Autore Barbara Bonomi Romagnoli
CoautoreMarina Turi
Titolo Laura non c'è
SottotitoloDialoghi possibili con Laura Conti
EdizioneFandango, Roma, 2021, Documenti 107 , pag. 126, cop.fle., dim. 13,5x20,5x0,8 cm , Isbn 978-88-6044-725-8
LettoreCristina Lupo, 2021
Classe ecologia , femminismo , paesi: Italia: 1960












 

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Pagina 5

Capitolo 1


dove si racconta di un virus che si aggira per il mondo;
di epidemiologi e virologi che dicono tutto e il contrario di tutto;
di due donne piene di dolori che chiacchierano
di scienza e fantascienza, una delle due, noiosamente,
continua a ripetere: "io l'avevo detto"



"L'ordine di evacuazione era stato già diramato attraverso radio, tv e canali social durante la notte. Lo stesso comunicato ripetuto ogni venti minuti. Tra un allarme e l'altro una musica inadeguata.

La zona interessata copre più o meno la metà sud della Finlandia, l'Estonia, la Lettonia e una parte del territorio di frontiera nord-occidentale della Russia, compresa San Pietroburgo. Nella pioggia e nell'aria sono stati trovati isotopi di stronzio-91, bario-140 e lantanio-140. Si tratta di atomi radioattivi prodotti nel nucleo di un reattore nucleare.

Aleksej se lo aspettava. Sapeva che se vedeva il bagliore giallo in direzione della centrale nucleare laggiù a due chilometri dal confine non doveva perdere tempo, doveva preparare la sacca che - con inguaribile ottimismo - chiamava 'delle 48 ore'. Qualche camicia, qualche libro, il laptop e la macchina fotografica, il passaporto di nazionalità finlandese, la piccola matrioska scaccia guai e il vinile di Juliette Gréco, quello con i grandi occhi di lei, appena nascosti da una frangia, in copertina. Sapeva anche che c'era la possibilità che non sarebbe mai più rientrato nella sua casa e che l'unica pianta a sopravvivere nel piccolo giardino sarebbe stato l'albero di kaki. Doveva ricordarsi di viaggiare con i finestrini della macchina chiusi e di non accendere il sistema di areazione, anche se era agosto. Aveva già iniziato la profilassi a base di ioduro di potassio per proteggere la tiroide dalle radiazioni. Avrebbe funzionato davvero? Come sempre Gengis Cat avrebbe viaggiato con lui e al diavolo le raccomandazioni delle autorità competenti di lasciare gli animali domestici in casa. Forse avrebbe fatto bene a considerare seriamente l'idea di trasferirsi altrove, in un paesino dell'appennino italiano. Laggiù almeno, grazie ai referendum, è stata abrogata la norma per la realizzazione sul territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare..."


Laura ancora una volta ha passato la notte a scrivere, solo poche interruzioni fino al chiarore dell'alba. Vuole finire rapidamente la storia che ha deciso di raccontare sui referendum del secolo scorso contro il nucleare. Sa bene che i referendum sono una scorciatoia illusoria e nessun referendum ci ha mai dato un'Italia migliore di quella che sapremo conquistare con le battaglie politiche. Rimugina sul passato quando si schierò contro la scelta nucleare, da sempre convinta che la cosa più importante è sapere a cosa deve servire tutta l'energia che si vorrebbe produrre.

È un'altra qualsiasi giornata di mezz'agosto. Fa caldo, ovviamente umido. Accende la radio per ascoltare le ultime notizie. Rassegna stampa e una bella tazza di caffè nero. Bella nel senso di abbondante. È così che inizia le sue giornate da ormai quasi cento anni e si ripete come un mantra: "abbi coraggio e fortuna e scrivi cose belle". Laura di cose ne ha scritte davvero tante nel corso degli anni, articoli per i giornali, libri per bambine, libri per adulte, saggi politici, interventi, appelli accorati, pagine di enciclopedie, lettere per amanti, alle amiche e agli amici, al partito, agli editori, ai colleghi scienziati incrociati nella sua strada di studiosa di problemi ecologici.

Le notizie alla radio sono sempre le stesse da mesi perché qui a Milano, come ovunque nel mondo, dilaga una epidemia.

Tutte abbiamo preso confidenza con questo termine spesso usato per mondi lontani dal nostro. Una epidemia di ebola, laggiù in una qualche regione a noi sconosciuta dell'Africa, o quella di malaria.

Ne abbiamo letto sui giornali e ne abbiamo sentito parlare sempre come qualcosa di pericoloso, ma lontano dalle nostre vite materiali. La febbre tifoide, il colera, il vaiolo, la Sars. Impossibile dimenticare l'influenza aviaria che si è accanita nel Sud-Est asiatico. Ci siamo sempre sentite protette, al riparo.

Ora qualcosa è cambiato, l'epidemia riguarda anche noi, è diventata una pandemia, abbiamo imparato anche questo: una epidemia che si diffonde dappertutto, contagia rapidamente e coinvolge gran parte della popolazione del mondo è una pandemia.

Laura si avvia faticosamente - con la schiena irrigidita da ore di scrittura - verso la piccola terrazza: "Luba ricordati questa parola p-a-n-d-e-m-i-a".

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Capitolo 3


dove si parla di eco femminismi senza dirsi femministe
con lo sguardo del passato rivolto al futuro;
da Chernobyl al Cile passando per l'Italia e l'Ucraina



"Sono stata per anni in mezzo a centinaia di donne. Le mediche, le politiche, le attiviste, le militanti, le pazienti, le insegnanti e le studenti. Eppure ho sempre pensato che le femministe fossero un po' settarie e non mi sono mai detta femminista. Magari semplicemente parlavamo due linguaggi differenti. A me interessava essere comprensibile a tutte e tutti, mentre avevo la sensazione che loro fossero più concentrate sul comprendersi fra loro; chissà, forse mi sbaglio. Di sicuro non frequentavo troppo i loro giri, ma ne ho conosciute tante, anche nel Partito Comunista. A dir la verità in quegli anni non è che i due mondi, femminismo e scienza, si parlassero molto. Però mi ricordo un libretto che facemmo dopo il disastro di Chernobyl, mi ritrovai insieme a tante donne diverse, era per la rivista "SE Scienza Esperienza", chissà dove ho messo quell'opuscolo in questo rebelot di librerie, o se è uno di quelli che sono andati perduti quando si bruciò mezza casa.

Ecco forse dopo quel disastro nucleare sono cambiate un po' di cose e le femministe hanno iniziato ad attraversare di più il terreno delle scienze, o come diceva la mia amica fisica finalmente ci si rendeva conto di quella 'coscienza del limite' emersa dalla pratica femminista, e - aggiungerei - di averlo superato da parecchio quel limite per continuare a vivere su questa Terra. Ma io ero concentrata sul lavoro e le mie passioni e poco dopo sulla mia attività parlamentare, ti dovessi dire... non so bene come sono andate le cose. Di sicuro Luba tu ne sai molto più di me di cosa ha significato Chernobyl per le donne, ecco raccontami, cosa avete fatto voi ucraine quando è successo quel disastro?"

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Capitolo 6



perché se brucia l'Amazzonia danneggia i nostri polmoni
anche se viviamo nell'altro emisfero;
perché ciò che si consuma erode le difese del pianeta
e anche le difese dei corpi viventi



"Buongiorno, sono Anna. Abito nel suo stesso palazzo, all'interno 8. Le dispiace se faccio questo tratto di strada con lei?"

Anna ha 17 anni, un cespuglio di capelli ricci con qualche ciocca tinta di un verde smeraldo che brilla al sole.

"Ciao Anna, io sono Laura. Non mi dispiace, però io cammino piano perché sono una vecchia sciura malandata, con le anche arrugginite che faticano a sostenermi. Secondo il mio cardiologo devo fare ogni giorno una breve passeggiata, almeno il giro del palazzo. Come se ci fosse qualcosa di divertente alla mia età nel girare intorno allo stesso palazzo tutti i giorni. Ma il cuore è pur sempre un muscolo che va esercitato perché continui a funzionare come si deve. Sei sicura di riuscire a camminare piano come me e a sopportare le mie chiacchiere?"

"Certo! Mi scusi se l'ho fermata. Mio papà mi ha detto che lei è famosa. Nello studio di consulenza e progettazione ambientale dove lavora lui, dicono che lei sia la madre dell'ecologismo italiano, quindi volevo assolutamente conoscerla, perché anche io sono ecologista, sono un'attivista per il clima."

Laura la guarda con aria sospettosa, ma non sa resistere alla curiosità di una ragazzetta dai modi così gentili. Quella cosa della 'madre' gliela hanno già detta altre volte e non le è mai piaciuta.

"Vedi cara, figli o figlie non ne ho mai avuti, non che non li volessi, ma non sono venuti, quindi madre proprio no. Semmai partigiana o pioniera sono le descrizioni che più mi si addicono. Anche se le etichette non mi sono mai piaciute, perché mi sembrano riduttive. E non parlerei di ecologia, per quanto mi riguarda, ma di ambientalismo scientifico. E poi dammi del tu, se non ti dispiace, altrimenti mi sento ancora più vecchia. E credimi farmi più vecchia di quello che vedi è difficile."

Anna fa una smorfia impercettibile, è preoccupata di aver offeso quella signora importante e di aver fatto la figura della sempliciotta che si è fatta prendere in giro dal papà.

Laura invece è preoccupata di essere stata troppo scostante e di aver detto - come sempre - qualche parola di troppo.

Anna però è determinata, non si scoraggia - beata la disinvoltura della giovinezza - e la incalza: "Io sono una delle tante ragazze che scendono in piazza ogni venerdì per il clima; quando ho visto un video di Greta ho capito che dovevo farlo. Ha presente Greta Thunberg la ragazza svedese attivista contro il cambiamento climatico, vero? Ecco io e Greta abbiamo proprio la stessa età".

Laura si ferma, la guarda, le sorride affettuosamente.

"Dammi del tu, Anna, ti scongiuro. Ecco, sono contenta, finalmente incontro qualcuna di queste benedette ragazze che si preoccupano per il clima! Ma è così complicato entrare in contatto con voi. Certo che so chi è la Greta di cui parli, ho seguito più volte i suoi interventi, anche quando ha parlato all'Onu, per sensibilizzare i governi del mondo contro il cambiamento climatico. Quindi è lei che ti ha convinto a uscire dalla tua cameretta per puntare il dito contro i padroni della terra che parlano dell'eterna crescita economica?"

Ora lo sguardo di Anna è stupito, le sembra quasi che a Laura non piaccia Greta, possibile? Forse suo papà si è sbagliato e la signora del secondo piano non è una ecologista; gli ecologisti amano Greta! Però Laura ha detto che è stata una pioniera dell'ambientalismo.

"Laura, dici pioniera come si dice a chi arriva in un luogo sconosciuto e prepara la strada alle altre affinché la possano seguire? E perché non ti piace Greta? Ma insomma: sei più scienziata, più ambientalista o più ecologista?"

"Ehi ragazzina, quante domande. Camminare già mi toglie il fiato, riuscire anche a parlare per me è troppo faticoso. Perciò mi è quasi impossibile rispondere a questo interrogatorio qui sul marciapiede all'ombra dei platani; se ti va saliamo a casa e ti racconto tutto per filo e per segno. Non sei allergica alle gatte, vero?"

"No, mi piacciono molto tutti gli animali e ho tempo fino al tardo pomeriggio, perché poi noi di Friday for Future di Milano ci troviamo davanti al consolato del Brasile per chiedere che la foresta amazzonica e i suoi popoli nativi vengano protetti. Sarà un presidio in contemporanea con altre città del mondo. Devo anche preparare un albero di cartone come cartello. Posso farlo a casa da te mentre parliamo?"

"Certo Anna! Che gioia mi dai: saranno anni che non preparo un cartello per un presidio. Vieni che ci divertiamo. Tu mi racconti meglio questo tuo impegno a scendere in piazza per gli alberi e io ti racconto meglio l'ambientalismo che mi piace. Perché vedi, per me l'ambiente è un luogo, è un bene, è un punto di equilibrio per la vita e dobbiamo capire di farne parte senza mai scordare di averne la responsabilità ... affinché ci sia sempre questo equilibrio."

Laura vorrebbe già raccontare tante cose ma ha il fiato corto, questo maledetto affanno la costringe a stare zitta per un po', cosa che non le piace affatto. Appena entrate nel portone Anna le chiama l'ascensore, poi sale le scale saltando due gradini alla volta: "Laura vado a prendere i materiali per il cartello e scendo subito da te".

Laura sorride - Anna è una vera iniezione di buonumore - sale con l'ascensore e si infila in casa sperando che Luba non stia stirando o spolverando di nuovo le librerie: perché mai questa donna così intelligente si ostina a combattere contro la polvere? Tanto vince sempre la polvere.

"Luba! Adesso viene a trovarci Anna, la figlia dell'architetto dell'interno 8, libera il tavolo che dobbiamo preparare un cartello."

Luba stava stirando le lenzuola, non sopporta di riporle nel cassetto senza aver tolto con un colpo di ferro almeno le pieghe più grandi, pur sapendo che a Laura sembra un'azione superflua - tanto poi si spiegazzano di nuovo, è uno spreco di energia! - e anche dannosa, perché toglie alle lenzuola quella fragranza del vento che le ha fatte svolazzare e asciugare.

"Ciao Laura, eccoti. Hai fatto tutto il giro del palazzo? Ma chi dici, la ragazzina con i capelli verdi? Che cartello? Per cosa? Ma hai troppo affanno, siediti, bevi un po' d'acqua, prendi fiato."

"Luba non mi trattare come una vecchia sfasciata, lo so da me che lo sono. E apri la porta, per favore, quella ragazza è veloce come una saetta."

Infatti Anna irrompe nel salone. Ha portato le forbici, il cartone - più grande di lei - e una borsa di tela piena di pennarelli, colori acrilici e pennelli. Rivolge un saluto sorridente a Luba - si sono incontrate spesso per le scale e al supermercato, si conoscono di vista - e si accomoda per terra sul tappeto. Con un elastico cerca di tenere a bada i ricci: "Allora Laura cosa mi dicevi?".

Laura inspira, ancora non ha recuperato completamente il respiro.

"Volevo proprio parlare con qualcuna di voi, sapere cosa ne pensate di questo virus e di quelli che verranno se continuiamo a comportarci così male con l'ambiente." Anna ha la risposta pronta, come se stesse parlando a una coetanea: "Ma Laura, dovevi scrivere un messaggio sulla nostra pagina Facebook! Ti avremmo contattata subito!".

Laura cerca severa con gli occhi lo sguardo di Luba, ormai è chiaro che non ha fatto nulla di quello che le aveva chiesto e non ha neanche provato a usare una delle tante diavolerie tecnologiche per cercare un incontro con questa nuova generazione ambientalista, avranno tempo dopo per bisticciare su questo. Per fortuna esistono ancora gli incontri casuali e le ragazze disposte a parlare anche fuori dal cyberspazio o quello che diamine è.

"E sì, Anna, ha ragione tuo papà: mi sono occupata per buona parte della mia vita di ecologia, di ambiente e di salute. Tanti anni fa mi sono avvicinata all'ambientalismo attraverso un percorso che definisco personale e politico: ha avuto origine nelle battaglie delle operaie e degli operai per il miglioramento delle condizioni di lavoro nelle fabbriche. Erano condizioni davvero indegne e difficili da sopportare. Da questo sono arrivata a considerare tutto l'ambiente in cui viviamo. Ho iniziato a rendermi conto che ambiente non è solo l'insieme di acqua, aria, terra. Non si può considerare l'umano vivente nel suo rapporto con la natura se non lo si considera anche in relazione con gli altri viventi umani e non umani e con gli oggetti che fabbrica e produce o con le piante che coltiva."

Anna, mentre segue il ragionamento, ha iniziato a tagliare dal cartone una sagoma di albero, pensa all'Amazzonia, vorrebbe chiedere a Laura cosa pensa della deforestazione e dei popoli indigeni, se è vero che quando mangiamo la carne anche noi distruggiamo l'Amazzonia, ma non se la sente di interromperla. Semmai glielo dirà dopo.

"Ma la motivazione che mi ha spinto a occuparmi dell'ambiente, in maniera intensa e anche abbastanza utile - non ho false modestie - la definirei erotica nel senso che io amo proprio il sistema vivente. Questo amore che provo non ha avuto origine nell'amore per un pezzo del sistema vivente. Direi che è nato come amore sistemico: per il sistema nel suo complesso e non per una sua componente. Non trovo niente di strano che la scelta ecologica per me sia amore."

Anna salta in piedi.

"Anche io amo ogni cosa che mi ricollega al significato di vita. Sappiamo che questo sistema, per come è stato maltrattato e sfruttato, se continuiamo a comportarci così non durerà a lungo. Io ho diciassette anni e provo un po' di eco-ansia per il mio futuro e per quello del pianeta. Questo scendere in piazza ogni venerdì per manifestare lo facciamo per passione e forse un po' per la paura di non avere un futuro."

Laura conosce l'entusiasmo di Anna: l'ha incontrato tante volte quando instancabile girava per l'Italia scendendo e salendo dai treni per andare lì dove la chiamavano; quando argomentava e spiegava i suoi studi; quando riversava la sua passione in ogni assemblea, in ogni consiglio di fabbrica, in ogni scuola o comitato; quando doveva presentare uno dei suoi libri.

"Vedi Anna, a me piace dire che per ricostruire l'ambiente occorre una volontà basata sulle conoscenze scientifiche e, allo stesso tempo, capace di esprimersi in atti politici ben coordinati che possano determinare quei cambiamenti che vogliamo nel mondo che abitiamo, perché non esistono problemi ambientali che non siano anche problemi sociali. Quando parliamo del sistema vivente è sbagliato e illusorio pensare sia che l'uomo abbia capacità illimitate sia che la natura abbia una illimitata capacità di resistere e di medicare le attività nocive degli umani. Dato che l'ambiente ha plasmato gli organismi viventi in milioni di anni dovrebbe valere, per i prodotti della natura, non il principio che una qualsiasi modifica dell'ambiente sia da considerarsi innocua finché non ne sia dimostrata la pericolosità ma il principio ribaltato: cioè che qualsiasi modifica dell'ambiente naturale sia da considerarsi pericolosa finché non sia dimostrata l'innocuità. Noi abitiamo questo pianeta e certo non l'abbiamo fatto in maniera innocua: anzi, lo abbiamo devastato e oggi le nuove generazioni come te Anna, come Greta - che non mi sta affatto antipatica, quante Greta ci vorrebbero per cambiare il mondo! - ci rimproverano il nostro egoismo. Fanno bene - fate bene - a puntarci quel dito contro."

Anna si infila nel ragionamento di Laura: "L'obiettivo del nostro scendere in piazza è lo stesso che abbiamo quando cerchiamo di modificare il nostro modo di stare su questo pianeta. Cerchiamo di fare il più possibile per essere una piccola parte di un cambiamento molto più grande. È questo il nostro obiettivo. Non ci aspettiamo che un movimento o un'iniziativa possano cambiare tutto, o che ci spingano sempre nella direzione giusta ma non possiamo fermarci finché non ci ascolteranno. Cinque anni fa i leader mondiali hanno approvato a Parigi un accordo e hanno promesso di limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5°C e noi scendiamo in piazza per ricordare che questo obiettivo non è negoziabile. Se non si ascolta, se non si accetta la scienza, allora non c'è niente altro da fare".

Laura sorride, è tutta la vita che ripete che tutto inizia dalla consapevolezza.

"Anna mi fa piacere sentirti dire queste cose. Mi sembra proprio che le ragazze di questo movimento ripetano quello che io dico da sempre, di fare riferimento alla scienza, perché i dati scientifici sono i migliori alleati dei movimenti ambientalisti. Ho iniziato a studiare e trattare le scienze biologiche e l'ecologia quando le questioni ambientali non erano presenti nelle agende politiche istituzionali. Quando non si era ancora abituati a parlare di sostenibilità ambientale e sociale delle scelte economiche e industriali. Quando parlavo della relazione primaria fra politica e ricerca tecnologica e scientifica, strabuzzavano gli occhi, perché in pochi allora avevamo questo approccio. A me, che ero donna e comunista, mi trattavano come una bizzarra affabulatrice e una eccentrica visionaria. Allora mi sembrava che la strada fosse così difficile da sembrare impraticabile."

"Laura tu eri una comunista?! E come facevi politica?"

"Sì, non fare quella faccia disgustata. All'epoca militavo in un grande Partito Comunista, anzi il più grande in Occidente. La mia ecologia controcorrente era scomoda e male accettata. Non mi hanno mai impedito di parlare, questo no, anche perché era impossibile opporsi alla mia cocciuta insistenza, così ho sempre detto chiaramente quello che pensavo. E ti assicuro ragazza, non ho mai avuto remore a sostenere posizioni contrarie a quelle del partito."

Luba porge a Laura le sue medicine e versa due bei bicchieri di aranciata: quella di Laura è arricchita con qualche integratore mentre nel bicchiere di Anna ha aggiunto petali di rosa, le belle rose che ornano il terrazzo di casa. Luba invece sorseggia the affumicato. L'ha sempre preferito agli altri tipi di the, ma anche al vino, perché aiuta la meditazione.

Anna è incuriosita dalle due signore che vivono al piano sotto il suo e spera di poter passare altre volte il pomeriggio con loro, in quella casa accogliente dove tutto sembra immobile da troppo tempo ma dove poi si scopre che tutto è molto vivace e leggero, come le gatte che saltano dal sofà sul tavolo per giocare con i suoi pennarelli e sdraiarsi sull'albero di cartone. Anche a casa sua ci sono tanti libri ma così tanti come in casa di Laura non ne aveva mai visti. Si chiede se li avrà letti tutti e per un attimo la soggezione che prova le pesa come un macigno.

L'aranciata - o forse chissà gli integratori - sembra aver dato nuova lena a Laura.

"Vedi Anna io non sono una scienziata ma una studiosa dei problemi ecologici. Pur trovando affascinante lo studio, ho sempre pensato che fosse importante anche agire. Per questo motivo ho deciso di fare politica: non basta studiare, bisogna anche darsi da fare."

"Quindi anche io faccio politica quando il venerdì scendo in piazza con i miei cartelli contro l'emergenza climatica!"

Anna inizia ad agitare il suo albero di cartone che adesso è anche ben colorato. Le gatte schizzano via terrorizzate.

"Ti dirò di più, Anna, stando qui a chiacchierare con noi fai fare politica anche a me e a Luba, perché nessuna di noi risiede nella cittadella della scienza, ma dobbiamo considerarci tutte mendicanti che ci aggiriamo all'esterno: ci sforziamo di guardare dentro le finestre e non vediamo bene, allora strizziamo gli occhi, con le mani facciamo una visiera per eliminare i riflessi e cercare di distinguere qualcosa. Quando tu e tante altre come te andate in piazza a denunciare quel che succede e dici 'guardate!' stai dicendo anche 'aiutatemi' a vedere. Per me fare politica è sempre stato così, è stato questo: dire 'guardate' e farmi aiutare a vedere meglio."

Anna ha deciso: "Se questo è fare politica, allora mi piace fare politica".

"Questo è solo una parte." Il tono della voce di Laura è mite. Luba sa bene che quando Laura assume quel tono inizia un monologo dei suoi: sarà difficile interromperla e si chiede se Anna resisterà.

"La politica attraversa tutto. Se ci pensi passa dalla lotta all'inquinamento industriale alla conservazione dei suoli e del paesaggio, passa dai problemi alimentari, per costruire una educazione alimentare e gastronomica intesa a diminuire il consumo di proteine animali, fino all'uso che facciamo del tempo libero che sarebbe meglio impiegare in occupazioni compatibili con gli equilibri biologici anziché in attività energivore e inquinanti. Io dico sempre meglio le lunghe camininate, che le crociere o i pacchetti turistici dove magari arrivi con volo charter.

La scuola dovrebbe essere il luogo dove il possesso delle conoscenze scientifiche fondamentali è sempre più fruibile. Lì si deve indirizzare le giovani menti a trovare l'occupazione lavorativa più adatta alle proprie risorse e l'occupazione di tempo libero che permetta di affermare la propria identità, senza però ricorrere ad artificiosi consumismi. Ci sono i problemi dell'organizzazione sanitaria che deve sapere identificare e valutare le nocività ambientali, anche per prevenire le pandemie come questa che stiamo vivendo in questi lunghi mesi."

Luba pensa che Laura è davvero logorroica ma nota che Anna non si perde una sola parola, qualcuna l'ha anche trascritta sul suo quaderno.

"Fate politica è anche pensare alle case coibentate, ai trasporti che permettono il risparmio di energia, all'organizzazione del lavoro che non deve generare un frenetico bisogno di evasione da soddisfare fuggendo in macchina dalla città ogni fine settimana. E immaginare un turismo da sviluppare e da qualificare offrendo non solo un ombrellone sulla spiaggia e una buona cucina ma anche l'occasione di conoscere la storia e la cultura del luogo dove si va in vacanza. Fare politica è occuparsi dei problemi con il solo problema della coerenza. In fisica si dice che il laser è in grado di emettere un fascio di luce 'coerente' dove ogni fotone non viene emesso in maniera casuale rispetto agli altri. Ecco: chi vuole fare politica secondo me dovrebbe essere coerente in modo fisico, come la luce del laser. Quindi non esiste un solo problema che sia così marginale o particolare da non essere sottoposto a una verifica di coerenza: può trattarsi di ricavare piste ciclabili dalla rete stradale urbana, o di chiedere conto alle grandi potenze dello sterminio delle balene, può trattarsi del disarmo o della sovranità alimentare. Ad ogni proposito e in ogni occasione è possibile e necessaria una verifica di coerenza tra la soluzione di quel particolare problema e la soluzione del problema generale: quello di dare all'umanità un futuro compatibile con lo sviluppo e la stabilità del sistema vivente."

Anna è affascinata, rapita dalle parole di Laura e dalla sua capacità di spiegare le cose trasmettendo cu- riosità e passione. In fondo suo papà aveva ragione: quella signora con i capelli bianchi, vestita sempre con magliette strane, che già quando non c'era il lockdown usciva poco di casa, certo non si può dire "la madre dell'ecologia" - altrimenti si arrabbia! - però si è inventata tante cose che ancora ci fanno discutere. Possibile che di lei non si parli mai? Anna si tiene il dubbio per sé.

Laura nel frattempo continua a parlare, perché argomentare, spiegare è quello che sempre ha fatto, dando la stessa importanza a chi la ascoltava, ai professori - spesso tutti maschi - dei comitati scientifici di questa o quella associazione così come alle ragazze con i capelli verdi e i grandi occhi curiosi.

"Scusami Anna, te lo dico con franchezza, temo di essere un po' lenta di comprendonio se alla mia età, dopo una esistenza fatta di impegno, mi trovo ancora a sorprendermi delle dure lezioni della vita. Anche questa volta la dura lezione concerne il fatto che nessuna conquista, per quanto laboriosa, può essere considerata definitiva. Stiamo vivendo in una società miope e incapace di considerare il futuro come proprio."

Anna approfitta di questo momento di sconforto di Laura e, con foga, ruba la parola, perché di questo hanno discusso tante volte nei gruppi di attivismo contro il cambiamento climatico.

"Quello che dici è che gli umani non hanno mai smesso di alterare gli scambi fra terra, aria, acqua, tra mondo vegetale e animale..."

Laura si riprende la scena. "Veleni industriali, composti della chimica organica, insetticidi e pesticidi parenti della diossina, fertilizzanti artificiali per un'agricoltura schiavizzata all'industria, lavorazione delle materie plastiche che altro non sono che prodotti dal petrolio. Vi stiamo lasciando in eredità un mondo arido e fetido invece che fatto di aria, terra e acqua pulita con animali e vegetali sani e in ricca varietà. Continuano le catastrofi ecologiche e noi subito le dimentichiamo. Mi sono sempre battuta per dire che antiecologico è anche antieconomico. Oggi sembra che il bisogno più urgente sia proporre e studiare indicatori e nuovi strumenti concettuali mentre l'urgenza dovrebbe essere individuare e affrontare i problemi da risolvere per primi. Ecco Anna lo slogan che puoi scrivere sul tuo cartello-albero: 'Ora è più difficile di ieri, ma è più facile di domani'. Dai! scappa al tuo presidio, smettila di stare ad ascoltare me."

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Capitolo 8


dove si racconta come le donne sono capaci di spiegare il mondo;
soprattutto quando non è loro richiesto,
per il solo gusto di rompere le uova nel paniere



Laura non c'è.

È morta il 25 maggio del 1993. Noi non abbiamo avuto la fortuna di conoscerla di persona, ma solo attraverso le tante cose che ha scritto. Anzi è dallo stupore di averla letta entrambe che ci è venuta l'idea di raccontarla. Siamo di due generazioni diverse, una di noi ha ricordi nitidi di quegli anni Settanta in cui l'altra iniziava ad andare in bici senza le rotelle. Siamo due femministe irrequiete che hanno in comune con Laura la curiosità e lo sguardo rivolto ai temi ambientali, e noi non abbiamo facili soluzioni in tasca. Come lei non siamo vegane, ma pensiamo che gli allevamenti intensivi andrebbero chiusi perché nocivi e violenti e che l'agricoltura non è così innocente come vuole l'opinione comune.

Se l'avessimo potuta conoscere certamente ci saremmo ritrovate a discutere con lei davanti a un bicchiere di vino rosso o a un caffè.

Se Laura fosse ancora qui tra noi avrebbe avuto davvero cento anni, perché era nata il 31 marzo del 1921, a Udine, qualche anno dopo la fine della Prima guerra mondiale, da una famiglia che presto dovette cambiare città: prima Trieste, poi Verona e infine Milano, perché suo padre era antifascista. Lei, figlia unica, di quegli anni aveva un ricordo limpido: "la mia divenne una famiglia che si opponeva al mondo, disperata e molto sola".

Crescendo la sua famiglia divennero le amicizie, le compagne e i compagni dei partiti dove ha militato, le centinaia di persone che incontrava nei luoghi di lavoro e di attivismo, nelle scuole dove insegnava e in quelle dove andava a spiegare alle bambine e ai bambini come funziona il pianeta Terra in cui siamo capitate.

Attiva nella Resistenza come partigiana, staffetta con il nome di Luisa e poi deportata in un campo di concentramento, è stata dirigente - spesso non allineata e non convenzionale - del più grande Partito Comunista occidentale, quello italiano, e al tempo stesso medica impegnata nella difesa della salute in fabbrica e nei luoghi di lavoro, amministratrice pubblica e narratrice di talento. Chissà negli anni quante e quali sono state le sue relazioni erotico-sentimentali, i suoi legami d'amore, ma forse non è così importante saperlo, lei stessa racconta che nel suo cuore era forte il ricordo di Armando Sacchetta, il suo compagno partigiano morto poco dopo che entrambi vennero liberati dal lager di Bolzano. Non si è mai sposata, viveva ospite - come amava ripetere lei - delle gatte che popolavano la sua casa.

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