Copertina
Autore Joan Brady
Titolo Rosso Sangue
EdizioneSonzogno, Milano, 2006 , pag. 448, cop.ril.sov., dim. 145x224x37 mm , Isbn 978-88-454-1332-2
OriginaleBleedout [2005]
TraduttoreStefano Bortolussi
LettoreElisabetta Cavalli, 2006
Classe gialli , thriller , narrativa statunitense
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Pagina 9

Perché li aveva uccisi?

Per quanto ci provi, non riesco a trovare una risposta che mi soddisfi. Stephanie mi assicura che capirei se lo vedessi, purtroppo sono cieco ormai da un quarto di secolo. Non posso neanche distinguere la sagoma di un uomo in pieno sole. Eppure, fin dalla prima volta che lo incontrai, avvertii un senso di minaccia non appena fece ingresso nella stanza. Allora era soltanto un ragazzo, mancavano un paio di mesi al suo sedicesimo compleanno, e già un assassino plurimo che, se non fosse stato per l'età, si sarebbe ritrovato nel braccio della morte. Ma non poteva essere quello il punto. Ero abituato agli assassini. Conoscevo lo sbatacchiare e il risonare delle catene e dei ceppi.

Più ci penso, più mi convinco che doveva essere il modo in cui respirava; giuro che potevo udire la sua rabbia nei riguardi dell'ossigeno che lo teneva in vita nel suo modo di inspirarlo e lasciarlo uscire. Il disastro di Chernobyl aveva dominato la radio per quasi una settimana, e ricordo di aver pensato: "La rabbia è il nocciolo nucleare che alimenta questo ragazzo".

Tutta questa intensità non è riuscita a dirmi perché li avesse uccisi. E continua a non farlo.

Vent'anni di convivenza con l'interrogativo, e ora mi trovo nell'assurda situazione di un uomo che sta per essere ucciso... senza la speranza di ottenere prima la risposta.


- - - - -


Un camion percorreva la Route 97 proveniente da Springfield, Illinois, in direzione di Petersburg. Nel cielo brillava il sole obliquo e pallido del primo mattino, ma in esso non c'era alcun calore. Questa parte dell'America è gelida, in inverno. Il camion rallentò varcando il cancello del cimitero di Oakland e immettendosi sulla strada sconnessa che non viene mai riparata fino alla primavera, poi proseguì superando un piccolo pendio circondato di alberi spogli. In questa zona crescono asimine, larici e betulle, e si può scorgere il ramo meridionale del fiume Sangamon.

È uno dei luoghi di sepoltura più famosi del Paese. È lo scenario dell' Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters e del sepolcro di Ann Rutledge, amata da Abraham Lincoln, "a lui sposata", come recita la poesia di Masters sulla sua lapide, "non in matrimonio ma in separazione". Lo stesso Edgar Lee è sepolto qui. E così le sue mogli, i suoi genitori, i suoi nonni, i suoi nipoti e le loro mogli. E così dozzine dei personaggi delle sue poesie, Mitch Miller, Lucinda Matlock, Bowling e Nancy Green.

Anche Hannah Armstrong è sepolta qui. Rammendava le camicie di Abe Lincoln e riparava i suoi calzoni; fu lei che gli disse, il giorno della sua elezione: "Ti uccideranno, Abe". Non lontano da lei giace Chester Gould, il creatore di Dick Tracy. E non lontano da lui c'è Johnny Stompanato, ucciso con un coltello da cucina dalla figlia di Lana Turner, dea di Hollywood, e sepolto con tutti gli onori militari sotto la direzione pérsonale del mafioso fra i mafiosi, Mickey Cohen.

Malgrado morti così pittoreschi e malgrado uno dei boschi più belli nel raggio di molti chilometri, a dare il tono è un grosso, panciuto serbatoio dell'acqua. È bianco e azzurro, e domina la campagna dalla cima del singolo palo affusolato; è vistoso, goffo, invadente. Le tombe sembrano insignificanti, perfino quelle di Ann Rutledge e di Johnny Stompanato. Sanno di fretta dozzinale, di cattivo gusto, di morte nascosta il più rapidamente possibile: un'occhiata a un catalogo patinato e una rapida conversazione con un untuoso personaggio che promette di occuparsi di tutte le sgradevolezze. Qualche parente viene a rendere un'ipocrita visita dopo il funerale, portando fiori di plastica. Ma ora che l'inverno affonda i suoi denti, anche questi poveri omaggi sono sbiaditi sotto una patina di polvere e sudiciume.

Al di là delle tombe principali, la strada asfaltata giunge alla fine.

Giunto a questo punto, il camion rallentò fino a procedere a passo d'uomo; un'insegna sulla fiancata azzurra annunciava P.M. Wurtzel e Figlio in un elegante corsivo. Procedette sobbalzando su un sentiero di terra battuta segnato da solchi oltre una macchia d'alberi e in un'area isolata, un piccolo Eden in cui si trovava un'unica tomba, diversa dalle altre: una delicata lapide scolpita a mano, molto simile a quelle che si trovano nei cimiteri di campagna inglesi. Il sanguinello che la sovrastava fioriva ogni primavera. Il camion si fermò. Ne scesero sei uomini e pestarono i piedi per riscaldarseli.

Quel mattino, il terreno era ghiacciato fino a dodici, quindici centimetri di profondità. Ai vecchi tempi, i cavaderi invernali si accumulavano nel capanno del legname fino alla primavera e al disgelo; ma questi uomini all'avanguardia sistemarono una stufa a propano, un modello progettato proprio a questo scopo, e cominciarono a scongelare il terreno. Avviarono un generatore per il martello pneumatico, praticarono dei fori, vi infilarono i pali e tesero le corde per costruire un'intelaiatura. Ne emerse una robusta tenda; quanto sembrava inaspettato, in quel freddo paesaggio, quel tocco di allegria estiva che pareva fuggito da una fiera! Anche all'interno della tenda era estate. Stufette portatili riscaldavano l'aria; l'AstroTurf verde acceso copriva il terreno tranne il punto in cui si trovava lo scongelatore. Le sedie formavano file ordinate, fronteggiate da un leggio.

Soltanto allora la squadra rimosse la stufa e cominciò a scavare. Quando ebbe finito, la fossa era soltanto un quadrato di sessanta centimetri di lato e novanta di profondità, appena sufficiente ad accogliere il gatto di una vecchia zia o il suo pechinese. Anche la fossa venne rivestita di AstroTurf, che venne fatto aderire come pasta nella forma irregolare di una torta; quindi gli uomini cominciarono a raccogliere gli attrezzi, preparandosi all'arrivo del principale.

Era un funerale importante. Ci sarebbe stata la stampa, e la squadra avvertiva l'eccitazione nell'aria.

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Pagina 100

Se la mia vita cominciò a ricucirsi dopo la morte di Rose, quella di mia figlia Helen si frantumò in schegge sempre più piccole. A scuola passò dalla posizione di migliore a quella di peggiore della classe, e lì rimase. Ma quello era il minimo. Di notte la sentivo singhiozzare, e a volte si svegliava strillando. Al mattino negava tutto: nessun brutto sogno, nessun incubo, niente lacrime, non era neanche vero che avesse gridato. Nessuno riusciva a farle dire altro, nemmeno uno dell'infinita parata di psicologi, psichiatri e consulenti che ci provavano. I farmaci l'aiutavano a dormire, ma solo quando erano abbastanza forti da trasformarla in una zombie durante il giorno. E dell'incidente in se stesso sosteneva di non ricordare nulla. Se insistevi, ribatteva con una domanda sulla falsariga di: "Perché mi odi?"

Vi sono occasioni in cui il severo atteggiamento di mia madre nei riguardi della vita ha le sue attrattive; tutto diventa più semplice quando si fa rientrare tutto ciò che non si riesce a controllare in una precisa categoria, se ne spuntano le irregolarità e si ricomincia da lì. Mi aveva mandato a studiare in Inghilterra perché avevo fatto amicizie che non reputava degne di me, e nessun istituto americano me ne avrebbe allontanato a sufficienza. Inoltre, un figlio con un'istruzione inglese era esattamente quello che richiedeva la moda del momento. Insistette perché facessi la stessa cosa con Helen.

"Helen ha bisogno di stabilire una distanza concreta fra sé e i suoi tristi ricordi", disse. "Ha bisogno di concentrarsi sui problemi della sua età." Quando obiettai, la sua posizione divenne risoluta. "Quello di cui ha bisogno in questo momento è una madre, e tu non puoi essere un sostituto adeguato. Nessuno di noi può esserlo. Io sono troppo vecchia, e tu sei un uomo cieco impegnato nel suo lavoro e nei suoi altri interessi. Inoltre, devi renderti conto che ti rinfaccia la morte di sua madre. Prima l'hai tradita diventando cieco, poi hai permesso che sua madre morisse: sei molto lontano dall'Ercole che un'undicenne sogna di vedere in suo padre. In quanto donna, ti posso garantire che se Helen non prende le distanze da questi pensieri non potrà mai rendersi conto della loro assurdità. La perderai per sempre, e il senso di colpa vi rovinerà entrambi."

C'era troppa verità nelle parole di mia madre, per quanto dolorosa fosse, perché potessi confutarle. Riuscii a tenere Helen in America. Niente di più. Finì per andare nell'East Coast, alla Choate Rosemary Hall. Ma devo ammettere che, malgrado la sofferenza che mi causò, era la cosa giusta da fare. Quasi subito Helen si ritrovò in un corso di scienze con uno di quei rari, meravigliosi professori che riescono a trasformare una materia accademica in qualcosa di altamente romanzesco. Helen cominciò a fiorire. Incanalò i suoi inquieti pensieri nella matematica e nella fisica e si diplomò summa cum laude. A quel punto, nulla sembrava più in grado di fermarla. In meno di sei anni ottenne la laurea a Vassar e la specializzazione alla Columbia.

Mia madre dice che ora è addirittura più bella di Rose, che possiede la sua sottile eleganza e la bellissima morbidezza che ti fa bramare di toccarla. Strano che abbia i miei occhi. Mi preoccupa un po', anche se non riesco a immaginare che il loro colore abbia qualcosa a che fare con la cecità; e devono essere sensazionali, con i capelli scuri e la pelle chiarissima che si ritrova. Forse è per questo, per questo suo essere tanto vulnerabile quanto formidabile, che ha ereditato l'armatura e la lingua dolorosamente tagliente di mia madre. Ma il senso di tragedia che si porta sempre dietro è tutto suo. E altrettanto lo è l'intensità con cui studia lo strano mondo della fisica moderna, dove tutto dipende da chi osserva e nulla è ciò che sembra. Nessun altro Freyl ha mai accumulato una conoscenza dell'argomento sufficiente a superare un esame di liceo, men che meno a presentare una tesi di dottorato intitolata: "La teoria della collisione e l'assorbimento delle radiazioni nella materia".

Quanto fiera e felice sarebbe stata Rose, quanto fieri e felici siamo io e mia madre, di sapere che in primavera la Columbia pubblicherà la tesi di Helen e che lei è tornata a casa per almeno un paio d'anni per insegnare alla Southern Illinois University di Carbondale.

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D'altra parte, a volte le carceri hanno i loro contabili, se è questo il genere di cosa che ti interessa. Non che David fosse interessato. Perché avrebbe dovuto esserlo? La contabilità suona così noiosa. Eppure tutti sanno che fu un contabile a mettere Al Capone dietro le sbarre, il che dovrebbe contribuire a rendere meno cupa la loro immagine. Quello che molti non sanno, ed è più divertente, è che di solito accade il contrario. Se il locale fondo ecclesiastico viene sorpreso a truffare i fedeli, è il contabile che viene incolpato e finisce in galera. La Commissione Gioco d'Azzardo viene incriminata per frode, e chi è ad andare in prigione? Un contabile. Non che siano pedine innocenti; sanno perfettamente cosa stanno facendo, e lo stipendio è ottimo. È solo che sono sacrificabili. Il mondo pullula di impiegati disposti a truccare i bilanci se c'è da guadagnare, ma c'è bisogno di qualcuno di speciale per capire come accumulare il denaro che crea il bisogno di qualche acrobazia contabile. Si pensi alla Enron: molti dei pezzi grossi se la sono cavata senza perdere i loro milioni. Oppure erano miliardi?

Alla metà degli anni Novanta, vale a dire anche alla metà della sentenza di David, una strana convergenza astrale aveva portato contemporaneamente quattro contabili nelle celle della prigione di Stato di South Hams. Stavano sempre insieme, e più che altro venivano lasciati in pace a occuparsi della biblioteca e dei conti del carcere e a istruire i loro successori. L'istruzione degli altri carcerati aveva preso sempre più tempo, e uno dei contabili, conosciuto come il professor Flaam, aveva organizzato un corso speciale che teneva in biblioteca, sempre gestita da loro quattro e dai loro allievi. Il corso era stato approvato ufficialmente, ma le autorità carcerarie, annoiate come il resto del mondo dalla materia contabile, si erano lasciate sfuggire il fatto che il titolo ufficioso fosse Trucchi. La prima lezione era cominciata con quella che il professore chiamava "Agenda Schlicit":

Perché dedicarsi alla frode finanziaria?

1. Ti fa guadagnare un sacco di soldi.

2. È facile.

3. Non ti prenderanno mai.

Prima lezione: comincia rubando una manciata di carte di credito.

Il professore era un ometto piccolo, calvo ed eccitabile dai complessi principi, che avrebbe scannato viva sua nonna in cambio di un nichelino ma avrebbe trattato quel nichelino con il deliziato, delicato rispetto che la nonna meritava ma non aveva mai ottenuto. Aveva fatto da consulente al comune di Springfield per le emissioni di obbligazioni municipali da due miliardi di dollari l'anno, e si era scoperto che prendeva tangenti da alcuni banchieri d'affari di Chicago. Teneva i suoi corsi in prigione facendo avanti e indietro da un lato all'altro del piccolo locale della biblioteca, gesticolando con le braccia corte e grassocce mentre tracciava paragoni fra il modo in cui un africano fa la posta a un'antilope e quello in cui qualsiasi americano dotato di un po' di cervello può fare la posta a una fortuna: studiando le abitudini della preda, assicurandosi una via di fuga, colpendo rapidamente e non lasciando tracce di sangue che i leoni possano seguire. Una volta che ci si fa l'abitudine è un po' come scassinare una serratura, con la differenza che è più facile farla franca.

Quando hai rubato la tua manciata di carte di credito, ritira contanti fino al limite consentito e, se puoi, anche oltre. Con una parte del denaro compra un biglietto aereo, ma non usare una delle carte rubate (i leoni potrebbero fiutare la traccia); ficca il resto dei soldi in valigia, portalo a Panama e versalo in banca sotto falso nome. Poi torna a casa e ricomincia da capo.

Nel giro di un anno sarai diventato ricco.

Per quanto riguardava le questioni più tecniche, le lezioni successive avevano sviscerato il furto d'identità e altri sistemi facili per rubare carte di credito, i battelli-casinò dell'Illinois e altri sistemi facili per ottenere contanti con le carte rubate e l'incantevole semilegalità del contrabbando di contanti, andato purtroppo perduto dopo l'11 settembre.

Flaam si era reso conto all'istante che David era più intelligente di quasi tutti gli altri. Giusto per mettere alla prova le doti del suo allievo, aveva inserito un calcolo falso in un rapporto finanziario provvisorio. David aveva esaminato pagine e pagine di entrate e uscite e aveva scovato il trucco allo stesso modo in cui avrebbe scovato un ragazzino nascosto dietro un bidone dell'immondizia durante uno scontro fra bande rivali. Da lì Flaam l'aveva condotto nelle foreste di quella che nell'ambiente viene definita 'contabilità creativa', quella che fa finire i contabili dietro le sbarre quando non sono cauti come un africano con la sua antilope.

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Fu soltanto quando Stephanie e io cominciammo a cercare seriamente di far uscire David di prigione che mi ritrovai a nutrire brutti pensieri su ciò che un futuro simile avrebbe potuto comportare. La sua scarcerazione era una scommessa — a prescindere dalla strada che avremmo scelto e da quanto saremmo stati pronti a manipolare la legge — ma supponendo che ci fossimo riusciti, cosa sarebbe accaduto a quel punto? La vita di David prima della prigione non era certo una preparazione rassicurante per il mondo esterno. E quello che era accaduto durante gli anni di prigionia... be', c'era quel terzo omicidio che non avevo il coraggio di rivelare a Stephanie. Né sentivo di poterle dire quanto il mio ruolo di insegnante nelle carceri mi avesse insegnato sul condizionamento a cui i detenuti vengono sottoposti.

Un ragazzo giovane come David non si sarebbe dovuto trovare a Marion, malgrado il suo fosse un reato federale. Avrebbe dovuto essere rinchiuso in un riformatorio o nell'ala minorile di un penitenziario. Ci consideriamo una società illuminata, eppure ogni Stato dell'Unione rivela meccanismi che permettono che gli adolescenti finiscano in carceri di massima sicurezza per adulti. Fortunatamente David aveva passato i suoi pochi mesi a Marion prima del famigerato isolamento totale, ma già allora quel carcere era il ricettacolo di molti ex detenuti di Alcatraz. La violenza era una realtà quotidiana. L'omicidio era la routine, le gravi aggressioni ancora di più: il sistema regolatore interno della vita in prigione si fondava su una simile barbarie. L'uomo è una creatura sociale, e le società che crea hanno simili sovrastrutture ovunque si sviluppino, in un carcere di massima sicurezza come nella zona occidentale di Springfield. C'è sempre una ristretta élite che detta legge sulla maggioranza e la riduce a una condizione troppo spesso indistinguibile dalla schiavitù. Marion non era che una versione particolarmente violenta di quella tendenza. Molte carceri lo sono, e se la prigione di Stato di South Hams rappresentava una sorta di passo avanti rispetto a Marion, era comunque un luogo in cui gli uomini andavano a letto la sera con lastre di acciaio e cataloghi di JC Penny legati davanti al petto per proteggersi.

Un sistema simile conduce molti uomini adulti alla sottomissione nel giro di ventiquattr'ore dal loro arrivo. Come ci si poteva aspettare che un semplice adolescente venisse protetto? Un individuo giovane com'era allora David, un ragazzo fra i quindici e i sedici anni, era facile preda per chiunque. Ma una realtà ancora più crudele, di cui non mi ero reso conto finché non avevo cominciato io stesso ad avere a che fare con il sistema carcerario, era il fatto che criminali minorenni come lui venivano spesso spediti in luoghi simili come punizione aggiuntiva: i giudici soddisfatti di sé, al calduccio nelle loro toghe e nelle loro belle case, si crogiolano in questo pensiero. Ma io non ero l'unico ad avvertire il senso di minaccia che David si porta sempre dietro. Nessun semplice visitatore è in grado di distinguere quale prigioniero appartiene alla classe dirigente e quale è uno schiavo, ma la reputazione di David aveva raggiunto anche un estraneo come me. Già quand'era ancora un ragazzo, agli inizi della sua detenzione, pochi erano stati abbastanza stupidi da aggredirlo o da cercare di pretendere da lui quello che vedevano come un loro diritto. Le autorità erano state altrettanto caute agli inizi, e continuavano a esserlo. Le guardie gli si avvicinavano soltanto a gruppi.

Questo per dire che il lato oscuro di David era più buio di quanto potessi immaginare, e lo era stato per tutta la durata della sua detenzione. Per quanto ci provassi, per quanti libri leggessi, per quanti prigionieri affrontassi non potevo immaginare cosa potesse fare un ambiente simile a un individuo, specialmente a uno che vi era cresciuto e per il quale rappresentava l'unico scenario di un'esistenza adulta. Avevo lottato, manovrato, ingannato, sedotto, avevo fatto tutto ciò che mi era venuto in mente per plasmare un individuo civilizzato partendo da una materia prima che non comprendevo, per neutralizzare pericoli creati dalla prigionia che riuscivo soltanto a intuire. Sentivo di aver avuto un successo di gran lunga superiore alle mie speranze, e bramavo di fargli respirare l'aria del mondo libero. La prigione è morte, e io volevo dargli la vita. Ciò malgrado, pochi erano in grado di controllare quell'uomo dietro le sbarre; e coloro che ci riuscivano avevano bisogno di bastoni e torture per farlo. Cosa sarebbe potuto accadere se fosse uscito? Chi avrebbe potuto controllarlo a quel punto? Io? Esisteva qualcuno in grado di farlo? Mi rendevo conto che l'istruzione che gli avevo fornito avrebbe potuto fornirgli una maschera, una facciata elegante e inaspettata che nascondeva una forza primitiva, non soggetta ad alcuna legge. E probabilmente la gente avrebbe capito troppo tardi la verità.

Sicché la prospettiva della sua scarcerazione mi induceva paura oltre che eccitazione. Non lo nego, ma accantonai il pensiero mentre Stephanie e io intensificavamo la nostra ricerca di un modo per sguinzagliarlo contro la società civile.

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