Copertina
Autore Lewis Carroll
Titolo Matto per le bambine
SottotitoloLettere e ritratti
EdizioneNuovi Equilibri, Viterbo, 2001, Fiabesca 65 , pag. 128, cop.fle., dim. 120x167x11 mm , Isbn 978-88-7226-222-1
CuratoreCarla Muschio
PrefazioneGiorgio Bubbolini
TraduttoreCarla Muschio
LettoreRenato di Stefano, 2004
Classe biografie , classici inglesi
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Indice

  5 Matto per le bambine

 19 Lettere

 95 Note

 99 "Giovinetta cuor di granito!"
    di Giorgio Bubbolini
 

 

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Pagina 5

Matto per le bambine



La biografia e l'opera letteraria del reverendo Charles Lutwidge Dodgson, in arte Lewis Carroll, emanano un forte profumo femminile.

Incominciamo dai fatti noti. Charles nacque il 27 gennaio 1832, terzogenito e primo maschio degli undici figli di Charles Dodgson, curato di campagna, e Frances Jane Lutwidge. Si osservi che il secondo nome dello scrittore è il cognome di sua madre. Ecco una prima forte traccia di donna nella sua vita. Il primo fratello maschio nacque quando Charles aveva cinque anni. Fino ad allora visse "circondato da quattro sorelle, due maggiori e due minori, di cui una era nata solo un anno dopo di lui. Era inevitabile che l'amore materno, che fu sempre importante per lui, fosse carente. La rabbia e la gelosia, però, vennero subito soppresse in un'atmosfera di dedizione all'ideale dell'amore cristiano". Nel 1843 la famiglia si trasferì a Croft, nello Yorkshire, e l'anno successivo Charles venne mandato in collegio a studiare, come era consuetudine nel suo ambiente. Nel 1844-45 fu residente alla Richmond School (Yorkshire), nel 1846-49 a Rugby e dal 1850 si trasferì per gli studi universitari al Christ Church College di Oxford, dove rimase fino alla fine dei suoi giorni lavorando, dopo la laurea, come lettore di matematica.

[...]

Non gli mancava il tempo, né l'occasione di scrivere e pubblicare, né il denaro, eppure Carroll, il campione del nonsense, si astenne quasi per tutta la vita dallo scrivere opere di nonsense. Che motivo c'è per questo comportamento? L'inibizione alla scrittura sfrenatamente fantasiosa, perché di questo secondo me si trattava, non era certo l'unica inibizione dello scrittore, ma è quella che fa più dispiacere a me lettrice.

Per questo è delizioso scoprire che, se vogliamo leggere qualche pagina di nonsense carrolliano in più, possiamo cercarla nelle sue lettere alle bambine. Lì, come sarà stato anche negli incontri personali con bambine, troviamo il Carroll che amiamo. Esagerato, violento, aggressivo, bugiardo, ma anche spiritoso, affettuoso e sempre innamorato.

Quando troviamo nelle lettere dello scrittore il suo affetto smodato, i suoi giochi di parole, le sue storie strampalate siamo grati a quelle mamme vittoriane che hanno concesso alle loro figlie di frequentare Lewis Carroll permettendogli di praticare con loro il suo speciale dono di mago dell'assurdo. Pensate: se Alice Liddell non avesse insistito, non avremmo potuto leggere nemmeno Alice nel paese delle meraviglie, perché non sarebbe stato scritto.

Sulla scorta di questa visione delle lettere come sfogo creativo dello scrittore, non ho raccolto la mia antologia con intenti biografici, come spesso si fa. Anche a volere, che biografia ne avrei tratto? Già la vita di Carroll è priva di eventi, e comunque non li raccontava certo alle sue amichette. Inoltre, gran parte dell'interazione con le bambine si svolgeva dal vivo, negli incontri. La lettera è già il segno di un lutto, la testimonianza della lontananza dell'amata, cui lo scrittore cerca di porre rimedio con le sue spiritosaggini.

È stato dunque con il criterio della ricerca di belle pagine letterarie che ho compilato questa antologia. Ho posto le lettere in ordine cronologico indipendentemente dai destinatari, visto che, quale che sia la bambina, c'è un'inventività dello scrittore che si dipana di lettera in lettera andando a riempire uno scrigno di meraviglie tra cui spero di aver scelto le perle più belle.

Carla Muschio, maggio 2001

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Pagina 23

A Mary MacDonald



Christ Church

14 novembre 1864


Mia cara Mary,

c'era una volta una bambina che aveva uno zio vecchio e bisbetico - i vicini lo definivano un Curmudgeon (chissà cosa vuol dire) - e questa bambina aveva promesso di copiargli un sonetto su Shakespeare scritto da Rossetti. Bene, sai che accadde? Lei non lo copiò e il povero vecchio zio si trovò con il naso che continuava a crescere e la pazienza che continuava a diminuire, il postino continuava a passare e il sonetto continuava a non arrivare - qui mi interrompo per spiegare come si mandavano le lettere a quei tempi: allora non c'erano cancelli, quindi i pilastri da cancello non erano obbligati a stare fermi, motivo per cui se ne andavano a zonzo per tutto il paese; motivo per cui, se volevi mandare una lettera da qualche parte, ti bastava averla posta su un pilastro che andava nella direzione giusta (anche se a volte cambiavano idea, il che creava degli incomodi). La lettera messa lì era chiamata la "posta'. Si faceva tutto alla buona a quei tempi: se uno aveva molti soldi gli bastava scavare una buca sotto la siepe, ficcarveli dentro e versarvi sopra della terra: questo si chiamava aver fatto un "versamento" e uno poteva stare tranquillo. Il modo di viaggiare poi era questo: le strade erano tutte bordate di ringhiere di ferro, che si tiravano su e filavano via dritte finché potevano, per poi cadere a terra - cosa che perlopiù accadeva quasi subito. Questa veniva chiamata "ferro... via". Ora, per tornare a quella bambina cattiva. La sua fine venne quando arrivò un grande LUPO nero che... non voglio proseguire, ma di lei non ritrovarono altro che tre ossicini.

Non commento. È una storia alquanto orrenda.

Il tuo affezionato amico

C. L. Dodgson

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Pagina 25

A Dolly Argles



Christ Church, Oxford

28 novembre 1867


Cara signorina Dolly,

ho un messaggio per lei da parte di un mio amico, il signor Lewis Carroll, che è un creatore molto strano a cui piace tanto dire sciocchezze. Mi ha detto che una volta lei l'aveva pregato di scrivere un altro libro simile a uno che aveva letto; il nome non lo ricordo. Credo che parlasse di 'mali'. "Riferiscile - ha detto lui - che ho appena scritto una storiella pubblicata in "Aunt Judy's Magazine" e che gliene ho fatto inviare una copia". "Benissimo - ho detto io - tutto qui il messaggio?". "Un'altra cosa - ha detto lui, mentre qualche lacrima gli solcava le guance - dille che spero non si sia arrabbiata perché ho detto qualche sciocchezza sul suo nome. Sai che a volte dico sciocchezze - 'Sempre', ho detto io - e se si è arrabbiata, spero che adesso mi abbia perdonato". A questo punto le lacrime mi caddero addosso come una pioggia battente (dimenticavo di dire che mi parlava sporgendosi dall'alto di una finestra) e siccome mi ero quasi tutto infradiciato ho detto: "Smettila, se no non le mando nessun messaggio". Allora lui ha tirato dentro la testa e ha chiuso la finestra.

Se ha qualche messaggio per lui, è meglio che lo mandi a me.

Sincerissimamente suo

Charles L. Dodgson

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Pagina 34

A Beatrice Hatch



1873


Mio caro Uccellino,

l'ho trovata appena fuori di Tom Gate; camminava tutta rigida cercando, credo, di raggiungere il mio appartamento. Perciò le dissi: "Perché sei venuta qui senza Uccellino?". E lei rispose: "Uccellino non c'è più! E anche Emily! E Mabel mi maltratta!". E le solcarono le guance due lacrimucce di cera.

Oh, che stupido che sono! Non ti ho ancora detto chi era! Era la tua nuova bambola. Ero molto felice di vederla e me la portai in camera, le diedi da mangiare dei cerini e una bella tazza di cera sciolta da bere, perché la poverina aveva molta fame e sete dopo aver tanto camminato. Poi le dissi: "Vieni a sederti davanti al camino e facciamo due chiacchiere in santa pace". "Oh, no! No!" disse lei, "preferisco proprio di no. Sai che non ci metto niente a sciogliermi!". E si fece portare sul lato opposto della stanza, dove faceva molto freddo: e poi si sedette sulle mie ginocchia e si fece aria con un nettapenne, perché temeva, così diceva, che le si stesse per sciogliere la punta del naso.

"Non hai idea di quanto dobbiamo stare attente, noi bambole," disse. "Pensa, c'era una mia sorella. Lo crederesti? Si avvicinò al fuoco per scaldarsi le mani, gliene cadde una e sarebbe caduta anche l'altra se non fosse stata destra". "Lo credo che non è caduta," dissi io, "perché era una mano destra". "E come fate a sapere che la mano era destra, signor Carroll?" chiese la bambola. E io dissi: "Dev'essere stata la mano destra perché per l'altra la caduta fu assai sinistra".

Disse la bambola: "Non voglio ridere. È un gioco di parole pessimo. Anche una semplice bambola di legno saprebbe fare giochi migliori. Inoltre, mi hanno fatto una bocca così dura e rigida che non posso ridere anche se mi sforzo". "Non te ne dispiacere," replicai "ma dimmi: voglio regalare una foto a testa a Uccellino e agli altri bambini, quella che vogliono; secondo te, Uccellino quale vorrà?". "Non saprei," disse la bambola, "dovresti chiedere a lei!". Allora l'ho accompagnata a casa in una carrozza a due ruote. Quale vorresti? Arthur come Cupido? O Arthur e Wilfrid insieme? O tu ed Ethel come piccole mendicanti? O Ethel in piedi sulla scatola? O una foto di te stessa?

Il tuo affezionato amico

Lewis Carroll

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Pagina 50

A Jessie Sinclair



Ch. Ch. Oxford

22 gennaio 1878


Mia cara Jessie,

era tanto che non mi piaceva qualcosa tanto quanto mi è piaciuta la tua lettera. Tanto vale che ti elenchi alcune delle cose che mi piacciono e poi, quando vorrai farmi un regalo di compleanno (il mio compleanno cade ogni sette anni, il quinto martedì di aprile) saprai cosa prendermi. Beh, a me piace, proprio tanto, un po' di senape con un sottile strato di manzo spalmato sotto; e mi piace lo zucchero di canna, ma deve essere mischiato a una torta di mele, se no è troppo dolce; ma forse ciò che amo di più è il sale, con un po' di minestra sopra. Lo scopo della minestra è di evitare che il sale sia troppo secco, e aiuta a scioglierla. Poi ci sono altre cose che mi piacciono: ad esempio, gli spilli, ma devono sempre avere un puntaspilli attorno per stare caldi. E mi piace qualche manciata di capelli, ma devono sempre avere sotto la testa di una bambina su cui crescere, altrimenti ogni volta che si apre la porta il vento li sparge per la stanza e poi, capisci, si perdono. Di' a Sally che va benissimo se sa risolvere i due ladri e le cinque mele, ma sa risolvere la volpe, l'oca e il sacco di granturco? Che quell'uomo aveva preso al mercato e doveva portare al di là di un fiume, ma la barca era così piccola che lui poteva traghettarne solo uno alla volta; e non poteva certo lasciare insieme la volpe e l'oca, perché allora la volpe avrebbe mangiato l'oca; ma se avesse lasciato l'oca e il granturco insieme, l'oca avrebbe mangiato il granturco. Perciò poteva lasciare insieme senza problemi solo la volpe e il granturco, perché non avrai mai visto una volpe che mangia il granturco ed è molto raro vedere del granturco che mangia una volpe. Dille di provare a risolvere questo problema.

Penso che verrò ancora a trovarvi... diciamo, ogni due anni; e tra circa dieci anni credo proprio che saremo buoni amici. Non pensi? Sarò molto felice di avere tue notizie ogni volta che ti verrà voglia di scrivere, e anche quelle di Sally, se è lei a desiderare di metter mano a una lettera. Se non sa scrivere con la mano, che provi col piede. Scrivere ordinatamente con i piedi è una gran bella cosa. Porgi i miei affettuosi saluti a lei, Kate e Harry, ma sta' attenta a tenerne un po' per te.

Il tuo affezionato amico

Lewis Carroll

Ringrazia la mamma per la sua lettera, che ho appena ricevuto.

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Pagina 85

A Agnes Hughes



Mia cara Agnes,

pigrona! Cosa? Dovrei dividerli io, i baci, è così? Non mi butto certo in un'impresa del genere! Ma ti dico come si fa. Prima prendi quattro di quei baci e - questo mi ricorda un fatto assai curioso che mi è capitato ieri alle quattro e mezzo. Si presentarono alla mia porta tre visitatori che mi imploravano di farli entrare. E quando aprii la porta, chi credi che fossero? Non lo indovineresti mai. Beh, erano tre gatti! Non è curioso? Comunque, avevano un'aria così arrabbiata e antipatica che presi la prima cosa che mi capitò sottomano (che casualmente era il mattarello) e li spiaccicai come frittelle! "Se voi venite a bussarmi alla portà" dissi, "io verrò a bussarvi sulla testà'. È giusto, no?

Il tuo affezionato

Lewis Carroll

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