Copertina
Autore Stefano Benni
Titolo Elianto
EdizioneFeltrinelli, Milano, 1996, I Narratori , Isbn 978-88-07-01495-6
LettoreRenato di Stefano, 1996
Classe narrativa italiana
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Indice


     Parte prima
     La mappa magica

 13  Prologo
 17  l. Personaggi e intepretí
 25  2. Villa Bacilla
 35  3. Mano-di-lumaca
 40  4. Siate maggioranza!
 46  5. Il sacro Tempio
 53  6. Il ballerino di tango
 57  7. Lucifero
 64  8. Sibilla
 70  9. La partenza di Fuku
 74  10. Satagius
 79  1l. La biblioteca angelica
 85  12. Il Grande Chiodo

     Parte seconda
     Il viaggio nei sette mondi

 93  13. Protoplas
104  14. Capitan Guepière
118  15. Neíkos
128  16. Rollo Napalm
133  17. La macchina di Noon
139  18. Bludus
150  19. Mnemonia
156  20. Medium
166  2l. I dubbi di Esatto

     Parte terza
     Chi salverà Elianto?

177  22. Lo zoo fantasma
187  23. La dottoressa Sataruga
194  24. I pesci filosofi
203  25. Una visita per Rollo
208  26. Gli assassini
214  27. Il mostro di nebbía
222  28. L'animale più brutto del mondo
231  29. Il ritorno di Tigre Triste
241  30. Malcinea

     Parte quarta
     La battaglia finale

251  3l. Mal di Zentrum
259  32. Baby Devil
265  33. Persefone
275  34. L'incontro
281  35. Elianto va alla guerra
289  36. Trimaster
298  37. La domanda fatale
311  38. Finale

 

 

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Pagina 13 [ inizio libro ]

PROLOGO

C'era un gran rumore negli universi. Generazioni di stelle nascevano e morivano sotto lo sguardo di telescopi assuefatti, fortune elettromagnetiche venivano dissipate in un attimo, sorgevano imperi d'elio e svanivano civiltà molecolari, gang di gas sovreccitati seminavano il panico, le galassie fuggivano rombando dal loro luogo d'origine, i buchi neri tracannavano energia e da bolle frattali nascevano universi dissidenti, ognuno con legislazione fisica autonoma.

Ovunque si udiva il grido angoscioso di schegge, brandelli, filamenti, scampoli, frattaglie chimiche e asteroidi nomadi che cercavano invano l'intero a cui erano uniti fino all'istante prima. Era un coro di orfani e profughi spaziali, in fuga verso il nulla con un muggito di mandria terrorizzata.

Fu in questo scenario di divorzio universale che un giovane ardito atomo di ossigeno si slanciò dal trapezio della vecchia molecola per volare verso un nuovo trapezio, dove lo attendeva un atomo di idrogeno per una nuova eccitante combinazione. Ma, dopo un triplo salto mortale, l'atomo acrobata mancò per un nonnulla le braccia protese dell'idrogeno-porteur, e precipitò nel vuoto sidereo con un urlo angoscioso.

L'atomo di ossigeno era il nipotino preferito di una gigantesca stella Supernova che, impazzita per il dolore, puntò la sua massa contro una piccola galassia lenticolare, e già si attendeva il lampo e lo schianto di un miliardo di stelline, quando improvvisamente si fece un gran silenzio.

Tutto nei cieli si fermò.

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Pagina 40

4.
SIATE MAGGIORANZA!


Alle otto in punto del mattino, al ventiseiesimo piano del grattasmog HD, tornò la corrente a un'unica presa, e lo schermo televisivo si riaccese.

In pigiama e con le candele fumanti ancora in mano, la famiglia di Elianto attendeva ansiosamente il sondaggio della mattina.

Il babbo, Eliantemo, tormentava irrequieto il telecomando interattivo, la mamma Elisperma sorseggiava un caffè gelido, la figlia Elitropia stava infilando nello zainetto scolastico la merenda e lo spray antistupro.

Ed ecco che, tostato di ultravioletto e imburrato di fard, apparve sullo schermo Fido PassPass. Fido era il giornalista più celebre della televisione, perché parlava sul canale che dava accesso agli altri diciannove, e cioè Canale Esse, il canale dei sondaggi.

- Buongiomo cittadini della Nova Repubblica, e siate maggioranza! A voi un sincero augurio di azzeccare il sondaggio odierno. Oggi la svanzika vale 3,12 markodollari, niente male quindi. Prima di presentarvi la domanda, ecco le notizie della mattina. Non vi daremo deprimenti resoconti su lontani inevitabili massacri e stolide faide etniche, ma informazioni riguardanti i fondamentali problemi del nostro amato paese. Sono notizie scelte direttamente dal Zentrum e vogliono far sì che la vostra Paura sia equilibrata, in modo che possiate passare la giornata nelle migliori condizioni di spirito e vigilanza.

- Prima notizia: quattro barche di profughi botswanici che cercavano di raggiungere un porto del nostro paese sono affondate a poche miglia dalla costa. I morti sono circa seicento, metà annegati, metà divorati dagli sgombri. La notizia è triste, ma almeno ci verrà risparmiato lo spettacolo miserevole di altri seicento profughi affamati e nullafacenti nelle nostre strade.

Sullo schenno apparve la freccia verde che indicava l'abbassamento del livello di Paura dei cittadini, rilevazione effettuata attraverso speciali sensori chimici inseriti sotto la pelle di diecimila volontari, e dentro alle otturazioni dentarie di diecimila ignari.

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Pagina 53

6.
IL BALLERINO DI TANGO


Che musica si balla durante i sabba infernali?

Secondo alcuni studiosi, si tratterebbe del "gringle", una specie di flamenco suonato dal digrignare delle zanne e dallo sbattere delle ali.

Per il reverendo Orobas Paymon, è un trillo di violino.

Il reverendo Carrol propende per I am the Walrus dei Beatles.

Per gli anabattisti è il "cor-de-cul", un canone di peti eseguito con strumenti ignobili ma con risultati armonici celestiali.

Il signor Athanase Ledoux, celebre caso di morte apparente, racconta di aver passato alcune ore all'Inferno, e di avere assistito a un sabba dove si danzava al suono di Je ne regrette rien intonata da un'orchestra di arpe.

Secondo il demonologo Paganelli, si suona in continuazione Jimi Hendrix a settantotto giri.

Per M.C. Noon, la musica infernale e quella paradisiaca sono ambedue contenute nel tango, che da rancore diviene meditazione, e che, nato nei postriboli, si elevò a irraggiungile purezza.

Era notte fonda, e a Villa Bacilla tutti dormivano, a eccezione di Talete che leggeva un libro sulle musiche soprannaturali. Mentre stava sottolineando a matita il brano succitato, vide avanzare nel corridoio il ballerino di tango.

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Pagina 85

12.
IL GRANDE CHIODO


"Piramidi e cattedrali, torri Eiffel e grattasmog giapponesi sembreranno minuscoli souvenir per turisti, quando sorgerà il Grande Chiodo."

Cosí nel 1998, anno d'inizio della costruzione, l'architetto Mike Megalos aveva presentato la sua opera. Il progetto iniziale prevedeva un edificio alto milleseicento metri, che avrebbe retto sulla cima una capocchia di duecento metri di diametro, capace di ospitare un campo di calcio. Ma a metà dei lavori ci si accorse che bisognava ridimensionare tutto, perché il gigante aveva preso a ondeggiare pericolosamente.

Il Grande Chiodo si era quindi fermato, all'altezza di milleduecento metri.

Si era molto discusso inizialmente sulla forma da dare all'edificio. Alcuni avrebbero preferito una gigantesca croce, o una supermadonnona che piangesse in continuazione zampilli su tutta la citta. C'era persino chi, in ossequio alle tradizioni popolari di Tristalia, aveva presentato il progetto dí un enorme fascio di spaghetti affiorante da un lago artificiale.

Infine aveva prevalso il progetto di Megalos, per tre ragioni.

La prima era che la forma a chiodo era logisticamente la più adatta: nell'ampia capocchía era stato installato il supercomputer Zentrum con i suoi trecento addetti, oltre a sale di riunione, ristoranti e auditorium. L'alta mole permetteva un'ottima sicurezza, garantita da ascensori blindati, schermi radar, elicotteri corazzati sul tetto, e batterie antiaeree.

La seconda ragione era propagandistica, come aveva stabilito un'apposita commissione di psicologi, pubblicitari, massmediologi e subliminalisti. Il chiodo è indice di stabilità, di forza, di tenuta contro l'anarchia. Il Grande Chiodo tiene fermo il paese. Togliendolo (questo era il messaggio) il paese potrebbe andare in pezzi.

La terza ragione era che il Grande Chiodo riassumeva mirabilmente gli ideali di Tristalia: salire, scalare, assurgere, arrivare fino in cima. Lassù, il popolo lo sapeva, si tenevano le feste più esclusive, c'erano ristoranti a cui erano ammessi i soli vip, si svolgevano i Festival della Canzone, e le più grandi sfilate di moda. Chi riusciva a salire in cima al Chiodo ce l'aveva fatta.

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Pagina 156

20.
MEDIUM


Medium è il più giovane dei Mondi Altereí ed è formato da cinquanta regioni, tutte uguali, ognuna con un capoluogo che ha esattamente un milione di abitanti. Le città hanno tutte lo stesso sviluppo urbanistico, via per via, edificio per edificio, e c'è anche una precisa normativa sugli arredamenti interni e sulla flora dei terrazzi. In ogni capoluogo c'è una piazza principale, che ha al centro un monumento di stagno con i cinquanta uomini più illustri della storia mediumica. Quella in cui erano giunti Fuku e gli yogi si chiamava piazza Oddone.

Oddone Pendelton era stato un censore, il più grande censore della storia di Medium. Nella sua qualità di Presidente della Commissione di Controllo Artistico, aveva smussato, limato, tagliato, sfrondato, martellato, bonificato centinaia di libri, film, opere teatrali e anche manifesti pubblicitari, statue, insegne di negozi, capi di abbigliamento. Aveva vigilato in modo che nessuna emozione, se non quelle consentite nella media, turbasse gli animi dei cittadini.

Nel museo che portava il suo nome, le scolaresche venivano accompagnate ad ammirare i ricordi e i cimeli del suo lavoro. Le vecchie forbici, il pennarello nero, la scolorina, la moviola con cui tagliava le pellicole, i cerotti e i nastri adesivi con cui copriva corpi vivi o fotografati. E i bambini sfilavano a bocca aperta davanti a quella gigantesca opera: migliaia di libri con le righe cancellate o corrette, intere pagine strappate e appallottolate, disposte in bacheca come piccoli fiori. Sacchetti di cenere di ciò che una volta erano stati ponderosi volumi. Serpenti insidiosi di pellicola contenenti chissà quali fotogrammi. Brandelli di foto e manifesti, accuratamente separati dal pubblico da un'apposita grata, di modo che fosse impossibile toccarli o vederli da vicino. E poi, nel reparto scultura, una catasta di moncheriní, tronconi, arti, pezzi staccati a forza. Dita troppo falliche, labbra troppo carnose, insenature troppo vaginali, rotondità troppo deretanoidi. Un monumento di frattaglie in cui si riassumeva l'arte e la fobia del grande Censore.

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