Copertina
Autore Vincenzo Cerami
Titolo Sua Maestà
EdizioneTheoria, Roma, 1986, Riflessi 31
LettoreRenato di Stefano, 1992
Classe narrativa italiana
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Pagina 15 [ buffone, ridere, disgrazie, sangue reale, mutande ]

RE: Sí! Ma tutto questo senza fare il buffone!

TARALLO: Perchè? Se vi servo con allegria, vi disturba Maestà? Che noia può darvi uno scherzo, un lazzo, una facezia mentre porto la legna, scaldo l'acqua?

RE: Molta noia, molta! Cerca di capirmi! Quando ti metti in testa di farmi ridere, a cosa pensi? Non è forse la miseria, la fame, la morte, la solitudine, la malattia, la paura... non è forse da questi argomenti che tu spremi il succo per le tue dissacrazioni, i tuoi sarcasmi?

TARALLO: Non è colpa mia se la buona salute e le virtù intristiscono, Sire!

RE: Appunto! Qui avremo freddo, fame, paura...

TARALLO: Niente di più comico.

RE: Neanche per sogno! Queste disgrazie adesso mi riguardano tutte! Tu sei abituato a ridere delle tue miserabili sventure... io no! Io ho sempre riso delle disgrazie altrui. È un ordine: smetti di fare il buffone! Già mi vedo morto, là per terra, piegato come un ramo secco... e vedo te, che mi giri tutto intorno, saltellante... a ridere, a ridere. «Il Re è morto in mutande in mezzo alla foresta! Ah, ah... ah, ah!».

TARALLO: (Ride).

RE: Che c'è da ridere?

TARALLO: Perdonatemi Sire... sono le mutande che mi fanno ridere!

RE: Non dovresti ridere di queste mutande: non sono mutande qualsiasi, sono le mutande di un Re!

TARALLO: (Ride ancora piú forte).

RE: ... Sono mutande di seta finissima, cinese... delicate come le dita delle fanciulle orientali che l'hanno intessute!

TARALLO: Mi date l'impressione che vi dispiaccia di morire piú per le mutande che per voi!

RE: Non hai tutti i torti, mio caro Tarallo! A questo proposito ti rivelerò un segreto. (Si siede sulla cassa come su un trono) I Re non sono gelosi del trono, no! Sono innamorati e gelosi del proprio sangue! È un sangue che ti fa comunque ritrovare un trono sotto il culo! Gli usurpatori hanno sempre avuto vita breve... perché non avevavo il sangue giusto!

TARALLO: Ma il sangue dei Re, si sa... è marcio, è corrotto! Il popolo l'ha sempre deriso. È frutto di incesti, tresche diplomatiche...

RE: (Divertito)... È qua e là sublimemente mescolato al sangue dei servi e degli stallieri. Ma è pur sempre una linfa che viene da lontano, l'unica degna di un trono! Dentro ci sono disciolti i segni invisibili di una razza padrona da sempre.

TARALLO: State andando lontano, Maestà... vi siete perso le mutande!

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Pagina 42 [ buffone, male, atrocità ]

TARALLO: Non vi capisco, Sire!

RE: Un buffone è un vero buffone fintanto che non diventa felice di esserlo!

TARALLO: Le mie deformità non vi bastano?

RE: No... se per te non sono piú delle deformità! Cerca di capirmi!

TARALLO: Non ci riesco.

RE: Allora apri bene le orecchie e ascoltami. I Re si servono dei buffoni... perché stanno lí a ricordare... sí, a ricordare al Re che la mostruosità è nelle cose della vita, è fatale come sono fatali questi alberi, questi uccelli che cantano! Perché ti facevo dormire sotto il mio letto? Perché voglio essere sicuro che il male non mi lascia mai, neanche di notte! Il male esiste perché nell'uomo è rimasta una parte dell'animale che era... E tu, Tarallo... sei questo animale tutto intero, dalla testa ai piedi... Tu legittimi, per il semplice fatto di esistere, tutte le malvagità del sovrano, anche quelle involontarie!

TARALLO: Ma questi sono affari vostri... Io adesso vi sputo in faccia la mia felicità! Ptff... (Gli sputa in facci).

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Pagina 50 [ buffone, satiro, ignoranza ]

RE: Sai perché ti ho proposto questa fossa comune? Tutti e due là dentro, uno vicino all'altro come due innamorati?

TARALLO: Perché non volete restare solo neanche dopo morto!

RE: Questa è piccola teologia! Te lo dico io perché! Perché per me è un grande onore giacere accanto a un buffone. La tua è una stirpe nobile come la mia! È la faccia nera del mondo. Tu discendi dagli antichi satiri della Grecia, dai funamboli delle scene dionisiache. Tuo nonno era un Sileno, forse era proprio Marsia, Quel mostro sciocco e pazzo che ha sfidato Apollo nell'arte della musica! Dai pelacci e dalla coda dei tuoi antenati... hanno inventato il diavolo! Adesso lo sai! Da me potevi pretendere molto, ma molto di piú! È l'ignoranza la tua prima mostruosità! Adesso lo sai, ma troppo tardi... perché dobbiamo morire insieme... tutti e due lí in fondo! (Indica il fondo della fossa).

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Pagina 98 [ buffone, poesia, poeta, Góngora ]

RE FIGLIO: Voi pensate che un buffone potrebbe farmi allegra compagnia?

PRIMO MINISTRO: Non solo! Egli può anche consolare... per il semplice fatto di essere che so... nano acondroplastico o imbecille o epilettico o folle... Un buffone dalla testa deforme e le gambe sottili... ecco di che cosa avete bisogno!

RE FIGLIO: Forse non ho ancora pensato a un buffone... perché, involontariamente, credevo che la Poesia potesse svolgere la stessa funzione! È una vanità che nel suo universo esclude la vanità! E chi scrive versi è per forza di cose un imbecille, un macrocefalo, un essere ozioso e infruttuoso. Sapete cosa stavo recitando? «Andeme yo caliente / y ríase la gente...». «Piedi caldi e pieno il ventre / me ne infischio della gente». Góngora era un buffone!.

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