Autore bell hooks
Titolo Il femminismo è per tutti
SottotitoloUna politica appassionata
EdizioneTamu, Napoli, 2021, , pag. 208, cop.fle., dim. 11x17x1 cm
OriginaleFeminism is for Eveybody
EdizioneRoutledge, New York, 2015
TraduttoreMaria Nadotti
LettoreSara Allodi, 2022
Classe femminismo









 

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Indice


  IL FEMMINISMO È PER TUTTI.
  UNA POLITICA APPASSIONATA

  Prefazione alla nuova edizione                     15

  Introduzione: avvicinarsi al femminismo            23

  Politica femminista: a che punto siamo             31

  Autocoscienza: un ripensamento continuo            40

  La sorellanza è ancora potente                     49

  Educazione femminista alla coscienza critica       57

  Noi e il nostro corpo: diritti riproduttivi        66

  Belle dentro e fuori                               74

  Lotta di classe femminista                         83

  Femminismo globale                                 94

  Donne al lavoro                                   100

  Razza e genere                                    110

  Mettere fine alla violenza                        118

  Maschilità femminista                             127

  Genitorialità femminista                          135

  Liberare il matrimonio e la coppia                144

  Una politica sessuale femminista:
      un'etica della reciproca libertà              154

  Beatitudine totale: lesbismo e femminismo         166

  Amare ancora: il cuore del femminismo             176

  Spiritualità femminista                           183

  Femminismo visionario                             191


 

 

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Pagina 31

POLITICA FEMMINISTA
A che punto siamo



In parole povere, il femminismo è un movimento che mira a mettere fine al sessismo, allo sfruttamento sessuale e all'oppressione. È la definizione di femminismo che ho proposto in Feminist Theory: From Margin to Center più di dieci anni fa. All'epoca speravo che diventasse una definizione di uso comune e universale. Mi piaceva, perché non implica che gli uomini siano il nemico. Affermando che il problema è il sessismo andava direttamente al cuore della questione. Sostanzialmente, questa definizione sottintende che il problema sono le idee e gli atti sessisti, a prescindere dal fatto che a perpetuarli sia una donna o un uomo, un bambino oppure un adulto. Inoltre è abbastanza ampia da comprendere la consapevolezza del sessismo sistemico istituzionalizzato. Si tratta di una definizione aperta. Per capire il femminismo è necessario capire il sessismo.

Come chiunque sostenga la politica femminista sa, la maggior parte della gente non capisce il sessismo o, se lo capisce, pensa che non sia un problema. Masse di persone pensano che il femminismo consista sempre ed esclusivamente nel tentativo delle donne di essere uguali agli uomini. E una larga maggioranza di queste persone pensa che il femminismo sia anti-uomini. Il loro fraintendimento della politica femminista riflette un semplice fatto: molta gente conosce il femminismo attraverso i mass media patriarcali. Il femminismo di cui sentono più parlare è raffigurato da donne impegnate in primo luogo a favore della parità di genere: pari retribuzione per un lavoro di pari valore e, a volte, condivisione delle faccende domestiche e dell'educazione dei figli da parte di donne e uomini. Vedono che queste donne sono perlopiù bianche e materialmente privilegiate. Sanno dai mass media che la liberazione delle donne ha come proprio fulcro la libertà di abortire, di essere lesbiche, di combattere stupro e violenza domestica. Tra tali questioni, masse di persone concordano con l'idea dell'uguaglianza di genere sul posto di lavoro - pari retribuzione per un lavoro di pari valore.

[...]

Il movimento femminista si è polarizzato fin dall'inizio. Le pensatrici riformiste hanno scelto di mettere l'accento sulla parità di genere. Le pensatrici rivoluzionarie non intendevano semplicemente modificare il sistema esistente in modo che le donne avessero più diritti. Volevamo trasformare quel sistema, mettere fine al patriarcato e al sessismo. Poiché i mass media non erano interessati alla visione più rivoluzionaria, quest'ultima non ha mai ricevuto l'attenzione della stampa mainstream. L'idea di «liberazione delle donne» che ha catturato e continua a catalizzare l'immaginazione del pubblico era sempre la stessa: le donne vogliono ciò che hanno gli uomini. Ed era l'idea più facile da capire. I cambiamenti nell'economia della nostra nazione, la depressione economica, la perdita di posti di lavoro eccetera, hanno fatto si che il clima fosse maturo perché i cittadini della nostra nazione accettassero il concetto di uguaglianza di genere nel mondo del lavoro.

[...]

Se era nell'interesse del patriarcato capitalista suprematista bianco mainstream tacitare il pensiero femminista visionario che non era anti-uomini o preoccupato di far ottenere alle donne il diritto di essere come gli uomini, anche le femministe riformiste non vedevano l'ora di ridurre al silenzio queste forze. Il femminismo riformista è diventato la loro strada per raggiungere la mobilità sociale. Potevano liberarsi del dominio maschile nel mondo del lavoro ed essere più autodeterminate nei loro stili di vita. Il sessismo non era finito, ma loro potevano massimizzare la propria libertà all'interno del sistema esistente. E potevano contare sul fatto che ci fosse una classe inferiore di donne subordinate e sfruttate per fare il lavoro sporco che loro si rifiutavano di fare. Accettando e anzi colludendo con la subordinazione delle donne povere e della classe operaia, non solo si alleano con il patriarcato esistente e con il sessismo che a esso si accompagna, ma si arrogano il diritto di condurre una doppia vita: da uguali agli uomini nel mondo del lavoro, e a casa quando vogliono starci. Se scelgono il lesbismo, hanno il privilegio di essere uguali agli uomini nel mondo del lavoro e, al contempo, di servirsi del potere di classe per creare stili di vita domestici nei quali possono scegliere di avere poco o nessun contatto con gli uomini.

Il femminismo come stile di vita ha fatto da battistrada al concetto che potessero esserci tante versioni di femminismo quante sono le donne. A un tratto la politica è stata lentamente rimossa dal femminismo. E si è imposta l'idea che, a prescindere dalle idee politiche di una donna, conservatrice o progressista che fosse, anche lei avrebbe potuto adattare il femminismo al proprio stile di vita. Va da sé che questo modo di pensare ha reso più accettabile il femminismo, perché il suo assunto di base è che le donne possono essere femministe senza mettere in discussione e modificare a fondo sé stesse o la cultura. Prendiamo, per esempio, la questione dell'aborto. Se il femminismo è un movimento che mira a mettere fine all'oppressione sessista, e se privare le donne dei diritti riproduttivi è una forma di oppressione sessista, allora non si può essere anti-scelta e femministe. Una donna può ribadire che non sceglierebbe mai di abortire, dichiarandosi tuttavia a favore del diritto di scelta delle donne, ed essere ancora una sostenitrice della politica femminista. Non può essere contro l'aborto e fautrice del femminismo. Analogamente, non ci può essere un «femminismo di potere» se la visione del potere evocata è quella di un potere acquisito attraverso lo sfruttamento e l'oppressione altrui.

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Pagina 40

AUTOCOSCIENZA
Un ripensamonto continuo



Femministe non si nasce, lo si diventa. Non si diventa sostenitrici della politica femminista semplicemente perché si è avuto il privilegio di nascere femmine. Come accade con tutte le posizioni politiche, si comincia a credere nella politica femminista attraverso la scelta e l'azione. Quando le donne hanno preso a organizzarsi in gruppi per discutere tra loro della questione del sessismo e del dominio maschile, avevano chiaro che le femmine vengono socializzate a credere a idee e valori sessisti tanto quanto i maschi, con la sola differenza che i maschi beneficiano del sessismo più delle femmine e di conseguenza è meno probabile che vogliano rinunciare al privilegio patriarcale. Prima di poter modificare il patriarcato, noi donne dovevamo cambiare noi stesse aumentando il nostro livello di consapevolezza.

L'autocoscienza femminista rivoluzionaria ha messo in evidenza quanto sia importante comprendere il patriarcato come sistema di dominio, capire come si è istituzionalizzato e in che modo lo si perpetua e lo si mantiene. Identificare le forme in cui il dominio maschile e il sessismo si manifestano nella vita di tutti i giorni ci ha rese consapevoli dei modi in cui veniamo vittimizzate, sfruttate e, nel peggiore dei casi, schiavizzate. Nella fase iniziale del movimento femminista contemporaneo non era infrequente che i gruppi di autocoscienza diventassero spazi nei quali le donne davano semplicemente sfogo all'ostilità e alla rabbia repressa riguardo alla loro condizione, occupandosi poco o nulla delle strategie d'intervento e trasformazione. Fondamentalmente, molte donne ferite e sfruttate usavano il gruppo di autocoscienza come terapia. Era il luogo dove rivelavano e mostravano apertamente la profondità delle loro ferite intime. Tale aspetto confessionale serviva da rituale curativo. Attraverso l'autocoscienza le donne acquisivano il coraggio di sfidare le forze patriarcali sul posto di lavoro e in casa.

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Pagina 138

Mi capita spesso di raccontare questa storia: mi trovo a una cena elegante durante la quale una donna descrive il suo modo di disciplinare il figlioletto pizzicandolo con forza, stringendo la sua giovane carne per tutto il tempo che ci vuole per ridurlo alla ragione. Tutti approvano la sua fermezza e la sua inflessibilità. Io mi permetto di dire che forse si tratta di un'angheria: non è escluso che dai semi che sta piantando nel figlioletto possa crescere un uomo che maltratta le donne. Significativamente, dico agli astanti che se fosse stato un uomo a raccontarci che per ridurre alla ragione una donna la pizzicava con forza, quel gesto sarebbe stato immediatamente considerato un sopruso. Eppure quando viene fatto del male a un bambino, questa forma di dominio negativo è condonata. Non si tratta di un incidente isolato: madri e padri compiono ogni giorno sui figli atti di violenza ben più gravi.

La crisi che i bambini di questo paese si trovano ad affrontare è che lo scontro tra pensiero patriarcale e mutamenti femministi sta rendendo il focolare domestico una zona di guerra ancor più di quanto non fosse quando il dominio maschile era la norma in ogni famiglia.

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Pagina 143

[...] In una cultura che mette la famiglia patriarcale biparentale su un gradino più alto di qualsiasi altro tipo di struttura, tutti i bambini si sentono emotivamente insicuri quando la loro famiglia non è all'altezza dello standard. La visione utopica della famiglia patriarcale resta intatta malgrado tutte le prove dimostrino che il benessere dei bambini non è più sicuro in una famiglia disfunzionale diretta da un uomo che in una famiglia disfunzionale diretta da una donna. I bambini hanno bisogno di crescere in ambienti amorevoli. Dove il dominio è sovrano, manca l'amore. Dei genitori affettuosi - che siano single o in coppia, gay o etera, che a dirigere sia una donna o un uomo - hanno maggiori probabilità di crescere figli sani, felici e dotati di una solida autostima. Nel futuro movimento femminista dovremo impegnarci molto di più per mostrare ai genitori come mettere fine al sessismo cambi in meglio la vita familiare. Il movimento femminista è pro-famiglia. Mettere fine al dominio patriarcale sui bambini, da parte di uomini e donne, è il solo modo per fare della famiglia un luogo dove i bambini possano essere al sicuro, dove possano essere liberi, dove possano conoscere l'amore.

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Pagina 153

Il dominio patriarcale maschile nel matrimonio e nelle unioni è stato la principale causa di separazione e divorzio nella nostra società. Tutti gli studi recenti sui matrimoni riusciti mostrano che la parità di genere crea un ambiente in cui entrambi i membri della coppia hanno buone probabilità di affermarsi. La possibilità di affermarsi crea una maggiore felicità e, anche se il matrimonio non dura per sempre, l'amicizia tra pari su cui essa poggiava continua. Concretamente, nel futuro movimento femminista passeremo meno tempo a criticare i vincoli matrimoniali patriarcali e dedicheremo maggior impegno a mostrare delle alternative, a mostrare il valore delle relazioni paritarie che si fondano sui principi dell'uguaglianza e del rispetto e sulla convinzione che, se si vuole che le unioni siano soddisfacenti e durevoli, è necessario che la soddisfazione e la crescita siano reciproche.

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