Copertina
Autore Giovannangelo Camporeale
Titolo Gli Etruschi
SottotitoloStoria e civiltà
EdizioneUTET Libreria, Torino, 2011 [2000], , pag. XXXVI+616, ill., cop.fle., dim. 17x24x4 cm , Isbn 978-88-02-08410-7
LettoreElisabetta Cavalli, 2011
Classe storia antica , regioni: Toscana
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Indice


  VII    Abbreviazioni delle fonti antiche
 XIII    Tavola cronologica
 XVII    Indice delle illustrazioni
XXXVI    Crediti fotografici


          Gli etruschi. Storia e civiltà

  1       Premessa alla terza edizione
  3       Premessa alla seconda edizione
  5       Premessa

          Parte prima - La civiltà etrusca

 13 I.    Dagli etruschi all'etruscologia
        — 1.1 L'Antichità, p. 13
        — 1.2 Il Medioevo, p. 15
        — 1.3 L'Umanesimo e il Rinascimento, p. 17
        — 1.4 Il Seicento, p. 23
        — 1.5 Il Settecento, p. 24
        — 1.6 L'Ottocento, p. 28
        — 1.7 I1 Novecento, p. 32
        — Bibliografia, p. 34

 39 II.   Le testimonianze
        — 2.1 La situazione, p. 39
        — 2.2 Le fonti primarie, p. 40
        — 2.3 Le fonti secondarie, p. 42
        — 2.4 Considerazioni, p. 43
        — Bibliografia, p. 44

 46 III.  L'ambiente e l'urbanizzazione
        — 3.1 Il territorio e le risorse, p. 46
        — 3.2 La città, p. 57
        — 3.3 Gli etruschi fuori d'Etruria, p. 64
        — Bibliografia, p. 72

 76 IV.   Profilo storico
        — 4.1 Alle origini, p. 76
        — 4.2 Dal VII al VI secolo a.C., p. 84
        — 4.3 Il V secolo, p. 92
        — 4.4 Dal IV al I secolo a.C., p. 95
        — Bibliografia, p. 99

104 V.    L'arte
        — 5.1 Questioni generali, p. 104
        — 5.2 Il geometrico, p. 107
        — 5.3 L'orientalizzante, p. 111
        — 5.4 L'arcaismo, p. 117
        — 5.5 Il classicismo, p. 122
        — 5.6 L'ellenismo, p. 126
        — Bibliografia, p. 130

135 VI.   La religione
        — 6.1 I giudizi degli antichi, p. 135
        — 6.2 Religione e società, p. 136
        — 6.3 L'uomo e la divinità, p. 143
        — 6.4 Il pantheon, p. 149
        — 6.5 L'aldilà, p. 150
        — Bibliografia, p. 153

157 VII.  L'organizzazione politica
        — 7.1 L'ordinamento cittadino, p. 157
        — 7.2 L'ordinamento statale, p. 160
        — 7.3 Qualche norma di diritto, p. 161
        — Bibliografia, p. 162

164 VIII. La vita pubblica
        — 8.1 Il mondo dello spettacolo, p. 164
        — 8.2 Lo sport, p. 164
        — 8.3 Il teatro, p. 167
        — Bibliografia, p. 170

172 IX.   La vita privata
        — 9.1 La casa, p. 172
        — 9.2 La famiglia, p. 178
        — 9.3 Alimentazione, banchetti, simposi, sanità, p. 181
        — 9.4 Giochi e passatempi, p. 185
        — 9.5 La toilette, p. 187
        — 9.6 Abbigliamento e calzature, p. 191
        — 9.7 Le occupazioni femminili, p. 193
        — Bibliografia, p. 195

197 X.    Dalla scrittura alla letteratura
        — 10.1 La parola scritta, p. 197
        — 10.2 La documentazione, p. 198
        — 10.3 L'alfabeto, p. 200
        — 10.4 La lingua, p. 204
        — 10.5 La letteratura, p. 209
        — Bibliografia, p. 211

214 XI.   Le sopravvivenze
        — 11.1 Continuità, p. 214
        — 11.2 Revival, p. 216
        — Bibliografia, p. 218


          Parte Seconda - Le città

221 XII.  L'Etruria propria
        — 12.1 Veio, p. 221 — Bibliografia, p. 228
        — 12.2 Caere, p. 229 — Bibliografia, p. 238
        — 12.3 L'agro falisco e capenate, p. 240 — Bibliografia, p. 246
        — 12.4 Tarquinia, p. 247 — Bibliografia, p. 255
        — 12.5 La regione delle necropoli rupestri, p. 257
               — Bibliografia, p. 264
        — 12.6 Vulci, p. 265 — Bibliografia, p. 274
        — 12.7 La valle del Fiora, p. 275 — Bibliografia, p. 284
        — 12.8 La valle dell'Albegna, p. 286 — Bibliografia, p. 302
        — 12.9 Bisenzio, p. 304 — Bibliografia, p. 306
        — 12.10 Volsinii, p. 306 — Bibliografia, p. 316
        — 12.11 Chiusi, p. 317 — Bibliografia, p. 328
        — 12.12 Cortona, p. 330 — Bibliografia, p. 336
        — 12.13 Arezzo, p. 337 — Bibliografia, p. 342
        — 12.14 Perugia, p. 343 — Bibliografia, p. 348
        — 12.15 Roselle, p. 349 — Bibliografia, p. 355
        — 12.16 Vetulonia, p. 356 — Bibliografia, p. 366
        — 12.17 Populonia, p. 368 — Bibliografia, p. 374
        — 12.18 Volterra, p. 375 — Bibliografia, p. 382
        — 12.19 Pisa, p. 383 — Bibliografia, p. 388
        — 12.20 Firenze-Fiesole, p. 390 — Bibliografia, p. 395

397 XIII. L'Etruria padana
        — 13.1 Marzabotto, p. 398 — Bibliografia, p. 402
        — 13.2 Bologna, p. 403 — Bibliografia, p. 408
        — 13.3 Spina, p. 409 — Bibliografia, p. 415
        — 13.4 Adria, p. 416 — Bibliografia, p. 420
        — 13.5 Mantova, p. 420 — Bibliografia, p. 424

425 XIV.  L'Etruria campana
        — 14.1 Pontecagnano, p. 427 — Bibliografia, p. 433
        — 14.2 Fratte di Salerno, p. 434 — Bibliografia, p. 436
        — 14.3 Capua, p. 436 — Bibliografia, p. 444

447       Illustrazioni
571       Indice degli scrittori antichi
575       Indice dei nomi di persona
587       Indice delle cose notevoli



 

 

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Pagina XIII

Tavola cronologica


X sec. a.C. Età del bronzo finale: prodromi della civiltà etrusca in diversi siti compresi nel territorio dell'Etruria.

IX-VIII sec. a.C. Età del ferro, detta in Etruria facies villanoviana. Formazione del popolo etrusco: necropoli con tombe a pozzetto (rito funebre della cremazione) e, nella fase più recente, a fossa (rito funebre dell'inumazione). La capanna come forma abitativa, il villaggio come forma insediativa. Ceramiche di impasto grezzo. Manufatti di bronzo, primi manufatti di ferro. Occupazioni dei siti, che successivamente diventeranno grandi metropoli. Stanziamenti etruschi nella pianura Padana (Bologna), in Romagna (Verucchio), nelle Marche (Fermo), in Campania (Capua, Pontecagnano, Sala Consilina): prima colonizzazione. Arte geometrica. Arrivo in Etruria di bronzisti centro-europei. Contatti tra i centri della costa tirrenica dell'Etruria e quelli della Sardegna.

775 a.C. ca. Fondazione dell'emporio di Pithecussa da parte degli eubei.

753 a.C. Fondazione di Roma da parte di Romolo.

750 a.C. ca. Fondazione della colonia di Cuma da parte degli eubei.

Seconda metà dell'VIII sec. a.C. Arrivo in Etruria di vasi (da vino) e di ceramisti euboici, dei primi manufatti (ninnoli) vicino-orientali e dell'ambra dalla regione baltica. Arrivo in Etruria dell'alfabeto probabilmente dai centri euboici della Campania. Nascita di un ceto aristocratico, che sfrutta le risorse locali, in particolare le miniere metallifere.

Ultimo quarto dell'VIII sec. a.C. Secondo le fonti primi scontri tra Roma (Romolo) e Veio per il possesso delle saline alla foce del Tevere.

Fine dell'VIII-inizi VI sec. a.C. Presenza di manufatti etruschi, in genere bronzi, nei santuari ellenici di Olimpia, Delfi, Dodona, Samo, Perachora, Atene-Acropoli. Facies orientalizzante.

Prima metà del VII sec. a.C. Arrivo in Etruria di ceramica corinzia e greco-orientale e di manufatti vicino-orientali e hallstattiani. Ceramica, oreficeria, bronzistica di stile orientalizzante. Inizio della produzione di bucchero. Prime case a pianta quadrangolare con fondazioni in pietra. Nascita della grande scultura e della grande pittura. Prime epigrafi, per lo più su beni suntuari, con indicazione di possesso o di dono.

670-60 a.C. ca. Arrivo a Caere del ceramista-ceramografo Aristonothos, di ceramisti dell'ambiente egeo e di scultori dal Vicino Oriente. Arrivo a Tarquinia di architetti dal Vicino Oriente. Primi bronzetti etruschi a figura umana.

[...]

293 a.C. Vittoria dei romani sui rosellani.

280 a.C. Trionfo dei romani sui vulcenti e volsiniesi.

273 a.C. Fondazione della colonia di diritto latino a Cosa.

264 a.C. Intervento dei romani a Volsinii a favore degli aristocratici, distruzione della città etrusca e trasferimento degli abitanti superstiti in zona pianeggiante sul lago di Bolsena (Volsinii Novi). Fondazione della colonia di diritto romano a Castrum Novum.

247 a.C. Fondazione della colonia di diritto romano ad Alsio.

245 a.C. Fondazione della colonia di diritto romano a Fregene.

241 a.C. Intervento dei romani a Falerii, distruzione della città e trasferimento degli abitanti in pianura (Falerii Novi).

225 a.C. Vittoria dei romani sui galli a Talamone.

217 a.C. Battaglia tra romani e cartaginesi presso il lago Trasimeno.

205 a.C. Contributo di Caere, Populonia, Tarquinia, Volterra, Arezzo, Perugia, Chiusi e Roselle con prodotti delle proprie risorse alla preparazione della spedizione con cui Publio Cornelio Scipione affronterà Annibale a Zama.

191 a.C. Fondazione della colonia di diritto romano a Pyrgi.

189 a.C. Fondazione della colonia di diritto latino a Bologna.

183 a.C. Fondazione della colonia di diritto romano a Saturnia.

181 a.C. Fondazione della colonia di diritto romano a Gravisca.

180 a.C. Fondazione della colonia di diritto latino a Pisa (o Lucca).

177 a.C. Fondazione della colonia di diritto romano a Luni.

167 (o 157) a.C. Fondazione della colonia di diritto romano a Heba (Magliano in Toscana).

90-88 a.C. Guerra sociale ed estensione del diritto di cittadinanza romana agli italici abitanti a sud del Po (lex Julia de civitate). Affermazione del latino come lingua ufficiale in Italia. Fine delle culture italiche preromane.

I sec. a.C. Iscrizioni bilingui etrusco-latine.

83 a.C. Fondazione della colonia di diritto romano a Capua.

83-82 a.C. Campagne di Silla contro le città dell'Etruria settentrionale filomariane.

49-42 a.C. Estensione della cittadinanza romana ai popoli dell'Italia settentrionale.

41-40 a.C. Guerra tra Roma e Perugia.

I sec. a.C. Traduzione in latino dei libri etruschi di religione. Recupero di tradizioni etrusche nella Roma tardo-repubblicana.

7 a.C. ca. Divisione amministrativa dell'Italia in undici regioni da parte di Augusto.

Fine del I sec. a.C.- inizi del I sec. d.C. Verrio Flacco, autore dei Rerum Etruscarum libri.

41-54 d.C. Impero di Claudio, autore dei Tyrrhenika.

II-VI sec. d.C. Epigrafi latine che attestano i praetores e gli aediles Etruriae. Testimonianze letterarie e storiografiche sulla sopravvivenza degli aruspici etruschi.

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Pagina 46

Capitolo terzo

L'AMBIENTE E L'URBANIZZAZIONE


3.1 IL TERRITORIO E LE RISORSE

Gli etruschi (in lingua nazionale Rasenna, in lingua greca Tyrrhenoi o Tyrsenoi, in lingua latina Etrusci o Tusci, in lingua umbra Turskus) sono un complesso etnico-linguistico-culturale che ha avuto, tra il IX e il I secolo a.C., un ruolo di notevole importanza nella storia non solo dell'Italia, ma anche delle regioni che si affacciano sul bacino del mare Mediterraneo e di quelle centro-europee.

La base di partenza per la definizione del territorio da essi occupato, l'Etruria propriamente detta, è la settima regione secondo la divisione amministrativa che Augusto fece dell'Italia nel 7 a.C. (Strab., V, 2, 1-9; Plin., Nat. Hist., III, 50-53), una divisione che presenta la situazione della penisola in età romana senza però prescindere in linea di massima dalle distinzioni etnico-culturali di età precedente. Pertanto i confini dell'Etruria, che sono stati proposti su questa base, sono da ritenere indiziari e non certi: a nord i primi contrafforti dell'Appennino Tosco-Emiliano che si ergono a ridosso del corso medio e inferiore dell'Arno, a est e a sud il fiume Tevere, a ovest il mar Tirreno (fig. 7). Il territorio corrisponde, in termini geografici attuali, all'incirca alla Toscana, alla fascia occidentale dell'Umbria alla destra del Tevere e al Lazio settentrionale, sempre alla destra del Tevere. Se si tiene conto che la civiltà etrusca si è sviluppata nell'arco di quasi un millennio, si potrà pensare che i confini non saranno stati immutati per l'intera sua durata. Il discorso è tanto più verisimile nel caso specifico del mondo etrusco, che non ha mai costituito un vero stato unitario. I confini sono di natura culturale più che politica.

Malgrado le opinioni sulla definizione del territorio dell'Etruria siano piuttosto concordi, non mancano questioni aperte o punti da chiarire.

Il Tevere, detto il fiume etrusco da diversi scrittori del I secolo a.C. e del I d.C., è un confine indiscusso e, come precisano Strabone (V, 2, 1) e Plinio (Nat. Hist. III, 53-54), separa gli etruschi prima dagli umbri, poi dai sabini e infine dai latini. Del resto sulla sinistra del fiume si trovano centri come Roma, la città più rappresentativa della cultura latina, o come Todi, la città la cui denominazione antica (Tuter) equivale alla parola etrusca tular (confine/i), pronunciata dagli umbri (vedi sopra, p. 41). Ma sulla destra del Tevere si trovano i falischi e i capenati, che la tradizione definisce ora etruschi e ora diversi dagli etruschi e che linguisticamente appartengono allo stesso gruppo dei latini. Viceversa sulla riva sinistra del Tevere, grosso modo all'altezza dell'etrusca Veio, c'è Fidene, che, secondo Livio (I, 15, 1) e Strabone (V, 2, 9), era abitata da etruschi e che ha svolto sempre una politica antiromana insieme con Veio. Definire etrusche o meno le aree di confine, o meglio le relative manifestazioni culturali, è un fatto che può variare a seconda del periodo storico, cui queste risalgono, e di eventi contingenti. In situazioni del genere i dati delle fonti storiografiche, che talvolta possono essere apodittici, vanno sottoposti a «critica» e confrontati con quelli delle fonti archeologiche ed epigrafiche.

Il mar Tirreno come limite occidentale è un confine naturale. Le isole dell'arcipelago Toscano, ovviamente, fanno parte dell'Etruria.

Controversa sembra invece la definizione del confine settentrionale. Esso sarebbe segnato dal fiume Magra nell'Etruria di età augustea, la quale comprendeva le colonie e i municipi romani di Luni, Pisa, Lucca, Pistoia, tutti centri ubicati sulla destra dell'Arno. Questo territorio, sul versante costiero fino a Pisa e all'interno fino ad Arezzo, sarebbe stato abitato invece da liguri secondo Polibio (II, 16, 2), Pompeo Trogo (Iust., Hist. Phil. Epit., XX, 1, 11: Pisae in Liguribus) e lo Ps.-Aristotele (Mir., XCII); Luni è considerata da Livio (XLI, 13, 4) una colonia fondata dai romani nel 177 a.C. in agro ligure, agro che però prima era appartenuto agli etruschi (ager, [... ] Etruscorum ante quam Ligurum fuerat). Le notizie della tradizione di primo acchito appaiono contraddittorie, ma possono essere chiarite alla luce delle testimonianze archeologiche ed epigrafiche.

Un aspetto peculiare della cultura della Versilia e della regione lungo la valle del Serchio tra la fine dell'VIII e il VI secolo a.C. è dato dalla tomba a cassetta litica, che conteneva il cinerario e gli oggetti di corredo. Lo stesso aspetto si riscontra nella necropoli di Chiavari: ciò porterebbe a pensare alla presenza di elementi liguri nella regione a nord dell'Arno. A cominciare dal VII secolo a.C. nascono qui diversi piccoli insediamenti, lungo il litorale come scali portuali e lungo vie interne (passi, valli fluviali), che andavano in direzione della pianura Padana, come stazioni di transito, insediamenti che hanno restituito materiali analoghi a quelli delle tombe dell'Etruria e anche iscrizioni in lingua etrusca. È probabile che la loro genesi sia dovuta principalmente all'attività estrattiva nelle miniere metallifere e nelle cave marmifere della zona apuano-versiliese e al traffico delle materie prodotte da questa attività. Del resto l'alfabeto usato nelle epigrafi graffite sulle stele della Lunigiana fin dal VI secolo a.C. è etrusco. Etruschi sono anche i manufatti e le iscrizioni di VII-V secolo a.C. provenienti da varie località sulla riva destra dell'Arno tra la piana di Sesto, a nord di Firenze, e la Versilia. Dal IV secolo a.C., forse sotto la spinta dei Celti che si espandevano nella pianura Padana, le popolazioni liguri stanziate sulle alpi Apuane si sono affacciate verso il bacino dell'Arno e verso la bassa pianura Padana operando razzie; non è da escludere che un gruppo forse ligure, i Casuentillani di Plinio (Nat. Hist., III, 113), sia sceso allora fino alle porte di Arezzo, nel territorio compreso nella strozzatura formata dal corso superiore dell'Arno, denominato appunto Casentino, territorio che i ritrovamenti archeologici ed epigrafici di età preromana connotano come etrusco e che poi nella divisione amministrativa di Augusto sarà incorporato nell'Umbria (Plin., cit.). I romani affrontano ripetutamente tra il III e il II secolo a.C. i liguri, che la tradizione presenta come popolazioni bellicose e come «vicini difficili» (Strab., V, 2, 5), fino alla vittoria finale: non a caso nella regione sulla destra dell'Arno furono fondati colonie e municipi romani (Luni, Lucca, Pisa, Pistoia), con la funzione di controllare il territorio, e fu costruito il tratto della via Cassia-Clodia tra Firenze e Lucca, che assicurava un movimento rapido delle truppe (un'altra via, che congiungeva Firenze e Pisa lungo la riva sinistra dell'Arno, fu costruita da Tito Quinzio Flaminio nel 155 o 123 a.C., ricalcando probabilmente una strada etrusca percorsa nel 193 a.C. dal console Minucio Thermo alla testa di due legioni, che, teste Livio XXXV, 3, 1-2, si mossero da Arezzo verso Pisa per contenere un'offensiva dei liguri). Così nella regione sulla destra dell'Arno le due principali compagini etnico-culturali, ligure ed etrusca, coesistono in un quadro di continui contatti e conflitti che portano nei vari periodi storici a situazioni di equilibrio instabile, a favore ora dell'una ora dell'altra. Le notizie della tradizione, storicizzate e confrontate con quanto si può dedurre dalle fonti primarie, sembrano meno contradditorie di quanto non risulti a una prima lettura.

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Pagina 76

Capitolo quarto

PROFILO STORICO


4.1 ALLE ORIGINI

All'inizio del I millennio a.C., nell'età detta comunemente del ferro, nel territorio della penisola italiana si vengono affermando culture regionali, che si differenziano fra loro per il rito funebre, per la tipologia tombale, per i prodotti artigianali. In altre parole, nascono le varie compagini etniche, che costituiscono uno degli aspetti più salienti dell'Italia antica nel corso del I millennio a.C. Una di queste è la compagine etrusca.

La ricostruzione del quadro storico dell'Etruria si fonda, come si è già accennato, essenzialmente sulle testimonianze archeologiche, che hanno il vantaggio di non essere poche e lo svantaggio di non essere eloquenti come quelle scritte.

L'origine del popolo etrusco è stata, fin dall'antichità, una questione aperta a diverse soluzioni. Gli scrittori antichi e, sulla loro scia, molti studiosi moderni hanno impostato il problema in termini etnografici, ammettendo che un gruppo numericamente consistente di individui, spinto dalla necessità di trovare nuove terre da occupare e da sfruttare, sarebbe emigrato sotto la guida di un capo dall'area egea o da quella centro-europea verso l'Italia. In casi del genere nel luogo di provenienza dovrebbe esserci stata una compagine 'etrusca' già costituita e culturalmente definita, che continuerebbe nella nuova sede usi e cultura della patria d'origine. Allo stesso principio etnografico si attengono quanti pensano che gli etruschi siano originari dell'Italia. Solo negli ultimi tempi gli studiosi hanno sostituito al parametro della provenienza quello della formazione, cercando di individuare varie componenti etniche e culturali, allotrie e indigene, che integrandosi avrebbero dato origine in Italia a un nuovo popolo.

Un etnico analogo a quello con cui i greci denominavano gli etruschi di età storica, Tyrrhenoi o Tyrsenoi, è attestato in un'iscrizione egizia in caratteri geroglifici, dove si parla di «popoli del mare» che tra il 1230 e il 1170 a.C. avrebbero tentato di occupare l'Egitto. Uno di questi sarebbe denominato Trs.w, che molti hanno proposto di identificare con i Tyrsenoi. Ammesso che l'ipotesi colga nel giusto, la testimonianza ci dice solo della presenza di tirreni nel II millennio a.C., i quali potrebbero essere localizzati nel bacino occidentale del Mediterraneo o in quello dell'Egeo, visto che tra i popoli aggressori della regione nilotica, attestati nella suddetta iscrizione, ne figurano di ambito sia occidentale, come forse i sardi e i siculi, sia egeo, come forse i lici e i dardani e gli achei, e visto che si conoscono anche tirreni (di età storica) di area egea.

La certezza dell'esistenza di un popolo etrusco risale ai primi del VII secolo a.C., quando cominciano a trovarsi nel territorio dell'Etruria propria iscrizioni in lingua etrusca. Il periodo corrisponde alla facies culturale detta orientalizzante, la quale è per tanti aspetti innovatrice e per altri conservatrice rispetto a quella precedente, in Etruria detta villanoviana (IX-VIII secolo a.C.: il recente tentativo da parte di alcuni studiosi italiani di protostoria di rialzare di un buon secolo l'inizio del villanoviano, sulla base di analisi dendrocronologiche di materiali dell'Europa transalpina, non sta incontrando consensi). Senza parlare dei caratteri specifici delle due facies, su cui si dirà in seguito, va richiamata l'attenzione su due fatti di notevole importanza: il numero degli abitanti dei centri dell'Etruria, stando beninteso ai dati delle necropoli, non presenta sbalzi tra la facies più antica e quella più recente; le necropoli (e, con tutta probabilità, gli insediamenti) di facies orientalizzante di norma proseguono in senso topografico quelle di facies villanoviana. Ne consegue che tra l'una e l'altra facies si deve ammettere una continuità, più che una frattura: e ciò varrà anche per l'aspetto etnico. Pertanto il gruppo, che in Etruria produce la cultura villanoviana, potrà essere definito etrusco.

A questo punto si tratta di vedere se si può ammettere anche una continuità tra la cultura villanoviana e la precedente cultura del bronzo, ovviamente nella fase finale. Alcuni aspetti delle due culture coincidono e altri differiscono.

Nella facies villanoviana la struttura abitativa è la capanna a pianta quadrangolare o circolare o elissoidale, esattamente come nella facies del bronzo finale; la forma insediativa è, ancora una volta come nell'età del bronzo finale, il villaggio, ma il numero dei villaggi diminuisce rispetto a quello di quest'ultima età e in compenso aumenta l'estensione e cresce il numero degli abitanti di ciascuno di essi: si passa da poche decine a diverse centinaia e talvolta anche a qualche migliaio di individui per ogni agglomerato abitativo. L'impiego del ferro nel villanoviano, specialmente nella fabbricazione degli attrezzi agricoli, comporta una prima forma di agricoltura intensiva, che ha come conseguenza una popolazione fissa e numerosa. Talvolta e comunque in quantità certamente non cospicua, sia in necropoli sia in abitati – ad esempio a Veio, Caere, Tarquinia, Vulci, Chiusi, Vetulonia, Volterra –, le testimonianze villanoviane proseguono quelle del bronzo finale: i villaggi nel villanoviano si vengono concentrando nelle aree in cui sorgeranno nei secoli successivi le grandi metropoli e sono ormai dei centri protourbani. Pertanto la cultura del bronzo finale può spiegare, ma solo in parte, quella villanoviana.

Informazioni ulteriori e più precise su questa facies vengono dalle necropoli: vaste aree con tombe a pozzetto e, dall'VIII secolo a.C., anche a fossa. Il rito funebre è l'incinerazione per le prime e l'inumazione per le seconde. Il cinerario è un vaso biconico (alt. cm 30-40) fornito di una sola ansa e perciò inutilizzabile per scopi pratici (tavv. 54; 56; 199) o, meno comunemente, un'olla globulare o un'urnetta a capanna (fig. 17; tav. 18). Il corredo, piuttosto scarso nel IX secolo e più ricco nell'VIII, consta per lo più di vasellame di destinazione domestica (attingitoi, anforette, ollette) o di oggetti che consentono di definire il sesso del defunto e l'appartenenza al rango sociale elevato (elmi, spade, lance, rasoi per gli uomini; collane, fuseruole, rocchetti per le donne) (tavv. 55; 199).

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