Copertina
Autore J. M. Coetzee
Titolo Slow man
EdizioneEinaudi, Torino, 2006, Supercoralli , pag. 260, cop.ril.sov., dim. 140x222x19 mm , Isbn 978-88-06-17843-7
OriginaleSlow man [2005]
TraduttoreMaria Baiocchi
LettoreAngela Razzini, 2006
Classe narrativa sudafricana
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Pagina 3

Uno


Il colpo arriva da destra, un colpo secco, improvviso e doloroso, come una scossa elettrica, e lo sbalza di peso dalla bicicletta. Rilassati!, si dice mentre vola in aria (vola in aria con la piú grande disinvoltura!), e in effetti sente le membra ubbidire, farsi inerti. Come un gatto, si dice: rotola, poi rimettiti in piedi con un balzo, pronto per quello che verrà. E una parola inconsueta si staglia all'orizzonte, flessuoso o flesso.

Comunque non è cosí che vanno le cose. Forse perché le gambe non gli ubbidiscono o perché per un attimo rimane stordito (più che sentire l'impatto del cranio sull'asfalto gli sembra di udirne il rumore, distante, sordo, come un colpo di mazza), non si rimette in piedi con un balzo, ma al contrario scivola per metri e metri, all'infinito, fino a sentirsi cullato dal movimento.

Giace disteso, immobile. È una mattinata splendida. Il sole lo sfiora con dolcezza. Ci sono cose peggiori che lasciarsi andare inerti, che aspettare il ritorno delle forze. Anzi, ci sono cose peggiori che farsi un sonnellino. Chiude gli occhi; il mondo sbanda sotto di lui, rotea. Perde conoscenza.

Solo una volta, brevemente, torna in sé. Il corpo, che volava cosí leggero nell'aria, si è fatto pesante, cosí pesante che in nessun modo riuscirebbe a sollevare un dito. E c'è qualcuno chino sopra di lui che gli leva l'aria, un giovanotto con i foruncoli lungo l'attaccatura dei capelli ispidi. - La mia bicicletta, - dice al ragazzo, compitando la parola difficile una sillaba dopo l'altra. Vuole chiedere che ne è stato della sua bicicletta, se qualcuno se ne sia occupato, poiché, come è noto, una bicicletta può scomparire in un lampo; ma prima che gli vengano fuori quelle parole perde di nuovo conoscenza.

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Pagina 43

- E allora chi penserà a lei?

Strana domanda da parte sua. La risposta ovvia è Tu: tu penserai a me nel futuro immediato, tu o chiunque altro abbia assunto a quello scopo. Ma forse c'è un modo piú benevolo di interpretare quella domanda, tipo Chi sarà il suo sostegno e il suo appoggio?, per esempio.

- Ah, farò da solo, - risponde. - Non credo che avrò una vecchiaia lunga.

- Ha parenti ad Adelaide?

- No, non ad Adelaide. Ho parenti in Europa, immagino, ma è da tanto che non sono piú in contatto con nessuno. Sono nato in Francia. Te l'avevo detto? Sono stato portato in Australia da bambino da mia madre e dal mio patrigno. Io e mia sorella. Avevo sei anni e mia sorella ne aveva nove. Lei adesso è morta. È morta giovane, di cancro. Perciò no, non ho una famiglia che penserà a me.

Si fermano lí, lui e Marijana, col loro scambio di informazioni personali. Ma la sua domanda continua a ritornargli in mente. E allora chi penserà a lei? Piú fissa le parole penserà a, piú gli appaiono imperscrutabili. Si ricorda di un cane che avevano quand'era piccolo a Lourdes, che giaceva disteso nel suo cesto all'ultimo stadio del cimurro, guaiolava senza sosta, col muso caldo e secco, agitava le zampe. «Bon, je m'en occupe», aveva detto il padre a un certo punto e aveva preso il cane, col suo cesto e tutto, ed era uscito di casa. Cinque minuti dopo dai boschi aveva sentito il colpo secco di un fucile e tutto era finito. Non aveva piú rivisto il cane. Je m'en occupe: me ne occupo io: ci penso io; farò quello che bisogna fare. Quel tipo di cura, col fucile, non era certo quello che Marijana aveva in mente. E nondimeno era lí, inclusa in quella frase, pronta a venirne fuori. E in tal caso come interpretare la sua risposta: Farò da solo? Che volevano dire le sue parole, oggettivamente? Forse che quel fare da solo, quel pensarci arrivava fino al mettersi l'abito migliore e mandare giú il suo mucchietto di pillole, due per volta, con un bicchiere di latte caldo, e poi sdraiarsi sul letto con le mani conserte sul petto?

Ha tanti rimpianti, è pieno di rimpianti, tornano di notte come uccelli sul trespolo. Il primo dei suoi rimpianti è quello di non aver avuto un figlio. Sarebbe bello avere una figlia, le bambine hanno un fascino tutto loro, ma il figlio che non ha è quello che davvero gli manca. Se lui e Henriette avessero avuto un figlio subito, quando ancora si amavano o erano invaghiti l'uno dell'altra, o si volevano bene, quel figlio adesso avrebbe trent'anni, sarebbe un uomo fatto. Forse inimmaginabile; ma l'inimmaginabile esiste per essere immaginato. Immagina i due, allora, che escono a fare un giro, padre e figlio, e chiacchierano del piú e del meno, chiacchiere tra maschi, niente di serio. Nel corso di quella conversazione potrebbe buttare lí una frase, una di quelle frasi vaghe che si buttano li quando le parole vere sono troppo difficili da pronunciare, a proposito del fatto che è ormai tempo di passare la mano. Il figlio, il suo figlio immaginario ma immaginato, capirebbe subito: passare il fardello, passare la successione, ritirarsi. «Mm», direbbe suo figlio, William o Robert o un nome del genere, volendo significare Si. D'accordo. Tu hai fatto la tua parte. Hai pensato a me. Ora tocca a me. Sarò io a pensare a te.

Non è del tutto impossibile acquisire un figlio, perfino in questo estremo frangente. Potrebbe, per esempio, individuare (ma come?) un qualche orfano bizzoso, un qualche Wayne Blight in nuce, e fare domanda di adozione, e sperare che venga accettata; anche se le probabilità che il sistema assistenziale, cosí com'è rappresentato da Mrs Putts, arrivi mai a consegnare un bambino alle cure di un vecchio, mutilato e solitario, sono pari a zero o a meno di zero. Oppure potrebbe individuare (ma come?) una giovane donna fertile, sposarla, pagarla o indurla in qualche altro modo a permettergli di generare, o di cercare di generare, un figlio maschio nel suo ventre.

Ma non è un bebè che vuole. Quello che vuole è un figlio, un figlio vero, un erede, una versione piú giovane, piú forte, migliore, di se stesso.

Il suo pisellino. Se vuole che le lavi il pisellino, aveva detto Sheena durante il suo periodo di assistenza privata presso di lui, me lo deve chiedere. Ci sarà ancora nel suo pisellino, nei suoi lombi esausti, la possibilità di procreare un figlio? C'è in lui abbastanza seme e abbastanza passione animale per farlo arrivare nel posto giusto? Stando agli atti non sembrerebbe. Gli atti sembrano suggerire che le effusioni appassionate non fanno parte della sua natura. Una gradevole affettuosità, una blanda, seppur soddisfacente, sensualità - è questo che Margaret McCord ricorderà di lui, lei e una mezza dozzina di altre, senza contare sua moglie. Come amante è piuttosto il tipo cucciolone, in verità: una parola che non ama ma che rende l'idea. Un uomo carino contro il cui petto rannicchiarsi nelle sere d'inverno; il tipo di amico con cui puoi andare a letto distrattamente e poi, dopo, chiederti se sia davvero successo.

Tutto considerato, non è un passionale. Non gli sembra di aver mai amato la passione, di averla mai approvata. Passione: terra incognita; una malattia comica ma inevitabile, come gli orecchioni, che si spera di patire da giovani, in una delle forme piú leggere, meno devastanti, in modo da non prendersela in forma grave, in seguito. Cani che si accoppiano nella morsa della passione, smorfie infelici sui loro musi, la lingua di fuori a penzoloni.

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Pagina 148

- Comunque, - continua lui, - nel tentativo di capire che ci faceva nella mia vita, non ho fatto che formulare ipotesi. Non starò a riferirle tutte, anche se non le nascondo che nessuna è particolarmente lusinghiera per lei. La prima, e ancora la piú plausibile, è che lei mi voglia come modello per un personaggio di un libro. In tal caso lasci che le ripeta ancora quello che le dicevo un minuto fa e che per lei sembra difficile da accettare. Fin dal giorno del mio incidente, dal giorno in cui avrei potuto morire e in cui sembra invece sia stato risparmiato, sono stato tormentato dall'idea di fare del bene. Prima che sia troppo tardi mi piacerebbe fare un atto che - mi scusi l'espressione - sia una benedizione, per quanto modesta, nella vita degli altri. Perché?, mi chiederà lei. Alla fine dei conti perché non ho figli miei da benedire come farebbe un padre. Deve sapere che non avere avuto figli è stato il grande sbaglio della mia vita. Per questo il mio cuore sanguina, in continuazione. Per questo ho una blessure nel cuore.

Sorrida pure se vuole, Mrs Costello. Ma lasci che le ricordi che c'è stato un tempo in cui ero un perfetto ragazzo cattolico. Prima che l'olandese ci sradicasse e ci portasse all'altro capo del mondo, andavo a scuola dalle venerabili suore di Lourdes. E non appena arrivammo a Ballarat fui affidato alle cure dei Fratelli Cristiani. Perché fare una cosa del genere, ragazzo? Perché mai peccare? Non vedi come il cuore di Nostro Signore sanguina per il tuo peccato? Gesú e il suo cuore sanguinante non sono mai scomparsi dalla mia memoria, anche se da tanto ormai mi sono lasciato la Chiesa dietro le spalle. Perché le parlo di questo? Perché non voglio piú ferire Gesú con le mie azioni. Non voglio far sanguinare il suo cuore. Se lei vuole diventare la mia cronista dovrà capire questa cosa.

- Un perfetto ragazzo cattolico. Lo vedo, Paul. Lo vedo fin troppo chiaramente. Non dimentichi che io stessa sono, a mia volta, una brava ragazza cattolica irlandese, una Costello di Northcote a Melbourne. Ma prosegua, prosegua, trovo la cosa affascinante, la trovo interessante.

- Quando ero piú giovane non parlavo con la stessa libertà con cui parlo oggi, Mrs Costello. La dignità me lo impediva, la dignità e la vergogna. Ma lei è una scrittrice professionista, mi dico, nel campo delle confidenze, come un medico, o un avvocato, o un commercialista.

- O un prete, non dimentichi i preti, Paul.

- O un prete. Comunque sia, dopo il mio incidente ho cominciato ad allentare un po' tutta quella mia reticenza. Se non parli ora, mi dico, quando parlerai? Mi dico: E Gesú approverebbe? È questa la domanda che mi rivolgo di questi tempi, continuamente. È quello il criterio che cerco di rispettare. Non con tutto lo scrupolo necessario, lo ammetto. Il perdono, per esempio: non ho intenzione di perdonare il ragazzo che mi è arrivato addosso con la macchina, non importa quel che ne dice Gesú. Ma Marijana e i suoi figli... voglio tendere una mano protettiva su di loro, voglio benedirli e vederli prosperare. Questa è una cosa di cui dovrebbe prendere atto per quanto mi riguarda, e non mi sembra che lo faccia.

Quel che ha detto a proposito del mettere da parte la reticenza, del dire quello che pensa, non è, strettamente parlando, la verità. Anche a Marijana non ha davvero aperto il suo cuore. Perché allora si mette a nudo cosí davanti alla Costello, che non è certamente una sua amica? Ci può essere solo una risposta: perché lo ha esaurito. Una performance di grande professionalità da parte sua. Ci si apposta accanto alla preda e si aspetta, e prima o poi la preda cede. Il tipo di cosa che tutti i preti sanno. E tutti gli avvoltoi. L'avvoltologia.

- Si metta seduto, Paul, - gli dice. - Non posso continuare a strizzare gli occhi per guardarla.

Lui si accascia pesantemente al suo fianco.

- Il suo cuore sanguinante, - mormora. Il sole al tramonto si riflette con tale vivezza sulla superficie dell'acqua che lei deve ripararsi gli occhi con le mani. La famiglia delle anatre, anzi piú che la famiglia il clan delle anatre, si sta organizzando per un'altra incursione a terra. Evidentemente lui, l'intruso, è stato valutato e giudicato innocuo.

- Sí, il mio cuore sanguinante.

- Il cuore può essere un organo misterioso. Il cuore e i suoi movimenti. Oscuro, lo definiscono gli spagnoli. Il cuore oscuro, el oscuro corazón. È sicuro di non avere solo il cuore un po' oscuro, Paul, malgrado tutte le sue buone intenzioni?

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