Copertina
Autore Dulce Maria Cardoso
Titolo Le mie condoglianze
EdizioneVoland, Roma, 2007, amazzoni 39 , pag. 312, cop.fle., dim. 14,5x20,5x1,9 cm , Isbn 978-88-88700-81-6
OriginaleOs meus sentimentos [2005]
TraduttoreDaniele Petruccioli
LettoreGiovanna Bacci, 2007
Classe narrativa portoghese
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Pagina 9

inaspettatamente

non dovevo uscire di casa, non dovevo uscire di casa, non dovevo uscire di casa, per qualche tempo, secondi, forse ore, non riesco a pensare ad altro,

inaspettatamente smetto

la posizione in cui mi trovo, appesa alla cintura di sicurezza a testa in giù, non mi dà fastidio, stranamente il mio corpo non mi pesa, l'impatto deve essere stato violento, non me lo ricordo, ho aperto gli occhi e mi sono trovata così, a testa in giù, con le braccia che sbattono sul tettuccio, le gambe penzoloni, una bambola di pezza sgangherata con gli occhi indolenti fissi su una goccia d'acqua ferma in verticale su un frammento di vetro, non riesco a identificare i rumori che sento, ricomincio, non dovevo uscire di casa, non dovevo uscire di casa,

che noia i ritornelli

per qualche tempo, secondi, forse ore, non riesco a pensare ad altro, devo essere finita piuttosto lontano dall'autostrada, la pioggia batte sulla carrozzeria dell'automobile, le ruote girano a vuoto, cri-cri, cri-cri, grilli, no, non possono essere grilli, tic-tac, quei quattro puntini sono solo i miei occhi che non riesco a distogliere dalla goccia d'acqua, solo i miei occhi, mi sono ribaltata fuori strada, la mia borsa da viaggio sarà appesa a qualche cespuglio, i pacchi con le cerette, gli omaggi per le clienti e il registro dei conti sparpagliati nel fango, una scarpa in una pozzanghera un po' più in là, i fari sono rimasti accesi, la pioggia è una sfilza di lucciole che svolazzano e poi vanno a morire per terra, cri-cri, non possono essere grilli, schegge di vetro brillano da tutte le parti, cristalli che mettono in fuga la notte,

non dovevo uscire di casa

il liquido caldo che mi scorre via dalla bocca è sangue, lo riconosco dal sapore, ho la bocca piena di un impasto caldo, troppo caldo, mi dà la nausea, voglio muovermi, liberarmi dalla cintura di sicurezza ma le mani non mi ubbidiscono, due appendici inutili, le mie gambe, due assenze, e gli occhi inerti, fermi in questa goccia d'acqua piena di luce, una goccia inondata di luce, quasi volesse prendermi, sconfiggermi, resisto, ricomincio, non dovevo uscire di casa, non dovevo uscire di casa,

inaspettatamente

non sento dolore, non ho paura, i miei occhi affondano nella goccia di luce, le mie orecchie sono una tana di grilli,

in questo momento potrei già non essere più qui

questo momento potrebbe già non essere più mio

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un altro fulmine, un bel neon che divide in due l'oscurità, trovo la cassetta, un tuono, l'oscurità ruggisce, non mi stupirei se il mare si fosse scambiato di posto col cielo per rovesciarsi sulla terra, vado avanti, mi sembra di guidare sul cielo, su una strada che continua nelle tenebre all'infinito, metto la cassetta nell'autoradio, spingo il tasto del riavvolgimento veloce, un graffio nel silenzio, un argomento di conversazione nell'autogrill,

guarda quella cicciona ubriaca persa

un pretesto per scambiare due chiacchiere, c'è in giro un sacco di disgraziati, non basta neanche a fare una conversazione vera e propria, cosa tocca vedere, ho il portabagagli pieno di cerette, di omaggi, campioncini, brochure, il registro dei conti, le mie clienti mi aspettano domattina presto, sono anni che mi aspettano, non queste, non in questa zona, altre, di altre zone, abbiamo preso un impegno, sono una brava venditrice, la migliore, conosco a memoria la composizione di ogni ceretta, a che temperatura si scioglie, a quali pelli si addice, la mia vita è una guerra contro milioni di peli, non c'è nulla di cui vada più fiera, a parte forse Dora, ma solo forse, conosco i miei nemici, conosco i loro trucchi, non mi ingannano, anche quando si sdoppiano per crescere più forti, o quando incarniscono, o ancora, vigliacchi, quando attaccano a crescere sottopelle, di nascosto, conosco i miei nemici e non perdo occasione per smascherarli, non permetto loro di nascondersi per guadagnare tempo, è una lotta senza quartiere, quando guardo le gambe di una donna capisco subito la loro forza e come lei li combatte, le altre professioniste guardano senza vedere, io invece potrei accettare scommesse su quali armi vengono impiegate, ceretta, crema, rasoio, o una di quelle macchinette che ronzano come mosche irritanti, quando guardo le gambe di una donna valuto all'istante la forza dei miei nemici, individuo le cicatrici, i peli incarniti, anche se non ci penso, anzi soprattutto se non ci penso, sono una brava venditrice, la migliore, faccio cento, duecento chilometri, tutti i chilometri che ci vogliono per vendere le mie cerette, non so fare nient'altro, do la caccia ai miei nemici, milioni di nemici da tutte le parti, è una lotta impari, una causa persa, da oggi in poi sarà tutto diverso, anche se mi sento tanto stanca non deve passarmi neanche per la testa che da oggi in poi, da domani, non ci sia una differenza, un'unica differenza, non posso accettare di avere un mare di giorni identici davanti a me, di consumare la mia vita in un ripetersi di giorni, di gesti, di parole, Ângelo dice

nessuno può aggiustare il passato, punto

ma perché sto a sentire quel menagramo di Ângelo, qualunque cosa tu faccia non ti libererai mai di te, di quello che eri, di quello che continui a essere, qualunque cosa tu faccia, perché sto a sentire quel menagramo di Ângelo invece che le canzoni della mia cassetta, da oggi in poi sarà tutto diverso, ho venduto la casa, anche se solo poco fa, all'autogrill, ci sono cascata di nuovo, un altro uomo e lo stesso gioco, la stessa bugia, [...]

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[...] abbandono la sconosciuta alla scia d'acqua che mi lascio dietro, una stella filante che si srotola nell'aria, adesso al posto delle lucine rosse riflesse sull'asfalto ci sono due luci bianche nello specchietto, una magia, se sapessi fare magie sparirei, accelero, mi allontano dalle luci bianche che si fanno sempre più piccole, mi riprendo la faccia, il corpo, il lavoro, la famiglia, un'alcolizzata si diverte con poco, anche con un giochino fiacco come questo, i fari della macchina che ho superato spariscono dallo specchietto, di nuovo c'è solo la notte, all'improvviso un cartello, un rettangolo giallo piantato sul bordo della strada, che

guidate con prudenza

leggo ad alta voce, guidate con prudenza, la mia voce scivola sui finestrini, un altro rettangolo, questa volta appeso in alto, annuncia un incrocio, quattro strade debitamente numerate, quattro direzioni diverse, finalmente posso cambiare direzione, invertire la marcia, rinunciare, sapere che posso scegliere mi tenta, e se da oggi in poi fosse davvero tutto diverso, conosco questo incrocio, l'ho visto sulle mie mappe, ho sempre collezionato mappe, voglio dire che colleziono mappe da molto tempo, ci sono centinaia di mappe a casa mia, usate, nuovissime, che differenza fa, sulle mappe so scegliere le strade senza paura, viaggio in lungo e in largo nei miei mondi di carta, vado dappertutto, in posti che non collego a nessun paesaggio, a nessun volto, a nessun fiore, a niente, in paesi che esistono solo per appagare la mia voglia di partire nei pomeriggi afosi, apro le mappe sul pavimento di camera mia, non voglio sapere niente del mondo fuori, non mi ha mai interessato, nei pomeriggi afosi tiro giù le veneziane e il mio corpo si copre di file di cerchietti luminosi, una catasta di puntini di luce disposti geometricamente, d'estate passo interi pomeriggi a viaggiare, mi avvicino all'incrocio, alle quattro direzioni numerate, la pioggia cade traslucida ai piedi dei fanali di cemento, catenelle d'acqua scintillante, una pioggia di lucciole, e se cambiassi direzione, e se decidessi

bêtises ma chérie, bêtises

di non andare da Denise e da Betty, se per una volta andassi in un posto dove non c'è nessuno che mi aspetta, non sono mai partita senza che ci fosse qualcuno ad aspettarmi, proseguo per la mia strada, non posso rinunciare alla mia guerra, ogni giorno i miei nemici mi vincono sul campo di battaglia del mio corpo, sui corpi delle altre, i miei nemici saranno gli ultimi a morire, quando il mio cuore si sarà fermato, quando avrò i polmoni pieni d'acqua e la pelle gelata i miei nemici cresceranno ancora per alcune ore, forse per un intero giorno, non dovrei pensare queste cose, sono una brava venditrice, la migliore, domani sarò sulla via del ritorno, ho chiesto a Dora di comprare il pane, le ho lasciato un biglietto su uno di quei quadratini di carta gialli che si attaccano ovunque, compra il pane per favore, devo aver capito male quello che Dora mi ha detto all'uscita dal ristorante,

domani vado via di casa

che stupida sono a credere di aver capito che Dora mi vuole abbandonare, le ho lasciato il biglietto al solito posto, domani Dora andrà a comprare il pane e lo poserà sul tavolo della cucina, non rovesciato che sennò porta male, Dora lo sa che se si poggia il pane rovesciato porta male, sa tante cose la mia Dora, mi stupisce come impari le cose con la stessa indifferenza con cui fa passare il codice a barre di centinaia di prodotti sul lettore ottico della cassa dell'ipermercato, la stessa indifferenza con cui posava nuda per gli studenti di belle arti, col suo corpo magro, quasi da bambina, osservato da tutte le angolazioni senza che nessuno abbia mai potuto vedere le fossette che le vengono quando sorride, o il modo buffo che ha di unire le mani facendo una pallina di dita, decine di disegni che ritraggono una sconosciuta, non mia figlia, la stessa indifferenza con cui ha lasciato la scuola di cendo con sicurezza non mi hanno mai insegnato niente di buono là dentro, un'indifferenza che le cresce nel petto e trabocca fino a colpirmi al cuore, schiaccio l'acceleratore, la strada è scura, ho i gesti rallentati

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Pagina 24

[...] cerco le sigarette nella borsetta, un lato del pacchetto dice, a lettere enormi, il fumo uccide, l'altro lato dice il fumo invecchia la pelle, se non dovessi morire, se riuscissi a vivere in eterno, potrei chiedere un indennizzo visto che mi assicurano che il fumo uccide, ma da quando è che tutte le cose si sono messe a parlare, prima l'autostrada, guida con prudenza, rispetta le distanze di sicurezza, non bere prima di metterti in viaggio, immagino che prima o poi si metteranno a parlare anche gli androni dei palazzi, se avete una vicina bonazza per favore non palpatela, oppure, palpeggiare le vicine è consentito solo previa autorizzazione del condominio che si riserva il diritto di, o ancora, se pesti una merda di cane per strada non pulirti le scarpe sullo zerbino dei vicini, fallo piuttosto sugli zerbini di un altro palazzo, mi accendo una sigaretta, oggi pomeriggio era la banca, sottoscrivi un piano risparmio casa, un piano risparmio pensione, prima o poi diventerà: sottoscrivi un piano perfetto rapina a mano armata, possibilità di integrazione dei vari supplementi, speciale efferatezza, o fuga ai tropici, persino la farmacia dove sono andata ieri a comprare le gocce per il naso, morire d'amore non è più di moda, usa il preservativo, controlla il colesterolo, misura la pressione, bevi un litro e mezzo d'acqua al giorno, resta in forma, fai esercizio, stranamente la farmacia rimane zitta quando mando a fare in culo lei e tutta la sua sfilza di buoni consigli, non mi sembra una cosa buona che le strade, le banche, le farmacie, i vestiti si siano messi tutti a parlare, bastavano e avanzavano le stupidaggini dette dai parlanti di sempre, mi alzo per andare al bancone, voglio bere qualcosa, negli autogrill non c'è molta scelta, ordino un gin, non mi piace molto, sa di profumo, ancora lo scontrino, le monete, tutti quei piccoli obblighi che mi mettono in imbarazzo, adesso attacca a parlare anche il registratore di cassa, nei termini del decreto legge sugli alimenti del, smetto di starlo a sentire quando il cameriere mi serve il gin con una smorfia che significa, in un codice che sembra discreto soltanto a lui,

non solo hai quel corpo lì, ma sei pure alcolizzata

cosa tocca vedere, torno al tavolo, riprendo a cercare un argomento per smerciare la ceretta fatta con prodotti cento per cento naturali e con il logo che dice amico della natura, [...]

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