Copertina
Autore Harold Bloom
Titolo Una mappa della dislettura
EdizioneSpirali, Milano, 1988, l'alingua 59 , pag. 212, cop.fle., dim. 14x21x1,6 cm , Isbn 978-88-7770-226-5
OriginaleA map of misreading
EdizioneOxford University Press, New York, 1975
TraduttoreAlesssandro Atti, Filippo Rosati
LettoreGiorgia Pezzali, 2009
Classe critica letteraria , scrittura-lettura
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Indice


    Introduzione. Una meditazione sulla dislettura       11


    Parte prima. CARTA DEL TERRITORIO

 1. Origini poetiche e fasi finali                       17
 2. La dialettica della tradizione poetica               35
 3. La scena primaria dell'istruzione                    49
 4. La tardività della poesia forte                      69

    Parte seconda. LA MAPPA

 5. La mappa della mispresa                              89
 6. Test della mappa: il Rampollo Rolando di Browning   111

    Parte terza. USO DELLA MAPPA

 7. Milton e i suoi precursori                          129
 8. Nell'ombra di Milton                                147
 9. Emerson e l'influenza                               163
10. Nell'ombra di Emerson                               181
11. Nell'ombra delle ombre: per ora                     197gra

 

 

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Introduzione


Una meditazione sulla dislettura



Questo libro offre un'istruzione di critica pratica della poesia, sul modo di leggere un poema, sulla base della teoria della poesia esposta nel mio precedente libro, L'angoscia dell'influenza. Leggere, come indica il mio titolo, è un atto tardivo e quasi impossibile che, se è forte, è sempre un disleggere. Il significato letterario tende a divenire più sottodeterminato, proprio mentre il linguaggio letterario diviene più surdeterminato. La critica non può essere sempre un atto di giudizio, ma è sempre un atto di decisione, e quel che cerca di decidere è il significato.

Come il mio libro precedente, Una mappa della dislettura studia l'influenza poetica, con cui io continuo a non intendere il passare d'immagini e d'idee da poeti precedenti a poeti successivi. Influenza, come io la concepisco, significa che non ci sono testi, ma solo relazioni tra testi. Queste relazioni dipendono da un atto critico, una dislettura o mispresa che un poeta effettua sull'altro e che non differisce, nella specie, dai necessari atti critici effettuati da qualunque lettore forte su qualunque testo che incontra. La relazione d'influenza governa il leggere come governa lo scrivere; e leggere è, perciò, un discrivere, proprio come scrivere è un disleggere. Mentre la storia letteraria si prolunga, tutta la poesia diviene necessariamente critica in versi, proprio come tutta la critica diviene poesia in prosa.

Il lettore forte, le cui letture siano importanti per altri quanto per lui, è dunque posto nei dilemmi del revisionista che desideri trovare la propria originale relazione con la verità, nei testi o nella realtà (che egli tratta come i testi in ogni modo), ma desideri anche aprire i testi ricevuti alle sue stesse sofferenze, o a ciò che egli vuole chiamare le sofferenze della storia. Questo libro, come studio della dislettura creativa o della tardività della lettura poetica, è anche un prolegomeno a ulteriori studi sul revisionismo e alle ambivalenze della formazione del canone, che sorgono dal revisionismo.

Cos'è il revisionismo? Come indicano le origini della parola, è un ri-mirare o un sopravvedere di nuovo, che conduce a un ri-estimare o a una ri-stima. Possiamo avventurarci nella formula: il revisionista si sforza di vedere di nuovo, così da estimare e stimare differentemente, così dunque da mirare "correttivamente". Nei termini dialettici che impiegherò per interpretare poemi in questo libro, ri-vedere è una limitazione, ri-stimare è una sostituzione, e ri-mirare è una rappresentazione. Estrapolo questi termini dal contesto del cabalismo tardo o luriano, che considero modello ultimo del revisionismo occidentale, dal Rinascimento al presente, e che intendo studiare in un altro libro.

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I primi cinque capitoli di questo libro sono volti alla teoria e alle tecniche della mispresa o della "dislettura" forte. Gli ultimi sei capitoli sono dedicati a istanze interpretative: poesie di Milton, Wordsworth, Shelley, Keats, Tennyson, Browning, Whitman, Dickinson, Stevens, Warren, Ammons, Ashbery. Nella prima metà viene fatto un viaggio all'indietro verso le origini letterarie, in cerca di una mappa della dislettura. Dall'intima alleanza tra origini poetiche e fasi finali poetiche, il viaggio va indietro prima al processo in cui si forma la tradizione letteraria, poi alle sorgenti di tale processo in una scena primaria dell'istruzione, e, infine, a una meditazione sulla tardività. Questa meditazione s'incentra sull'influenza come sestuplice tropo difensivo per l'atto di lettura/dislettura. La relazione fra tropi, difese, immagini e rapporti revisionati è quindi elaborata in un capitolo che accompagna la mappa della mispresa, meta di questa ricerca critica. Una lettura compiuta di un poema, Childe Roland to the Dark Tower Came di Browning, illustra poi l'uso della mappa. La mappa è la nostra guida, nell'ultima sezione del libro, attraverso molte versioni d'influenza, da Milton a oggi.

Questa sezione fmale incomincia con un'analisi dell'allusione miltoniana, riguardo al tropo della metalessi o transunzione, l'equivalente classico del rapporto revisionario finale che Isaac Luria chiamò gilgul, la reincarnazione di un precursore attraverso gli atti, dei suoi discendenti, di sollevare e redimere le salvifiche scintille del suo essere dai cattivi gusci o vasi spezzati della catastrofe. Segue un capitolo sui discendenti di Milton da Wordsworth a Tennyson, dopo di che il resto del libro tratta di poeti americani, a partire dal veggente in prosa e teorico poetico Emerson, la cui relazione con i poeti americani successivi è parallela alla relazione di Milton con i poeti britannici dopo di lui.

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