notte era splendida, e le stelle ardevano con tanta grazia nel dolce fitto del buio, che né brontolii di tuono né movimenti di nuvole contro la volta potevano interrompere il beato sogno dei due cari giovani - già disponibile, anzi, quel sogno, a prendere velocità insieme a loro e seguirli giù giù per l'esaltante pendenza.

In fondo alla discesetta scorgevi uno spigolo d'edificio color marrone che sotto lo spiovente d'una luce stradale occhieggiava, il brillìo d'una rete in metallo che assecondava la curva, e una porzione del piccolo spiazzale, così che al di là di questi, solo potevi immaginarle, le sorprendenti vetrate tirate a lucido della concessionaria, l'industriale tesoro che dietro esse dormiva - di giardinette e berline fiammanti appena uscite di fabbrica.

Il signor Tenebra era in vena.

Rideva, assecondando l'abbrivio del carrello che scodinzolando partiva; rideva, e l'ultima spinta prima di salire «a bordo» con giovanile, gioviale furore, l'aveva data lui insieme a un gran bel colpo di reni.

Poi, una volta rannicchiato all'interno, per un istante aveva trovato il modo di dire una quantità di sciocchezze. Ridendo, diceva che non sarebbe stato male se si fossero a un tratto imbattuti in un ostacolo non previsto, magari ricoperto di muschio - un qualche Ape o una Prinz parcheggiati in un'ombra e ormai fermi da secoli, aveva detto, sognando, la compagna di bordo signorina N.N. - magari popolato di gufi, aveva riso il francese, affinché potessero ripararvi all'interno e affinché, nonostante l'evidente sereno, una gran folgore li uccidesse...

Ma ecco che il carrello della Coop, perdendo il suo assetto già s'inclinava da un lato, e sbandando sulla trequarti della discesa, di propria iniziativa scartando e in quello scartare solo obbedendo alle cieche, ineluttabili leggi della fisica, lasciava presagire - essendo sprovvisto di manubrio e freno - che non lo si poteva affatto guidare come un normale monopattino o uno di quegli indimenticati carrioli d'infanzia - in genere costruiti artigianalmente dai ragazzi - dentro ai quali, fra i Cinquanta e i Sessanta, i più giovani s'erano sbucciati i ginocchi a milioni.

Magari lo si doveva pensare che un carrello progettato per usi diversissimi dal prendere velocità in un pendio con due pazzi a bordo, avrebbe persino potuto cappottarsi senza preavviso...

Invece, il signor Tenebra era scoppiato in una nuova risata, e vedendo che il carrello miracolosamente restava in pista, «Bene!» aveva esclamato. «Benissimo!»

E la signorina N.N., contagiata dall'allegria del francese, al pensiero che da un istante all'altro potevano cappottarsi o restare addirittura uccisi dalla folgore - possiamo presumere - della loro stessa idiozia, era scoppiata a ridere a sua volta.

La minaccia di sfracellarsi e la velocità, quando si respira trafelati per la contentezza e ci si sente leggeri come un uccello, agitano e solleticano il petto.

Poi il signor Tenebra spostò tutto il suo peso sulla destra nel tentativo d'imprimere al carrello chissà quale fantasiosa capacità di curvare anch'esso - un trespolo con una maniglia e quattro rotelle sotto! - sulla destra, e le stelle in cielo erano ancora lì che assistevano alla sventata manovra impietrite, e la luce indiretta della luna gli faceva brillare la fronte, al monsieur in vena di battute, innamorato e accaldato...

Ebbene, il signor Tenebra fu il secondo a sfracellarsi contro la vetrata della concessionaria Ford, preceduto d'un lampo dalla signorina N.N. che in quella romantica quanto pazzesca occasione, se pure per miracolo non si storpiò a vita, proiettata oltre il vetro fu fatta atterrare dalle leggi della fisica ai piedi d'una giardinetta sul cui parabrezza campeggiava la scritta a pennarello «Benvenuti in Ford Escort!!!»

«Che razza di botta!» disse il signor Tenebra, avvicinandosi alla signorina N.N. dopo un fragore di vetri rotti come fosse venuto giù tutto quanto il palazzo. «Siete ferita? Che dite?»

S'accucciò. E respirando affannosamente per via della botta, sostenendola per le spalle, lui la guardava.

La signorina N.N. s'accorse che la guardava con ammirazione.

«Cara», le disse lui. «Darei tutto quanto possiedo, per potere soltanto rimanere qui a osservarvi. Stanotte siete meravigliosa.»

Nei suoi occhi c'era un'espressíone entusiasta e supplichevole, e sui suoi folti capelli luccicavano dei minuscoli frammenti di vetrata esplosa che pure - Signore Iddio - parevano osservarla amorevolmente...

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Le fonti



La settimana di permanenza a Grottaville, la cronaca di quei giorni malinconici e febbricitanti, è ciò di cui, voracemente, si nutriranno le pagine che seguono. Alcune di esse riprendono, alla lettera, determinate righe che di proprio pugno furono scritte dalla signorina N.N. in forma di diario e, almeno in un paio di casi, in forma di biglietti non spediti.

Il resto delle testimonianze proviene invece da una mia intervista all'amica di lei Nora Dardone e dai ricordi, raccolti dalla viva voce dei ventottenni signori d'Osimo e Ancona Massimo Ghergo e Riccardo Angiolani, che nel corso di questo breve lavoro non m'hanno fatto mancare mai il loro aiuto, partecipe e pettegolo, talune pesanti critiche, sorrisi d'incoraggiamento e, a volte, degli eloquenti, anche se appena abbozzati, ghigni rifregarigni.

Per quanto riguarda la serie tv che, stante l'interesse del presente libretto, immagino mi verrà certamente richiesta da importanti produttori e registi alla perenne ricerca, esattamente come la sottoscritta, di trame e personaggi, sono pronta a lavorare ancora!, scavando di più nelle psicologie qui abbozzate e soprattutto, ciò che più mi piace, ammassando nuovi e possibilmente più luridi pettegolezzi sui personaggi rimasti, nella presente stesura, in ombra, o solo fuggevolmente citati.

Come si vedrà, parte della storia è occupata dai pensieri che la signorina N.N. rivolge, nel momento di massima difficoltà patrimoníale e morale, a un totem del passato, che qui, per non incorrere in altre esose richieste di avvocati e tribunali, assumerà il fittizio nome di monsieur Renault, e, in alternativa, i nomi d'arte Sam Shepard, signor Tenebra, pastore Samuele, eccetera.

Pur vivendo, personalmente e da diversi anni, a Milano, anch'io, che ho qui mere funzioni di cronachista e Ente Spettegolante, sono tornata per un certo periodo, occupandomi d'un lavoro sulla scrittrice Joyce Lussu, a casa. Non a Grottaville, ma nella vicina Grottammare. Come in certi film di Polanski - penso, qui, a L'inquilino del terzo piano - ho poi scoperto, con mio enorme stupore, che anche la signorina N.N. viveva, così come Jack Torrance e la sottoscritta, in un ex albergo: Jack Torrance in montagna, presso l'Overlook Hotel, la signorina N.N. e io, invece, al mare. Ma ci sono anche altre analogie, inquietanti vicinanze e sinistre comunanze, che potrebbero indurre taluni lettori a credere che il presente libretto inclini per sua stessa natura all'horror, o a certe narrazioni che volutamente mescolano la psicologia alla magia nera e, un attimo dopo, quest'ultima alla fantascienza.

Personalmente, e senza correre troppo, preferirei limitarmi alla constatazione che l'età della signorina N.N. e la mia sarebbero, oggi, identiche; così come, a giudicare da alcune rare istantanee, il taglio dei capelli - non so neanch'io perché mi metto in mezzo così! - e poi gli ambienti, le discoteche contadinesche, l'amore per le bestiole e i cagnetti bastardini, le passeggiate in spiaggia, l'appagarsí d'una vita appartata, solitaria, la tendenza alla malinconia e, nel contempo, a scoppi irrefrenabili di riso, al punto che tanti amici e nemici mi dicono: «Ma che ti ridi, scusa? Che ti ridi?»

E che ne so?

Ecco, pure questi elementi dobbiamo considerarli in comune, benché tipici, certo, non solo della signorina N.N. e miei, ma proprio dell'intero Piceno, da Fermo ad Ascoli, dal Tronto ai Sibillini, alle volte anche tracimando fin sotto il maceratese, lambendo Osimo, Recanati e la stessa valle del Chienti; un territorio, come si vede, immenso, abitato da tutte personalità malinconiche e divertentissime, grazie alle quali abbiamo tenuto a bada per anni, ad esempio, gli stronzi turisti americani che altrove, in Toscana, o in Umbría, hanno colonizzato pure domineddio.

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