Copertina
Autore Stefano Benni
Titolo Bar sport duemila
EdizioneFeltrinelli, Milano, 1997, I Narratori , Isbn 978-88-07-01529-8
LettoreRenato di Stefano, 1997
Classe narrativa italiana
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Indice


Pag.
  7  Psicopatologia del bancone da bar
 13  Il Bar Peso
 22  Il Bar Fico
 28  Il destino di Gaetano
 37  L'incazzato da bar
 43  Cronaca mondana
 49  Come Amedeo combattè contro il Booz
 58  Il ritorno delle vecchiette
     nell'angolino
 61  I due cbe devono andare al cinema
 64  Il sax del Nuvola Rossa
 81  Il Bar della Pinna
 92  Il neotecnico da bar
100  Il piccolo Franz (favola dolce)
105  L'UIB e l'UCV (L'Uomo Invisibile al
     Barista e l'Uomo Col Vocione)
108  Underground
119  Il Diditì, o il drogato da telefonino
125  Sigismondo e Vittorina
133  I bar più strani del mondo
138  Gli atleti
142  Il Paradiso in Terra
147  Il mistero del distributore
     automatico
151  La riparazione del nonno
160  Il bar di una stazione qualunque

 

 

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Pagina 7 [ inizio libro ]

PSICOPATOLOGIA DEL BANCONE DA BAR
Una strana e contagiosa malattia ha iniziato a colpire i bar e i locali pubblici verso la fine degli anni settanta: il suo nome è "sindrome del bancone", o megalobancomania. Questa sindrome porta a cambiare ossessivamente il bancone del bar ogni quattro-cinque anni. E ogni volta il bancone diventa più grande, più scomodo ed esteticamente incomprensibile. Si possono così incontrare, in piccoli bar di paese, dei monoliti di alabastro nero del peso di dieci tonnellate, portati lì da non si sa quale astronave. Parimenti dei bellissimi banconi di legno perfettamente funzionanti vengono sostituiti con banconi a "esse", a labirinto, pralinati con lapislazzuli, in materiali che vanno dalla bachelite arancione al vetro blindato. Gli stili passano dal rococò-maya al neo-torronico bugnato, dal liberty-linoleum al Barbie-Goodzilla, dal Cheope-Chippendale al post-Benito, dal gotico-zotico al Luigi-X-Files, dall'assiro-bullonese al techno-etrusco, in una gamma di orrori mineralogici e geometrici senza limiti di spesa, di tonnellaggio e di vergogna. Ecco alcuni dei più strabilianti.

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Pagina 38

L'INCAZZATO DA BAR
...
Con chi è incazzato?
Difficile dirlo. Con "quelli là" con "i soliti" con "lei sa bene di chi parlo", forse il governo, forse l'opposizione, forse i vigili, forse gli americani, i padroni di cani, i capostazione o un allenatore di calcio. La sua incazzatura è così globale e pervasiva che può passare da un obiettivo all'altro nella stessa ispirazione di fiato. Esempio:

"Ci tassano, ci tassano, le strade sono piene di buchi e ci vorrebbe niente a ripararli ma si sa che certa gente non va mai in galera e gli allenatori hanno i loro preferiti, del resto per ritirare una raccomandata ci vogliono tre ore di fila, e chi paga?".

Oppure:

"I controllori di volo guadagnano dieci volte me, ma io devo pagare la tassa sui rifiuti anche per la spazzatura che fanno i marocchini, e per avere un idraulico o una TAC devo far domanda su carta bollata, e lo sa anche lei che da noi ormai comandano le donne e le auto blu, alla fine, chi le paga?".

Idee politiche dell'incazzato

Quasi impossibili da stabilire. La sua ideologia ringhia e saltella su un ring che comprende razzismo e paternalismo, estetica nazista e repulisti staliniani, buonsenso e guerriglia, non nominando mai i nemici per nome ma chiamandoli appunto "quelli là" o vaporizzandoli in un vortice di insulti. Il suo odio indistinto è rivolto verso ogni forma di vita amministrativa, sociale e animale (ad esempio i cassieri degli sportelli e i ragazzi che vanno in discoteca, i cani che sporcano per strada). Perciò è difficile attribuirlo a uno schieramento politico, anche se ha i suoi amori, che sono per lo più beceri televisivi, tiranni del passato e chiunque abbia usato il mitra in maniera seriale.

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Pagina 49

COME AMEDEO COMBATTE', CONTRO IL BOOZ
"Il videogame o gioco elettronico è sicuramente una delle novità culturale più rilevanti nel settore svago e spasso del bar: la sua comparsa è pari, per importanza, a quella del Biliardo, del juke-Box e del Flipper. Ma il suo inserimento nel tessuto ludico-baristico è stato più traumatico e la frattura epistemologica più netta." Così dice il famoso filosofo da bar René Tombolini, morto l'anno scorso in una rissa dopo una morra.

"Il videogame," prosegue il Tombolini, "accentua la tendenza prevalente di questa fine secolo, e cioè lo slittamento dell'offerta di variabili tecno-aleatorie verso aree giovanili con progressiva emarginazione e musealizzazione del "ludus" senile."

In parole povere, si pensa sempre di più a giochi per giovani, che richiedono riflessi, lucidità e dominio delle lingue, mentre agli anziani vengono riproposte sempre le vetuste bocce, stecche e carte. Se il biliardo, infatti, non ha limiti di età, se il juke-box ha un apposito settore revival, e se anche un anziano può accostarsi a un flipper una volta spiegatagli la differenza tra tilt e ictus, il videogame comporta "un gap generazionale-neurologico non colmabile con un parziale adattamento al segmento simbolico". (Citiamo sempre il Tombolini.)

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Pagina 130

SIGISMONDO E VITTORINA
... In casa di Sigismondo, la situazione era altrettanto drammatica. Incombeva un'aria da tragedia classico-caraibica all'ultimo atto. Sigismondo aveva posto la gabbia di Ramón Pérez sul tavolo, fatto quanto mai inusuale, e gli aveva versato nella mangiatoia tutto il miglio mensile, quasi tre etti.

- Mangia, mangia amico mio, è Natale - disse con gli occhi lucidi.

Ma Ramón, sbocconcellati i primi chicchi, arruffò le piume della fronte e guardando negli occhi Sigismondo, capi quello che in verità aveva capito già da tempo, dal momento in cui era stata pronunciata quella frase fatale: "anatra all'arancia all'araba".

Spalancò le ali con possenza di aquilotto, le richiuse sul petto e così severamente parlò:

- Ho quarantasei anni, età non eccessiva per un pappagallo che, come forse sai, può vivere fino a cento. Ho trascorso un'infanzia felice, tra gli eucalipti di Santa Maria de la Mar. Tu lo ignori, ma ho avuto dodici figli da una pappagalla porta-ordini dell'esercito di stanza a Guantanamera. Tre di loro sono morti di morte naturale, quattro vivono in gabbia, ma cinque erano ricognitori del gruppo di assalto "Guevara" distintosi nelle guerre in Angola. Tutti sono scomparsi combattendo.

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Pagina 133

I BAR PIU STRANI DEL MONDO
Il locale più esclusivo del mondo è sicuramente il Foera di Cape Ice, tra i ghiacci dell'Artide. Il proprietario non accetta meridionali, ma essendo Cape Ice praticamente a un passo dal Polo Nord, ogni cliente che entra risulta proveniente da Sud, e viene quindi cacciato. A Cape Ice, oltre al proprietario del locale, vivono solo altri due abitanti. Di questi uno è su una sedia a rotelle (e il Foera non accetta handicappati). L'altro è eschimese (e il Foera serve solo bianchi).

Il proprietario perciò passa il suo tempo a confezionare cocktail che, non potendo servire a nessuno, è costretto a bere. Col tempo è diventato completamente alcolizzato, finché un giorno) dopo aver appeso alla porta del bar la scritta non si servono ubriaconi", si è chiuso fuori ed è morto congelato.

Uno dei locali più strani del mondo è certamente l'Incontro, un single bar nell'isola micronesiana di Wailuhu. Il locale appartiene alla signora Wanono e possono entrarci solo i single, cioè persone non sposate, o che vicono da sole. L'isola Wailuhu ha in tutto tre abitanti. La signora Wanono e i coniugi Jim ed Helena Weihulani, che si sono conosciuti proprio all'Incontro, quarant'anni fa, Perciò da quarant'anni nessuno entra più nel bar, ma la signora Wanono lo tiene aperto.

"Non si sa mai," sostiene "una sera a qualcuno potrebbe fermarsi l'auto sotto la neve e potrebbe cercare rifugio qui e aver bisogno di una buona zuppa di fagioli e di un po' di compagnia."

La dedizione della signora Wanono al suo locale è ammirevole, tanto più che su Wailuhu non ci sono strade, né automobili, non nevica mai e non esistono fagioli.

Il bar più affollato del mondo è sicuramente la birreria Infierno di Tijuana, nel Messico. Si è calcolato che il locale, che non supera i settanta metri quadrati, nelle sere di punta possa contenere fino a tremila persone.

L'arredamento del bar è quanto mai spartano: ci sono dieci barili di birra per servirsi e dieci barili di birra vuoti per pisciarci dentro. Il fatto che da undici anni nessun camion di birra sia stato visto rifornire il locale, comincia a seminare qualche inquietudine tra i clienti.

Il bar più grande del mondo è il Ristoro della Balena. Vi si serve solo plancton ed è aperto giorno e notte. E noto anche con il nome di Oceano Pacifico.

Il bar più piccolo del mondo era il graziosissimo KyuShiu di Osaka, ma purtroppo nel 1994 cadde nel caffè di un cliente e non è mai più stato ritrovato.

Il locale sado-maso più efferato che si conosca è in una strada malfamata di East Chicago. Appena si entra la luce è calda e confortevole, il barista è gentilissimo, i camerieri sorridono in continuazione. Entraineuse di mezza età, in scialletti di lana e vestaglie, intrattengono i clienti. Tra i tavoli ci si scambiano le foto delle famiglie, si parla di pesca, di lotterie e di adesivi per dentiere. A mezzanotte c'è il numero del "Grande letto". I clienti vengono invitati da una nonnetta vestita di cuoio a mettersi il pigiama, dopodiché vengon loro cantate ninnananne fino al sopore. Chi era preparato a una notte ricca di eccessi, esce sconvolto, perché non c'è dark-room che possa uguagliare la strepitosa malvagità di ciò che gli viene fatto li dentro.

Il bar più alternativo del mondo non è ancora stato scoperto, ma potete individuarlo da una particolarità. Mentre i bar conservatori hanno un solo schermo televisivo, i bar alternativi ne hanno da dieci a duecento, per sottolineare la grande indipendenza e autonomia dei clienti dal mezzo televisivo.

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Pagina 165 [ fine libro ]

- E' difficile parlare con un uomo che ha gli occhiali neri, - pensò il vecchio - non si vede mai cosa pensa davvero. Forse l'ho annoiato. O forse il mio discorso lo ha toccato. Sembra che a certuni parlar di speranza metta paura. Eppure a me questa gente che parte e torna mette allegria. Sì, saran avidi, nervosi, pigri, disordinati, cialtroni, si spingono e si rubano il posto ma hanno diritto di provarci un'altra volta, han diritto di cercarsi un posto migliore, o di tornare a casa e ricominciare. Sì, ricominciare almeno una volta prima di rassegnarsi. Non è molto, ma è qualcosa.

Una famiglia gli passò davanti di corsa, il treno stava arrivando. Un bambino correva goffo, trascinando un triciclo rumoroso. La bimba teneva la mano sul cappello di paglia per non perderlo. Il padre aveva un gilè da pescatore a trenta tasche e naturalmente non trovava più il biglietto. La madre lo perquisiva rimproverandolo. Il barbone, guardando la scena; rise. Il nero addormentato si svegliò sbadigliando come un leone.

Il vecchio aveva finito la birra, si asciugò la fronte e usci, un po' barcollante, sulla pensilina del primo binario. Venendo dall'aria condizionata del bar, fu come tuffarsi nel brodo. Vide il Silenzioso che si avviava verso l'uscita. Gli sembrò che non avesse più la valigia, ma non ci fece troppo caso. Era troppo incantato a guardare la gente. Gli sembrava di aver scoperto qualcosa, qualcosa di importante che gli sarebbe servito per quello che gli restava da vivere.

"Se avessi con me un quaderno ce lo scriverei sopra" pensò.

"Oggi, stazione di Bologna, due agosto di un anno vicino al duemila, ore dieci e venti del mattino, tutti sono allegri perché partono, e faccio finta di partire anch'io."

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