Copertina
Autore Roberto Benigni
CoautoreVincenzo Cerami
Titolo La vita è bella
EdizioneEinaudi, Torino, 1999, Tascabili Stile libero 650 , Isbn 978-88-06-15356-4
LettoreRenato di Stefano, 2000
Classe cinema , umorismo
PrimaPagina


al sito dell'editore


per l'acquisto su IBS.IT

per l'acquisto su BOL.IT

per l'acquisto su AMAZON.IT

 

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 5

Mamma mia ho vinto l'oscar
di Roberto Benigni

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 6

Il titolo.

Ho scelto il titolo La vita è bella perché sembra una frase consumata e invece vuol dire proprio quel che dice: la nostra vita è bella. Anche nei grandi momenti di sconforto quella frasettina spezza il costato, avviluppa il cuore, fa sentir piú dolce tutto il mondo. E' anche un bel verso, ora perché l'abbiamo già sentito mille volte, ma il primo uomo che ha detto a una donna: «I tuoi occhi sono come le stelle» è il piú grande poeta del mondo. Cosí come chi ha detto la prima volta «la vita è bella». Anche Primo Levi molto dolorosamente in Se questo è un uomo scrive: «Pensavo che la vita fuori era bella e che avrebbe continuato a essere bella». «La vita è bella» è una frase che usa anche Trotzkij alla fine dei suoi diari. L'ha trovata Vincenzo Cerami, uno dei piú grandi sceneggiatori del mondo, quando ci vuole ci vuole!

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 6

La vita è bella come la vedo io.

Il film è sdrammatico. Non è una parodia e non è neppure un film neorealista, è una fiaba. Non è malinconico, è commovente e la cosa è ben diversa. Quando la risata sgorga dalla lacrima si spalanca il cielo. Finisce il primo tempo che gli spettatori hanno le lacrime agli occhi dalle risate e il secondo tempo che hanno le risate per le lacrime agli occhi.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 10

Il comico e il pregiudizio.

La vita è bella non è una commedia, ma io sono un comico, questa è la differenza. Ci sono dei pregiudizi contro la commedia. Einstein diceva: «E piú facile disintegrare un atomo che un pregiudizio».

Talvolta soltanto i clown arrivano a esprimere quello che gli attori tragici non riescono a esprimere.

Nel film il mio personaggio resta un clown in un campo di concentramento che prova a sopravvivere in una situazione estrema. Un uomo travestito da donna è il livello piú basso della farsa. Ma questo travestimento arriva nel momento piú tragico del film: quando il mio personaggio sta per morire. Allora io utilizzo il trucco piú terra terra della farsa per farne una tragedia, è l'ultima risata in quell'orrore, una risata che ci resta di traverso in gola. La scena mi piace perché lí non sono piú comico, ma orribile. E come dice Montale, «Tra l'orrore e il ridicolo il passo è un nulla».

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 11

La bellezza e l'autenticità.

Non volevo fare della teoria sul destino o sull'eterna questione del «perché». Il mio dovere è quello di raccontare una bella storia. Se si parte da una storia autentica per farne un brutto film la storia non è piú autentica, e poco importa allora che parli dell'Olocausto. Fare un buon film serve a comprendere meglio quello che è successo. Perché se il film è bello, la storia che racconta diventa vera.

Ero molto depresso durante la lavorazione della seconda parte del film, la troupe era silenziosa, vicina alle lacrime. E' stato difficile. Ma la tragedia è molto vicina al mio animo... Come regista e attore ho dovuto rimanere freddo e non troppo coinvolto per non perdermi. Anche quando uno scrive un poema deve pensare alle sillabe e alle rime. E' quasi matematica. Mi piace questa contraddizione: Schiller, Byron o Dante hanno dovuto essere molto meccanici per colpire le emozioni e le sensibilità profonde.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 12

L'inquietudine del comico.

Un vero comico deve inquietare, se no è semplicemente un cabarettista, un attore brillante. L'impulso dentro di me è fare il tragico, ma non c'è niente da fare, la carne è fatta in maniera comica. Proprio le poppe, i peli che c'ho addosso mi si muovono in maniera comica. Ogni volta che penso a un film nuovo penso a una di quelle cose tragiche, ma proprio pesanti. Poi le ginocchia, le cosce partono in maniera comica e mi ributto sul corpo. Il comico deve inquietare, come inquietava Troisi, come inquietava Totò. I comici devono avere qualcosa che non funziona. Anche se ormai è diventato un luogo comune, la bellezza, la solitudine del comico. A me invece piace la gaiezza. Come diceva Edgar Allan Poe: «La solitudine è una bellissima cosa, specialmente se la puoi dividere con qualcuno».

La guitteria.

Fare il guitto è insieme una difesa e una condanna. Sul palco si è posseduti da un angelo sterminatore, si è fragili come grilli dentro un uragano. Si fanno errori a volte, ma è per debolezza, per fragilità. Un comico non sa essere furbo. Sa qual è l'anagramma che ha elaborato col mio nome Stefano Bartezzaghi? Birbone integro. Mi ci ritrovo molto: io all'integrità morale ci credo.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 50

Un'altra maestra.

GUIDO Ha letto la circolare núnisteriale sull'igiene infantile?

MAESTRA (mente) Certo!

L'ultima è Dora. Guido appoggia la mano al muro e incrocia le gambe.

GUIDO Che fa domenica?

DORA Eh?

GUIDO No, dico... domenica è Santa Maria, la festa della Madonna, che fa?

DORA Ah, vado a teatro!

GUIDO A vedere che?

DORA Offenbach...

GUIDO Ah, già è vero! Beh, allora arrivederci!

E fa per andarsene. Ma la direttrice alza la voce e, prendendo un tono ufficiale, si rivolge ai bambini.

DIRETTRICE (forte) Il signor ispettore, come sapete, è venuto da Roma per parlarci del manifesto razzista della razza firmato dai piú illuminati scienziati italiani.

Cosí dicendo mostra il manifesto attaccato alla parete, che Guido sbircia velocemente.

DIRETTRICE Egli - e noi ne siamo onorati - ci dimostrerà che la nostra razza è una razza superiore, la migliore di tutte! Seduti ragazzi... (A Guido) Prego ispettore!

E si fa di lato. Il silenzio è di piombo. Tutti guardano Guido, che non sa cosa fare. Dora è quasi spaventata.

GUIDO (alla direttrice) La... nostra razza?

DIRETTRICE E' superiore!

Di colpo Guido assume una posa scultorea, monumentale.

GUIDO Ecco... sono qua, come avete testé sentito... per illustrarvi la superiore bellezza della nostra razza. Sono stato scelto io dagli scienziati italiani per dimostrarvi acciocché voi sappiate quanto la nostra razza è superiore a tutte.

In men che nulla balza in piedi sopra la cattedra e si mostra ai bambini in tutta la sua bellezza.

GUIDO Perché hanno scelto me? Ma c'è bisogno di spiegarlo, bambini? No, dico... partiamo magari da una cosa che uno dice «che sarà»... l'orecchio...

E mostra l'orecchio sinistro ai bambini.

GUIDO Il... padiglione auricolare sinistro con la campanula pendente finale... cartilagine mobile, piegabile. Ora dico: trovatemene uno meglio e io me ne vado, per carità... però me lo dovete far vedere questo orecchio! Ah, ah... mi fanno ridere gli orecchi spagnoli. Le cartilagini francesi mi fanno spanciare. (Alza la voce, quasi grida) Il padiglione russo mi fa schifo! Non lo volevo dire, ma quando ci vuole ci vuole. Bambini, le razze esistono eccome...

Si tira su un pantalone e solleva il ginocchio.

GUIDO Bambini... no, dico...

E indica il ginocchio col dito teso.

GUIDO ... Un minuto di attenzione prego... questa si chiama «piegatura di gamba ariana con movimento circolare del piede italico... caviglia etrusca su stinco romano»... in Belgio se la sognano! Ma andiamo avanti.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 96

Applausi.

Gli ascari si stanno dirigendo verso il tavolo dei fidanzati, ma l'orchestra, riprendendo a suonare, si gira tutta dall'altra parte e lentamente si blocca.

Un signore che stava agitando una bottiglia di champagne si ferma.

Dall'ingresso principale sta entrando nell'albergo un uomo in smoking su un cavallo verde locusta: un'immagine surreale. Sul puledro compare l'aggressiva scritta «Achtung cavallo ebreo». Guido è in groppa, la faccia accesa da un grande sorriso.

Tutti, presi alla sprovvista, rimangono senza fiato.

Il cavaliere fa il giro della sala. Passa davanti ai musicisti, prende la bottiglia di champagne dalle mani del signore che la stava stappando e fa un gesto all'orchestra.

GUIDO Musica maestro!

Quello attacca, divertito perché crede a una trovata spettacolare dell'albergo, come tutti d'altronde.

La musica è ancora piú forte di prima.

Ferruccio scatta in piedi, accanto alla Guicciardini che dorme profondamente nella sua poltrona, il cane in mano che abbaia.

FERRUCCIO (tra sé, sbalordito) Guido! ...

Il cane gli scappa, lo riacchiappa.

Lo zio, che stava versando del cognac in un bicchiere, si ferma e si attacca alla bottiglia.

Guido a cavallo finisce il giro della sala e si ferma davanti ai festeggiati.

L'orchestra smette di suonare.

Guido allunga una mano verso Dora.

GUIDO Prego, principessa!

Dora è eccitata e spaventata insieme. Esita, ma solo per un attimo.

Rodolfo fissa il cavaliere, con un grave sospetto.

RODOLFO Ma lei?...

GUIDO (a Dora) Veloce, principessa!

Lei si mette in piedi sulla sedia, sale sul tavolo e poi si accomoda sul cavallo fra le braccia del cavaliere.

Guido offre la bottiglia di champagne a Rodolfo.

GUIDO Auguri!

Quello la prende e la tiene distrattamente in mano chiedendosi dove ha già visto quell'uomo. Tutti intorno a lui sono convinti che si tratti di una messa in scena organizzata dall'hotel.

Lo zio, dietro, accanto alla torta etiope in braccio agli ascari, a un passo da Rodolfo, cogliendo perplessità nella madre di Dora e nel fidanzato, fa improvvisamente partire un applauso. L'orchestra allora riattacca con forsennata allegria. E il cavallo riparte verso l'uscita.

Rodolfo si allarma sempre di piú, mentre il tappo della bottiglia di champagne che ha in mano lentamente si solleva.

RODOLFO (ha un'illuminazione) Ma quello...

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 128

Guido ha bisogno di darsi di nuovo la carica perché Giosuè sta per scoppiare a piangere. Si stropiccia grottescamente le mani.

GUIDO (soddisfatto) Ah! Che t'avevo detto? Una cosa eccezionale. (Forte) Siamo prenotati... due singoli.

E vanno verso un letto libero, il primo in basso di un castelletto.

GUIDO Andiamo, se no ci fregano il posto.

Padre e figlio occupano un letto solo, il primo in basso. I due di sopra sono già occupati. Il ragazzino è triste, l'ambiente non gli piace. Si siede sulla branda coi lacrimoni. Il padre se ne accorge.

GUIDO Allora dormiamo qui, ci stringiamo... Giosuè!?

GIOSUČ Qui è bruttissimo. Puzza. Voglio andare dalla mamma!

GUIDO Ci andremo.

GIOSUČ Ho fame.

GUIDO Mangeremo, Giosuè.

GIOSUČ E poi sono cattivi cattivi, urlano.

GUIDO Per forza, il premio è grosso, devono essere severi, duri... Il carro armato vero fa gola a tutti, Giosuè!

GIOSUČ Non ci credo che si vince un carro armato vero!

GUIDO Ti dico di sí!

GIOSUČ E che bisogna fare? La posso vedere la mamma?

GUIDO Quando finisce il gioco.

Bartolomeo, un prigioniero di vecchia data, smagrito nella sua vecchia divisa a righe, si affaccia dalla branda piú alta del castelletto accanto e ascolta pieno di pietà.

GIOSUČ E quando finisce?

GUIDO Bisogna arrivare a... a mille punti. Chi ci arriva vince il carro armato.

GIOSUE Il carro armato? Non ci credo. (Piagnucola) Ce la danno la merenda?

GUIDO (preso di sorpresa) La merenda? Ora vediamo... si domanda, son tutti amici qua...

Alza lo sguardo e vede Bartolomeo che da lassú segue i discorsi.

GUIDO Guarda chi c'è! Hai visto chi c'è lí?... E' coso...

BARTOLOMEO Bartolomeo.

GUIDO Eh, Bartolomeo... è già passato quello che dà il pane con la marmellata?

Bartolomeo, senza cambiare espressione, fa sí con la testa.

GUIDO Lo sapevo, s'è fatto tardi. Ripasserà, no?

Bartolomeo solleva le spalle.

In quell'istante entra nella camerata un caporale delle SS accompagnato da due soldati armati. Il caporale è un uomo corpulento, dall'aria severa. Si guarda indietro come per aspettare qualcuno. Ma ha fretta.

CAPORALE (in tedescp) C'è un italiano che parla tedesco?

Restano tutti muti e spaventati. Guido parla piano a Bartolomeo.

GUIDO (sussurra) Che ha detto?

BARTOLOMEO (pianissimo) Cerca uno che parla tedesco! Spiega tutte le regole del campo!

Subito Guido alza la mano.

BARTOLOMEO (pianissimo) Sai il tedesco?

Il caporale fa segno a Guido di mettersi accanto a lui.

GUIDO (andando, pianissimo) No.

Guido si affianca al caporale che immediatamente si rivolge ai nuovi prigionieri con voce stentorea.

CAPORALE (in tedesco) Fate tutti attenzione! Parlo una volta sola!

E guarda Guido che traduce.

GUIDO (con lo stesso tono militare) Comincia il gioco... chi c'è c'è, chi non c'è non c'è!

CAPORALE (in tedesco) Siete stati portati in questo campo per una sola ragione.

GUIDO (traduce) Si vince a mille punti... il primo classificato vince un carro armato vero...

CAPORALE (in tedesco) Dovete lavorare.

GUIDO Beato lui!

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 188

Intanto, da tutt'intorno, giungono i rumori di altri mezzi militari americani, jeep e moto. Si sente qualche parola in lingua inglese.

La torretta del carro armato si apre e compare un giovane soldato americano, che vede il bambino e sorride. Scruta il campo deserto, poi punta di nuovo gli occhi su Giosuè.

CARRISTA Hi boy!

Giosuè fissa l'enorme carro armato, che è in moto. Fa un passo avanti.

GIOSUČ E' vero!

E' pazzo di felicità. Alle sue spalle i soldati americani vanno e vengono, le armi in pugno.

CARRISTA (in inglese) Sei solo bambino? Come ti chiami? Non capisci quello che dico? Ti diamo un passaggio... vieni, vieni... sali...

E fa il gesto con la mano.

Giosuè non ci pensa due volte. Si arrampica tutto felice.

SCENA 83

Campagna. Esterno giorno

Campi larghi e fioriti scendono dolcemente a valle verso una strada in terra battuta ai piedi delle colline. I sopravvissuti del campo stanno camminando verso la strada, dove quelli che li hanno preceduti si allontanano. Sono sparsi, disordinati, le gambe incerte. Troppo stanchi per esultare. Tra loro si fanno largo i mezzi motorizzati dell'armata americana: motociclisti, militari in jeep.

Il panorama è visto da sopra il carro armato, che scende giú lentamente.

Sul carro, accanto alla torretta, attaccato al carrista americano, c'è Giosuè, eccitato, incantato, che mette in bocca l'ultimo pezzetto di cioccolata.

Il carro sorpassa i poveretti, molti dei quali, stanchi, ogni tanto si seggono sull'erba per riprendere respiro.

D'improvviso il bambino si volta: il carro armato è passato vicino a qualcuno che lui conosce.

GIOSUČ (grida) Mamma!

Il carro si ferma, il piccolo si precipita giú e risale di qualche metro la collina a tutta velocità.

GIOSUČ (grida) Mamma!

Corre e si getta sulla madre, seduta sull'erba vicino a un albero di ciliege. Lei cade all'indietro, Giosuè le è sopra e la bacia.

DORA Giosuè!

Lei se lo guarda, se lo guarda, paralizzata dall'euforia.

GIOSUČ Abbiamo vinto!

DORA (con un sorriso) Sí, abbiamo vinto!

GIOSUČ Mille punti! Da schiantare dal ridere. Primi! Si torna a casa col carro armato... abbiamo vinto!

Lei se lo mangia con gli occhi, la nuca nell'erba fresca. Lo solleva con le braccia. E lui ride.

| << |  <  |