Autore Roberto Bolaņo
Titolo L'Università Sconosciuta
EdizioneSUR, Roma, 2020, nuova serie 44 , pag. 492, cop.fle., dim. 14x21,5x3,2 cm , Isbn 978-88-6998-226-2
OriginaleLa Universidad Desconocida
TraduttoreIlide Carmignami
LettoreCristina Lupo, 2021
Classe narrativa cilena , poesia cilena












 

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Indice


    Nota degli eredi dell'autore                    5


    Prima parte

    IL ROMANZO-NEVE

Speri che scompaia l'angoscia                      13
Mattino                                            14
Il romanzo-neve                                    15
Questa è la pura verità                            16
Strana occupazione gratuita                        17
Il lavoro                                          i8
Alle 4 del mattino vecchie fotografie di Lisa      19
Fra mille anni non resterà nulla                   20
Devi scrivere delle vedove, quelle abbandonate     21
Le parrucche di Barcellona                         22
I miei castelli                                    23
Poeta cinese a Barcellona                          24

[...]

Il signor Wiltshire                               431
Versi di Juan Ramón                               432
I Neochilenos                                     434
Meglio imparare a leggere che imparare a morire   450
Resurrezione                                      451

    UN LIETO FINE

Un lieto fine                                     455
Autoritratto                                      456
Autoritratto                                      457
Quattro poesie per Lautaro Bolaņo                 458
Due poesie per Lautaro Bolaņo                     460
Ritratto del maggio 1994                          462
Un lieto fine                                     463
Musa                                              465

    [Nota dell'autore, senza titolo]              469

    Breve storia del libro
        di Carolina López                         473


 

 

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Pagina 18

IL LAVORO
Nei miei lavori la pratica si decanta come causa ed effetto
di un rombo sempre presente e in movimento.
Lo sguardo disperato di un detective
davanti a un crepuscolo straordinario.
Scrittura rapida tratto rapido su un dolce giorno che
arriverà e io non vedrò.
Ma niente ponte nessunissimo ponte né segnali
per uscire da un labirinto illusorio.
Forse rime invisibili e rime blindate intorno a
un gioco infantile, la certezza che lei sta sognando.
Poesia che forse difenderà la mia ombra nei giorni a venire
quando io sarò solo un nome e non l'uomo che con
le tasche vuote ha vagabondato e lavorato in mattatoi
del vecchio e del nuovo continente.
Credibilità e non durata chiedo per i canti
che ho composto in onore di ragazze ben precise.
E pietà per i miei anni fino ai 26.

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Pagina 19

Alle 4 del mattino vecchie fotografie di Lisa
tra le pagine di un romanzo di fantascienza.
Il mio sistema nervoso si ripiega come un angelo.
Tutto perduto nel regno delle parole alle 4
del mattino: la voce del tizio coi capelli rossi sonda la pietà.
Vecchie fotografie case di quella città
dove lentamente facevamo l'amore.
Quasi un'incisione su legno, scene
che si susseguivano immobili fronda tra dune.
Assopito sul tavolo dico che ero poeta,
un troppo tardi, uno svegliati caro,
nessuno ha bruciato le candele dell'amicizia

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Pagina 27

BAMBINI DI DICKENS
Ammiri il poeta dai nervi saldi   Giusto?
Giusto   Proprio come ammiri
l'operaio dall'orario selvaggio e i commercianti
che vanno a letto all'alba contando l'oro
e le ragazze di 25 anni che scopano tutta
la notte e il giorno dopo danno tre o quattro esami
all'università

Č difficile capire quanto sopra   Cerco di dire
animali selvaggi che si aggirano sulle pareti di casa mia,
Gufi e bambini di Dickens   Lucertole ed ermafroditi
dipinti da Moreau   I soli delle mie due stanze
Il rumore di passi che può solidificarsi in qualunque momento
come una scultura di gesso sporco   Gli occhi
cancellati del santo che cavalca incontro
al Drago

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Pagina 65

Va' all'inferno, Roberto, e ricordati che ormai
non glielo metterai dentro mai più
Aveva un odore tutto suo
Lunghe gambe lentigginose
Capelli mogano e bei vestiti
In realtà adesso ricordo ben poco
Mi ha amato per sempre
Mi ha distrutto

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Pagina 76

STRADE DI BARCELLONA
Si turba quello stronzo di Roberto   Chiude gli occhi
(Gli diventano vermiglie le guance)
Legge libri nella latteria Parisina di calle Tallers
Cammina nelle viuzze del porto sotto la
pioggerella   (Un film pacchianissimo
che potrebbe interpretare Robert De Niro)   Ma
perché arrossisce?   (Quello stronzo di Robert Bolaņo:
bacia in bocca il patetico e il ridicolo)
Apre gli occhi come un magro orso agonizzante
(Un orso, tu?)   Come Snuffles di R.A. Lafferty
Si turba, cammina sotto la pioggerella del porto
Si ferma davanti ai cartelloni dei cinema
Legge nel bar Céntrico di calle Ramalleras
Freud Lacan Cooper   (Sul serio)
Non nasconde le sue tracce

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Pagina 80

BIBLIOTECA DI POE
In fondo a uno strano recinto,
Libri o pezzi di carne.
Nervi agganciati a uno scheletro
O carta stampata.
Un vaso da fiori o la porta
Degli incubi.

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Pagina 91

Ora il tuo corpo è scosso da
incubi. Non sei più
lo stesso: quello che ha amato,
che ha rischiato.
Non sei più lo stesso, anche se
forse domani tutto svanirà
come un brutto sogno e tu ricomincerai
da capo. Forse
domani ricomincerai da capo.
E il sudore, il freddo,
i detective erranti,
saranno come un sogno.
Non ti scoraggiare.
Ora tremi, ma forse
domani tutto ricomincerà da capo.

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Pagina 387

L'ULTIMO CANTO D'AMORE DI PEDRO J. LASTARRIA, ALIAS «EL CHORITO»
Sudamericano in terra di goti°,
Questo è il mio canto di addio
Ora che gli ospedali volano
Sopra la colazione e l'ora del tè
Con un'insistenza che non posso
Che addebitare alla morte.
Sono finiti i crepuscoli
Lungamente studiati, sono finiti
I giochi divertenti che non portano
Da nessuna parte. Sudamericano
In terra più ostile
Che ospitale, mi preparo
A entrare nel lungo
Corridoio ignoto
Dove si dice che fioriscano
Le opportunità perse.
La mia vita è stata una serie
Di opportunità perse,
Lettore di Catullo in latino
Ho avuto a stento il coraggio di dire
Sine qua non o Ad hoc
Nell'ora più amara
Della mia vita. Sudamericano
In ospedali di goti, che fare
Se non ricordare le cose piacevoli
Che un tempo mi sono successe?
Viaggi infantili, l'eleganza
Di genitori e nonni, la generosità
Della mia giovinezza perduta e con lei
La giovinezza perduta di tanti
Compatrioti
Sono ora il balsamo del mio dolore,
Sono ora la barzelletta incruenta
Scatenata in queste solitudini
Che i goti non capiscono
O che capiscono altrimenti.
Anche io sono stato elegante e generoso:
Ho saputo apprezzare le tempeste,
I gemiti dell'amore nelle baracche
E il pianto delle vedove,
Ma l'esperienza è una truffa.
In ospedale mi fanno compagnia soltanto
La mia immaturità premeditata
E i bagliori visti su un altro pianeta
O in un'altra vita.
La cavalcata dei mostri
Dove «El Chorito»
Ha un ruolo di spicco.
Sudamericano in terra di
Nessuno, mi preparo
A entrare nel lago
Immobile, come il mio occhio
Dove si rifrangono le avventure
Di Pedro Javier Lastarria
Dal raggio incidente
All'angolo di incidenza,
Dal seno dell'angolo
Di rifrazione
Alla costante chiamata
Indice di rifrazione.
In breve: le cose brutte
Trasformate in belle,
In apparizioni gloriose
Le gaffe,
Il ricordo del fallimento
Trasformato in ricordo
Del coraggio. Un sogno,
Forse, ma
Un sogno che mi sono guadagnato
Con le mie forze.
Che nessuno segua il mio esempio
Ma sappiate
Che sono i muscoli di Lastarria
Ad aprire questa strada.
Č la corteccia cerebrale di Lastarria,
I denti che battono
Di Lastarria, a illuminare
Questa notte nera dell'anima,
Ridotta, per mio diletto
E riflessione, a questo angolo
Di stanza in ombra,
Come pietra febbrile,
Come deserto catturato
Nella mia parola.
Sudamericano in terra
Di ombre,
Io che sono sempre stato
Un cavaliere,
Mi preparo ad assistere
Al mio volo di addio.
[°] Goto: termine con cui in certe aree dell'America Latina ci si riferisce in tono dispregiativo agli spagnoli. [n.d.t.]

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Pagina 420

DEVOZIONE DI ROBERTO BOLAŅO
Alla fine del 1992 era molto malato
e si era separato dalla moglie.
Ecco la merdosa verità:
era solo ed era fregato
e pensava sempre che gli restava poco tempo.
Ma i sogni, estranei alla malattia,
arrivavano ogni notte
con una fedeltà che riusciva a stupirlo.
I sogni che lo trasportavano in quel paese magico
che lui e nessun altro chiamava D.F.
e Lisa e la voce di Mario Santiago
che leggeva una poesia
e tante altre cose buone e degne
delle più ardenti lodi.
Malato e solo, sognava
e affrontava i giorni che marciavano inesorabili
verso la fine di un altro anno.
E ne ricavava un po' di forza e di coraggio.
Il Messico, i passi fosforescenti della notte,
la musica che risuonava agli angoli delle strade
dove un tempo si congelavano le puttane
(nel cuore di ghiaccio del quartiere Guerrero)
gli fornivano il nutrimento di cui aveva bisogno
per stringere i denti
e non piangere di paura.

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Pagina 421

IL RITORNO DI ROBERTO BOLAŅO

I.

Tornai con le puttane del Cile e non ci fu un bordello
dove non fossi accolto come un figlio
come il fratello che riappare tra le nebbie
e sentii una musica deliziosa
una musica di chitarra e piano e congas
buona per ballare
buona per lasciarsi andare
e rimbalzare di tavolo in tavolo
di coppia in coppia
salutando i presenti
per tutti un sorriso
per tutti una parola
di ringraziamento


2.

Tornai pallido come la luna
e senza troppo entusiasmo
nei bordelli della mia patria
e le puttane mi sorrisero
con un calore inaspettato
e una che probabilmente non aveva
30 anni
benché ne dimostrasse 50
mi fece ballare
una samba o un tango
giuro che non ricordo
in mezzo alla pista illuminata
dalla luna e dalle stelle


3.

Tornai in pace
piuttosto malato
magro e senza soldi
e senza piani per trovarne
senza amici
senza una triste pistola
che mi aiutasse ad aprire
qualche porta
e quando tutto sembrava portarmi
al logico disastro finale
apparvero le puttane e i bordelli
le canzoni che ballavano
i vecchi magnaccia
e tutto tornò a brillare

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Pagina 424

GLI ANNI
Mi sembra ancora di vederlo, il volto marchiato a fuoco
all'orizzonte
Un ragazzo bello e coraggioso
Un poeta latinoamericano
Un perdente che non si preoccupa per nulla dei soldi
Un figlio della classe media
Un lettore di Rimbaud e di Oquendo de Amat
Un lettore di Cardenal e di Nicanor Parra
Un lettore di Enrique Lihn
Un tipo che si innamora follemente
e che due anni dopo è solo
ma pensa che non è possibile
che alla fine non potrà non rimettersi
di nuovo con lei
Un vagabondo
Un passaporto spiegazzato e logoro e un sogno
che attraversa posti di frontiera
sprofondato nella melma del proprio incubo
Un lavoratore stagionale
Un santo selvatico
Un poeta latinoamericano lontano dai poeti
latinoamericani
Un tipo che scopa e ama e vive avventure piacevoli
e spiacevoli sempre più lontano
dal punto di partenza
Un corpo sferzato dal vento
Un racconto o una storia che quasi tutti hanno dimenticato
Un tipo testardo probabilmente di sangue indio
criollo e gallego
Una statua che a volte sogna di incontrare di nuovo
l'amore in un'ora inaspettata e terribile
Un lettore di poesia
Uno straniero in Europa
Un uomo che perde i capelli e i denti
ma non il coraggio
Come se il coraggio valesse qualcosa
Come se il coraggio dovesse restituirgli
quei lontani giorni in Messico
la giovinezza perduta e l'amore
(Bene, ha detto, mettiamo che accetto di perdere il Messico
e la giovinezza
ma l'amore mai)
Un tipo con una strana predisposizione
a sopravvivere
Un poeta latinoamericano che al cader della notte
si butta sul suo pagliericcio e sogna
Un sogno meraviglioso
che attraversa paesi e anni
Un sogno meraviglioso
che attraversa malattie e assenze

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Pagina 450

MEGLIO IMPARARE A LEGGERE CHE IMPARARE A MORIRE
Molto meglio
E più importante
L'alfabetizzazione
Dell'arduo apprendistato
Della Morte
Quella ti accompagnerà tutta la vita
E ti darà addirittura
Gioie
E una o due disgrazie sicure
Imparare a morire
Invece
Imparare a guardare in faccia
La Pelona
Ti servirà solo per poco
Un breve istante
Di verità e schifo
E poi mai più
Epilogo e Morale: Morire è più importante di leggere, ma dura molto meno. Si potrebbe obiettare che vivere è morire ogni giorno. O che leggere è imparare a morire, in modo obliquo. Per concludere, come in tante altre cose, l'esempio continua a essere Stevenson. Leggere è imparare a morire, ma è anche imparare a essere felice, a essere coraggioso.

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Pagina 460

DUE POESIE PER LAUTARO BOLAŅO
Leggi i vecchi poeti

Leggi i vecchi poeti, figlio mio
e non te ne pentirai
Fra le ragnatele e i legni marci
di barche incagliate nel Purgatorio
eccoli là
che cantano!
ridicoli ed eroici!
I vecchi poeti
Palpitanti nelle loro offerte
Nomadi sventrati e offerti
al Nulla
(loro però non vivono nel Nulla
ma nei Sogni)
Leggi i vecchi poeti
e abbi cura dei loro libri
Č uno dei pochi consigli
che può darti tuo padre


Biblioteca

Libri che compro
Fra le strane piogge
E il caldo
Del 1992
E che ho già letto
O che non leggerò mai
Libri perché legga mio figlio
La biblioteca di Lautaro
Che dovrà resistere
Ad altre piogge
E ad altri caldi infernali
«Così la consegna è questa:
Resistete cari librini
Attraversate i giorni come cavalieri medievali
E prendetevi cura di mio figlio
Negli anni a venire»

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Pagina 469

[Nota dell'autore, senza titolo]



[...]

«Biblioteca» e «Leggi i vecchi poeti» sono state scritte immediatamente dopo le mie dimissioni dall'ospedale Valle Hebrón di Barcellona, nell'estate del 1992, o forse quando ero ancora là, insieme ai vecchi col fegato a pezzi, ai malati di Aids e alle ragazze ricoverate per un'overdose di eroina che proprio allora - il reparto era pieno di predicatori di tutte le razze - ritrovavano Dio.

Sono due poesie molto semplici, abbastanza goffe come fattura e volutamente chiare come significato. Il destinatario originario del messaggio è mio figlio Lautaro - anche queste parole, in fondo, sono per lui. Tutte e due le poesie non racchiudono soltanto auguri di ogni bene e buoni consigli. Disperato davanti alla prospettiva di non rivedere più mio figlio, a chi potevo affidarlo se non ai libri? Č molto semplice: un poeta chiede ai libri che ha amato e che lo hanno commosso protezione per suo figlio negli anni a venire. Nell'altra poesia, al contrario, il poeta chiede a suo figlio di prendersi cura dei libri in futuro. Cioè di leggerli. Protezione reciproca. Come il motto di un'invincibile banda di gangster.

Blanes, gennaio 1993

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