Copertina
Autore Lella Costa
Titolo In tournée
EdizioneFeltrinelli, Milano, 2002, UE 1717 , pag. 320, dim. 125x195x20 mm , Isbn 978-88-07-81717-5
PrefazioneGino Strada, Franca Valeri, Gabriele Vacis
LettoreRenato di Stefano, 2002
Classe satira , teatro italiano , umorismo
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Indice

  5   Lella, stanca di guerra, di Gino Strada
  7   La daga nel loden, di Franca Valcii
  9   Precise parole, di Gabriele Vacis
 11   Fin qui, di Lella Costa

 15   Adlib (1987)

 49   Coincidenze (1988)

 89   Malsottile (1990)

133   Magoni (1994)

177   Stanca di guerra (1996)

223   Un'altra storia (1998)

275   Precise parole (2000)
 

 

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Pagina 17

ADLIB
[...]

Vi hanno avvertito che questo è un balletto classico?

Nooo! Non ve l'hanno detto... Accipicchia!

Fan sempre così... han paura che poi la gente vada via...

Ma proprio un balletto classico di quelli noiosi, lungo, estenuante...

Che poi io non sono neanche una ballerina classica, insomma,.. piuttosto negata direi, sì...

Vi ricordate gli elefanti, gli ippopotami della Danza delle ore in Fantasia di Walt Disney? Ecco, io sono uguale...

È brutto, eh?

Ma no, non è vero, va... non è vero, questo non è esattamente un balletto classico. Il fatto è che fare la ballerina classica sarebbe stato il sogno della mia vita... non l'ho mai neanche detto a nessuno quindi era difficile che ci riuscissi, però ho pensato "già che son lì, io mi metto il tutù, che è così femminile"...

E son qua... con quello che in realtà è uno spettacolo, uno spettacolino che ha una sua storia ormai... per esempio è nato in marzo... sì, e non è un'indicazione da poco.

Perché è nato in marzo? Perché in marzo c'è il giorno 8, che in realtà c'è anche in tutti gli altri mesi, ma il giorno 8 di marzo è particolarmente significativo, perché come sicuramente ricorderete è la giornata della donna.

Lo sanno tutti, credo ci sia anche la giornata internazionale del panda e in genere di tutte le specie in via di estinzione, quindi noi abbiamo questa giornata ma veramente tutta per noi, possiamo fare un sacco di cose, ci danno i fiori, ci portano a ruzzare nei prati... bellissimo.

E così, in senso lato, marzo è diventato il mese della donna, tutto marzo, maggio è quello della Madonna, invece in marzo si prega meno, e... e cosa succede?

Che c'è tutta una serie di proprietari di teatri, di gestori di locali, organizzatori di cultura che normalmente le donne, specie se da sole, specie se comiche, non le farebbero lavorare mai, mai.

Invece viene gennaio, febbraio, prendono il telefono e dicono. "Senti cara, ma perché non mi prepari uno spettacolino tutto tuo per marzo?".

Giuro! Chiedete al mio commercialista, io fatturo solo in marzo.

E così ho fatto appunto questo spettacolino che ha anche un titolo, che è Adlib: dunque, "ad lib" viene dal latino ad libitum, è una contrazione di ad libitum che vuol dire "a piacere", e che in genere si usa, credo, più che altro sugli spartiti; i musicisti quando trovano scritto "ad libitum" sanno che possono andare avanti così quanto gli pare, grosso modo.

E però gli americani, che se ne intendono, sia di spettacolo che di contrazioni in generale, usano questo "ad lib" per indicare l'attività specifica di un certo tipo di attore, l'entertainer, cabarettista, attore solista che a un certo punto prende possesso di un palcoscenico, di una pedana, a seconda del locale in cui si trova, e va avanti a raccontare storie, improvvisando, canticchiando, ma senza uno schema preciso, un po' così, giocando anche sul rapporto con il pubblico, a volte anche molto a lungo, fino a che l'alba o la polizia non venga a interromperlo, ed eccoci qua.

Che uno poi dice "ma pecché?" Cioè, perché? Infatti, ottima domanda... Come dire, io nella mia vita sono stata funestata e afflitta da una serie di interrogativi esistenziali; ve li risparmio quasi tutti, ma arriverei all'ultimo, che mi sembra particolartnente pregnante e significativo, ed è il seguente:

Mah...

Esiste la comicità femminile?

Le donne fanno ridere?

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Pagina 51

COINCIDENZE,
ovvero PICCOLE DONNE CRESCONO

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Pagina 68

Il pezzo che avete appena sentito era stato anche arrangiato da un gruppo di Creatività Femminile presente all'interno del Collettivo di Psicoterapia Critica, decisamente minoritario rispetto ai nevrotici puri ma pur sempre presente. Si chiamavano Le Psicolabili - c'era proprio scritto sul tamburo della batteria: Le Psicolabili - e non vi dico anche solo per arrangiare il brano di cui sopra, quali e quante conflittualità. Contrasti, contraddizioni, casini semplici, rifiuti, proiezioni, aggressività latenti e non, dialoghi del tipo: "Senti scusa mi rifai questo passaggio?". "Come hai detto, scusa?" "Ho detto se mi rifai questo passaggio, non essere sempre così reattiva!" "No guarda che tu non hai detto 'rifai', tu hai detto 'ridai', non so se ti rendi conto della richiesta implicita nel lapsus..." "No guarda ti sbagli, hai sicuramente un ascolto alterato, io ho detto 'rifai', non 'ridai', sei tu che proietti problemi tuoi..." "Ah, io proietto? io proietto? E me lo dici proprio tu che hai usato il verbo 'ridare', ti rendi conto, tu vuoi dei pezzi di me, tu vuoi divorarmi, perché sei una madre cattiva, fallica e fagocitante..." Impossibile proseguire.

Però va detto che non era neanche del tutto colpa nostra. Perché in questi nostri misfatti eravamo costantemente e massicciamente supportati dalla carta stampata. Libri, libri, libri comunque e dovunque, nuove case editrici che spuntavano come funghi, vecchie e stimate case editrici che proponevano dissennate collane di macrobiotica... E poi i giornali! Le edicole pullulavano di giornali di ogni tipo, quotidiani mensili settimanali quindicinali... Infatti risale proprio a quel periodo la nascita e soprattutto la diffusione di una rivista che avrebbe funestato a lungo la vita privata delle generazioni successive: "Due Più", la rivista della coppia, celebre soprattutto perché conteneva il mitico Inserto Chiuso. Chiuso, cioè doverosamente sigillato, in quanto conteneva argomenti scabrosissimi, certo non alla portata di tutti, quali le Gonadi - figure mitologiche, mi sembra di ricordare -, la Curva Orgasmica... e addirittura, in un numero che andò a ruba e divenne un'autentica chicca per collezionisti, la Fellatio... Che io da ragazzina ero convinta che la fellatio fosse una specie di enciclica, non so... "Fellatio Humanis Generis"... "Populorum Fellatio"... o comunque una di quelle cose epigrammatiche latine, tipo "Fellatio non petita - va beh, ejaculatio manifesta"... E invece no, no, si trattava di ben altro, come ho potuto apprendere grazie all'inserto di "Due Più", e credo l'abbia scoperto così anche John Holmes, tant'è che ne è morto, pover'uomo. Comunque, a parte l'inserto che poteva forse essere considerato un peccato veniale, il vero crimine, la vera colpa, il perfido reato di cui si è macchiata la rivista in questione è stato un altro; è stato l'avere, forse addirittura inventato, ma sicuramente propagato propagandato diffuso, la più dissennata e criminosa teoria di comportamento sessuale di questo secolo, vale a dire la morale dei Preliminari Amorosi. Molto più repressiva e dolosa della morale cattolica: perché secondo la morale cattolica, se non altro non si scopa, e morta lì. Invece, secondo la morale dei preliminari, si scopa forse: se si è stati abbastanza bravi da meritarselo dopo un numero esagerato di ore di preliminari! e i bacini e le carezzine e la dolcezza e la tenerezza, due palle micidiali. Provate a immaginarvi una coppia di lettori di "Due Più" a letto insieme. Lei - dopo un'ora e un quarto di preliminari: "No, si certo... lui, dolce è dolce... sì ma... (fa un gesto come dire: non si combina niente). E se provassi a dare una toccatina 'là'... No, no è un gesto troppo aggressivo... Sì però, metti che lui 'là' non ha niente, no... eh, esistono... metti che va proprio giù liscio come David Bowie nell' Uomo che cadde sulla terra... Io così lo so e mi regolo... Quasi quasi ci provo... No no, è un gesto troppo aggressivo" e si girava dall'altra parte. Lui, vedendo con la coda dell'occhio che lei si girava dall'altra parte: "Oddio non è ancora pronta! non son stato abbastanza dolce...". Tutta la notte con gli occhi sbarrati, il respiro trattenuto, senza più sfiorarsi neanche la mano; amori stroncati sul nascere, coppie distrutte, famiglie disgregate, bambini che pigolano ancora oggi, tutto per colpa della maledetta morale dei preliminari... Che se noi ragazze avessimo saputo a cosa andavamo incontro con le nostre rivendicazioni... ma ci saremmo tenute le sveltine del sabato sera nella posizione del missionario con la luce spenta, quelle del "Già fatto?!?", quelle là... pur di non vivere anni e anni di noia mortale coccole carezzine, e sesso neanche a parlarne... I maledetti preliminari...

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Pagina 277

PRECISE PAROLE



Da sempre, il teatro inizia con un prologo, che in questo caso è anche una dichiarazione di intenti: questo spettacolo nasce da una serie di intuizioni e di passioni, ma anche da una riflessione che mi capita di fare sempre più spesso ultimamente, e della quale mi assumo in pieno la responsabilità, e che è la seguente.

Mi sono resa conto che da un po' di tempo in qua mi piacciono di più quelli che me la mettono giù un po' dura, quelli che la fan difficile. Io non ne posso più di quelli che la fanno facile, che semplificano tutto, banalizzano tutto, cercano di spiegare tutto in due battute, possibilmente brillanti; e in due battute, possibilmente brillanti, ti chiedono anche di esprimere pareri su cose come, non so, la guerra... la fame nel mondo... il Grande Fratello... Che son robe brutte! Non si possono dare spiegazioni affrettate e superficiali, bisogna pensarci bene, ci va il tempo che ci va, "complesso è il mondo", diceva Carlo Emilio Gadda - era complesso il suo, figurarsi il nostro...

E allora succede che in questo nostro mondo sempre più complesso c'è tutta una serie di cose che non hanno semplicemente un nome, hanno una storia. E se uno non si prende la briga di impararsela tutta, quella storia... Meglio ancora: se qualcuno non si assume l'onore e l'onere di raccontarcela tutta, quella storia, poi va a finire che non riusciamo neanche a capire le cose. Per fortuna il nostro mondo è sembre stato popolato da grandissimi raccontatosi di storie - narratori, romanzieri, autori teatrali: attraverso i loro racconti abbiamo imparato a decifrare il mondo.

E fra tutti, forse, il più grande è stato William Shakespeare. Almeno, io credo di amare più di tutti William Shakespeare. Perché i suoi personaggi ci volano intorno ancora oggi, e ci sorprendono eppure ci somigliano, e ci divertono, ci commuovono, ci appassionano. Perché le sue storie davvero non hanno età, non finiscono mai - anche quando cala il sipario restano li, da qualche parte, dentro di noi, e magari dopo un sacco di tempo ci rendiamo conto che proprio grazie a quelle storie abbiamo anche capito delle cose, per sempre.

Io credo di amare più di tutti William Shakespeare.

Perché come dice un amico mio - e spero anche vostro:

"Di precise parole si vive, / e di grande teatro".


Bene bene quindi questa sera cercheremo di scoprire insieme le cause che stanno all'origine di una vicenda che tanto sta appassionando l'opinione pubblica una vicenda drammatica un fatto di sangue che però nasce come storia d'amore una storia d'amore difficile tra un lavoratore straniero un immigrato un extracomunitario e una giovanissima e bellissima fanciulla bionda quanto lui è nero i due si conoscono si innamorano decidono di sposarsi nonostante l'opposizione del padre di lei ci riescono anche perché il lavoratore straniero ancorché immigrato è altamente qualificato riceve un incarico di responsabilità presso una grossa compagnia di navigazione a partecipazione statale del Nordest attenzione il Nordest è un altro elemento importante per capire questa vicenda il Nordest con le sue contraddizioni con il grande benessere ma anche con l'integrazione difficile bene i due promessi sposi partono per un viaggio che è insieme di nozze e di lavoro si trasferiscono in una non lontana isola del mediterraneo e qui per motivi che ancora ci sfuggono ma che stasera sicuramente scopriremo insieme tutto precipita la storia d'amore si trasforma in tragedia una tragedia che culmina quando il lavoratore straniero strangola con le sue mani la giovanissima moglie un istante prima di togliersi lui stesso la vita ma ne parliamo dopo la pubblicità!


E dunque andiamo a raccontare una storia assolutamente attuale, potrebbe essere una notizia letta oggi su qualche quotidiano o ascoltata in qualche telegiornale, una vicenda che per di più sembra racchiudere, se non tutte, almeno alcune delle questioni più spinose che ci troviamo ad affrontare in questo momento nel mondo: la complessità della relazione con persone che provengono da altre razze e religioni, e, più anticamente, la complessità della relazione uomo-donna, l'impossibilità, spesso, di trasformare una pur grande storia d'amore in un rapporto quotidiano e duraturo. Insomma una vicenda nostra, attuale, di oggi, per di più ambientata in una zona che è spesso agli onori delle cronache, il Nordest... Che poi non è proprio Nordest, nel senso che è Venezia, e Venezia è Venezia...

Sì, perché tutta questa storia è successa a Venezia, quanti anni fa? cosa saranno, quattro... quattrocento.

Quattrocento anni fa, Venezia, esterno notte.

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