Autore Daniele Bolelli
Titolo iGod
SottotitoloIstruzioni per l'uso di una religione fai da te
Edizioneadd, Torino, 2011, #13 , pag. 350, cop.fle., dim. 12,5x19x3 cm , Isbn 978-88-96873-34-2
OriginaleiGod
TraduttoreFranco Bolelli
LettoreLaura di Stefano, 2015
Classe religione , psicologia












 

| << |  <  |  >  | >> |

Indice


Una chiamata alle armi                            7

Una chiamata alle armi, il sequel                27

Gli «intangibili»: Dio e l'aldilà                45

La morte e l'aldilà (forse...)                   64

La madre di tutte le scelte:
    religioni inclusive e religioni esclusive    94

Su una palla rotonda che fluttua nello spazio:
    la relazione fra umani, natura e universo   124

Corpo e sensi                                   146

Sesso, sesso e ancora sesso!                    165

Uccidere il patriarcato e riscrivere i sessi    199

Cammelli contorsionisti e lune zen:
    la ricchezza agli occhi delle religioni     219

Verso un'identità globale                       234

Rituali e meditazione                           256

Potrei credere soltanto in un Dio che ride      281

Come sappiamo quello che sappiamo               297

Su una fune tesa fra bene e male                319

Per una consapevolezza al gusto di paradosso    335


Dediche e ringraziamenti                        347


 

 

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 7

Una chiamata alle armi



Questo che tenete in mano non è l'ennesimo libro di un ateo arrabbiato che inveisce contro la religione organizzata, non è un manuale new age che ti rivela il segreto che pensare positivo è meglio che pensare negativo e, decisamente, non è una dissertazione accademica sulle tradizioni religiose.

È vero che uno strano destino mi ha portato a insegnare all'università Storia delle religioni (e di altre materie). Ed è anche vero che in queste pagine troverete riferimenti a personaggi e pratiche di diverse correnti religiose non esattamente familiari. Ma rimane il fatto che questo è tutto meno che un libro accademico.

Soddisfatti di passare il tempo a sezionare la conoscenza in minuscoli compartimenti, rendendola così completamente irrilevante alla vita umana, tanti professori e studenti sono esseri polverosi che hanno dimenticato che la vita ce la si gioca fuori dalle biblioteche. La partita è lì davanti ai loro occhi ma invece di buttarsi in campo loro preferiscono osservarla dagli spalti. No, questo libro non è per gente come quella. Questo libro parla di vita, e in quanto tale vive molto al di là dei confini della cultura accademica.

Visto che ho passato abbastanza righe a raccontarvi cosa questo libro non è, forse è ora di svelare le mie carte. Questa che tenete in mano è una chiamata alle armi. È un invito a confrontare le questioni essenziali che sono all'origine delle religioni e della vita stessa. È un invito a mettere in discussione i valori, le credenze, le visioni del mondo che finora l'umanità ha considerato sacri. L'obiettivo è quello di creare migliori modi di vita, qui e ora. Se vi sembra un'impresa iperambiziosa, probabilmente avete ragione. Questa non è un'avventura per chi pensa in piccolo. Qui siamo in missione per spazzare via la polvere dai sistemi di pensiero su cui si fonda la civiltà moderna. Le nostre visioni del mondo hanno un disperato bisogno di essere reinventate. Siamo entrati nel nuovo millennio portandoci sulle spalle il peso di pregiudizi e modelli di pensiero di troppe generazioni passate.

L'avventura che vi sto proponendo ha un duplice proposito. Il primo è puramente personale: una delle cose più sane che ciascuno di noi dovrebbe fare è mettere in discussione tutto ciò che gli è stato insegnato. Non si tratta di mancanza di rispetto o di adolescenziale voglia di ribellarsi, significa semplicemente diventare adulti. Una volta che siamo abbastanza cresciuti da decidere da noi, è il momento di guardare quello che ci è stato insegnato, così da poter decidere cosa va bene per noi e cosa no. Ogni genitore che non sia uno psicopatico control freak dovrebbe essere fiero di vedere i propri figli imparare a pensare e ad agire autonomamente. La maggior parte degli umani, invece, percorre la propria esistenza in uno stato di perpetua infanzia psicologica. Molti restano attaccati a certi valori e a certe regole soltanto perché gli sono state insegnate quando erano bambini, e mai si chiedono se queste idee siano sane o meno. Non diventano mai veramente individui, non crescono mai psicologicamente e non scelgono mai da sé i propri valori.

Esplorare la varietà di risposte escogitate dalle diverse religioni ci aiuterà a mettere a fuoco le nostre risposte. In alcuni casi, saranno uguali a quelle di una tradizione religiosa; in altri, quello che risuona dentro di noi può scaturire dall'intreccio di diverse tradizioni; e in altri casi ancora, ci ritroveremo a rifiutare tutto quanto ci è stato proposto finora, spingendoci a creare nuove risposte.

Non voglio affatto vendervi una particolare ideologia. Chiaramente, essendo io a scrivere, affronterò le questioni dal mio personale punto di vista, ma non è mia intenzione convincervi a mollare un'ideologia preconfezionata per adottarne un'altra. Lo scopo del gioco è stimolarvi a sviluppare la vostra personale visione del mondo. Che voi siate o no d'accordo con me è assolutamente secondario. Non voglio seguaci né voglio essere il seguace di qualcuno. La vita è troppo breve per passarla a seguire i dogmi di qualcun altro.

Al di là di quello individuale, ho un obiettivo più globale. L'umanità si trova oggi a un proverbiale bivio: da una parte possiamo contare su mezzi tecnologici in grado di migliorare la vita sul pianeta. Mai nella nostra storia abbiamo avuto tanto potere sulla punta delle dita. Per la prima volta, gran parte del mondo può comunicare a velocità vertiginosa con persone che stanno dall'altra parte del pianeta, e sempre più persone stanno cominciando a guardare la vita da una prospettiva globale piuttosto che da quella ristretta e provinciale che ha prevalso finora. Dall'altra parte, l'inizio del XXI secolo ci vede impegnati a flirtare pericolosamente con l'autodistruzione. Se è vero che ci sono tecnologie che possono aiutare a risolvere la crisi globale, è vero anche che ce ne sono altre che hanno il potere di annientarci. I nostri valori, credenze e idee sono ciò che deciderà come useremo questo potere. Se era forse comprensibile che gli umani si attaccassero a convinzioni grezze, obsolete e potenzialmente pericolose quando le nostre capacità equivalevano più o meno a quelle di un babbuino esaltato, ora non possiamo più permetterci di essere così stupidi; non quando ci è facile annientare noi stessi e il mondo naturale.

Non c'è quindi momento più adatto per mutare la nostra consapevolezza. Ciò di cui abbiamo bisogno è un modo di affrontare la vita che accresca le nostre possibilità di spostarci verso felicità e meraviglia piuttosto che miseria e autodistruzione. Come dice il buon vecchio Albert Einstein: «È necessario un modo sostanzialmente nuovo di pensare, se l'umanità vuole sopravvivere». E questo è esattamente ciò a cui serve questo libro. Se un mondo migliore deve cominciare da qualche parte, non c'è luogo migliore che i nostri cuori e le nostre menti.


La religione non se ne andrà

Come entra la religione in questo quadro? Non era stato predetto che sarebbe diventata obsoleta? Studiosi, giornalisti ed esperti assortiti da più di un secolo proclamano che la religione è in declino. In un'età in cui scienza, ragione e separazione fra Stato e Chiesa sono sempre più le pietre miliari della modernità, tanti si aspettavano che fosse soltanto una questione di tempo perché la religione evaporasse. Se ci fosse un premio per la previsione più scentrata della storia, questa sarebbe una seria pretendente. Invece oggi la religione è per miliardi di persone altrettanto importante di prima. L'unico posto in cui c'è stato un declino è l'Europa occidentale, dove a dominare sono prevalentemente punti di vista secolarizzati e le Chiese non hanno certo il problema della sovrappopolazione. In qualunque altro punto della mappa mettiamo il dito, però, la storia è diversa. La maggior parte dei conflitti mondiali sono oggi causati dalla religione. Le dottrine religiose determinano le leggi e le scelte politiche di molti Stati, compresi alcuni che teoricamente si fondano sulla separazione di Stato e Chiesa. Le guerre culturali – lo scontro fra il conservatorismo religioso e la richiesta di maggiori libertà individuali – che per decenni hanno caratterizzato il dibattito politico americano sono diventate un fenomeno globale.

Le ragioni del misero fallimento di chi prevedeva il declino delle religioni sono piuttosto ovvie. Per quanto la conoscenza scientifica possa espandersi in continuazione, finché gli umani non troveranno risposta a certe questioni (cosa accade dopo la morte? C'è un senso alla vita? Da dove veniamo?) la religione non scomparirà. La scienza da sola non può riempire il vuoto di domande come queste. Dal momento che nel bene o nel male la religione è decisiva per la percezione che tanti umani hanno di se stessi e del mondo che li circonda, è sciocco concludere che sia per noi irrilevante: la religione è tanto parte del problema quanto parte della soluzione.


Religione o filosofia?

Prima di addentrarci oltre, mettiamo in chiaro in che senso userò la parola religione. Quando nei prossimi capitoli si vedrà che quanto sostengo non richiede alcuna convinzione nell'aldilà o nella stessa esistenza di Dio e che non si fonda in alcun modo sulla fede, qualcuno si domanderà come quello che dico può combaciare con l'idea di religione.

Affrontiamo subito la questione.

Una volta, durante una conferenza, chiesero a David Bohm, rinomato fisico quantistico: «Professor Bohm, la sua è una filosofia molto interessante, ma cosa ha a che fare con la fisica?» Al che Bohm rispose: «È una distinzione che non faccio».

Se quello che intendo ancora non fosse chiaro, proviamo con un altro esempio. Nel 1492, quando Cristoforo Colombo cominciò il suo taccheggio del continente americano ai danni degli indigeni, scrisse: «Gli indiani potrebbero essere facilmente convertiti al cristianesimo, perché mi sembra che non abbiano alcuna loro religione». Seguendo le sue orme, molti coloni europei pensarono che gli indiani americani non praticassero alcuna religione. In qualche modo avevano ragione: fra le centinaia di idiomi nativi americani allora esistenti, sarebbe inutile cercare una singola parola traducibile come «religione». Se per religione intendiamo un particolare sistema di convinzioni e pratiche separate dall'esistenza quotidiana, allora Colombo aveva centrato il bersaglio: gli indigeni non avevano alcuna religione. Solo che la religione pervadeva ogni aspetto della loro vita. Cito un membro della tribù Dineh: «Non abbiamo una religione, ma abbiamo una via». Questa «via» è quanto esiste prima che la religione sia formalizzata in un sistema di dogmi teologici e di rigidi rituali. È ciò che lo scrittore Peter Matthiessen chiama «una religione prima della religione». In questa prospettiva, l'intero spettro di un modo di vita sano è religione. Il resto è inutile teologia.

Se la nostra idea di religione si riduce al culto di uno o più dèi, a strette regole di comportamento ed enfasi sulla fede e sull'aldilà, allora il buddismo iniziale, il taoismo, il confucianesimo, lo scintoismo e molte altre tradizioni animistiche non rientrerebbero nella definizione e sarebbero considerate filosofie. Ma queste tradizioni – senza essere religiose in senso classico – sono molto più che sistemi puramente filosofici, dal momento che abbracciano esperienze non razionali come meditazione e rituali.

Le idee che propongo si rivolgono tanto a chi crede nell'esistenza di uno o diversi dèi quanto a chi non vi crede. Ciò rende questo libro più filosofico oppure più religioso? Se posso impadronirmi della famosa frase di Clark Gable: «Francamente, mia cara, me ne infischio». Abbiamo troppe questioni importanti da affrontare per perdere tempo con futilità verbali. Se qualche lettore pronto a ricorrere alla polizia semantica se ne sente turbato, può tranquillamente chiudere il libro, fare una croce sulla parola «religione» in copertina e scrivere al suo posto «filosofia» o quel che gli pare. Per quanto pensi che togliersi quel grosso e rigido dizionario dal culo e rilassarsi un po' provocherebbe maggiore sollievo, non ho nulla in contrario se cambiare qualche parola li aiuta a stare meglio. Alla fine, al di là di tutte le definizioni, l'obiettivo primario resta quello di cercare – fuori dai dogmi – modi per entrare in contatto con noi stessi e con l'universo e per attraversare felicemente la vita.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 15

Toc toc... l'Inquisizione bussa alla porta

(ovvero, tutti quanti già creano la propria religione, ma non tutti mentono a questo proposito)

Liberarci dal nazismo semantico è comunque un semplice riscaldamento prepartita. Una volta che arriviamo all'essenza, il clima è destinato a riscaldarsi sostanziosamente. In tempi e luoghi diversi, un incitamento a creare da sé la propria religione sarebbe stato sufficiente a far inferocire i villici, spingerli a prendere le torce e a brandire i forconi. L'idea stessa di creare da sé la propria religione va contro la pretesa di molte religioni di possedere esse sole l'Unica Verità rivelata dalla loro divinità. Ai loro occhi, la religione deve essere seguita dagli umani, ma mai e poi mai creata da loro. Un mucchio di persone sono state messe al rogo solo per aver istigato altri a sfidare i dogmi religiosi. Per quanto non vengano più applicate alla lettera, le scritture ebraiche sanzionano l'omicidio di chiunque ci inviti a cambiare punto di vista religioso. Seicento anni di Inquisizione hanno riempito la storia del cristianesimo di massacri di gente il cui unico crimine era manifestare opinioni non ortodosse in materia di religione. Ancora oggi, in alcuni Paesi islamici l'apostasia viene sanzionata con la pena capitale.

Perché tanta crudeltà? Perché molti di quanti proclamano di parlare in nome di Dio hanno poca tolleranza per chi vuole comprendere da sé che cosa è la vita. In un testo che sarebbe comico se non fosse scritto seriamente, il cristiano conservatore David Limbaugh pontifica contro l'insegnamento della meditazione nelle scuole perché «trasmette il messaggio che i bambini possono trovare in se stessi una definitiva fonte di saggezza e di bontà». Sì, avete letto bene, agli occhi di questo signore il fatto che i bambini possano imparare a cercare saggezza e bontà dentro se stessi è un'idea orribile. Perché? Semplice. Perché tu non devi cercare cosa è saggio e buono, tu devi ascoltare cosa noi ti indichiamo come saggio e buono. È in relazione a questa attitudine che l'appello a creare la propria religione suona piuttosto radicale. Eppure non dovrebbe essere così: anzi, vi rivelerò un segreto. Avvicinatevi in modo che possa sussurrarvelo nell'orecchio: tutti quanti già creano la propria religione. Solo che alcuni sono più onesti e lo ammettono, altri no. Forse ho detto qualcosa di offensivo o scioccante: è un lavoro duro ma qualcuno deve pur farlo. A rischio di alzare a livelli pericolosi la pressione sanguigna di alcuni moderni aspiranti inquisitori, guardiamo in faccia questa terribile verità.

A dispetto della loro conclamata devozione a un testo o a un profeta o a una fede, anche gli esponenti delle religioni organizzate che sostengono l'esistenza di un'unica verità non prendono veramente alla lettera i dettami della loro religione.

Molti fedeli si ritengono seguaci di stretta osservanza, ma in realtà fanno una lettura selettiva dei loro sacri testi, adottando quello che più aggrada loro e nascondendo il resto sotto il tappeto. È un processo a suo modo naturale: prendi i tuoi testi sacri, cerca quei passaggi che confermano i tuoi valori, adattali un minimo ai tuoi obiettivi, evidenzia la loro importanza nell'equilibrio della tua religione, e dimentica tutti i passaggi che contraddicono apertamente i tuoi valori o promuovono comportamenti e attitudini che non collimano con i tuoi. Se questo comportamento vi appare disonesto, è perché lo è.

Ehi, Bolelli, stai davvero accusando miliardi di fedeli ortodossi in tutto il mondo di essere spregevoli mentitori? No, non è così. Non metto in dubbio la sincerità di molti fra loro, non credo affatto che mentano consapevolmente. Semplicemente sono maestri di autoinganno, così allenati a mentire a se stessi che ormai lo fanno senza nemmeno rendersene conto. Non hanno il coraggio di prendersi la responsabilità di scegliere fra i tanti possibili valori e vivere con le conseguenze che ciò comporta: andare avanti convincendosi che i propri valori sono í soli, veri, eterni che portano impresso il marchio di Dio è molto più rassicurante.

Altri fedeli non mentono affatto, nemmeno inconsciamente. Ciò che lí protegge dall'affrontare le contraddizioni che ci sono in ogni tradizione religiosa, inclusa la propria, è pura e semplice ignoranza. Il loro fervore religioso non coincide con la loro conoscenza. Un gran numero di cristiani non ha mai letto la Bibbia da cima a fondo. Molti musulmani conoscono del Corano soltanto quei passaggi che i loro predicatori enfatizzano. La stessa cosa vale per í fedeli delle altre religioni.

Senza una consapevolezza diretta, tanti abbracciano una versione semplicistica e favolistica della propria religione, senza preoccuparsi di verificare se la realtà non sia più complicata. È facile non fare i conti con le contraddizioni, se ignori che esistano.

Ma anche se l'ignoranza non fosse così diffusa e tutti avessero assoluta familiarità con i testi delle loro religioni, le cose non sarebbero più semplici. Se vi avvicinate ancora, condividerò con voi un altro segreto: molti dei libri sacri delle diverse religioni traboccano di contraddizioni.

Proprio perché è lo stesso carattere contraddittorio delle scritture a spingere i fedeli a scegliere quali passaggi seguire e quali ignorare, non sorprende che i medesimi libri sacri siano stati usati per difendere idee opposte. Durante la Guerra civile americana, Abramo Lincoln fece osservare che «i soldati del Sud e del Nord leggono la stessa Bibbia, e pregano il medesimo Dio, e ognuno invoca il suo aiuto contro l'altro». In quello stesso periodo c'erano cristiani che si servivano della Bibbia per supportare l'abolizione della schiavitù, mentre altri cristiani nella stessa Bibbia trovavano le munizioni ideologiche per difendere la schiavitù come un'istituzione voluta da Dio.

La storia si ripete in altre epoche. Mentre san Paolo propugnava il celibato ed esprimeva una visione assolutamente negativa di ogni piacere fisico, Carpocrate – maestro cristiano del II secolo – incitava i suoi seguaci a vere e proprie orge sessuali. Martin Luther King era cristiano, proprio come i membri del Ku Klux Klan. Protestanti e cattolici si sono massacrati per un paio di secoli nel nome di Gesù. Anche oggi ci sono gay cristiani e, viceversa, cristiani che considerano l'omosessualità come il più orribile dei peccati, femministe cristiane e cristiane antifemministe, cristiani anticapitalisti che vedono la ricchezza come una colpa e cristiani che la interpretano come un segno di benedizione divina, cristiani liberal e altri conservatori, e cristiani che su qualunque questione sono schierati su posizioni opposte. Naturalmente, tutti sono convinti che Dio supporti il loro punto di vista.

Questa storia non è un'esclusiva del cristianesimo. Ogni ramo di qualsivoglia religione è convinto di essere l'unico fedele al messaggio originario e accusa gli altri di essersene distaccati. Il semplice fatto che ogni religione abbia prodotto molteplici varianti (il cristianesimo ad esempio presenta più di trentamila ramificazioni) ci dice chiaramente che la verità non è ovvia a tutti.

Cercare di capire chi abbia ragione è un'impresa disperata. Siamo troppo lontani dalle origini per stabilire con un minimo di plausibilità cosa i fondatori delle diverse religioni volessero davvero dire. Le religioni organizzate si fondano infatti su fonti decisamente incerte. Le rivelazioni divine indulgono nella noiosa abitudine di sbocciare in angoli semi-illetterati del mondo molto prima che fossero inventati i moderni mezzi di registrare informazioni. Il risultato inevitabile è una catena di rivelazioni raccontate e riraccontate per decenni prima che qualcuno le mettesse per iscritto, una specie di telefono senza fili durato a lungo, che molti secoli dopo un concilio riprende per stabilire la verità. Un procedimento che presenta un notevole margine di errore, converrete.

Quando eravate bambini avete mai giocato al telefono senza fili? Sì, il gioco dove qualcuno sussurra qualcosa nell'orecchio di qualcun altro, che a sua volta sussurra nell'orecchio di un altro ancora e così via finché l'ultima persona della fila dice ad alta voce cosa ha sentito, e tutti ridono perché quello che dice non ha quasi nulla a che fare con il messaggio originale. Ecco, immaginiamo di giocare al telefono senza fili per qualche decennio con qualche migliaio di persone prima che qualcuno scriva il risultato. Poi lasciamo passare un altro po' di secoli prima che un concilio di «autorità» stabilisca quale versione è valida e quale invece va eliminata. Per quanto strano possa apparire, è proprio in questo modo che hanno preso forma le moderne versioni di molti dei sacri testi, dai Vangeli al Corano. Ed è sull'autorità di questi molto dubbi documenti che per secoli si è combattuto in merito all'essenza del messaggio originale.

Lontana dall'essere un ostacolo, questa confusione è un dono che molti membri delle religioni organizzate coltivano inconsciamente. Il fatto che i loro profeti/dèi siano deceduti da lungo tempo e su di essi ci siano poche e poco accurate informazioni rende molto più facile ai seguaci proiettare le proprie idee, valori e aspettative sulle loro fonti preferite di autorità. In questo modo i messaggeri possono dire quello che vogliono senza prendersene alcuna responsabilità: un perfetto caso di creazione della propria religione all'interno di una tradizione rispettata, dando l'aria di seguirne la versione «ufficiale».

Le religioni organizzate finiscono così per oscurare le intenzioni originarie di quei profeti/dèi che dovrebbero venerare. Come ragazzini dementi che stringono troppo forte un cucciolo fino a soffocarlo per «amore», i seguaci di una religione distruggono per cieca devozione gli insegnamenti dei fondatori. Per quanta freschezza, bellezza ed energia un messaggio possa contenere, finisce per morire di una morte miserabile quando diventa un dogma. I seguaci si ritrovano così ad adorare il cadavere rinsecchito e mummificato di quella che un tempo era una splendida idea.

Quello che vi invito a fare è prendervi la responsabilità delle vostre idee e, liberandovi dalla schiavitù del dogma, creare la vostra personale religione. Invece di brancolare nel passato per cercare una qualche giustificazione in testi vecchi di secoli e di usare eccellenti cadaveri come fonte di autorità, è tempo di tirar fuori il cuore e le palle per sviluppare le proprie intuizioni e difenderle per quel che valgono. Non credete a qualcosa perché l'ha detto Buddha o Maometto. Non credeteci neanche se lo dico io (ok, questa ultima cosa non ascoltatela, l'ho detta solo per apparire democratico. Se qualcosa la dico io, dovreste crederci incondizionatamente...). Meglio ancora, non credete a niente che non derivi dalla vostra esperienza. La fede è l'abitudine di chi è troppo pigro o intimorito per credere a se stesso. Se non vogliamo continuare a farci la guerra in nome di dogmi religiosi, cercare coraggiosamente da sé è il cammino più sano che dobbiamo intraprendere.

Se scegliere da sé al di là di tutti i dogmi è una buona idea in ogni tempo e luogo, è ancora più essenziale nel mondo di oggi, nell'èra della globalizzazione, delle più ampie possibilità di scelta, del sincretismo. Moltissime persone su tutto il pianeta hanno a disposizione più informazioni che in qualunque altro momento della storia umana. Individui delle più diverse parti del globo sanno l'uno dell'altro come mai prima. Lo scambio delle idee avviene a una velocità che i nostri progenitori non avrebbero nemmeno sognato. Il più erudito intellettuale di un paio di secoli fa aveva accesso a molte meno informazioni di chiunque oggi abbia un accesso al web. Essere esposti a stimoli e idee da ogni angolo del mondo significa ritrovarsi sotto i polpastrelli molto più materiale con cui giocare. È naturale allora che un numero sempre più ampio di persone mescoli gli ingredienti in cui si imbatte, reinventando così le tradizioni, e stabilisca connessioni mai immaginate prima.

Questa esplosione di impulsi creativi la possiamo vedere dappertutto. Più o meno ogni canzone che nasce oggi deriva dall'unione di tradizioni musicali che appena pochi decenni fa si ignoravano. Tutto sembra ruotare ormai intorno all'idea di fusione: dal cibo che mangiamo ai film che guardiamo, e anche ai mescolamenti etnici che contraddistinguono tanti individui. È naturale che anche la religione ne sia condizionata.

Davanti a una maggiore consapevolezza e possibilità di scelta, le tradizionali forme di autorità vanno in crisi. Le identità rigide – siano nazionali, ideologiche o religiose – si mostrano sempre più obsolete. Sempre meno persone si accontentano di risposte preconfezionate. Soluzioni e idee legate a un tempo e a uno spazio specifico si rivelano troppo ristrette per il mondo globale.

Molte delle risposte cui tante persone si aggrappano ancora sono nate in un mondo dove nessuno o quasi vedeva al di là dei confini del proprio villaggio, e quello che esisteva nella valle accanto era straniero e misterioso. Tutto questo è destinato a non durare. Tenersi nostalgicamente stretto il passato non ci può aiutare a fare i conti con una realtà che sta cambiando a vista d'occhio.

È maledettamente eccitante vivere in un'epoca come questa! Ci troviamo a pochi passi dall'autodistruzione ma anche a pochi passi dal creare un mondo che può eccedere l'immaginazione dei più ottimisti profeti del passato. Stiamo danzando su una corda sospesa sull'abisso, con il destino del mondo nelle nostre mani. Le armi con cui andiamo in battaglia sono cuore, visione, creatività. Ciò di cui abbiamo bisogno sono soluzioni all'altezza della possibilità di una consapevolezza più ampia e delle esperienze radicalmente nuove che caratterizzano il mondo contemporaneo.

Trovarsi faccia a faccia con uno spettro più vasto di scelte non può non trasformare la religione: alcune stanno rivedendo le loro convinzioni più profonde, quelle ortodosse cercano di resistere con le unghie e con i denti al cambiamento e a qualunque fenomeno metta in discussione la loro autorità. I rami più conservatori e fondamentalisti, in particolare, vedono il mondo globale come una minaccia. Per loro avere più possibilità di scelta significa cadere più facilmente in errore, la scelta è lo strumento con cui il demonio tenta di allontanarci dalla verità. Davanti a un mondo che offre a ciascuno più possibilità di scegliere da sé, la loro risposta è scavare trincee più profonde e irrigidirsi ancora di più. Più la storia umana ci presenta nuove libertà, più i fondamentalisti le combatteranno. A dispetto del loro reciproco odio, predicatori cristiani e talebani sono gemelli separati alla nascita: entrambi davanti alla modernità si ritraggono inorriditi.

E invece questa globalità del mondo è la più grande opportunità che abbiamo mai avuto fra le mani. È giusto che le tradizioni siano messe alla prova. Se i valori tradizionali perdono la loro attrattiva, vuol dire che sono comunicati malamente oppure che non sono più così rilevanti. Nessuna soluzione sana è mai nata dal rimpianto dei bei tempi andati. Come dice Nietzsche: «Il saggio non riconosce abitudini e tradizioni, ma solo nuove domande della vita e nuove risposte». Che ogni cosa nuova sia migliore non è necessariamente vero, ma è vero che le teorie, le religioni e le filosofie create in una condizione intellettualmente più povera non possono che essere migliorate oggi. Se una cosa era buona lo resterà, e se qualcosa invece decade è perché è legata a un mondo più oscuro e ignorante. Quello che allora faremo qui è mirare alle questioni fondamentali delle diverse religioni per verificare quali doni di saggezza il passato può ancora offrirci, e come possiamo servircene per elaborare le nostre personali risposte.

| << |  <  |