Copertina
Autore Stefano Bartezzaghi
Titolo Dando buca a Godot
SottotitoloGiochi insonni di personaggi in cerca di autore
EdizioneEinaudi, Torino, 2012, Stile Libro Extra , pag. 214, cop.fle., dim. 13,7x21,6x1,8 cm , Isbn 978-88-06-21401-2
LettoreSara Allodi, 2013
Classe giochi
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Indice


  V      Passare il tempo a badare ai giochi con le parole


         Dando buca a Godot

  3   1  Cosí ciarlò Zarathustra

 20   2  Passere, Piselli: Parliamone. Pourquoi Pas?

 25   3  Camminare con claudicante comporta contagio claudicatorio

 49   4  Candidaneve coi Canonici Corti

 45   5  Il postino di Neruda suona sempre due volte

 47   6  Il Grande Twittatore ovvero, Sfiga all'ok Corral reloaded

 51   7  Ansie da prestazione e denti in condizioni precarie

 74   8  Biografia autorizzata di un grande twittatore

 79   9  Il nono tipo di ambiguità e altre poesie da gioco

 92  10  Due piccioncini con una favella

 96  11  Dimmi come viaggi

 97  12  Talmente talmente

 99  13  Sex Sellers

101  14  Viaggi in Giappone e sotterfugi

104  15  Al quorum non si comanda

106  16  Aziende camorristiche e clerici bigotti

115  17  Patate bollenti e ottimati forzisti

152  18  La gaia letteratura

158  19  Beethoven lottava

164  20  Quando i topi non avevano nipoti


 

 

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Pagina V

Passare il tempo a badare ai giochi con le parole


Quando ho incominciato a raccogliere giochi con le parole (miei o altrui) per metterli sui giornali o nei libri era tutta un'altra cosa. Di tempo ne è passato parecchio, certo. Allora funzionava cosí. Scrivevo un articolo, faccio per dire, sulle parole inventate. I lettori mi inviavano i loro esempi, in busta affrancata, scritti sulle loro carte da lettera o su anonimi fogli A4, con le loro grafie o le loro macchine da scrivere. Mi arrivavano parole fantastiche, come l'utile «novunque» (= «da nessuna parte»), che poi ho ritrovato in un romanzo; il pratico «otturarutto», per salottieri afflitti da problemi gastrico-esofagei (in realtà si legge da sinistra o da destra indifferentemente: è un palindromo); o il «rubababà», che è uno scippatore napoletano specializzato in dolciumi.

Io leggevo le lettere, non rispondevo quasi mai per non spendere i proventi della mia attività tutti in francobolli, mi appuntavo gli esempi buoni su certe schede d'archivio che tiravo fuori al momento di scrivere l'articolo per la puntata successiva della rubrica.

Oggi accendo il computer, vado su Twitter, leggo gli ultimi post: «Una volta ho visto una sfigata di moda»; «Duo comico che inizialmente guidava le carrozze: cocchiere nato»; «Se l'amante rientra a casa a sorpresa, celo mio marito»; «Le sillabe di settanta: la terza è ta» (tutti di Andrea Bertora, in arte Arcobalengo). Vado all'hashtag #anagrammi e trovo «Tour di D'Alessio = il tedio assurdo» di Andy Violet; per la rapita Rossella Urru, appena tornata finalmente in Italia, dottor Pax ha scritto l'anagramma: «Rossella torna = nostra sorella»; invece Stefano Massetti prende la dichiarazione di Monti: «Puntare su economia reale», e la trasforma in: «Temere Europa calunniosa».

Come bambini in età prescolare, le parole giocano in continuazione, e non si stancano mai di giocare. Questa cosa la dice anche Alessandro Bergonzoni , maestro e virtuoso inarrivabile di un'attività che va molto oltre il gioco con le parole (un game of worlds, anziché words, lo chiamerebbe Nabokov ). Gianni Rodari , nella sua Grammatica della fantasia, celebrava «la parola che gioca». Insomma, che siano le parole a giocare con noi secondo me è una cosa cosí vera che chiunque potrebbe arrivarci da solo, come a trovare un certo anagramma o a scoprire una parola palindromica. Noi guardiamo i giochi delle parole, ci sentiamo coinvolti e proviamo a partecipare. Una volta capitava soprattutto nelle conversazioni: a mettere per iscritto i giochi con le parole erano solo scrittori, autori comici, giornalisti estrosi oppure enigmisti. Adesso può capitare a chiunque, le conversazioni si fanno anche con tastierini e display, scripta volant.

Sarebbe anche bello raccontarla per bene questa storia, una volta o l'altra magari capiterà. Ma con l'editore abbiamo pensato che non fosse questa, la volta giusta: avevamo piú voglia di convocare e radunare un buon quantitativo di giochi, possibilmente di quelli che sono racchiusi in una sola riga, uno dopo l'altro, come le ciliege. E mentre i giochi enigmistici veri e propri richiedono di accettare una sfida (Risolvimi, se non sei una bestia ignorante e incapace!), questi altri pretendono invece di contagiarci. Dal rebus al virus, si può dire. Trova un altro esempio migliore, facci vedere cosa sai fare.

Nei capitoli di questo libro è contenuta una campionatura neppure troppo ampia di un hard disk in cui con gli anni si è accumulata una quantità impressionante di fatui virtuosismi linguistici, serragli di monstra lessicali, album di figurine vocaliche e consonantiche, testimonianze di accanimenti certamente degni di miglior causa. Spesso la raccolta, lo scambio e la diffusione di questi bizzarri materiali si è incrociata con vicende di vita vissuta, perché, anche quando non la usiamo per comunicare ma per giocare, la lingua continua a comunicare per conto proprio e a farci dire quello che non potremmo, quello che non intenderemmo. In altre occasioni il gioco è nato non per iscritto, ma in una conversazione. Caro Bartezzaghi, ieri sera non avevamo voglia di vedere la Tv e abbiamo inventato un gioco che abbiamo chiamato «Cercavo arance nel tinello infuocato». La gente è sorprendente, nel senso che continuo a sorprendermi di leggere lettere come questa (che mi è effettivamente arrivata; il gioco del tinello infuocato è il protagonista di un capitolo di un mio libro precedente). Chissà se avrò mai il coraggio di mettere su pagina il gioco coprolalico che ha rallegrato per qualche tempo i viaggi in auto della mia famiglia. Era francamente e scioccamente volgare, ma ci abbiamo riso sopra sino alle lacrime.

Nel libro ho fatto entrare tutte le trovate che mi sono venute sottomano e che mi sono piaciute; alcune le ho inventate apposta. Non ci sono classifiche, né per i giochi né per i loro autori. Mi sono limitato a organizzare il materiale in blocchetti di dieci esempi alla volta, ispirandomi alle usanze di Marco Tocci — un abituale contributore della mia rubrica Lessico e Nuvole, certamente il piú eccentrico. Sono poche le volte in cui ho detto: «Questi sono i giochi che a me piacciono di piú». Ai nostalgici delle classifiche indico le pagine sportive, dove classifiche ne trovano nella quantità desiderata, desiderabile. Qui siamo nel campo del gusto, e a casa mia de gustibus est disputandum. Ho aggiunto titoli, ritoccato, «editato» come si dice oggi, e sembra appunto di lasciare le proprie impronte digitali mettendo i polpastrelli sui testi. Un tipo di gioco per ogni capitolo (a volte con qualche variante): all'inizio del capitolo si trovano alcune indicazioni, come una scheda tecnica del gioco che ne è protagonista: nome, meccanismo, esempi, brevissimi cenni storici. Per il resto, soltanto i giochi: già che vi sto mostrando le diapositive dei miei soggiorni in Wonderland, non vi faccio perdere altro tempo con considerazioni varie. Può essere che una vi piaccia piú delle altre, che vi metta voglia di farci un giretto: i giochi sono lí per essere giocati, carta e penna e dateci dentro. Dal francobollo al tweet, oramai è vasto l'assortimento di modi con cui potete farmi conoscere le vostre trovate. Non ho ancora smesso, infatti, di passare il mio tempo a badare ai giochi con le parole. Godot, può aspettare lui.

S. B.

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Pagina 3

Capitolo 1

Cosí ciarlò Zarathustra


NOME DEL GIOCO Less ambitious books; Libri meno ambiziosi.

MECCANISMO Modificare in parte il titolo di un libro famoso, rendendolo meno pomposo e smargiasso ma lasciandolo riconoscibile.

ESEMPIO Il barone floscio (Italo Calvino)

DOVE E COME STATO GIOCATO Fondamentalmente, su Twitter. Il protocollo prevede l'enunciazione del titolo e tra parentesi il nome dell'autore del titolo originale.

OCCORRENTE PER GIOCARE Memoria e gusto per i titoli, senso delle proporzioni, account Twitter o altro modo di registrazione e distribuzione o in alternativa compagnia di amici ben disposti.


Precedente storico.

«Se vogliamo trovare dei padri nobili a questo gioco, in non so piú quale film (forse una parodia dei film di evasione, nel senso di Papillon), Franco e Ciccio sono in un gruppo di carcerati che deve compiere una missione. Il feroce istruttore che ha il compito di educarli dice al gruppo: "Sarete la mia sporca dozzina!" Loro si guardano perplessi e ribattono: "Ma siamo otto!" e la risposta è: "Allora sarete la mia sporca ottavina!"» (testimonianza di Duccio Battistrada).

Altri precedenti storici si possono facilmente trovare in tutta la tradizione delle parodie. Esempi:

Nonita (Umberto Eco da Vladimir Nabokov).

Ultimo tango a Zagarol (Nando Cicero da Bernardo Bertolucci).

Il fagiano Jonathan Livingston (Bruno Gambarotta, da Richard Bach).

Risaotta al Pomidauro (Gabriele d'Annunzio, l'autore di Isotta Guttadauro, perse un duello con l'estensore della parodia, Edoardo Scarfoglio).


Gli esempi seguenti, e in parte inediti, di less ambitious books sono frutto di sessioni di gioco con Duccio Battistrada e Alessandra Celano.


Classici antichi e moderni.

Le gite di Gulliver (Swift).

Assonanze (Cavalcanti).

I lavoretti, le ore (Esiodo).

La vita usata (Dante).

Il Tetramerone (Boccaccio).

Un'e-mail di Jacopo Ortis (Foscolo).

Gli sposi ventilati (Manzoni).

Incubo di una sera d'inizio inverno (Shakespeare).

L'Orlando irritato (Ariosto).

De tipo gallico (Cesare).

[...]


Pensatori politici.

Il reggente (Machiavelli).

Il teso socievole (Rousseau).

L'ironia delle norme (Montesquieu).

Come la mettiamo? (Lenin).

Locandina del Partito comunista (Marx-Engels).

Il Veniale (Marx).

I block-notes dal riformatorio (Gramsci).

Il foglio rosa dei sogni (Mao Zedong).

Un comune con lieve handicap (D'Alema).

L'affetto vince sempre sull'antipatia (Berlusconi).


Classici russi.

Il supplente e Margherita (Bulgakov).

Scippo e indulto (Dostoevskij).

Gli amici Karamazov (Dostoevskij).

La riserva (Dostoevskij).

Il giubbotto (Gogol').

La sbucciatura del giardino (Tolstoj).

Campagna e bonaccia (Tolstoj).

Le coscienze ferite (Gogol').

Zii e nipoti (Turgenev).

L'infermiere Zivago (Pasternak).


Regno Unito e Irlanda.

Uno sgabuzzino tutto per sé (Woolf).

Dando buca a Godot (Beckett).

Icarus (Joyce).

Sms a Norimberga (McEwan).

Spocchia e cautela (Austen).

Il nostro vago conoscente (Dickens).

La gitarella del chiodo (James).

Foto di popolana (James).

Milza di penombra (Conrad).

Il cerchio di luce (Conrad).


Per ragazzi.

Il giro dell'isolato in ottanta secondi (Verne).

Bambocce (Alcott).

Bambocce crescono poco (Alcott).

Alice nella città degli orrori (Carroll).

Il presidente dei moscerini (Golding).

Il quaderno del boschetto (Kipling).

Lo scoglio del gruzzolo (Stevenson).

Dente grigio (London).

Pippi Collant (Lindgren).

Harry Potter e il grano di saggezza (Rowling).


Scrittori francesi.

Il leggero mal di stomaco (Sartre).

Brandelli di una chiacchierata amichevole (Barthes).

Il foresto (Camus).

Il tramezzo (Sartre).

Suggerimenti di bon ton (Queneau).

I fianchi, istruzioni per l'uso (Perec).

Giretto all'alba (Céline).

Le memorie di Barazzuti (Yourcenar).

Appunti di una bambina maligna (De Beauvoir).

Dare un'occhiata e mortificare (Foucault).

[...]


Filosofia.

Elogio della stravaganza (Erasmo da Rotterdam).

Bignamino (Diderot e D'Alembert).

La sintassologia (Derrida).

Un evviva per Socrate (Platone).

La sottrazione agnostica (Tommaso d'Aquino).

Qualche obiezione al torto marcio (Kant).

Cosí ciarlò Zarathustra (Nietzsche).

L'artigianato nel periodo della sua rozza imitazione (Benjamin).

L'acrobazia inventiva (Bergson).

Ma anche (Kierkegaard).


Americani contemporanei.

La bambina dai capelli normali (Foster Wallace).

Un bel gioco dura poco (Foster Wallace).

La lingua disorientata delle carrucole (Leavitt).

L'aiuola delle mignotte autolesioniste (Eugenides).

Qualche ombra sul New Jersey (McInerney).

Meno di Malgioglio (Ellis).

I compiti (Franzen).

Quasi tutto è in penombra (Foer).

La fiamma della civetteria (Wolfe).

Suono pallido (DeLillo).

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Pagina 18

NOME DEL GIOCO More ambitious books o I grandi libri perduti dell'umanità o anche La Biblioteca di Atlantide.

MECCANISMO Stesso meccanismo di less ambitious books, ma rovesciato di segno, da less a more.

ESEMPIO I coniugati (Manzoni).

DOVE E QUANDO Non è stato giocato mai, se non qui (che io sappia).

COME Esattamente come less ambitious books.


Lola (Nabokov)

Avere tutto il tempo (Proust).

Statua dell'artista da piccolo (Joyce).

L'incarnazione dei sogni (Freud).

Follia della vita quotidiana (Freud).

Uscita dalla psicoanalisi (Freud).

Destini clinici (Freud).

La lettera assassinata (Poe).

Lo svenimento della lista (Eco).

Crocifissione (Piperno).

Il continente di Arturo (Morante).

Gli tsunami (Woolf).

Sterminio a Venezia (Mann).

Sacerdozio della gioventú (Busi).

Vita anomala di un venditore definitivo di collant (Busi).

La reggia di Udine (Gadda).

Il Famigerato Lombardo (Arbasino).

Un Paese con (Arbasino).

Milluria (Manganelli).

L'autostrada dei nidi di ragno (Calvino).

Se questo è un superuomo (Levi).

La chiave a galassia (Levi).

Il sistema quotidiano (Levi).

Cristo è ripartito da Eboli (C. Levi).

Rector in Fabula (Eco).

De fico gallico (Cesare).

La vita intonsa (Dante).

Scheletri di seppia (Montale).

Stroncatura della ragion pratica (Kant).

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Pagina 152

Capitolo 18

La gaia letteratura


Mondo editoriale o élite Mondadori? Il dubbio è di Gaia Rayneri, scrittrice (Pulce non c'è, Einaudi): e non è soltanto un dubbio, è anche un anagramma («Mondo editoriale = O élite Mondadori»).

Un altro anagramma, divertente e recente, è stato forse ispirato da polemiche che hanno investito Alberto Asor Rosa, a cui Rayneri consiglia una svolta culinaria: «Rosolerà brasato / Bresaola, arrosto».

Gaia Rayneri è una cultrice dell'arte anagrammatica. Il suo romanzo ha vinto il premio Parole d'autore; parla di autismo, e ho sempre pensato che alcune forme di gioco di parole possano avere a che fare con certe forme di autismo (se cosí è sensato esprimersi).

Forse Gaia Rayneri fa anagrammi perché se ne sente al riparo, vista la ipsilon del suo cognome. Ma non si fidi troppo: prima o poi qualcuno potrebbe farle dire: «E narrai i gay».

Intanto ha scritto un lungo racconto con anagrammi di nomi di scrittori contemporanei italiani. Si intitola Le lettere dei letterati:


Il panorama della letteratura italiana di oggi è quanto mai variegato. Per orientarci, all'interno di esso, uno dei possibili modi è quello di chiedere alle stesse lettere di chi produce lettere qualche delucidazione: su ambizioni, visioni e manifesti programmatici degli autori di oggi, e del mondo dell'editoria a essi correlato.

Uno dei casi editoriali piú celebri degli ultimi anni, per esempio, è stato quello di MELISSA PANARELLO, in arte Melissa P., nota per i suoi espliciti resoconti della sessualità adolescente: non c'è da stupirsi, le lettere ce l'avevano chiarissimo: l'autrice non lascia spazio all'immaginazione per «PENSARLO, IL SALAME»: era già tutto lí. La scrittrice si difende: «SPERO IN SALAMELLA»: non ha quindi vissuto ciò che descrive, ma era piuttosto tutto un desiderio? Non sappiamo. Comunque, si è insinuato che tutto nelle sue pagine ruotasse intorno al sesso. Ma non è un'oscenità sterile, bensí risponde a un'etica precisa, che considera «IL PENE, MORAL SALSA».

Il suo è stato un esordio fulminante: come tanti, peraltro, tra cui ANTONELLA LATTANZI, che lo meritava: «LA INNALZO LATTANTE», avrebbe potuto dire forse il direttore editoriale della sua casa editrice, ERNESTO FRANCO. Ma l'intellettuale, da Torino, si difende, con l'aplomb che lo contraddistingue (degno di un TRONO FRANCESE): non li pubblica proprio tutti, anzi «NE FO STRONCARE».

Tanto scalpore fece, all'interno dello stesso gruppo editoriale, un altro giovane autore torinese, PAOLO GIORDANO: in seguito al tanto successo, sono piovute le accuse: le sue pagine ODORANO PLAGIO, dicono in molti; altri, invece, parlano direttamente di LOGORIO PADANO.

Sempre in tema di esordienti di successo, SILVIA AVALLONE è stata recentemente apprezzata piú per il suo décolleté che per le sue abilità letterarie: «VOLAVI, ASINELLA», in vetta alle classifiche, qualcuno potrebbe dire. Ma, anche come ragazza immagine, l'Avallone pare saperci fare: «LA VELINA SI LAVÒ», ci confortano dalla Rizzoli: insomma, era preparata anche a questo, almeno in termini di igiene. Le facciamo intanto i migliori auguri e proponiamo «VASELLINA VIOLA» come titolo per il suo prossimo romanzo: sempre per restare in tema di materia pulsante, come in Acciaio; e per ricollegarsi magari al filone inaugurato dalla collega Melissa, magari analizzandolo dalla viola prospettiva neofemminista.

Al Campiello, insieme a Silvia, c'era anche MICHELA MURGIA («EHM... CIURMAGLIA!» l'attaccò poi Vittorio Sgarbi, forse infastidito da quello stesso femminismo di cui sopra): Michela è un'autrice poliedrica, che se è in grado di raccontarci ALGHE, MARCIUMI del nostro tempo, ha forgiato la sua esperienza a partire dalla vita, svolgendo una gran quantità di lavori, anche umili. Prima in un call center, da lei raccontato nel suo primo libro; e ora, si vocifera, MARCHIA LEGUMI.

Di fronte a tante donne nel panorama letterario, qualche malpensante accusa, ancora, ERNESTO FRANCO: nell'editoria di oggi, ENTRANO SCROFE. Lui, che a partire dalla querelle Saramago è abituato a FARSENE CONTRO, per un attimo vorrebbe passare alle mani: SFERRO COTENNA? Si chiede; ma poi resta pensoso a chiedersi cosa dire; è abituato a NON TACERE, FORS...

L'Italia è un paese poco avanzato riguardo alle questioni di genere, si sa: e gli autori maschi, come FRANCESCO PICCOLO, vengono accolti bene, anche quando, all'occorrenza, parlano di COLF SPORCACCIONE. Ma pare un intento programmatico, quello dell'autore casertano, per spiazzare il lettore: CONFICCO SCALPORE, dice.

Nel catalogo dello Struzzo, anche personalità illustri, come EUGENIO SCALFARI. Uno che si batterebbe per la laicità dello Stato (GESU? FACILONERIA: liquida cosí la questione della fede), e che dalle lettere ebbe sempre chiaro il suo destino: FUNGERAI SOCIALE, gli hanno detto fin dal battesimo. Lui, si rilassa, si affida alla penna e FRUISCE ANALOGIE: quella tra i barbari e i tempi moderni, per esempio, a lui tanto cara.

Altro luminare della letteratura di oggi è indubbiamente PIETRO CITATI. Tu, Pietro, non ti smentisci mai, anzi: CITATO, RIPETI. Ma è forse anche uno dei TIPI TEOCRATI della nostra nazione, impegnato a esaltare certi CETI PATRIOTI e i loro TACITI POTERI con RATTI POETICI (e qui vediamo come l'accusa di plagio torni spesso). Altro illustre scrittore, in odore di Nobel, dice qualcuno, è CLAUDIO MAGRIS. COLMAI SGUARDI SUI mondo, forse pensa di sé: altri credono che lui e i suoi libri rientrino tra i SADICI GLAMOUR (per l'elegante racconto della violenza che ci dà? Forse). Ma si potrebbe parlare anche di SALMODICI RAGÚ (pastiche non privi di musicalità). Non sembra apprezzare gli scrittori sardi: dice infatti, della vincitrice del Campiello: DISCOLA MURGIA! Ma forse è solo per gelosia. Si è parlato di Nobel anche per ANTONIO TABUCCHI, forse per il suo tendere verso un'inafferrabile essenza metafisica: CHI? NON T'Ò UBICATA, dice a una voce che sente ma non riconosce; ma poi, anche se non l'afferra, si dice che la letteratura va avanti: BOH, UNO TI CANTICA, Si risponde nel dubbio: i migliori romanzi sono costruiti sul nulla.

Per essere dei grandi scrittori, è certo, bisogna rifarsi ai modelli del passato. Ne sa qualcosa ALESSANDRO BARICCO, che RICALCANDO, ASSORBE. La BALDA CROCEROSSINA della divulgazione filosofica dei giorni nostri, dà ogni tanto l'impressione di desiderare che per lui SCROSCINO ALABARDE: non ancora, ma ha avuto comunque i giusti riconoscimenti. Qualcuno, rispetto alla scuola Holden da lui fondata, ha il dubbio che si stia solo BECCANDO LA RISORSA (i soliti fondi della Comunità europea?)

In cima alle classifiche, da un po' di anni a questa parte, troviamo poi ANDREA CAMILLERI: qualcuno dice che scrive solo per soldi, e infatti in tutte le sue giornate RIALLINEA DRACME. Altri, sostengono che la sua colpa sia DILANIARE MARCEL (rifarsi a Proust in un modo poco consono?) Lo scrittore è anziano, e c'è chi osa dire che DELIRA MELARANCI (cantando i frutti della terra siciliana?) Ma pare piuttosto dotato di un certo impegno politico, e grida: ALLEARCI, MANDRIE! per ricomporre la moltitudine in classe. Da intellettuale snob, però, stasera CENERÀ ARMADILLI, e dice anche di AMARE CARDELLINI. Ma smentisce ogni sospetto sul fatto che i suoi libri siano famosi perché fanno ridere: parla infatti, lapidario, di NEMICA RIDARELLA.

Chi vende molto è anche ERRI DE LUCA, che per alcuni equivale a DIRE ULCERA. Ma lui ha a cuore il canto dei grandi sentimenti: IRA CRUDELE, vuole narrare, e RIDARE LUCE allo spirito. Spirito forse insanabile, per cui DELIRA CURE, che evidentemente non sono possibili: e canta troppo forte, cosí forte che URLA, CREDEI. Non ha ancora parlato, però, delle CURIE LADRE: Erri, vogliamo i libri di denuncia.

Tra gli scrittori impegnati, abbiamo ANTONIO PASCALE, che smaschera CAOS NAPOLETANI, con una prosa che non tradisce le sue origini: COSÍ NAPOLETANA... Ma il suo è anche il racconto del tendere dell'uomo verso un CIELO ANNASPATO, con un ANELO SPANCIATO. Secchissime le critiche: Antonio non è altro che una SCOPA NEOLATINA, che intride le sue pagine di una OPACA SOLENNITÀ. Altri, addirittura, rumoreggiano si tratti di uno SPIONE CATALANO, che ha qualcosa a che fare con una NIPOTE ASCOLANA e certe AOSTANE IN COLPA, che per sfuggire alla giustizia SCALPANO NOTAIE. Eppure, i suoi libri dànno, per esempio, alle future madri italiane una maniera di riempire il tempo: PLACENTA NOIOSA?, dice lui. No problem, ESALTO PANCIONA. Non farci caso, Antonio: continua a scrivere, raccogli le idee, e ANNOTALE POSCIA.

Meno impegnato, ma di successo è l'esordiente ALESSANDRO D'AVENIA: dalla tristezza del suo libro si capiva subito trattarsi di un tipo irrequieto, che DESIDERAVA LOSANNA, pur AVENDO ALESSANDRIA: uno che non sta bene da nessuna parte.

Si sta sentendo invece parlare meno di ISABELLA SANTACROCE, ma era chiaro che sarebbe stato cosí: LACERABILE NASCOSTA, una che deve proteggersi dalla troppa esposizione mediatica. Del resto, dopo che le hanno detto che BLATERA NEOCLASSICA (effettivamente, il suo gusto nel vestire è discutibile), che è solo una SLEALE BARACCONISTA che scrive ESSAI RACCONTABALLE (saggistica mendace?) infiocchettati da certe ESCALATIONS CALABRE, era prevedibile che BLATERASSE LACONICA dal suo nascondiglio (BILOCALE SACRESTANA? o SCATOLINA CALABRESE? Non possiamo saperlo). Ma ritornerà, e SLANCERÀ SCIABOLATE, con la sua SCIABOLA ANCESTRALE: c'è chi parla già dell'esigenza di BLOCCARLA: ANESTESIA!, perché è stufo della sua aria LESSO-CIARLATANESCA, e sostiene che non sa scrivere, ma SCARTABELLA CASINO, E BRANCOLA CATALESSI. Rifletti, Isabella, sulle tue lettrici, quelle che sostenevano che le tue pagine LECCASSERO BANALITÀ: pensa a loro, mentre scrivi, e ASCOLTALE SBIANCARE.

Spesso si dice che l'EDITORIA ITALIANA sia intrisa di una DIATONIA ELITARIA, o che sia cosí malmessa da farci ODIARE ITALIANITÀ. Ma a volte, l'industria culturale può cambiare il corso della storia, come la casa editrice torinese GIULIO EINAUDI EDITORE: «EI, NOÉ! UTILI RADIOGUIDE», avrebbe detto lo Struzzo al padrone dell'Arca: e cosí magari la fuga dal diluvio sarebbe durata meno, anche senza bisogno di navigatore satellitare. Ma da quando la famiglia Berlusconi è entrata in via Biancamano, ci si chiede: L'EDITORE GIULIO EINAUDI fece cultura davvero O UNÌ LE GIOIE REDDITUALI del premier, semplicemente?

Peraltro, lo Struzzo parrebbe condividere col presidente anche un certo tipo di costumi sessuali: lo dimostra la presenza nel catalogo di autori quali DIEGO DE SILVA, che qualcuno accusa: «GODEVI LADIES!»

Di fronte a tutto questo, c'è anche chi ha pensato di cambiare mestiere, come CARLO LUCARELLI, che ha già pronta l'insegna per la sua nuova bottega: «CELLULARI CARLO»; se non andasse, potrebbe comunque riprovarci con un import/export di CARRUCOLE LILLA. Oppure, c'è chi ha deciso di cambiare genere: MARCELLO FOIS, noto autore sardo, dichiara: «ESCLAMO: FORLÍ!» Forse a dire: bene i regionalismi, ma con una certa varietà. Sottovoce ha detto pure: FILMO SCOLARE, e c'è chi vocifera su una sua doppia vita di voyeur. Lui OSCILLA FERMO tra le due esistenze, e dice, per consolarsi: LACRIMO SOLFE.

Anche NICCOLO AMMANITI non se la passa troppo bene: dopo le sue dichiarazioni sulle sue letture giovanili, nelle quali pare abbia detto: «MILTON: CONCIMAIA?» è stato accusato di non essere nulla piú che un OCCITANO MINIMAL, sempre intento a cantare MONNA CICLOTIMIA, che all'occorrenza, come tutti i disagi psichici, può dare luogo anche a TALAMICI MONCONI (magari un prossimo libro sul caso Lorena Bobbit?) ALT, INCOMINCIANO! ammonisce l'autore che MOLTI MINACCIANO, e stufo delle solite solfe e dei salotti mondani, dove entrano sempre e solo i COLON IMMANICATI (sodomiti raccomandati?) sale sul suo nuovo di zecca CAMIONCINO TAMIL, e parte per la rivoluzione.

Come districarsi, dunque, in mezzo a tutto questo mare di lettere? Non lo sappiamo, ma accettiamo però un utile consiglio, che ci viene da ANTONIO SCURATI: il vero segreto per essere un bravo scrittore, rimane sempre e comunque quello di NON AUTOCITARSI.

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Pagina 164

Capitolo 20

Quando i topi non avevano nipoti


NOME DEL GIOCO Palindromo; frase palindroma o palindromica.

MECCANISMO DEL GIOCO I meccanismi sono due: cercare o costruire parole o frasi che si possano leggere indifferentemente da sinistra verso destra come da destra verso sinistra.

ESEMPIO Parola: ossesso. Frase: è l'ora per amare parole.

COME É STATO GIOCATO, E DOVE Vaghe mitologie a parte, il primo palindromo che conosciamo è quello contenuto nel famoso quadrato magico Sator Arepo Tenet Opera Rotas (I secolo d.C.). Altri palindromi in lingua latina sono attestati nel Medioevo.

Il palindromo ha poi vissuto soprattutto come curiosità e gioco erudito e virtuosistico. Gli enigmisti non lo hanno frequentato molto intensivamente. Quella per la costruzione di palindromi sembra un'inclinazione peculiare di persone particolarmente dotate: Arrigo Boito, don Anacleto Bendazzi, Primo Levi e, giungendo ai contemporanei, Beppe Varaldo.

Recentemente, la pubblicazione di palindromi ha avuto un discreto incremento anche in sedi insolite (l'inserto culturale del «Sole 24 Ore» ne pubblica uno alla settimana dal 2005); l'esempio compreso nel titolo al presente capitolo è stato pubblicato per la prima volta nell'inserto «Tuttolibri» della «Stampa» nel 1997 e lo si è letto poi ovunque; per la sua eleganza sintattica è anche finito nel romanzo di Sandro Veronesi Caos calmo (2005), dove (come già altri palindromi nel romanzo Se non ora, quando? e nel racconto Calore vorticoso di Primo Levi) simboleggia l'aspirazione alla reversibilità del tempo.

Uno dei primi siti internet di giochi con le parole in tutte le lingue era appunto sui palindromi; oggi Twitter pare un veicolo molto adatto alla trasmissione di palindromi.

TECNICA E NOMENCLATURA Il palindromo non è un gioco, ma è una proprietà delle sequenze linguistiche. Il procedimento con cui si scopre o verifica un palindromo viene chiamato retrolettura. Leggendo a ritroso una parola, ovvero compiendo su di essa la retrolettura, si ottengono tre possibili risultati (dal piú infrequente al piú comune): la parola si rivela reversibile perché si riproduce uguale a sé stessa; la parola produce un'altra parola esistente; la parola produce una sequenza di lettere senza significato.

Nel 1924 gli enigmisti italiani hanno codificato la differenza fra palindromo (parola o frase reversibile: osso; amo Roma) e il bifronte (parola che letta a rovescio diventa un'altra: asso = ossa); la distinzione non sempre viene applicata fuori dal circuito dell'enigmistica italiana. Giampaolo Dossena parlava di pseudobifronte per il caso in cui la lettura rovesciata produce una parola inesistente (esso = orse). La scritta AZNALUBMA da leggersi nello specchietto retrovisore non è propriamente uno pseudobifronte perché è a rovescio anche nella forma delle lettere, e non nel loro solo ordine.

Il dizionario italiano ammette come aggettivo sia palindromo sia palindromico; io ritengo preferibile riservare palindromo all'uso come sostantivo, e impiegare palindromico come forma aggettivale.

VARIANTE FONDAMENTALE In italiano è fondamentale la variante dell'antipodo, che è un palindromo che si ottiene: 1. staccando la prima lettera e mandandola in ultima posizione (*b-anana -> anana-b) prima di rileggere al contrario (ananab -> banana); oppure: 2. staccando l'ultima lettera e mandandola in prima posizione (anana-s* -> s-anana) prima di compiere la retrolettura (sanana -> ananas). Il caso 1 viene chiamato antipodo diretto: è segnalato con un asterisco vicino alla lettera iniziale; il caso 2 viene chiamato antipodo inverso: è segnalato con un asterisco vicino alla lettera finale.

RICERCA E COSTRUZIONE Dei due giochi che si possono fare con i palindromi, il caso usuale è che la ricerca sia riservata alle singole parole, mentre la costruzione sia riservata alle frasi. Si possono però anche costruire parole palindromiche, ricercare frasi palindromiche e sia costruire sia ricercare nomi-e-cognomi palindromici.


Dieci palindromi (singole parole).

1. E.

2. 00.

3. Ala.

4. Osso.

5. Radar.

6. Rossor.

7. Ingegni.

8. Ovattavo.

9. Onorarono.

10. Zazzarazzaz.

[OO- è un prefisso, per «uovo», «gamete femminile»; non esistono palindromi regolari di sei lettere in italiano, sono tutti o tronchi, come rossor (o nemmen), o forme spurie, come areerà (da areare, forma errata ma diffusa di aerare); Zazzarazzaz è cantato da Paolo Conte in Bartali].


Dieci frasi palindromiche semplici.

1. Ora farò.

2. Sci a ics.

3. Mon nom.

4. Madam, I'm Adam.

5. I nasi sani.

6. I treni inerti.

7. Ateo poeta.

8. Ai lati d'Italia.

9. Eppure ruppe.

10. Organo d'onagro! (= «Pezzo d'asino!» in lingua preziosa).

[...]


Dieci palindromi per me sensazionali.

VITA DI OBLOMOV I dí protrar torpidi (di don Anacleto Bendazzi).

CONSOLAZIONI SPIRITUALI E tra le amare doglie il goder ama e l'arte (di Cesare Strazza, in arte Il Longobardo).

VITA D'ERGASTOLANO Alle carte t'alleni, nella tetra cella (di Cesare Strazza, in arte Il Longobardo).

È malasorte, ti carbonizzino braci, tetro salame! (di Primo Levi).

In arts it is repose to life: è filo teso per siti strani (di Primo Levi).

VOGLIO SAPERE, A QUALSIASI COSTO E la verità patire vale (di Annamaria Giannini).

ALTI E BASSI DI MONTI A BRUXELLES T'immusonivi dopo divino summit (di Marco Buratti).

CASINÒ 24/24 Or o di notte, giocare numeri ci remunera coi gettoni d'oro! (lettore di Lessico e Nuvole).

NAPOLEONE LO AMMETTE Able was I, ere I saw Elba («Sono stato in gamba prima di vedere l'Elba; ere è una preposizione desueta; il palindromo è un grande classico inglese).

IN GYRUM IMUS NOCTE ET CONSUMIMUR IGNI (y = i; «Andiamo in giro di notte e ci consumiamo al fuoco. Quasi un enigma che si può risolvere come «le lucciole» o anche come «le anime dannate»; palindromo di origine medioevale, forse il più noto dei palindromi. Guy Debord ne ha fatto il titolo di un film).

[...]


Dieci palindromi contro la logica.

HA TORTO A logica, cigola (di Katia Folegati).

AVEVA RAGIONE AD AVER TORTO Era logico cigolare.

CHE TRAGEDIA, ACHILLE, CHE SIATE ARRIVATI PARI! Sciagura! Tra te e tartaruga: ics!

A NON È NON A (titolo di un libro collettivo delle edizioni Sic; palindromo sia letterale, sia sillabico, sia lessicale).

L'ELEATICO IN BREVE È, non è: Zenone!

SPIEGO FILOSOFIA A CHI NON LO MERITA Io vi cito Zenone, zotici voi.

LEWIS CARROLL È l'asso. Da rapidi voli lo vidi paradossale.

NON É PER TUTTI È capacità metamatematica. Pace.

PARADOSSO ORTOGRAFICO No X in Nixon (un classico americano).

STO CERCANDO UN LIBRO DA SPIAGGIA Le do Gödel?

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