Copertina
Autore Luigi Cristano
CoautoreGianni De Martino
Titolo Viaggi e profumi
SottotitoloAlla scoperta degli aromi del mondo naturale nei paesi delle essenze
EdizioneApogeo, Milano, 2007, Urra , pag. 184, ill., cop.fle., dim. 13,5x21x1,1 cm , Isbn 978-88-503-2529-0
LettoreGiorgia Pezzali, 2007
Classe sensi , natura , viaggi
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Indice


Introduzione — Un profumo per viaggiare          1


Capitolo 1
Marocco — La rosa del Dadès                      7

La raccolta delle rose                           9
Il trattamento della rosa                       11

Capitolo 2
Marocco — L'olio di argania                     17

Una esclusività marocchina                      18
Usi tradizionali e virtù di un patrimonio       19
Le cooperative dell'olio di argan               21
Donne in soccorso dell'argania                  24
Bibliografia                                    28

Capitolo 3
Marocco — Gli incensi della notte Ghnaua        31

Spiriti profumati                               38
Gli aromi della trance secondo l'ordine
    liturgico (treq)                            40
I cavalli degli dei                             46
Bibliografia                                    48

Capitolo 4
Spagna — Aromi e profumi di Siviglia            53

La Spagna islamica                              55
La concezione islamica del giardino             58
Tavola delle principali piante aromatiche e
    ornamentali del giardino Andaluso           59
I profumi                                       62
I mercanti                                      63
Tavola delle principali specie aromatiche
    importate dall'Oriente                      63
Materie aromatiche di origine animale
    importate dall'Oriente                      64
Prodotti aromatici per la moschea               64
Bibliografia                                    66
Ringraziamenti                                  67

Capitolo 5
Turchia — La rosa damascena                     69

La fabbrica delle rose                          73
L'estrazione della concreta                     75
Un mare di rose                                 76
Le erboristerie di Isparta                      79
All'Università Suleyman Demirel                 81
Uno sguardo ai campi di Senir                   82

Capitolo 6
Italia — Muschi e licheni del Vesuvio           87

Ciprie e polveri                                88
Cera di evernia ed estratti composti            89
Profumazioni al muschio e alle felci            89
Ritorno al bosco                                91

Capitolo 7
Italia — Profumi e unguenti della Pompei antica 93

La pomata dell'erborista Felicione              95
La casa del profumiere                          96
La flora locale                                 99
Il ricettario di Plinio                        100
La manifattura dei profumi                     102
Bibliografia                                   105
Il mondo degli aromi romano                    106
Elenchi floristici                             108

Capitolo 8
Italia — Il gelsomino di Sicilia               113


Capitolo 9
Israele — Profumi e balsami della Bibbia       117

Tremila anni di olfazione                      120
La creazione dei vegetali                      123
L'odore del giardino                           124
Le resine del Paradiso                         125
L'odore del santuario                          128
L'odore del deserto                            130
I profumi dei vangeli                          133
Gli odori dell'incenso                         139
Dalla nube aromatica all'odore di santità      141
Bibliografia                                   146

Capitolo 10
Messico – La vaniglia di Papantla              147

Verso la Sierra Madre                          152
Nella sede della "Covervanilla"                156
Negli orti del Totonocapan                     162
Nel vaniglieto di Macario                      164
La lavorazione della vaniglia                  166
Nella selva del Cacahuatal                     170
La leggenda della vaniglia                     174
Un mondo da tutelare                           175
Bibliografia                                   176
Imprese e istituzioni intervistate             178

Capitolo 11
Polinesia — Ylang-ylang, tiaré e frangipani    179

Frangipani e ylang-ylang                       181
Acque cosmetiche e olio di Macassar            183
Tiaré e monoi                                  183
Acqua di Cananga                               184

 

 

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                             Nel silenzio della mia casa,
                                sogno le armonie violente
                     dei profumi naturali che m'inebriano

                                           — Paul Gauguin



INTRODUZIONE

Un profumo per viaggiare


I profumi sono composti da un insieme di numerosi odori di origine animale, vegetale e provenienti dalla chimica di sintesi che da più di un secolo vi ha apportato nuovi orizzonti. Nel 1868 la cumarina dal dolce ed erbaceo sentore di fieno e di tabacco, estratta dalla tonka, una fava che nasce nelle regioni nordorientali del Brasile; nello stesso periodo l'eliotropina, nel 1876 la vanillina. Fino all'Ambrox che richiama l'odore acquatico e soave dell'ambra grigia, alle aldeidi versate a caraffe nello Chanel No.5 insieme a molta molta rosa, o all'Edione (il fresco e trasparente diidrojasmonato di metile, un prodotto che esiste nel thè e il gelsomino sotto forma di traccia e che è stato impiegato per la prima volta nel 1966 dal celebre Edmond Roudnitska in Eau Sauvage di Christian Dior, segnando una svolta nella profumeria maschile orientata verso le Eaux fraξches ) e alle migliaia di prodotti sintetici di cui oggi dispone la palette o l'organo da profumo del creatore di fragranze.


Simili ai tenaci e squillanti colori industriali al laser o ai suoni sintetizzati, alcuni materiali di sintesi creano effetti speciali e sono molto belli, come per esempio l'etereo metil-acetato (lodato da Chandler Burr, il critico per il profumo del "New York Times" ) oppure il tonkene, una nuovissima molecola brevettata negli Stati Uniti che ricorda la cumarina ma non provocherebbe allergie, "immaginata" e creata al computer dal biofisico italo-francese Luca Turin. In una composizione spesso dal 50 al 90% degli ingredienti provengono dalla sintesi organica che tramite un continuo lavoro di ricerca ricostruisce tecnologicamente molecole di fiori e frutti oppure crea nuove molecole di odori che non esistono in natura e danno luogo a nuove sensazioni olfattive. Il profumo, opera della cultura, del lavoro industriale e dell'arte, prefigura tramite la bellezza orizzonti ulteriori e un reale più largo e vibrante, sebbene meno "intimo" e "caldo" di quello offerto dalla sola cosiddetta Natura.


A fronte delle migliaia di prodotti di sintesi organica, i componenti naturali di origine animale e vegetale sono circa duecento. Fra quelli di origine animale – costosissimi e sempre più rari, chiamati in gergo "fissatori" e considerati come il vero e proprio segreto "spirito animale" della profumeria – il muschio tonkino, secrezione di un cervide asiatico, il Moschus moschiferus, proveniente dal Tibet e dalla Siberia; l'ambra grigia, una sostanza grassa, ovvero l'umile secrezione biliare che si trova nello stomaco del capodoglio che la vomita negli oceani, dove occasionalmente la si può trovare e raccogliere sotto forma di ambre flottante; il castoreo, glande del castoro maschio che vive in Alaska; lo zibetto, secrezione ghiandolare della viverra civetta, un mammifero carnivoro, un gatto selvaggio dell'Etiopia e dell'Africa dell'Est che svuota una sacca del suo alveo sfregandolo sui cespugli o sui sassi, e che gli indigeni raccolgono; ma lo si ottiene più generalmente negli allevamenti in Africa, e anche in Asia, quando non è adulterato con aggiunte di burri di cacao, raschiandolo con un cucchiaio di legno leggermente unto di grasso per non ferire l'animale, estraendone questa materia ogni volta nella quantità di quasi un'unghia (il prodotto della civetta maschio è considerato il migliore, e si calcola che una viverra civetta adulta, maschio o femmina, dia dai 400 ai 450 grammi di zibetto all'anno, e pare impossibile immaginare Jiki o Shalimar senza questo "fissatore" naturale, sia pure in dose omeopatica).

Tuttavia le materie prime dell'arte della profumeria restano, sia pure in minima parte, essenzialmente di origine vegetale: la rosa dalla Turchia e dalla Bulgaria, l'ylang-ylang e la gardenia dalle Comore, il fior d'arancio dalla Tunisia e dal bacino del Mediterraneo, il geranio e il gelsomino dall'Egitto, il galbano dall'Iran, il benzoino dal Siam, la vaniglia dall'isola della Reunion e di Mauritius, lo zafferano e il legno di sandalo dall'India, il distillato puro di fieno fresco da Grasse, dove al momento si producono alcune sostanze naturali tra le più costose e pregiate del pianeta, mentre le coltivazioni delle piante da profumo – dati i costi di mano d'opera del lavoro agricolo – si spostano sempre più verso il Terzo o Quarto mondo. In profumeria si utilizza il tutto o una parte delle materie prime vegetali: fiore (gelsomino, rosa, tuberosa, fior d'arancio, lavanda), foglie (patchouli, petit grain, foglie di violetta e recentemente anche di pomodoro), radici (ireos, vetiver), semi (coriandolo, pepe, ambretta, angelica, carota), scorze (cannella), legno (sandalo, bois de rose, bois de cédre), frutti e loro scorze (limone, limetta, arancio amaro e dolce, bergamotto), licheni (muschio d'albero e di quercia), secrezioni vegetali (mirra, incenso, benzoino, balsami di Tolù e Perù, galbano, elemi), germogli (per esempio il Cassis) e così via.


Tutti i grandi nasi viaggiano per l'universo mondo alla ricerca di nuove idee, d'impressioni e di "immagini" olfattive. Viaggiano anche per trovare le migliori basi naturali, gli ingredienti di migliore qualità per fabbricare quello che nel gergo dei profumieri-compositori si chiama "le jus". Jean-Paul Guerlain per esempio non compra e non fa comprare il bergamotto che in Calabria, il sandalo e la tuberosa in India. Serge Lutens, il naso di Shiseido, è fortemente segnato dal Marocco; come peraltro anche Paloma Picasso, che ha ispirato un suo profumo agli alberi di arancio amaro che fino agli anni Settanta, prima che venisse aperto alle automobili, costeggiavano il boulevard Mohamed V che da piazza Djemaa el Fna porta al quartiere europeo del Gueliz. Uno di noi, De Martino, navigando tra due culture, ha abitato a Marrakech diversi anni, ed è proprio dal Marocco che abbiamo iniziato il nostro viaggio alla scoperta della piccola rosa di maggio del Dadès e del suo profumo di miele selvatico.


Non si possono chiudere le narici come si chiudono gli occhi. E nominare è già partire verso palme sbilenche in lontananza, i datteri, il tè alla menta... l'odore di legno di Thuia, di sardine arrostite e di ozono del mare di Essauira: l'oceano Atlantico che in berbero si chiama Taghart, ed è color dell'acciaio, un mare alto, già africano.


Il profumo segnala quello che vogliamo essere, e collocandosi alla confluenza della biologia, della storia, della geografia e persino della linguistica, rivela le nostre attrazioni culturali. Tra le differenze culturali, la prima da segnalare è che nei paesi occidentali influenzati dal politically correct, il bon ton tende verso la sostituzione degli odori corporei naturali con quei veri e propri odori culturali che sono i profumi. L'odore di muschio o di zibetto è più valorizzato nei paesi arabo-islamici che nei paesi occidentali e in Asia. L'odore fruttato di banana è più fortemente apprezzato nell'America del Sud e nei Caraibi, meno in Europa e negli USA. Gli spagnoli sono abituati fin dall'infanzia all'acqua di Colonia, mentre gli inglesi preferiscono gli aromi poudrées e utilizzano di preferenza prodotti per il bagno e il talco. Per i francesi, a cui piacciono le note lievemente fecali del formaggio marcio o dei vini con retrogusto nobilmente putrido come il dolce Sauternes, la lavanda è il colmo della raffinatezza. E mentre per i tedeschi quando si parla di odore "naturale" s'intende piuttosto la foresta e l'erba, per i giapponesi s'intendono soprattutto i fiori. L'odore di rosa è apprezzato ovunque, specialmente in Africa e in America latina.


Inevitabilmente quando si parla di profumi si viaggia, specialmente con l'immaginazione. Il profumo diventa così un pretesto per fare il giro del mondo. Basta evocare il nome, oltre che sentire la fragranza frizzante di mandarino e di foglie di fragola di Miss Dior Chérie, per sentirsi trasportati a Parigi! E chiudere gli occhi al sentore di una goccia di Un jardin sur le Nil di Hermes per partire in una crociera di sogno immaginario fra le dune... Interi paesi sembrano racchiusi in una goccia di profumo. Non a caso numerose fragranze sono ispirate alla geografia, ai paesaggi e agli ambienti dei viaggi. Per esempio Samsara di Jean-Paul Guerlain, un orientale legnoso e fiorito del 1989, propone un itinerario fra Oriente e Occidente. Lo stesso itinerario è suggerito da Opium d'Yves Saint-Laurent. In terre lontane ci porta Fidji di Guy Laroche, creato nel 1966. Più recentemente con Un certain été à Livadia, un muschio orientale creato nel 1999, Christine Nigel ci porta in Crimea, nei giardini del palazzo di Livadia, ai bordi del mar Nero, ultima residenza d'estate degli zar. Annick Goutal, con Eau du Fier (2000) immagina le rive del Fier, un fiume dell'Isola di Ré dove aveva una casa. Con il fluorescente e lievemente speziato Teatro alla Scala (1986) Krizia evoca la città della moda all'ombra della madunina e dei buffet al Savini della "Milano da bere", rivelatasi ai tempi di "mani pulite" pure "da mangiare". Anche il profumo di Laura Biagiotti, Roma (1988), si presenta come una dichiarazione d'amore per la propria casa e la propria città natale, la città eterna, la cultura antica, la paradossale città dei papi e dell'esuberanza della moda e del cinema. "Una zaffata – esclamava Kipling – eccoci in piena Arabia!". Ed è con il profumo Arabie che – con un nome che precedeva l'odore – nel 2000 Serge Lutens ci portò a sognare i sultani, i califfi e i serragli presenti solo nella leggenda dorata voluta dagli orientalisti non ancora risvegliati dalle lugubri grida dei barbuti e dei mullah. Quasi come per contrasto, la fragranza 5th Avenue, Elisabeth Arden, creata da Jimmy Bell nel 1997, ci porta verso la sofisticazione, il lusso, lo stile e il dinamismo della Quinta Strada al cuore pulsante di New York. Insomma, un profumo per viaggiare... anche ad occhi chiusi. E questo fin dagli anni Trenta, quando facendo l'occhiolino ai salariati delle classi medio-alte e ai primi "congés payés", nel 1936 la maison di Jean Patou – per la quale Henri Alméras aveva creato il celebre Joy – lancia sul mercato del marketing olfattivo la fragranza Vacances.


Non essendo grandi nasi (ma nemmeno piccoli) non abbiamo fatto tutto il giro del mondo e il libro non ha la vastità e la completezza che avremmo desiderato. Abbiamo messo il naso in casa d'altri, gustando i profumi e gli aromi solo di alcuni paesi produttori di piante da profumo. A spingerci al viaggio verso le fonti naturali dell'arte dei profumi è stato l'interesse che uno come erborista compositore di profumi e l'altro come studioso di antropologia sensoriale nutriamo per le piante aromatiche. E siamo partiti quando si sono verificate le occasioni per scrivere soprattutto per la rivista "Erboristeria domani" dei reportages dai luoghi di raccolta e di produzione delle essenze.


Dalla quasi desertica vallata marocchina del Dadès all'umida foresta messicana in cui cresce la vaniglia, dai cieli azzurri della macchia mediterranea alle strade notturne di Istanbul, il cammino è intessuto di sensazioni in movimento: colori, odori, incontri che per un istante hanno risvegliato i nostri sensi, nutrito la nostra immaginazione e apportato nuove conoscenze che siamo lieti di poter condividere con il lettore. Da qui il presente primo contributo per una geografia dei profumi, al quale abbiamo aggiunto due capitoli – sui profumi della Bibbia e i balsami della Pompei antica – che sono viaggi nel tempo, all'origine dell'arte profumiera e della sua storia.

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