Copertina
Autore Charles Burney
Titolo Viaggio musicale in Italia
EdizioneEDT, Torino, 1987 , pag. 397, dim. 155x230x25 mm , Isbn 978-88-7060-009-4
OriginaleThe Present State of music in France and Italy [1780]
CuratoreEnrico Fubini
PrefazioneEnrico Fubini
TraduttoreEnrico Fubini
LettorePiergiorgio Siena, 2002
Classe viaggi , musica , storia sociale , paesi: Italia: 1700 , citta': Milano , citta': Venezia , citta': Firenze , citta': Roma , citta': Napoli
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Indice

 XI  Prefazione di Enrico Fubini

  1      Introduzione dell'Autore alla prima edizione
  5      Introduzione dell'Autore alle parti inedite del suo
         Diario di viaggio

  9 I.   Da Dover a Parigi (5-11 giugno)
 21 II.  Prima settimana a Parigi (12-16 giugno)
 22 III. Seconda settimana a Parigi (17-23 giugno)
 46 IV.  Il viaggio a Lione e Ginevra verso Torino
            (24 giugno 3 luglio)
 55 V.   Due giorni a Ginevra e l'incontro con Voltaire
            (4 e 5 luglio)
 60 VI.  Attraverso le Alpi (6-11 luglio)
 70 VII. Torino (12-14 luglio)
 80 VIII.Da Torino a Milano (15-16 luglio)
            Il pericolo dei banditi - Strade malandate.
 83 IX.  Otto giorni a Milano (16-24 luglio)
            - Musicisti e musica sacra a Milano
            - L'opera di Milano
            - La biblioteca Ambrosiana
            - L'astronomo Boscovich
            - La cattedrale troppo famosa e l'Abbazia di S.
                Vittore
            - Un'accademia milanese
            - Ancora musica sacra
            - Un'altra accademia
            - La meraviglia dell'eco a Milano
            - Ancora musica operistica
            - Musica in un convento
            - Il "Corso paradisiaco"
            - Un concerto a teatro
            - Altre ricerche alla biblioteca Ambrosiana
            - Primo incontro con la nobiltà milanese
            - Uno spettacolo orribile
            - Alcune osservazioni sulla città di Milano
            - Ancora sui tesori dell'Ambrosiana
            - La biblioteca e la galleria dei quadri del
                conte Portusali
            - Un sontuoso banchetto dal conte Firmian
            - Ultime riflessioni sulle amicizie milanesi.
108 X.   Da Milano a Brescia (25 e 26 luglio)
115 XI.  Da Brescia, per Verona e Vicenza, a Padova
            (27-29 luglio)
121 XII. Tre giorni a Padova (30 luglio - 2 agosto)
133 XIII.Prima settimana a Venezia (3-10 agosto)
            - Venezia
            - S. Marco
            - I quattro conservatori
            - L'isola di San Giorgio
            - Ancora sui conservatori
            - La processione del Doge
            - Latilla
            - Vita notturna a Venezia
            - Un discorso sulla dissonanza
            - Un'autorità sull'antica musica greca
            - Giudizio generale sulla musica sacra italiana
            - Ancora sui conservatori
            - Musiche di Marcello
            - I quadri, il dialetto veneziano, il clima e la
                vita degli insetti
153 XIV. Seconda settimana a Venezia (11-18 agosto)
172 XV.  Da Venezia a Bologna per acqua e per terra
            (19 e 20 agosto)
174 XVI. Dieci giorni a Bologna. Padre Martini e Farinelli
202 XVII.Verso Firenze (31 agosto e 1 settembre)
205 XVIII.
         Prima settimana a Firenze (2 - 8 settembre)
219 XIX. Seconda settimana a Firenze (9-13 settembre)
229 XX.  In viaggio per Roma (16-20 settembre)
239 XXI. Prima settimana a Roma (20-27 settembre)
249 XXII.Seconda settimana a Roma (28 settembre - 4 ottobre)
263 XXIII.
         Terza settimana a Roma (5 - 13 ottobre)
272 XXIV.Riflessioni sull'esperienza romana e altre note
282 XXV. Da Roma a Napoli (14 -16 ottobre9
286 XXVI.Prima settimana a Napoli (16-22 ottobre)
304 XXVII.
         Seconda settimana a Napoli (23 - 29 ottobre)
317 XXVIII.
         Terza settimana a Napoli (30 Ottobre - 7 novembre)
340 XXIX.Da Napoli a Roma (8-10 Novembre)
343 XXX. Di  nuovo a Roma (11-21 novembre)
362 XXXI.Da Roma a Parigi e il ritorno a casa (22 novembre,
            24 dicembre)
            - La depravazione dei francesi
            - Finalmente a Parigi
            - Un incontro con Rousseuu
            - Il Barone d'Holbach
            - Diderot
            - L'ultima tappa.
378 XXXII.
         Riflessioni conclusive.

 

 

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Pagina IV di copertina

Charles Burney voleva che la sua General History of Music fosse qualcosa di più e di diverso dai sommari o dalle compilazioni erudite già esistenti. Perciò si mise in viaggio, nella primavera del 1770, verso l’Italia per raccogliere sul posto quelle notizie di prima mano che le biblioteche londinesi non potevano procurargli. Da questo viaggio avventuroso nacque un diario il cui interesse, a circa due secoli dalla pubblicazione a Londra, è rimasto intatto. Burney vi annotò scrupolosamente, con vivacità e acume psicologico, tutte le sue vicissitudini, dal giugno al dicembre del 1770: Venezia, Bologna, Roma, Napoli, sono le tappe più importanti dell’itinerario, dal punto di vista delle notizie musicali che si proponeva di raccogliere; tuttavia non vi è luogo ove sia passato da cui egli non abbia saputo trarre un’osservazione, una notizia, un commento, con l’occhio sempre vigile, attento, pronto a cogliere tutto ciò che la vita musicale e civile in genere poteva offrire che fosse degno di essere riportato nel suo diario di viaggiatore dell’età dei Lumi. Ne risulta un quadro quanto mai vivo e variopinto degli usi e costumi dell’Italia del tempo, sia nelle sue più umili manifestazioni, sia nella vita raffinata ed elegante dei circoli aristocratici.

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Pagina 83

Otto giorni a Milano
(16-24luglio)



Lunedì, 16 luglio - Milano è una grande, popolosa e antica città; a prima vista tuttavia non presenta nulla di notevole. Le strade sono strette e irregolari e la cattedrale chiamata Duomo, che costituisce la principale attrattiva, non è grande quanto me l'aspettavo. Non conosco le sue dimensioni, ma credo che siano inferiori a quelle di parecchie tra le nostre cattedrali gotiche. Anch'essa è in stile gotico. Le colonne sono assai massicce, più eleganti, però, di quelle di Notre Dame a Parigi, ma il marmo di cui sono fatte e che è servito a costruire l'intero edificio, non sembra più pregiato della pietra lavorata perché, non essendo lucidato, la sua bellezza rimane nascosta, e se non lo avessi saputo, non ne avrei capito il valore. Questo venerabile edificio è ornato nell'interno di statue e dipinti di grandi artisti.


Musicisti e musica sacra a Milano.



Nel Duomo vi sono due grandi organi, uno ad ogni lato del coro. Nei giorni festivi si eseguono oratori , con l'accompagnamento dei due organi; nei giorni feriali, invece, si suona un solo organo. Gli organisti sono due, uno di loro era M. J. Bach, prima che si recasse in Inghilterra; attualmente primo organista è il signor G. Corbeli che è considerato un professionista assai esperto. Lo ascoltai parecchie volte; suona con uno stile grave e sapiente, che si addice al luogo ed allo strumento.

La musica è assai coltivata in questa grande e popolosa città. Il signor Battista San Martini è organista in due o tre chiese; il signor Giardini mi aveva procurato per lui una lettera di presentazione, e per merito suo fui accolto assai cordialmente. È fratello del famoso Martini di Londra che ci deliziò per tanto tempo con i suoi concerti per oboe e con altre sue composizioni. La musica di Battista San Martini di Milano è assai nota in Inghilterra.

Ma quel che più mi interessava qui era il canto ambrosiano, cioè il servizio liturgico, caratteristico di Milano, secondo lo stile instaurato da S. Ambrogio, duecento anni prima del canto romano o di S. Gregorio che dir si voglia.

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Pagina 180

Farinelli.



Giovedì 23 agosto - Tutti coloro che amano la musica e soprattutto quelli che hanno avuto la ventura di ascoltare il signor Farinelli, si rallegreranno nell'apprendere che è tuttora in buone condizioni di salute e di spirito. Abita a circa un miglio fuori città; e poiché non ero certo di trovarlo in casa gli feci sapere che dovevo consegnargli una lettera ed alcune stampe da parte di Mr. Strange, il celebre incisore inglese, e che gliele avrei portate quando gli fosse stato comodo ricevermi. Non era trascorsa un'ora da quando il mio messaggero era partito, che il signor Farinelli stesso giunse da Padre Martini presso il convento francescano, per incontrarsi con me. È alto, magro. ma porta molto bene i suoi anni. Entrando nella biblioteca di Padre Martini mi venne incontro prendendomi le mani e mi disse che era impaziente di conoscere l'inglese che gli aveva inviato un messaggio. Conversammo a lungo e mi chiese notizie di parecchie persone della nobiltà e dell'alta borghesia inglese che erano stati suoi protettori, in particolare del duca e della duchessa di Leeds e di lord Cobham. Nel corso della conversazione avendo io detto che da lungo tempo avevo desiderato conoscere due persone divenute così eminenti in campi diversi dell'arte musicale, e che questo era lo scopo principale del mio soggiorno a Bologna, il signor Farinelli, indicandomi Padre Martini disse: "Ciò che egli sta facendo resterà, mentre il poco fatto da me è già passato e dimenticato". Gli risposi che in Inghilterra molti ricordano tuttora così bene le sue esecuzioni da non voler più ascoltare nessun altro cantante; che in tutto il regno ancora non si era spenta l'eco della sua fama e che ero certo che essa sarebbe stata tramandata fino alla più lontana posterità.

Venerdì, 24 agosto - Ricorrendo la festa di S. Bartolomeo mi recai nella chiesa dedicata a questo Santo, dove mi era stato detto che si sarebbe eseguita della buona musica. Fui però deluso. Maestro di cappella è il signor Gibello; cantarono parecchi cantanti, ma non mi piacquero né la musica né l'esecuzione perché mancavano alla composizione i requisiti posti dal Buranello: chiarezza e buona modulazione e l'esecuzione era sciatta e scorretta.

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Pagina 331

L'opera italiana e l'opera francese



Il palcoscenico è immenso, le scene, i costumi e le decorazioni sono di una straordinaria magnificenza; penso che questo teatro sia superiore, per le attrezzature sceniche come per la musica, al grande teatro d'opera di Parigi. M. de la Lande, invece, dopo aver ammesso che l'"opera in Italia è ottima quanto alla musica e ai libretti", conclude affermando "che non è tale per altri riguardi ed in particolare per le seguenti ragioni:

1. Sulle scene italiane non esiste quasi alcun macchinario

2. I costumi non sono così numerosi né così ricchi come a Parigi

3. Minore è il numero e la varietà degli attori

4. I cori sono meno numerosi e meno elaborati

5. E' trascurata l'unione tra il canto e la danza

A tutte queste obbiezioni un vero intenditore di musica potrebbe forse rispondere: tanto meglio.

M. de la Lande ammette, tuttavia, che l'orchestra è più numerosa e più varia, ma deplora peraltro che nell'opera italiana le buone voci siano troppo poche e troppo impegnate dalla musica e dagli abbellimenti per curare la declamazione e l'azione scenica.

Per quanto riguarda quest'ultima accusa trovo che è del tutto ingiusta: poiché chi ricordi Pertici e Laschi nelle burlette rappresentate a Londra una ventina d'anni fa, o abbia assistito di recente in quella città alla rappresentazione de La buona figliuola con i cantanti Guadagni, Lovatini e Morigi, o ricordi ancora nelle opere serie dei tempi passati Monticelli, Eisi, Mingotti, Colomba, Mattei, Manzoli, e soprattutto abbia ascoltato nelle opere d'oggi il signor Guadagni, deve riconoscere che molti italiani non solo recitano bene ma sono eccellenti attori.

Offrite ad un appassionato di musica una rappresentazione d'opera, in un magnifico teatro, grande almeno il doppio di quello della capitale francese, dove la poesia e la musica siano buone e le parti strumentali e vocali siano eseguite bene; rinuncera a tutto il resto senza protestare, anche se il suo orecchio sarà meno stordito di quanto lo sarebbe a Parigi dai cori ed i suoi occhi meno abbagliati dal macchinario, dai costumi e dalle danze.

Ma, ritornando al teatro San Carlo che in fatto di spettacolo supera tutto ciò che la poesia o le storie fantastiche hanno potuto descrivere, nostante tutto cio si deve constatare che la vastità dell'edificio e il chiasso del pubblico sono tali da non lasciar udire distintamente né le voci né gli strumenti. Mi fu detto, però, che la presenza del re e della regina valse stavolta a smorzare il consueto chiasso degli spettatori. Durante tutta la rappresentazione non ci fu un solo applauso quantunque fosse evidente che il pubblico godeva della musica. Devo confessare che mi piacque meno che alla prova; i cantanti, per quanto facessero del loro meglio, risultarono inferiori rispetto alle prove precedenti. E' vero che nessuna delle loro voci è abbastanza potente per un simile teatro quando è così affollato e rumoroso. La prima donna, signora Bianchi, che era piaciuta tanto a me ed a molti altri alle prove, per la sua voce dolce e per il suo stile spontaneo nel canto, non appagò i napoletani che sono stati abituati alla voce forte e brillante di una Gabrielli, di una Teiber, di una de Amici. C'è troppa semplicità nei suoi modi per soddisfare il gusto depravato di questi enfants gatés che provano piacere solsanto di fronte a chi riesce a stupirli.

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