Autore Lia Celi
CoautoreGabriele Bagnoli [illustrazioni]
Titolo Ricomincia la stagione
EdizionePiemme, Milano, 2017, Volley Star 7 , pag. 130, ill., cop.fle., dim. 15x21x1,2 cm , Isbn 978-88-566-5737-1
LettoreSara Allodi, 2017
Classe ragazzi , sport












 

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Indice


1.  Conosci il Leicester?                        7

2.  Una sfilza di new entry                     14

3.  Comitato d'accoglienza                      23

4.  Stoffa da libero                            33

5.  Un cambiamento stupefacente                 43

6.  Un San Valentino speciale                   53

7.  Il Dottor Jekill e Mr Hyde                  63

8.  Workshop sul muro                           71

9.  Il mistero delle due Teo                    82

10. Castore e Polluce                           94

11. Il dadaumpa sotto rete                     109


Gemelli famosi nello sport                     123



 

 

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Pagina 38

- Oh, ma con te non passa niente! - le dice Nasta, che sta giocando contro di lei nella partitella di allenamento 4 contro 4. Un bagher di Teo le ha appena disinnescato un tiro che sembrava imprendibile, dando l'imbeccata a Yuxin e me per un bellissimo contropiede.

Teo allarga le braccia: - Mi viene bene. E poi ci esercitiamo molto a casa.

- Davvero? In famiglia c'è qualcun altro che gioca? - domanda Tammy.

Teo fa una faccia strana. Mi è addirittura sembrato che diventasse rossa.

- No, no, nessuno - replica in fretta. - Faccio palleggi da sola contro il muro.

- Ma hai detto «ci esercitiamo»...

- Appunto, io e il muro. Ci gioco tanto spesso che ormai lo considero una persona. È molto bravo, sapete? Mura benissimo!

E fa una delle sue faccette buffe.

- Sapete? A volte Teo mi pare un po' toccata - dice sottovoce Irene.

Daria minimizza: - Ma dai, ha solo la testa fra le nuvole. Mette tutta la sua concentrazione nella pallavolo e non gliene rimane più per il resto.

Mentre Teodora sta bevendo, Stella le si avvicina: - Che peccato, Teodora, che nella pallavolo giovanile non sia previsto il ruolo di libero! Tu hai un'ottima stoffa da libero, sai?

- Che cos'è esattamente, coach? - domanda Teo. - In che senso è libero, rispetto alle altre giocatrici?

- Ah,saperlo! - mi intrometto.- È uno degli enigmi più insolubili dopo "è nato prima l'uovo o la gallina?"

Ridiamo tutte. Poi Stella: - In effetti è un ruolo ancora misterioso, del resto il libero è stato introdotto solo da poco nella pallavolo internazionale. Si può dire che è un difensore molto specializzato. Ed è libero perché può entrare in partita in qualunque momento e sostituire qualunque difensore. È un ruolo talmente speciale che indossa una maglia diversa dal resto della squadra.

- Così si sa subito a chi dare la colpa se la partita butta male - completa Yuxin.

- E se butta bene, la gloria è tutta degli schiacciatori, - aggiunge Tammy, in tono risentito - non del libero che si è dato da fare per appoggiare i loro attacchi dalla seconda linea.

- E perché non c'è nella pallavolo giovanile?

- Perché è un ruolo da vecchie! - si intromette Nasta. - Giochi poco, stai sempre dietro, non schiacci mai... che noia!

- È un ruolo da filosofe - ribatte Kiki. - Adatto a chi sa badare più alla sostanza che all'apparenza.

- Cioè alle vecchie, appunto.

- Seeee, dillo a Moki De Gennaro! - insorge Tammy, sempre paladina dei difensori.- Fa il libero fin da giovanissima. E agli ultimi Mondiali è stata eletta miglior libero del mondo!

- Bah, io preferirei essere il secondo miglior laterale del mondo che il primo libero!

Teo sposta gli occhi dall'una all'altra, perplessa.

Kiki le mette una mano sulla spalla: - Capito perché non c'è il libero nelle squadre giovanili? Si starebbe sempre a litigare.

- Non darle retta - interviene Tank. - È che alla vostra età la specializzazione, in qualunque ruolo, è pericolosa. Il libero poi richiede una preparazione apposita, tanto che in certe squadre si allena per conto suo. Voi vi state ancora sviluppando, sia fisicamente sia psicologicamente, ed è troppo presto per concentrarvi su certi fondamentali escludendone altri. Nelle partite ognuna di voi ha un suo ruolo, ma non sono scelte definitive...

- Davvero coach? - salta su Irene. - Allora nella prossima amichevole contro le NetSisters mettimi in attacco. Stare sempre in zona 5 e 6 mi arrugginisce, vorrei alzare o schiacciare, qualche volta. Yu, che ne dici di fare cambio con me, visto che in questi giorni non sei proprio al massimo?

Yuxin serra le labbra, gli occhi le diventano due fessure nere e lucide. Vorrebbe mantenere la calma, ma stavolta non ci riesce. Si alza in fretta e corre in spogliatoio. Teo guarda Tank, che annuisce in silenzio, poi la segue.

Irene ci guarda e allarga le braccia, tutta rossa: – Non volevo offenderla! Stavo scherzando! Quella frase mi è uscita senza pensarci...

La guardo ostile: – Forse dovresti allenarti anche a pensare prima di parlare, ogni tanto!

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La mitologia greca non è proprio il mio campo. I miei miti sono più moderni e non portano sandali alla schiava, barbe e vestiti svolazzanti o, almeno, non tutte e tre le cose insieme. Ma un mito greco lo conosco bene perché era anche in un libro di Gianni Rodari che mamma mi leggeva quando ero piccola: la storia di re Mida. Non la parte in cui il re trasforma in oro tutto quel che tocca, ma quella successiva, quando dopo una gara musicale fra dei non apprezza l'esibizione di Apollo e gli dice «per me è no», tipo Fedez a XFactor. Ma siccome Apollo non è un concorrente di XFactor ma il dio della musica, lo punisce facendogli crescere due orribili orecchie d'asino. Re Mida si vergogna tanto che non esce più di casa e minaccia i suoi servi di morte se spifferano il segreto, ma il suo barbiere non ce la fa proprio a tenere la bocca chiusa e, per non correre rischi, scava una buca in terra, ci infila la testa dentro e grida: «Re Mida ha le orecchie d'asino!».

Ecco, dopo la confessione di Camillo mi sento come il barbiere di Re Mida. Ho una voglia matta di raccontare alle Swans la pazza storia delle allucinazioni in pizzeria, ma so che finirebbe come nel mito greco: anche se le scongiurassi di tenere il segreto, le Swans sarebbero discrete come le canne che poi crescono magicamente nella buca e sussurrano ai quattro venti «Camillo ha visto due Teo!» e i compagni di basket si farebbero grasse risate alle sue spalle.

C'è solo una persona con cui posso confidarmi. Si chiama Laura ed è la mia vicina di casa, ma la considero più una quasi-zia, perché posso scendere da lei quando voglio, e durante le assenze di mamma per lavoro è il mio appoggio in caso di bisogno. Teoricamente sarebbe una studentessa universitaria, ma nella pratica è un'esperta di divinazione, campane tibetane, yoga e altre cose alternative. E quando entri in casa sua, fra incensi, musiche indiane e statue di Buddha in mille versioni, sembra di entrare in un altro mondo. Ti apre solo se la chiami con il nome giusto, che non è quello scritto sui suoi documenti, cioè Laura, ma quello che si sceglie lei, a seconda del suo stato d'animo. Lo scrive su una lavagnetta vicino alla porta, così chi suona è avvertito.

Prima di andare alla Cometa mi fermo da lei, al secondo piano. Le racconterò tutta la faccenda, il mistero delle due Teo, e le chiederò consiglio. Magari può farmi un "giro di carte", come lo chiama lei, che usa un mazzo di tarocchi ereditato da sua nonna (dice che il dono della cartomanzia si trasmette da nonna a nipote) e ci azzecca sempre. Per dire: indovina i risultati delle nostre partite con tre giorni d'anticipo. Ovviamente non me li dice, ma fa un video con la data e me lo mostra dopo la partita. A volte prevede non solo chi vince, ma anche il risultato e la miglior marcatrice delle Swans.

Oggi ha cancellato l'ultimo nome, Belqis (era la leggendaria regina di Saba), e lo ha sostituito con Leda.

– Mi aspettavo di più! – scherzo. – È un nome quasi normale.

Mi porge una tazza di infuso arancia-zenzero-karkadè, con un sorriso enigmatico: – Non esistono nomi normali. Tutti i nomi sono straordinari e hanno significati importanti, proprio come gli esseri umani... E un peccato poterne portare solo uno. Per questo io cambio nome spesso!

– Ok, ma Leda?

– È la protagonista di un mito greco.

– Se non c'entra con re Mida mi sa che non la conosco.

Lei ride: – No, non c'entra. Ma dovresti conoscerla lo stesso per altri motivi. Fu una bellissima regina amata da Zeus che per conquistarla si trasformò in cigno. E Swan significa cigno, no?

- Accidenti! Ecco perché noi Swans siamo mitiche! E come andò a finire la love story?

- Come tutte quelle fra Zeus e le donne mortali - prosegue Leda, infilando uno spillone indiano nel suo chignon viola. - Con un figlio. Anzi, due: i gemelli Castore e Polluce, detti anche Diòscuri. Completamente identici nell'aspetto, ma di gusti e temperamenti diversi: uno era un eccellente domatore di cavalli, l'altro un pugile impareggiabile. Fra loro c'era un'altra piccola differenza: Polluce era immortale, Castore no.

- Alla faccia della piccola differenza!

- Già, anche allora la genetica era imprevedibile! Ma Castore e Polluce erano così uniti che quando Castore venne ucciso in battaglia, Polluce, disperato, chiese a Zeus di morire con lui. Cosa impossibile, essendo Polluce divino come suo padre. Ma Zeus, impietosito, trovò un compromesso: i due gemelli sarebbero stati immortali a turno.

La storia si sta facendo interessante.

- Immortali a turno? - domando.- E come?

- Scambiandosi di posto. Un giorno sull'Olimpo ci sarebbe stato Polluce, quello immortale, mentre Castore avrebbe riposato nella tomba, e il giorno dopo viceversa.

Non so perché, ma in un punto imprecisato della mia mente sento suonare debolmente un campanello. Appoggio sul tavolino la tazza, che all'improvviso diventa troppo scivolosa fra le mani, e mi alzo in fretta.

- Devo andare, Leda. Fra un quarto d'ora ho allenamento, venerdì c'è la partita di campionato e... - Mi accorgo di aver infilato la felpa alla rovescia e di essermi appesa sulla spalla il borsone capovolto. Cerco di rimettere entrambe le cose a posto. Uff, ma perché sto sudando?

Leda mi guarda perplessa: - Sembri sottosopra, Eva. Eppure in quella tisana non c'era caffeina, ne sono sicurissima... E poi, aspetta, non c'era qualcosa di importante di cui volevi parlarmi?

Le do un bacio sulla guancia: - Laura, volevo dire, Leda, con te non ho bisogno di parlare. Tu sai captare le mie vibrazioni e mi dai un buon karma!

Mentre corro giù per le scale, mi arriva la sua voce: - Buon allenamento, e di' alle Swans di non sottovalutare le NetSisters. Hanno una nuova schiacciatrice e non vedono l'ora di scavalcarvi nel girone!

- Ce la metteremo tutta. Wild Swans forever!

Sto già correndo sul marciapiede sotto casa quando mi rendo conto di non aver mai accennato a Leda della partita contro le NetSisters.

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