Copertina
Autore Sandra Bosco Coletsos
Titolo Storia della lingua tedesca
EdizioneRosenberg & Sellier, Torino, 2003 , pag. 440, dim. 165x240x28 mm , Isbn 978-88-7011-896-4
LettorePiergiorgio Siena, 2004
Classe linguistica , storia letteraria , storia: Europa
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Indice

  7 Premessa alla seconda edizione
  9 Presentazione

 13 1. ORIGINI

    Origini indoeuropee, 13.
    Germanico. Caratteri storico-culturali, 18.
 39 Documenti letterari

 41 2. ALTO TEDESCO ANTICO (Althochdeutsch)

    Definizione geografica e cronologica, 41.
    Profilo storico-culturale dei dialetti tedeschi antichi, 45.
    Fonologia, 59.
    Morfologia, 67.
    Note sintattiche, 78.
    Lessico, 79.
    Scrittura, 95.
    Deutsch, 97.
    Sassone antico, 100.
101 Documenti letterari

113 3. ALTO TEDESCO MEDIO (Mittelhochdeutsch) 1050-1350 ca.

    Condizioni storiche ed economico-sociali, 113.
    Letteratura precortese e cortese, 117.
    La Minne, 123.
    Il cavaliere, 125.
    Influsso esercitato dalla Francia e dai Paesi Bassi, 128.
    Caratteri linguistici generali, 130.
    Fonologia, 132.
    Morfologia e sintassi, 136.
    Lessico, 139.
    Decadenza del mondo cortese, 142.
    La lingua della predica popolare. Mistica e scolastica, 144.
149 Documenti letterari

171 4. ALTO TEDESCO PROTOMODERNO (Frühneuhochdeutsch) 1350-1650 ca.

    Situazione politico-sociale, 171.
    Nomi delle città, 174.
    Formazione di nomi e cognomi, 175.
    Esigenza di 'una' lingua tedesca. Cancelleria di Praga, 177.
    Lingua delle cancellerie di Meissen e Vienna, 183.
    Umanesimo, 185.
    La lingua della stampa, 187.
    Martin Lutero, 191.
    I Volksbücher, 207.
    Il giornale, 210.
    Basso tedesco-Nederlandese, 213.
215 Documenti letterari

225 5. ALTO TEDESCO MODERNO (Neuhochdeutsch) 1650 ca.

    Situazione storico-culturale del XVII secolo, 225.
    Influssi stranieri, 228.
    Purismo. Accademie linguistiche, 234.
    J.G. Schottelius, 236.
    Situazione storico-politica del XVIII secolo.
        Caratteri linguistici generali, 239.
    Uso del tedesco all'epoca di Leibniz, 240.
    Galanterie, 242.
    Pietismo e 'Empfindsamkeit', 242.
    Illuminismo. Chr. Wolff, 245.
    J. Ch. Gottsched, 247.
    Bodmer e Breitinger, 250.
    F. G. Klopstock. G. E. Lessing, 251
    Herder. Sturm und Drang, 253.
    J. Ch. Adelung. H. Campe, 256.
    Classicismo. Romanticismo, 259.
    Considerazioni storico-sociali del XIX e XX secolo, 264.
    Clima culturale, 266.
    Città e scuola, 269.
    Studio scientifico della lingua, 270.
    Riforma dell'ortografia e della pronuncia, 272.
    Tendenze puristiche, 278,
    Sinonimia, 280.
    Formazione delle parole (Wortbildung): derivazione (Ableitung)
        e composizione (Zusammensetzung), 282.
    Morfologia e sintassi, 286.
    Lessico, 289.
    La lingua nel periodo nazista, 298.
    Osservazioni linguistiche relative alla divisione
        e riunificazione della Germania, 317.
    I dialetti del tedesco moderno, 319.
    Isole linguistiche tedesche, 326.
    Jiddisch, 328.
331 Documenti letterari

363 Bibliografia
407 Elenco delle abbreviazioni
409 Indice analitico

 

 

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Pagina 41

2. ALTO TEDESCO ANTICO (Althochdeutsch)


2.1 Definizione geografica e cronologica

Possiamo parlare di ata considerando che si tratta del primo periodo dello sviluppo di una lingua in continua evoluzione e che operiamo una forma di astrazione, poiché la lingua così denominata è in realtà un insieme di dialetti uniti fra di loro in modo molto relativo: gli stessi mutamenti fonologici, morfologici, sintattici e lessicali comuni hanno spesso un andamento diverso nel tempo e nello spazio, senza che un determinato dialetto acquisti un prestigio tale da permettergli di imporsi decisamente agli altri. Persino l'alfabeto latino, usato già nei primi testi letterari, è adattato diversamente non solo a seconda delle regioni, ma addirittura degli autori e copisti che, spostandosi da un centro di cultura ad un altro, trasferiscono, insieme al dialetto materno, la tradizione scolastica scrittoria cui appartengono; i documenti quindi di un determinato monastero non sono necessariamente redatti nel dialetto della regione in cui esso si trova, ma in quello usato dalla scuola dello scriptorium. Un esempio significativo è Fulda dove si scrive in bavarese nell'VIII secolo, in francone orientale nel IX e solo successivamente in francone renano secondo la posizione geografica del monastero. Molto spesso insomma non possiamo basarci sul luogo da cui un manoscritto proviene per determinarne, a priori, le varianti dialettali. Non dimentichiamo inoltre che nei vari secoli di svolgimento dell'ata, le diverse parlate hanno una loro naturale evoluzione interna.

Il tedesco antico si divide in alto (Hochdeutsch) e basso tedesco (Niederdeutsch) secondo la posizione geografica delle varie regioni e quindi la loro partecipazione a determinati fenomeni linguistici (cfr. soprattutto la II rotazione consonantica); la denominazione deriva dalla conformazione fisica del paese alta, montuosa, nella parte centro-meridionale e bassa, pianeggiante, in quella settentrionale. È dall'alto tedesco che deriva il tedesco letterario e moderno ed è dunque di questo che intendiamo occuparci.

L'ata si può suddividere in tedesco superiore (Oberdeutsch) e centrale (Mitteldeutsch). Il tedesco superiore comprende: bavarese, alemanno, francone superiore e longobardo (di cui però possediamo una scarsissima documentazione, cfr. oltre). Il bavarese può a sua volta essere suddiviso in meridionale, centrale e settentrionale; l'alemanno in svevo, alto e basso alemanno; il francone superiore in renano meridionale e orientale. Il tedesco centrale comprende invece: francone centrale o mediano e renano. Suddividiamo ancora il francone centrale in ripuario e mosellano.

Il basso tedesco (basso sassone e basso francone) oltre che al Plattdeutsch odierno (basso sassone) ha dato origine, con alterazioni e influssi francesi notevoli, anche al nederlandese (olandese e fiammingo basso francone).

In genere si pone l'inizio dell'ata, verso la metà dell'VIII secolo poiché di tale epoca sono i primi documenti letterari (quasi tutti traduzioni dal latino di carattere religioso) e perché solo allora sono chiaramente delineati molti dei tratti linguistici caratterizzanti il tedesco, tratti la cui evoluzione dura però già da qualche secolo. Praticamente è sulla base della II rotazione consonantica che si può stabilire l'enucleazione dell'ata; infatti è quest'ultima a costituire il tratto più caratteristico e vistoso che differenzia l'alto tedesco dagli altri dialetti germanici occidentali. Se per comodità di schematizzazione dunque si può porre l'ata, nei termini cronologici indicati sopra, non si deve dimenticare che già molto prima, metà V secolo, esisteva un insieme di dialetti con caratteristiche simili fra loro e ben diverse da quelle del restante gruppo germanico occidentale.

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Pagina 172

4.1.1. Città


L'Europa medioevale eredita, in un certo senso, la città dei tempi antichi. Sul territorio dell'impero romano le città, nei periodi delle migrazioni e nei primi secoli del medioevo, non erano mai realmente scomparse, sebbene i nobili tedeschi, abituati ad un ordinamento di vita rurale, non concepissero di viverci stabilmente. Questi antichi insediamenti, nel periodo carolingio, diventano spesso sedi di arcivescovati (cfr. per es. Treviri, Magonza, Colonia). Poi l'economia rurale subisce una trasformazione: la tecnica del lavoro migliora aumentando sensibilmente la produzione, si sente la necessità dello scambio, di vendere determinati prodotti per acquistarne altri e quindi assumono un ruolo determinante i luoghi accessibili alla maggior parte di individui, lungo le più importanti vie di comunicazione (soprattutto con l'Italia da un lato, le Fiandre dall'altro), in cui poter agevolmente esercitare il commercio. Moltissime nuove città hanno origine in questi punti di incontro, mercati, fiere, empori, che conquistano a poco a poco il loro spazio vitale. Contadini, che al mattino se ne vanno per lavorare i campi, commercianti e artigiani riescono a rendere indispensabile la loro attività ai nobili stessi, che sono attratti lentamente nella nuova sfera economica. Gli agglomerati urbani crescono insomma in misura corrispondente allo sparire del sistema medioevale. Cfr. Dallapiazza 1999.

Esemplare è la nascita e la crescita di una delle più importanti città di questo periodo: Norimberga. In ottima posizione fra occidente e oriente, meridione e settentrione, è situata in una regione ricca di foreste, cacciagione e legname. Per la prima volta nella metà dell'XI secolo viene nominato un mercato di Norimberga. Federico I fa costruire cappella e palazzo e intorno al 1200 diventa città reale. Ma è verso il 1250 che incomincia la sua vera fortuna, cioè nel momento in cui l'indebolimento del potere centrale determina il crollo di un certo sistema di vita e di valori.

Nei tempi più antichi le città erano dunque poche e non avevano peso politico. Intorno al 900 si può parlare di una quarantina di città, molte con meno di 100 abitanti, ma le cose cambiano dal XII secolo: sono ca. 250 intorno al 1200, oltre 800 alla fine dei XIII e ancora di più nel XIV, anche se verso il 1350 la peste nera provoca una terribile ecatombe demografica. Intorno al 1500 in Germania e Paesi Bassi si contano non meno di 3000 città, ma la maggior parte, ca. 2500, ha solo da 100 a 500 abitanti, e solo 150 ne hanno più di 1000. In territorio tedesco Colonia è, in questo periodo, il maggior centro urbano e ne ha 30.000; la seguono Lubecca, Strasburgo, Norimberga, Danzica, Ulm, Francoforte, Zurigo, Augusta, Erfurt, Breslavia ecc.

Queste città cominciano ben presto a costituire una forza politica notevole; unite fra di loro possono opporsi ai prìncipi del territorio circostante, legandosi direttamente all'imperatore che se ne serve per diversi fini. Le città libere (freie Städte] ottengono la loro indipendenza nei confronti dei prìncipi territoriali proprio dall'imperatore che le premia in questo modo per l'appoggio e i servizi prestati. Il governo delle stesse è nelle mani dei maggiori commercianti, mentre gli artigiani e le loro corporazioni, almeno in un primo momento, fino al XIV, XV secolo, hanno un ruolo assai meno importante. Si tratta in sostanza di una forma di democratizzazione in cui gli 'Stadtbürger' si impongono alla nobiltà laica e religiosa assumendo la guida della cosa pubblica.

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4.4. Esigenza di 'una' lingua tedesca. Cancelleria di Praga


Fino al secolo XIII il latino rimane la lingua diplomatica, giuridica, amministrativa e scientifica per eccellenza. Solo in ambito poetico-letterario, come abbiamo visto, era in uso la lingua tedesca, generalmente da tutti accettata in tale ambiente, scevra da idiotismi, con caratteristiche meridionali, cui aderiscono però anche poeti della Germania centro-settentrionale. Raffinata e regolare, non priva di preziosismi, era tuttavia una costruzione artificiosa e specifica e non ha esercitato un ruolo determinante nell'evoluzione dell'espressione popolare, legata al dialetto materno e dunque diversa da regione a regione.

Già però verso il 1250 appare il Sachsenspiegel di Eike von Repgow (prima in latino, poi tradotto in tedesco per volere del suo mecenate Hover von Falkenstein), raccolta di diritto e consuetudini sassoni, scritta in basso tedesco. L'accoglienza entusiasta riservata all'opera, seguita ben presto da altre simili comparse in diverse regioni (per es. lo Schwabenspiegel, il Bayernspiegel), indica che il bisogno di una lingua scritta tedesca, anche per temi tradizionalmente riservati al latino, è largamente sentito.

A cominciare dalla seconda metà del XIII secolo i documenti amministrativi in lingua volgare si moltipllcano, soprattutto dopo il periodo di semianarchia politica del grande interregno. Secondo alcune testimonianze, Rodolfo d'Asburgo (1218-1291) avrebbe personalmente contribuito a far sostituire il tedesco al latino nei discorsi e nei documenti ufficiali; tuttavia solo nella prima metà del secolo XIV le cancellerie adottano definitivamente la nuova lingua. I segretari di Ludovico il Bavaro (1314-1346) usano solo il tedesco nella redazione delle lettere e dei documenti amministrativi e l'esempio imperiale viene ben presto seguito dalle cancellerie di molti ducati e delle città.

Al progressivo abbandono del latino a favore del tedesco in Germania, possono certo aver contribuito anche l'orgoglio nazionale e il fatto che la piccola nobiltà e la classe 'borghese', per non parlare degli strati inferiori della popolazione, non ne avevano più una conoscenza sufficientemente approfondita, tuttavia non dobbiamo dimenticare come per molto tempo i documenti commerciali e simili siano ancora, assai spesso, redatti in lingua latina. Determinante deve essere stato inoltre il profondo disaccordo che in quel periodo divideva il papa e gli imperatori (ricordiamo per es. i difficilissimi rapporti di Ludovico il Bavaro con Giovanni XXII), la curia romana e la cancelleria imperiale ed è certo che l'abbandono della lingua ufficiale della Chiesa è stato appoggiato, in qualche corte tedesca, per far cosa sgradita a Roma.

Non dobbiamo però soprattutto dimenticare la legittima preoccupazione dei prìncipi, re e imperatori di rendersi sempre più comprensibili a tutti i sudditi, necessità da cui deriverà quindi anche lo sforzo di superare le inevitabili limitazioni dei dialetti, limitazioni che rendevano difficili persino i rapporti commerciali fra i diversi territori.

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Pagina 273

5.20. Riforma dell'ortografia e della pronuncia


[...] Del luglio 1996 è invece il documento programmatico ufficiale che sancisce l'ultima e definitiva, forse, regolamentazione ortografica, la Gemeinsame Absichtserklärung zur Neuregelung der deutschen Rechtsschreibungn, sottoscritta a Vienna, oltre che da rappresentanti del governo centrale, dai delegati austriaci, svizzeri, belgi, del Lichtenstein e dei paesi europei con minoranze germanofone (Italia, Francia, Ungheria, Romania). È entrata in vigore il 1° agosto 1998, con un margine di tolleranza fino al 31 luglio 2005, e deve sostituire, in modo assolutamente vincolante per scuola e amministrazione, la vecchia ortografia. Una commissione mista permanente presso Institut der deutschen Sprache di Mannheim ha la funzione di mediare ed affrontare eventuali necessarie modifiche nella prima fase applicativa. Cfr., per le varie fasi della costituzione, Lima 2001.

La Neuregelung der deutschen Rechtsschreibung mit Regeln und Wörterverzeichnis (Nuova regolamentazione dell'ortografia tedesca con regole e glossario) è composta da due parti, di cui la prima (regole) contiene appunto le nuove regole con esempi, la seconda un glossario di ca. 12000 lemmi relativi a tutte le radici produttive del tedesco attuale, escluse le formazioni settoriali, popolari e regionali. Non è qui luogo di esporre dettagliatamente la nuova regolamentazione; nomineremo solo alcune norme esemplarmente significative.

Per quanto riguarda il coordinamento fonema grafema, intende basarsi fondamentalmente su coerenza e semplificazione; non si vogliono sovvertire gli usi acquisiti, ma neanche dimenticare il principio etimologico e analogico. I derivati da una stessa radice devono dunque assumerne la grafia. Per esempio belemmert 'avvilito' > belämmert (< Lamm 'agnello'), behende 'agile' > behände (< Hand), einbleuen 'inculcare' > einbläuen (< blau), Bende! 'nastrino' > Bände (< Band). Non è modificato invece il lessema Eltern 'genitori' (< älter < alt) perché termine assai comune, troppo radicato nell'uso di un determinato significante.

Il criterio etimologico richiede il mantenimento di tre consonanti eguali in composti come: Balletttänzer 'ballerino', Nulllösung 'soluzione zero', ma restano tali Drittel, Mittag, Koheit 'rozzezza', Zierat 'ornamento', per i motivi visti sopra.

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Pagina 326

5.29. Isole linguistiche tedesche


Si tratta di comunità linguistiche relativamente piccole e di tipo coloniale, chiuse in area linguistica alloglotta. Le motivazioni dell'esodo dal territorio d'origine non sempre sono chiare. Per i tempi antichi si individuano soprattutto in difficoltà economiche dovute all'eccedenza demografica, ricerca di maggiore giustizia e libertà, in particolare religiosa (ricordiamo la colonizzazione ad oriente e le guerre di religione), per quelli a noi più vicini per conseguenze belliche e politiche.

Le innovazioni rispetto alla lingua madre derivano da naturale evoluzione interna o dall'interferenza esercitata dalla lingua del paese circostante, ma certo nel giro di due o tre generazioni la lingua della comunità si trasforma in un'entità nuova e indipendente, generalmente piuttosto conservatrice.

Numerose sono, anche se più o meno significative, tali isole linguistiche proliferate dai vari dialetti tedeschi, in Danimarca (Schleswig settententrionale), Russia, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Jugoslavia, Francia e Italia settentrionale. Per quanto riguarda l'Italia sono parlati dialetti tedeschi dai cosiddetti Cimbri (di origini bavarese; il nome significherebbe 'carpentieri' perché abili costruttori in legno; cfr. atmed zimber 'legname da costruzione', mod. Zimmer, cfr. pp. 26 s.) dei Tredici Comuni veronesi, dei Sette Comuni vicentini (altopiano di Asiago) e del Trentino meridionale. Si erano stanziati invece già dal XII, XIII secolo nella zona del monte Rosa (cfr. p. 117) Alemanni Vallesi (Walser), i cui dialetti sono ancora vivi a Gressoney e Issime (Val d'Aosta), Alagna, Rima, Rimella (Val Sesia), Macugnaga (Val d'Ossola). Le comunità in questione hanno mantenuto a lungo anche le tradizioni culturali del paese di provenienza, testimoniate per es. nelle caratteristiche case Walser, alcune delle quali perfettamente conservate. Negli ultimi anni pochi anziani parlano e conoscono ancora i dialetti in questione a causa del cambiamento delle condizioni di vita, la cessazione dell'isolamento ambientale, la penetrazione inarrestabile dei moderni mezzi di comunicazione che si esprimono nella lingua dominante del territorio ospitante. Per questi motivi sono stati pubblicati studi, raccolte di documenti, dizionari che cercano di salvaguardare la conoscenza di dialetti che vanno inesorabilmente scomparendo. Wurzer 1969; Zùrrer 1975; Francovich Onesti 1980; Hornung 1995; Cigni 1996; Fazzini Giovannucci 1999.

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