Copertina
Autore Charles Darwin
Titolo Viaggio di un naturalista intorno al mondo
EdizioneWhite Star, Vercelli, 2006 [1925], I classici dell'avventura , pag. 704, ill., cop.ril., dim. 125x188x47 mm , Isbn 978-88-540-0353-8
OriginaleThe Voyage of the Beagle [1839]
LettoreRenato di Stefano, 2006
Classe viaggi , natura , mare , evoluzione , zoologia , botanica , scienze della terra
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Indice


CAPITOLO 1 - Santiago. Isole del Capo Verde               11

Porto Praya. Ribeira Grande. Polvere atmosferica con
Infusori. Costumi di un'Aplisia, e di una Seppia. Rocce di
S. Paolo, non vulcaniche. Singolari incrostazioni. Gli
insetti, primi coloni delle isole Fernando Noronha. Bahia.
Rocce brunite. Costumi di un Diodonte. Conferve e Infusori.
Pelagia. Cause dello scoloramento del mare.

CAPITOLO 2 - Rio Janeiro                                  35

Rio Janeiro. Escursione a nord del Capo Rio-Grande.
Svaporamento. Schiavitù. Golfo di Botofago. Planarie
terrestri. Nuvole sopra il Corcovado. Pioggia pesante. Rane
musicanti. Insetti fosforescenti. Elaterio, sua potenza al
salto. Nebbia azzurra. Rumore prodotto da una farfalla.
Entomologia. Formiche. Vespa che uccide un ragno. Ragno
parassita. Artifizi di un'Epeira. Ragno gregario. Ragno con
una ragnatela dissimetrica.

CAPITOLO 3 - Maldonado                                    61

Montevideo. Maldonado. Escursione a R. Polanco. Lazo e Bolas.
Pernici. Mancanza d'alberi. Cervo. Capybara. Tucutuco.
Molothrus, costumi simili a quelli del cuculo. Piglia mosche.
Tiranno. Uccello sbeffeggiatore. Tubi formati dal fulmine o
folgoriti. Casa colpita.

CAPITOLO 4 - Da Rio Negro a Bahia Bianca                  93

Rio Negro. Podere assalito dagli Indiani. Laghi salati.
Fenicotteri. Rio Negro e Rio Colorado. Albero sacro. Lepre
della Patagonia. Famiglie indiane. Il generale Rosas.
Proseguimento verso Bahia Bianca. Dune di sabbia.
Luogotenente nero. Bahia Bianca Incrostazioni saline. Punta
Alta. Zorill.

CAPITOLO 5 - Bahia Bianca                                119

Bahia Bianca. Geologia. Numerosi quadrupedi giganteschi
estinti. Estinzione recente. Longevità della specie. I grossi
animali non hanno bisogno di una rigogliosa vegetazione.
Africa meridionale. Fossili della Siberia. Due specie di
struzzi. Costumi dell'uccello fornaio. Armadilli. Serpenti
velenosi, rospo, lucertola. Letargo degli animali. Costumi
della penna di mare. Guerra degli Indiani e massacri. Punte
di frecce. Reliquie antichissime

CAPITOLO 6 - Da Bahia Bianca a Buenos Aires              153

Partenza per Buenos Aires. Rio Sauce. Sierra Ventana. Terza
posta. Cavalli da tiro. Bolas. Pernici e Volpi. Profilo del
paese. Piviere dalle lunghe gambe. Terutero. Uragano di
grandine. Recinti naturali nella Sierra Tapalguen. Carne di
Puma. Regime di carne. Guardia del Monte. Effetti del
bestiame sulla vegetazione. Cardi. Buenos Aires. Corral dove
si macella il bestiame.

CAPITOLO 7 - Da Buenos Aires a Santa Fé                  177

Escursione a Santa Fé. Quantità di cardi. Costumi della
Viscaccia. Piccolo gufo. Correnti saline. Pianure livellate.
Mastodonte. Santa Fé. Mutamento nel paesaggio. Geologia.
Denti del cavallo estinto. Rapporto fra i quadrupedi fossili
e i recenti dell'America del Nord e del Sud. Effetti di una
grande siccità. Parana. Costumi del Giaguaro. Becco a cesoie.
Martin pescatore. Pappagallo e uccello dalla coda a forbice.
Rivoluzione. Buenos Aires. Stato del governo.

CAPITOLO 8 - Banda Oriental e Patagonia                  201

Escursione a Colonia del Sacramiento. Valore di un'Estancia.
Bestiame, modo di contarlo. Singolare razza di buoi. Ciottoli
forati. Cani da pastore. Cavalli resi mansueti dopo essere
stati cavalcati dai Gauchos. Carattere degli abitanti. Rio
Plata. Strupi di farfalle. Ragni areonauti. Fosforescenza del
mare. Porto Desiderio. Guanaco in Porto San Giuliano.
Geologia della Patagonia. Animali fossili giganteschi. Tipi
di costante organizzazione. Mutamento nella zoologia
dell'America. Cause d'estinzione.

CAPITOLO 9 - Santa Cruz, Patagonia e isole Falkland      249

Santa Cruz. Spedizione su per il fiume. Indiani. Immensi
corsi di lava basaltica. Frammenti non trasportati dal fiume.
Scavazione della valle. Condoro, suoi costumi. Cordigliera.
Massi erratici di grande mole. Avanzi indiani. Ritorno alla
nave. Le Isole Falkland. Cavalli, bovine, conigli selvatici.
Volpe simile a un lupo. Fuoco fatto di ossa. Modo di cacciare
il bestiame selvatico. Geologia. Correnti di pietre. Scene di
violenza. Pinguini. Oche. Uova di Doris. Animali composti.

CAPITOLO 10 - Terra del Fuoco                            285

Terra del Fuoco. Nostro primo arrivo. Golfo della Buona
riuscita. Relazione intorno agli indigeni della Terra del
Fuoco venuti a bordo. Incontro dei selvaggi. Paesaggio delle
foreste. Capo Horn. Porto Wigwam. Condizioni miserabili dei
selvaggi. Carestie. Cannibali. Matricidio. Sentimenti
religiosi. Grande uragano. Canale Beagle. Rada di Ponsonby.
Costruzione di Wigwam e stabilimento di indigeni.
Biforcazione del Canale Beagle. Ghiacciai. Ritorno alla nave.
Seconda visita con la nave allo stabilimento. Eguaglianza di
condizioni fra gli indigeni.

CAPITOLO 11 - Stretto di Magellano.
              Clima delle coste meridionali              323

Stretto di Magellano. Porto della Fame. Ascensione al monte
Tarn. Funghi mangerecci. Zoologia. Grande alga marina.
Partenza dalla Terra del Fuoco. Clima. Alberi fruttiferi e
produzioni delle coste meridionali. Altezza della linea
delle nevi sulle Cordigliere. Discesa dei ghiacciai fino al
mare. Formazione di ghiacci natanti. Trasporto di massi.
Clima e produzioni delle isole antartiche. Conservazione di
carcami di animali gelati. Riassunto.

CAPITOLO 12 - Chilì Centrale                             353

Valparaiso. Escursione al piede delle Ande. Struttura del
terreno. Ascensione al monte Campana di Quillota. Massi
sparsi di diorite. Valli immense. Miniere. Condizione dei
minatori. Santiago. Bagni caldi di Cauquenes. Miniere d'oro.
Mulini per macinare. Ciottoli forati. Costumi del puma. Il
Turco e il Tapacolo. Uccelli mosca.

CAPITOLO 13 - Chiloe e Isole Chonos                      381

Chiloe. Aspetto generale. Escursione in barca. Indigeni
indiani. Castro. Volpe addomesticata. Ascensione a San
Pietro. Arcipelago Chonos. Penisola dei tre monti. Cerchia
di granito. Marinai di una barca naufragati. Porto di Low.
Patate selvatiche. Formazione della torba. Miopotamo, lontra
e sorci. Cheucau e uccello abbaiante. Opetiorhynchus.
Caratteri singolari dell'ornitologia. Uccelli delle tempeste.

CAPITOLO 14 - Chiloe e Concezione - Grande terremoto     407

San Carlos. Chiloe. Eruzione dell'Osorno, contemporanea a
quella dell'Aconcagua e del Coseguina. Cavalcata a Cucao.
Foreste impenetrabili. Valdivia. Indiani. Terremoto.
Concezione. Grande terremoto. Bocce screpolate. Aspetto
delle città più antiche. Il mare nero e bollente. Direzione
delle vibrazioni. Ciottoli volanti per l'aria. Grande
ondeggiamento del mare. Sollevamento permanente del terreno.
Area dei fenomeni vulcanici. Connessione fra le forze di
eruzione e quelle di sollevamento. Cause dei terremoti.
Lento sollevamento di catene di monti.

CAPITOLO 15 - Passaggio delle Cordigliere                437

Valparaiso. Passo del Portillo. Sagacia delle mule. Torrenti
montani. Miniere, come siano state scoperte. Prove del
graduato sollevamento delle Cordigliere. Effetti della neve
sulle rocce. Struttura geologica delle due principali catene.
Loro origine distinta e loro sollevamento. Grande
abbassamento. Neve rossa. Venti. Guglie di neve. Atmosfera
asciutta e limpida. Elettricità. Pampas. Zoologia dei
versanti opposti delle Ande. Locuste. Grosse cimici. Mendoza.
Passo dell'Uspallata. Alberi silicizzati, sepolti mentre
crescevano. Ponte Incas. Esagerata difficoltà dei passaggi
nei monti. Cumbre. Casuchas. Valparaiso.

CAPITOLO 16 - Chilì Settentrionale e Perù                471

Strada costale a Coquimbo. Grandi pesi portati dai minatori.
Coquimbo. Terremoto. Altipiani a gradinate. Mancanza di
depositi recenti. Contemporaneità delle formazioni terziarie.
Escursione risalendo la valle. Strada per Guasco. Deserti.
Valle di Copiapò. Pioggia e terremoti. Idrofobia. Il
Despoblado. Rovine indiane. Probabile mutamento di clima.
Letto di fiume inarcato per via di un terremoto. Uragani di
vento freddo. Rumori da una collina. Iquique. Alluvione
salsa. Nitrato di soda. Lima. Paese insalubre. Rovine di
Gallao, distrutta da un terremoto. Recente abbassamento.
Conchiglie sollevate sul San Lorenzo, loro scomposizione.
Pianure con conchiglie e frammenti di stoviglie incorporati
nel terreno. Antichità della razza indiana.

CAPITOLO 17 - Arcipelago Galapagos                       519

Arcipelago Galapagos. L'intero gruppo è vulcanico. Numero
dei crateri. Cespugli senza foglie. Colonia all'isola Carlo.
Isola James. Lago salato in un cratere. Storia naturale di
quel gruppo d'isole. Ornitologia, curiose frangille. Rettili.
Grandi tartarughe, loro costumi scavatori, erbivora.
Importanza dei rettili nell'Arcipelago. Pesci, conchiglie,
insetti. Botanica. Tipo americano di organizzazione.
Differenze nelle specie o razze nelle differenti isole.
Dimestichezza degli uccelli. Il timore dell'uomo è un
istinto acquisito.

CAPITOLO 18 - Tahiti e la Nuova Zelanda                  559

Viaggio attraverso all'arcipelago di Low. Tahiti. Aspetto.
Vegetazione sui monti. Vista di Eimeo. Escursione
nell'interno. Burroni profondi. Successione di cascate
d'acqua. Numero di piante selvatiche utili. Temperanza degli
abitanti. Loro stato morale. Parlamento riunito. Nuova
Zelanda. Golfo delle Isole. Hippah. Escursione a Waimate.
Stabilimento di Missionari. Semi di piante d'Inghilterra
rinselvatichite. Waiomio. Funerale di una donna alla Nuova
Zelanda. Partenza per l'Australia.

CAPITOLO 19 - Australia                                  599

Sydney. Escursione a Bathurst. Aspetto dei boschi. Brigata
di indigeni. Graduata estinzione degli Aborigeni. Infezione
generata da uomini sani riuniti. Montagne azzurre. Vista
delle grandi valli a mo' di golfi. Loro origine e loro
formazione. Bathurst, incivilimento generale delle classi
inferiori. Stato della società. Terra di Diemen. Hobart Town.
Gli indigeni tutti sbanditi. Monte Wellington. Stretto del
Re Giorgio. Aspetto malinconico del paese. Capo Bald, aspetto
calcareo dei rami degli alberi. Brigata di indigeni. Partenza
dall'Australia.

CAPITOLO 20 - Isola Keeling: formazione di coralli       629

Isola Keeling. Aspetto singolare. Scarsa Flora. Trasporto di
semi. Uccelli e insetti. Sorgenti in rapporto con la marea.
Campi di polipi coralligeni morti. Pesce che mangia polipi
coralligeni. Formazioni di coralli. Isole con lagune o
Atolli. Profondità a cui possono vivere i polipi coralligeni
che costruiscono gli scogli. Vaste aree sparse di basse isole
di corallo. Abbassamento dei loro fondamenti. Scogli e
argini. Scogli a fior d'acqua o spiagge madreporiche.
Mutamenti degli scogli a fior d'acqua in scogli ad argine e
in Atolli. Evidenza dei mutamenti di livello. Brecce negli
scogli ad argine. Atolli Maldiva; loro struttura particolare.
Scogli di madrepore morte e sommersi. Area di abbassamento e
di sollevamento. Distribuzione dei vulcani. Abbassamento
lento e vasto nel complesso.

CAPITOLO 21 - Dall'isola Maurizio all'Inghilterra        671

Isola Maurizio, suo bell'aspetto. Grande anello crateriforme
di monti. Indie. Sant'Elena. Storia dei mutamenti nella
vegetazione. Cagione della estinzione delle conchiglie
terragnole. Ascensione. Variazione dei topi importati. Bombe
vulcaniche. Giacimenti d'infusori. Bahia. Brasile. Splendore
dei paesaggi dei tropici. Pernambuco. Singolare scoglio.
Schiavitù. Ritorno in Inghilterra. Occhiata retrospettiva al
nostro viaggio.

 

 

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CAPITOLO 1

SANTIAGO. ISOLE DEL CAPO VERDE


Porto Praya. Ribeira Grande. Polvere atmosferica con Infusori. Costumi di un'Aplisia, e di una Seppia. Rocce di S. Paolo, non vulcaniche. Singolari incrostazioni. Gli insetti, primi coloni delle isole Fernando Noronha. Bahia. Rocce brunite. Costumi di un Diodonte. Conferve e Infusori. Pelagia. Cause dello scoloramento del mare.


Respinto indietro due volte, da un forte vento di sud-ovest, il brigantino da guerra Beagle della regia marina inglese, comandato dal capitano Fitz-Roy, salpò finalmente da Devonport il 27 dicembre 1831. La spedizione aveva per scopo di fare un'ispezione compiuta della Patagonia e della Terra del Fuoco, ispezione cominciata dal capitano King dal 1826 al 1830 - esaminare le spiagge del Chilì, del Perù e quelle di alcune isole del Pacifico - e fare una serie di misure cronometriche intorno al mondo. Giungemmo il 6 gennaio a Teneriffa, ma non ci fu permesso sbarcare, perché si temeva a terra che noi portassimo loro il colera. L'indomani mattina vedemmo spuntare il sole dietro lo scosceso profilo della grande isola delle Canarie, e illuminare repentinamente il Picco di Teneriffa, mentre le parti più basse erano velate da leggere nubi. Questo fu il primo di una lunga serie di giorni deliziosissimi che non ho mai più dimenticato. Il 16 gennaio 1832, gettammo l'ancora a Porto Praya, a Santiago, la principale isola dell'arcipelago del Capo Verde.

Veduto dal mare il contorno di Porto Praya ha un aspetto desolato. Il fuoco dei vulcani di epoche remote, e il calore ardentissimo del sole dei tropici, hanno reso in molti punti il suolo inetto alla vegetazione. Il paese sale con successivi altipiani, frammisti ad alcune collinette a cono tronco, e l'orizzonte è limitato da una catena irregolare di monti più alti. La scena veduta attraverso alla fosca atmosfera del clima, è interessantissima, se pure una persona che ha lasciato da poco il mare e per la prima volta passeggia in un bosco di alberi di cocco, può essere buon giudice di qualsiasi cosa tranne che del godimento che prova. In generale l'isola non può essere considerata come molto attraente; ma per chi non conosce che un paesaggio d'Inghilterra, l'aspetto nuovo di una terra del tutto sterile ha un non so che di grandioso, che forse una maggiore vegetazione potrebbe toglierle. Per grandi tratti di pianure coperte di lava non si incontra un filo d'erba; tuttavia gregge di capre e alcune vacche riescono a trovare di che vivere. Piove molto di rado, ma durante una breve parte dell'anno hanno luogo violenti acquazzoni, dopo i quali spunta immediatamente da ogni crepaccio del terreno una scarsa vegetazione. Questa appare in breve, e gli animali vivono del fieno che per tal modo si forma naturalmente. Ora è un anno che non piove. Quando l'isola fu scoperta il contorno immediato di Porto Praya era rivestito di alberi, di cui la imprevidente distruzione ha cagionato qui come a Sant'Elena e in qualche altra isola delle Canarie, una quasi assoluta sterilità. Le valli larghe, profonde, di cui molte fanno ufficio solamente per pochi giorni in una stagione di corsi d'acqua, sono rivestite di boschetti di arbusti senza foglie. Pochi esseri viventi abitano quelle valli. L'uccello che vi s'incontra più comune è un martin pescatore (Dacelo Jagoensis), il quale si posa tutto fiducioso sui rami della pianta detta olio di castoro, e di là piomba sulle lucertole e sui grilli. Ha colori brillanti, ma non è così bello come le specie d'Europa; differisce pure grandemente da questi per il volo, per i costumi e per il luogo dove abita, che in generale è una qualche aridissima valle.

Un giorno andammo due ufficiali e io a cavallo fino a Ribeira Grande, villaggio poche miglia all'est di Porto Praya. Fino alla valle di San Martino, il paese aveva sempre il suo aspetto brutto e scolorito; ma a quel punto un piccolissimo filo d'acqua produce un freschissimo margine di lussureggiante vegetazione. Nel corso di un'ora giungemmo a Ribeira Grande e ci sorprese la vista di una grande fortezza e di una cattedrale, entrambe diroccate. Questa piccola città era, prima che il suo porto si fosse colmato, il luogo principale dell'isola; ora ha un aspetto melanconico ma molto pittoresco. Essendoci procurati un frate nero per guida e uno spagnolo che aveva servito nella guerra peninsulare come interprete, visitammo molti fabbricati, di cui la parte principale si componeva di una chiesa. Qui sono stati sepolti i governatori e i capitani generali delle isole. Alcune delle lapidi hanno la data del secolo decimosesto. Gli ornamenti araldici erano le sole cose in quel luogo remoto che ci ricordassero l'Europa. La chiesa o cappella formava un lato di un quadrilatero, nel mezzo del quale cresceva un boschetto di alberi di banane. Un altro lato era composto dell'ospedale, che ricoverava una dozzina di miserabili.

Tornammo alla Venda per il pranzo. Un gran numero di uomini, di donne e di bambini, tutti neri come l'inchiostro, si raccolsero per vederci. Essi erano sommamente allegri; a ogni nostra parola, a ogni nostro cenno, scoppiavano dalle risa. Prima di lasciare la città andammo a visitare la cattedrale. Non vi sono tante ricchezze come nella chiesa più piccola, ma vanta un piccolo organo, che manda suoni singolarmente disarmonici. Donammo qualche scellino al frate nero, e lo spagnolo, posandogli la mano sul capo, disse, molto ingenuamente, che non credeva che il colore facesse poi una troppo grande differenza. Tornammo allora il più speditamente possibile con i nostri cavallini a Porto Praya.

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CAPITOLO 2

RIO JANEIRO


Rio Janeiro. Escursione a nord del Capo Rio-Grande. Svaporamento. Schiavitù. Golfo di Botofago. Planarie terrestri. Nuvole sopra il Corcovado. Pioggia pesante. Rane musicanti. Insetti fosforescenti. Elaterio, sua potenza al salto. Nebbia azzurra. Rumore prodotto da una farfalla. Entomologia. Formiche. Vespa che uccide un ragno. Ragno parassita. Artifizi di un'Epeira. Ragno gregario. Ragno con una ragnatela dissimetrica.


4 aprile al 5 luglio 1832. - Pochi giorni dopo il nostro arrivo feci la conoscenza di un inglese che andava a visitare un suo podere, collocato a un po' di più di 100 miglia dalla capitale, al nord del Capo Frio. Accettai con piacere l'offerta di accompagnarlo.

8 aprile. - La nostra compagnia era di sette persone. La prima tratta fu interessantissima. Il giorno era terribilmente caldo, e nell'attraversare i boschi, ogni cosa era immobile, tranne le grandi e splendide farfalle, che svolazzavano lentamente qua e là. Il paesaggio veduto nell'attraversare le colline dietro Praya Grande era bellissimo; i colori intensi, e la tinta dominante l'azzurro oscuro; il cielo e le tranquille acque del golfo splendevano a gara. Dopo aver attraversato un po' di terra coltivata, entrammo in una foresta, di una maestà insuperata. Giungemmo a mezzodì a Ithacaia; questo villaggetto è posto in una pianura, e intorno alla casa centrale stanno le capanne dei neri. Queste, per la loro forma regolare e per la loro posizione, mi rammentarono i disegni delle abitazioni degli Ottentoti nell'Africa meridionale. Siccome la luna si alzava di buon ora, determinammo di partire la stessa sera per andare a dormire a Lagra Marica. Mentre andava facendosi buio, passammo sotto uno di quei massicci, nudi e scoscesi dirupi di granito che sono tanto comuni in questo paese. Questo luogo è notevole per essere stato da lungo tempo la dimora di alcuni schiavi fuggiti, i quali coltivando un pezzetto di terra presso la cima, riuscirono a sostentarsi. Alla fine furono scoperti, e una compagnia di soldati spedita contro di loro s'impadronì di tutti gli schiavi, salvo una vecchia, la quale, anziché ricadere in schiavitù, amò meglio morire precipitandosi dalla rupe. In una matrona romana quest'atto sarebbe stato chiamato amore nobilissimo di libertà; in una povera nera era solo brutale ostinazione. Continuammo a cavalcare per alcune ore. Per le ultime poche miglia la strada era intralciata, e attraversava una landa deserta, sparsa di paludi e di lagune. Il paesaggio veduto al chiaro di luna aveva un aspetto desolatissimo. Alcune poche lucciole svolazzavano accanto a noi; e il beccaccino solitario mandava, spiccando il volo, il suo grido lamentoso. Il lontano mormorio del mare rompeva appena la quiete di quella notte.

[...]

14 Aprile. -

Lasciato Socego, volgemmo i nostri cavalli verso un altro podere sul Rio Macao, il quale era l'ultimo tratto di terreno coltivato in quella direzione. Il podere era lungo due miglia e mezzo, e il proprietario ne aveva dimenticato la larghezza. Soltanto una piccola parte era stata diboscata, tuttavia quasi ogni ara di terreno avrebbe potuto produrre tutte le più varie colture di una terra tropicale. Considerando l'area enorme del Brasile, la proporzione del terreno coltivato non è nulla a petto di quella parte che è lasciata allo stato di natura; in qualche futura epoca chi sa a quanta gente darà la sussistenza! Nel secondo giorno del nostro viaggio trovammo la strada così intralciata, che era necessario che un uomo andasse avanti con una spada per tagliar le erbe rampicanti. La foresta abbondava di bellissimi oggetti; fra i quali le felci arboree, che, sebbene non fossero grandi, erano, per il loro fogliame verde splendidissimo e per l'eleganza delle fronde, degne del tutto di ammirazione. La sera cadde pioggia a dirotto, e sebbene il termometro si mantenesse a 36° C, tuttavia io avevo molto freddo. Appena cessata la pioggia, era curioso osservare lo straordinario svaporamento che cominciava su tutta la distesa della foresta. All'altezza di circa 30 metri le colline erano sepolte in un denso vapore bianco che si sollevava come in tante colonne di fumo dalle parti più fitte del bosco, e specialmente dalle valli. Osservai questo fenomeno in parecchie occasioni. Suppongo che derivi dall'ampia superficie del fogliame riscaldata precedentemente dai raggi del sole.

Mentre io ero in questo podere, corsi il rischio di essere testimone oculare di uno di quegli atroci atti che possono seguire soltanto in un paese da schiavi. In seguito a una disputa e a un processo, il proprietario era sul punto di portar via tutte le donne e tutti i bimbi agli uomini schiavi, e venderli separatamente in pubblico incanto a Rio. L'interesse solo, non già un qualsiasi sentimento di compassione, gli impedì di mettere a esecuzione il suo progetto. Infatti non credo che il separare 30 famiglie che hanno vissuto tanti anni insieme, sembrasse al proprietario un atto inumano. Tuttavia sono certo che in fatto di umanità e di buoni sentimenti egli era superiore alla comune degli uomini. Si può dire che non v'è limite al cieco interesse e all'abito dell'egoismo. Menzionerò un aneddoto di poca importanza, che mi colpì in quel tempo più di qualunque altra storia di crudeltà. Io era sopra un traghetto con un nero di una stupidaggine veramente insolita. Cercando di farmi capire, io parlavo forte, gesticolavo violentemente, e ciò facendo gli sfiorai il volto con la mano. Egli, suppongo, credette che io fossi in collera e che volessi batterlo; perché sul momento, con aspetto sgomento e gli occhi semichiusi, lasciò penzolare le mani. Non dimenticherò mai il senso di sorpresa, di disgusto e di vergogna che provai vedendo un uomo alto e robusto atterrito dalla sola minaccia di un colpo diretto, secondo lui, al suo volto. Quell'uomo era stato ridotto a una degradazione inferiore a quella della schiavitù del più inerme animale.

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CAPITOLO 11

STRETTO DI MAGELLANO. CLIMA DELLE COSTE MERIDIONALI


Stretto di Magellano. Porto della Fame. Ascensione al monte Tarn. Funghi mangerecci. Zoologia. Grande alga marina. Partenza dalla Terra del Fuoco. Clima. Alberi fruttiferi e produzioni delle coste meridionali. Altezza della linea delle nevi sulle Cordigliere. Discesa dei ghiacciai fino al mare. Formazione di ghiacci natanti. Trasporto di massi. Clima e produzioni delle isole antartiche. Conservazione di carcami di animali gelati. Riassunto.


Sulla fine di maggio del 1834, entrammo per la seconda volta nella bocca orientale dello stretto di Magellano. Il contorno dei due lati di questa parte dello stretto si compone di pianure quasi livellate, simili a quelle della Patagonia. Il Capo Negro, un po' indentro nel secondo Stretto, si può considerare come il punto dove la regione comincia ad assumere i profili salienti della Terra del Fuoco. Sulla costa orientale, al sud dello stretto, un paesaggio interrotto simile a un parco riunisce in pari modo queste due contrade che contrastano fra loro grandemente nell'aspetto. È veramente meraviglioso trovare nello spazio di 20 miglia un tale mutamento di paesaggio. Se prendiamo una distanza un po' maggiore, come tra Porto della Fame e il golfo Gregory, che è di circa 60 miglia, la differenza è ancor più prodigiosa. Nel primo luogo troviamo monti rotondi coperti di foreste impenetrabili, che vengono bagnati dalla pioggia, portata da una serie continua di uragani; mentre al Capo Gregory, un firmamento sereno e azzurro brilla sopra aride e sterili pianure. Le correnti atmosferiche, quantunque veloci, turbinose e sconfinate, tuttavia sembrano seguire come un fiume nel suo letto, un corso regolarmente determinato.

Durante la nostra precedente visita (in gennaio), avemmo un incontro al Capo Gregory con i famosi cosiddetti giganteschi Patagoni, che ci ricevettero cordialmente. La loro altezza sembra più grande di quella che sia in realtà, per i loro ampi mantelli di guanaco, per i loro lunghi e sparsi capelli, e per l'aspetto generale; in media la statura è di un metro e 80, statura cui alcuni oltrepassano e pochissimi sono inferiori; le donne pure sono molto alte; in complesso sono certamente la razza più alta che io abbia veduto. Nei lineamenti rassomigliano notevolmente agli Indiani più settentrionali che vidi con Rosas, ma il loro aspetto è più selvaggio e formidabile; i loro volti sono dipinti di rosso e di nero, e un uomo aveva righe e macchie bianche come un abitatore della Terra del Fuoco. Il capitano Fitz-Roy offerse loro di prenderne tre a bordo, e tutti sembravano voler essere nel numero. Ci volle un bel pezzo prima di aver potuto liberare la barca della loro presenza; finalmente andammo a bordo coi nostri tre giganti, che pranzarono col capitano, e si comportarono come persone educate, adoperando i coltelli, le forchette e i cucchiai: quello che parve loro più prelibato fu lo zucchero. Questa tribù ha avuto tante comunicazioni con marinai e balenieri, che la maggior parte degli uomini parla un po' d'inglese e di spagnolo; essi sono mezzo inciviliti, e proporzionalmente corrotti.

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20 febbraio. - Questo giorno è stato memorabile negli annali della Valdivia, per il più terribile terremoto che sia mai stato udito dai più vecchi del paese. Mi trovavo per caso sulla spiaggia e mi ero sdraiato nel bosco per riposarmi. Il terremoto venne all'improvviso e durò due minuti, ma il tempo sembrò molto più lungo. L'ondeggiamento del terreno era sensibilissimo. Le oscillazioni parvero al mio compagno e a me venire da oriente, mentre altri credettero che venissero da sud-ovest; questo dimostra quanto sia difficile talora riconoscere la direzione delle vibrazioni. Non si faceva fatica a rimanere in piedi, ma il movimento mi faceva venire le vertigini; somigliava un poco al cullare di un bastimento in mare, non molto agitato, o meglio al muoversi di una persona che scivola sul ghiaccio sottile che si piega sotto il peso del suo corpo.

Un forte terremoto distrugge in una volta tutte le nostre più antiche associazioni; la terra, vero emblema di solidità, si è mossa sotto i nostri piedi come una crosta sottile sopra un fluido; lo spazio di un secondo ha destato nella mente una strana idea di non sicurezza, che parecchie ore di riflessione non avrebbero prodotto. Nella foresta, mentre il vento scuoteva gli alberi, io sentivo solo tremare la terra, ma non vidi nessun altro effetto. Il capitano Fitz-Roy e alcuni ufficiali si trovavano in città durante la scossa, e colà la scena colpiva ancor maggiormente perché sebbene le case, essendo di legno, non cadessero, erano tuttavia scosse violentemente e il legname scricchiolava e si sfregava insieme. La popolazione usciva all'aperto tutta sgomentata. Sono tutte queste cose che producono quel grande terrore del terremoto, provato da tutti quelli che hanno veduto e sentito i suoi effetti. Entro la foresta era uno spettacolo interessantissimo, ma non tanto terribile. Le maree vennero curiosamente alterate. La grande scossa ebbe luogo durante la bassa marea, e una vecchia che era sulla spiaggia mi disse, che l'acqua saliva molto rapidamente, ma non in grandi onde, fino al punto dell'alta marea, e poi con la stessa rapidità tornava al suo primo livello; ciò che era anche evidente dalla linea di sabbia umida. Questa stessa sorta di rapido, ma tranquillo movimento nella marea, ebbe luogo pochi anni dopo a Chiloe, durante un lieve terremoto, e produsse uno sgomento senza ragione. La sera vi furono altre scosse più deboli, che parvero produrre nel posto correnti complicatissime, e alcune molto forti.

4 marzo. - Entrammo nel porto di Concezione. Mentre la nave si avviava all'ancoraggio, sbarcai nell'isola di Quiriquina. Il maggiordomo del podere scese subito giù per narrarmi le terribili notizie del grande terremoto del 20: «Che non v'era più una casa ritta a Concezione o a Talcahuano (il porto); che 70 villaggi erano stati distrutti, e che un grosso maroso aveva quasi spazzato via le ruine di Talcahuano». Di quest'ultimo fatto vidi con i miei occhi prove abbondanti, mentre tutta la costa era sparsa di travi e di mobilie come se vi fossero naufragate mille navi. Oltre un gran numero di seggiole, di tavole, di scansie, ecc., vi erano tetti di capanne, stati portati via quasi per intero. I magazzini delle merci di Talcahuano si erano spalancati, e grossi sacchi di cotone, di yerba e di altre merci di valore erano seminati sulla spiaggia. Durante il mio giro intorno all'isola, osservai numerosi pezzi di roccia, che dalle produzioni marine, a essi aderenti, dovevano essere stati da poco tempo sepolti nell'acqua profonda, ed erano stati portati in alto sulla spiaggia; uno di questi era lungo un metro e 80 centimetri, largo 90 e spesso 60.

L'isola stessa dimostra chiaramente l'azione prepotente del terremoto, come la spiaggia dimostra quella del susseguente grande maremoto. Il terreno aveva in molte parti fessure in direzione nord e sud, cagionate forse dall'abbassamento delle coste scoscese e parallele di quella stretta isola. Alcuni degli spacchi che erano vicini agli scogli avevano un metro di larghezza. Molti massi enormi sono già caduti sulla spiaggia, e gli abitanti credono che quando cominceranno le piogge, seguiranno frane ancor maggiori. L'effetto della vibrazione sulla dura roccia primaria, che compone le fondamenta dell'isola, era ancor più curioso; le parti superficiali di alcuni stretti rialzi erano al tutto scheggiati come se fossero saltati in aria per opera della polvere. Questo effetto, reso ancor più evidente dalle recenti spaccature e dal terreno spostato, doveva essere limitato alla superficie, perché altrimenti non esisterebbe un solo masso di roccia solida in tutto il Chilì; né questo è improbabile, perché si sa che la superficie di un corpo vibrante è alterata differentemente dalla parte centrale. È, forse, per questa stessa ragione, che i terremoti non cagionano quei terribili rivolgimenti che seguono entro le profonde miniere come si potrebbe aspettare. Credo che questo sconvolgimento abbia avuto maggior effetto nel diminuire la mole dell'isola di Quiriquina, che non il solito su e giù del mare e del tempo durante tutto lo spazio di un secolo.

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CAPITOLO 17

ARCIPELAGO GALAPAGOS


Arcipelago Galapagos. L'intero gruppo è vulcanico. Numero dei crateri. Cespugli senza foglie. Colonia all'isola Carlo. Isola James. Lago salato in un cratere. Storia naturale di quel gruppo d'isole. Ornitologia, curiose frangille. Rettili. Grandi tartarughe, loro costumi scavatori, erbivora. Importanza dei rettili nell'Arcipelago. Pesci, conchiglie, insetti. Botanica. Tipo americano di organizzazione. Differenze nelle specie o razze nelle differenti isole. Dimestichezza degli uccelli. Il timore dell'uomo è un istinto acquisito.


15 settembre. - Quest'arcipelago si compone di dieci isole principali, di cui cinque sono più grandi delle altre. Stanno sotto l'equatore e fra le cinque o 600 miglia a occidente della costa d'America. Sono tutte fatte di roccia vulcanica; mentre alcuni pochi frammenti di granito, singolarmente verniciati e alterati dal calore, non si possono quasi considerare che come un'eccezione. Alcuni dei crateri che sovrastano le isole principali, sono di una mole immensa e si alzano a un'altezza di 1000 o 1300 metri. I loro fianchi sono forati di un numero infinito di orifizi. Io non esito quasi ad affermare che in tutto l'arcipelago vi saranno almeno 2000 crateri. Questi sono composti talora di lava e scoria, talora di terra simile ad arenaria finemente stratificata. Moltissimi di questi ultimi sono in bel modo simmetrici; vanno debitori della loro origine alle eruzioni di fango vulcanico senza lava; è un fatto ben notevole quello che ognuno dei ventotto crateri di terra che furono esaminati aveva il suo lato meridionale molto più basso che non gli altri lati, o del tutto rotto e rimosso. Siccome tutti questi crateri sembrano essere stati fatti quando erano nel mare, e siccome le onde prodotte dai venti regolari e dalle maree del Pacifico univano qui la loro azione sulle coste meridionali di tutte le isole, si può agevolmente spiegare questa singolare uniformità nello stato di rottura dei crateri, composti di terra molle e cedevole.

Considerando che queste isole stanno proprio sotto l'equatore, il clima è tutt'altro che caldissimo; questo fatto sembra derivare dalla temperatura singolarmente bassa dell'acqua circostante, che viene qui dalla grande corrente meridionale polare. Tranne durante una breve stagione, cade pochissima pioggia, e anche allora è irregolare, ma generalmente le nubi stanno sopra le isole e molto basse. Quindi, mentre le parti più basse delle isole sono sterilissime, le parti superiori, all'altezza di 300 metri e anche più, hanno un clima più umido e una vegetazione discretamente rigogliosa. Questo è specialmente il caso nelle parti delle isole esposte al vento, che ricevono e condensano per prime l'umidità dell'atmosfera.

Il mattino del 17 sbarcammo sull'isola Chatham, la quale, simile alle altre, sorge con un profilo liscio e rotondo, rotto qua e là da sparsi monticelli, avanzi di antichi crateri. Non v'era nulla di meno attraente di quel primo aspetto. Un campo scosceso di lava basaltica nera, fatto in forma di un aspro ondeggiamento e attraversato da grandi spacchi, e ovunque coperto di una bassa vegetazione stentata e abbrustolita che mostra segni di poca vita. La superficie asciutta e abbronzata, riscaldata dal sole del meriggio, dava all'aria un non so che di chiuso e di afoso, come quella di una stufa; ci parve anche di sentire che i cespugli emanassero un odore sgradevole. Quantunque cercassi di raccogliere con cura il maggior numero di piante possibili, non potei averne che pochissime, e queste avevano un aspetto così meschino che era più adatto alla Flora artica che non alla equatoriale. Da una certa distanza i cespugli parevano senza foglie come i nostri alberi in inverno, e mi ci volle un certo tempo prima che mi avvedessi che non solo ogni pianta era coperta di foglie, ma che la maggior parte erano in fiore. La pianta più comune è una Euforbiacea; un'acacia e un grande e singolare cactus sono gli unici alberi che presentino un po' di ombra. Dopo la stagione delle forti piogge, si dice che le isole siano per un breve tempo parzialmente verdi. L'isola vulcanica di Ferdinando Noronha, posta per molti rispetti in condizioni quasi simili, è l'unico paese dove io abbia veduto una vegetazione del tutto simile a quella delle isole Galapagos.

La Beagle veleggiò intorno all'isola Chatham e gettò l'ancora in vari piccoli seni. Una notte dormii a terra sulla spiaggia sopra una parte dell'isola, dove s'incontravano in gran numero coni tronchi neri; da una piccola altura ne contai 60, tutti sormontati da crateri più o meno perfetti. Il maggior numero si componeva solo di un anello di scoria rossa, cementata insieme, e si alzavano sulla pianura di lava solo di 15 o 30 metri: nessuno è stato recentemente attivo. Tutta la superficie di questa parte dell'isola sembra essere stata impregnata, come un crivello, di vapori sotterranei; qui e là la lava, mentre era molle, è venuta su in grosse bolle; e in altre parti, le cime delle caverne formate nello stesso modo sono cadute dentro, lasciando pozzi circolari con pareti scabre. Per la forma regolare dei numerosi crateri, l'aspetto del paese acquista un non so che di artificiale, che mi rammentava molto quelle parti del Staffordshire, dove le grandi fucine di ferro sono numerosissime. La giornata era caldissima e il camminare su quella scabra superficie e in mezzo a quegli intricati boschetti, era faticosissimo; ma fui ben ricompensato dalla vista di quello strano paesaggio da Ciclopi. Mentre stavo girovagando incontrai due grosse testuggini, ognuna delle quali avrà pesato almeno 100 chilogrammi; una stava mangiando un pezzo di cactus, e mentre mi accostavo a essa, mi guardò fisso e lentamente se ne andò; l'altra fece udire un profondo sibilo, e trasse dentro il capo. Questi tozzi rettili, circondati dalla nera lava, dai cespugli senza foglie, e da grandi cactus, sembravano alla mia mente simili a qualche animale antidiluviano. I pochi uccelli dai colori smorti non si curavano di me, più che non facessero quelle grosse testuggini.

23 settembre. - La Beagle continuò il viaggio per l'isola Carlo. Questo arcipelago è stato visitato da un pezzo, prima dai Filibustieri e ultimamente da balenieri, ma non sono che sei anni dacché una piccola colonia si è qui stabilita. Gli abitanti sono in numero di due a 300: sono quasi tutti uomini di colore, che sono stati banditi per delitti politici dalla repubblica dell'Equatore, di cui Quito è la capitale. Lo stabilimento è posto quattro miglia e mezzo dentro terra, a un'altezza di circa 300 metri. La prima parte della strada passa in mezzo a boschetti senza foglie come nell'isola Chatham. Più in su, i boschi si van facendo sempre più verdi; e appena passato l'orlo dell'isola, una lieve brezza meridionale venne a rinfrescarci, e i nostri occhi si riposarono sopra una bella e verde vegetazione. In questa regione superiore abbondano erbe grossolane e felci; ma non vi sono felci arboree: in nessun luogo vidi specie della famiglia delle Palme, ciò che è molto singolare, mentre a 360 miglia al nord, l'isola Cocco prende il suo nome dal gran numero di alberi di noci di cocco. Le case sono sparse irregolarmente sopra uno spazio di terreno piano, che è coltivato a patate dolci e banane. Non ci si può fare un'idea del piacere che ci fece la vista della terra vegetale, dopo essere stati per tanto tempo avvezzi al terreno abbrustolito del Perù e del Chilì settentrionale. Gli abitanti, quantunque si lamentino della povertà, hanno, senza troppa fatica, ogni cosa necessaria alla vita. Nei boschi vi sono molte capre selvatiche e molti maiali pure selvatici; ma l'articolo principale di cibo animale è formato dalle testuggini. Naturalmente il numero di queste è molto diminuito in quell'isola, ma tuttavia la gente calcola su due giorni di caccia per avere il cibo per il resto della settimana. Si dice che una volta ogni nave ne portasse via fino a 700, e che un drappello di una fregata, alcuni anni or sono, abbia portato un giorno sulla spiaggia fino a 200 testuggini.

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Descriverò prima di tutto i costumi della testuggine (Testudo nigra, anticamente chiamata Indica), della quale abbiamo frequentemente parlato. Questi animali s'incontrano, credo, in tutte le isole dell'arcipelago; certamente nella maggior parte. Frequentano di preferenza le parti alte e umide, ma vivono pure nelle regioni basse e aride. Ho già mostrato, dal numero di esse prese in un solo giorno, quanto siano abbondanti. Alcune vengono grossissime; il signor Lawson, un inglese vice-governatore della colonia, ci disse di averne vedute alcune così grandi, che ci volevano sei od otto uomini per alzarle da terra, e talune avevano somministrato fino a 100 chilogrammi di carne. I maschi vecchi sono i più grossi, di rado le femmine giungono a una mole così grande; il maschio si riconosce subito dalla femmina per la maggior lunghezza della coda. Le testuggini che vivono in quelle isole dove non vi è acqua, o nelle parti basse e aride delle altre, si nutrono principalmente dei succulenti cactus.

Quelle che frequentano le regioni più alte e umide, mangiano le foglie di vari alberi, una specie di bacca (chiamata guayavita), che è acida e amara e parimenti un lichene filamentoso verde pallido (Usnera plicata), che pende in trecce dai rami degli alberi.

La testuggine è amantissima dell'acqua; ne beve grandi quantità e sguazza nel fango. Le isole più grandi hanno solo qualche sorgente, e queste sono sempre collocate verso le parti centrali e a una notevole altezza. Perciò, le testuggini, che frequentano le regioni inferiori, quando hanno sete sono obbligate a percorrere grandi distanze; quindi si veggono diramarsi sentieri ben segnati in ogni direzione, dalle fontane fino alla costa marina, e gli Spagnoli seguendoli scoprirono per la prima volta le fontane. Quando sbarcai all'isola Chatham, non potevo capire quale fosse l'animale che viaggiava così metodicamente lungo sentieri bene scelti. Presso le sorgenti era spettacolo curioso osservare molte di queste tozze creature, di cui una brigata saliva in fretta con il collo sporgente, mentre un'altra schiera tornava in giù dopo essersi a sazietà abbeverata. Quando la testuggine giunge alla fontana senza badare a nessun spettatore, immerge il capo nell'acqua fin sopra gli occhi, e allegramente manda giù grandi sorsi a ragione di dieci al minuto. Gli abitanti dicono che ogni animale rimane tre o quattro giorni presso l'acqua e poi ritorna nelle regioni più basse; ma non sono d'accordo intorno alla frequenza di queste visite. Probabilmente l'animale le regola secondo la natura del cibo del quale ha vissuto. Tuttavia, è certo, che le testuggini possono vivere anche in quelle isole, dove non vi è altr'acqua se non quella che cade durante alcuni pochi giorni dell'anno.

Credo che sia cosa certa, che la vescica della rana agisca come serbatoio per l'umidità necessaria alla sua esistenza; questo sembra essere il caso con la testuggine. Per qualche tempo dopo una visita alle fontane, le loro vesciche urinarie sono distese per il fluido, che dicesi vada gradatamente scemando di volume, e divenga meno puro. Gli abitanti, allorché camminano nelle regioni basse, e sono presi dalla sete, spesso traggon partito da questa circostanza, e bevono il contenuto della vescica se questa è piena; in una che vidi uccisa, il fluido era al tutto limpido, e aveva solo un lievissimo sapore amaro. Tuttavia, gli abitanti, bevono sempre prima l'acqua che trovasi nel pericardio, che si dice essere migliore.

Le testuggini, quando si avviano per un dato punto, viaggiano notte e giorno e giungono alla fine del loro cammino molto più presto di quello che si crederebbe. Gli abitanti, dall'osservazione fatta sopra animali distinti, suppongono che fanno circa otto miglia in due o tre giorni. Una grossa testuggine, che io osservai, camminava a ragione di 54 metri in dieci minuti, vale a dire 324 all'ora, o quattro miglia al giorno, occupando pochissimo tempo per mangiare lungo il cammino. Durante la stagione delle nozze, quando il maschio e la femmina stanno insieme, il primo manda un aspro muggito o sibilo, che dicesi si oda alla distanza di oltre 90 metri. La femmina non fa mai udire la sua voce, e il maschio solo in quel tempo; cosicché quando la gente sente quel rumore sa che i due animali stanno insieme. In questo tempo (ottobre) essi stavano deponendo le uova. La femmina, dove il terreno è sabbioso, le depone insieme, e le copre di sabbia; ma dove il terreno è roccioso le depone a caso in ogni buca; il signor Bynoe ne trovò sette in una fessura. L'uovo è bianco e sferico; uno che misurai aveva la circonferenza di 17 centimetri e 3 millimetri e quindi era più grosso di un uovo di gallina. Le giovani testuggini, appena sbocciate, divengono preda abbondante dei falchi sopramenzionati. Le vecchie sembrano morire generalmente per accidente, come per cadute dai precipizi; almeno taluni abitanti mi dissero di non averne mai incontrato una morta senza una causa evidente.

Gli abitanti credono che questi animali siano al tutto sordi; certamente non si accorgono di una persona che cammina dietro di loro. Mi divertiva molto il vedere uno di quei grossi mostri mentre stava camminando tranquillamente, trarre dentro a un tratto il capo e le zampe nel momento in cui io passavo, e mandare un profondo suono, mentre cadeva sul terreno come un corpo morto. Spesso io salivo sul dorso di essi, e allora con qualche colpo sulla parte inferiore del loro guscio, li facevo alzare e camminare - ma trovai difficile tenermi in equilibrio. La carne di questo animale è adoperata in grande, tanto fresca quanto salata, e con il suo grasso si prepara un olio chiarissimo. Quando una testuggine viene presa, l'uomo fa un'incisione nella pelle presso la coda, tanto da vedere nell'interno del suo corpo se il grasso sotto la scaglia dorsale è spesso. Se non lo è, l'animale vien lasciato libero; e dicesi risani subito di quella strana operazione. Onde poter assicurarsi di queste testuggini, non basta voltarle come si fa delle marine, perché spesso sanno raddrizzarsi di nuovo sulle zampe.

Non vi può essere nessun dubbio che questa testuggine sia indigena delle Galapagos; perché si trova in tutte, o quasi tutte, quelle isole, anche in alcune delle più piccole dove non si trova acqua; non è per nulla possibile che sia una specie importata perché quelle isole sono state pochissimo frequentate. Inoltre gli antichi filibustieri trovarono questa tartaruga ancor più abbondante che non ora: anche Wood e Rogers, nel 1708, dicono essere opinione degli Spagnoli che non si trovi in nessun altro luogo che in questa parte del mondo. Ora ha una larga cerchia di dimora; ma si può chiedere se in qualunque altro luogo sia indigena. Le ossa di una testuggine di Maurizio, unite con quelle dell'estinto Dodo, sono state generalmente considerate come appartenenti a questa testuggine; se questo era il caso, senza dubbio doveva essere stata indigena colà; ma il signor Bibron m'informa che egli crede che essa era distinta, siccome le specie che vivono ora colà lo sono certamente.

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Faceva un grande effetto vedersi circondati da nuovi uccelli, nuovi rettili, nuove conchiglie, nuovi insetti, nuove piante, e ancora da innumerevoli piccoli particolari di struttura, e anche dal suono della voce e dal piumaggio degli uccelli, per cui mi si producevano vivamente al pensiero le pianure temperate della Patagonia, o i caldi e aridi deserti del Chilì settentrionale. Perché mai sopra quei piccoli tratti di terra, i quali durante un periodo geologico recente debbono essere stati coperti dall'oceano, che son fatti di lava basaltica, e quindi differiscono nel carattere geologico dal continente americano, e che stanno in un clima particolare - perché, dirò ancora, mentre i loro abitanti indigeni erano associati in proporzioni differenti tanto nel genere quanto nel numero in modo diverso - furono essi creati sopra lo stesso tipo di organizzazione di quelli dell'America? È probabile che le isole del gruppo del Capo Verde rassomiglino in tutte le loro condizioni fisiche molto più strettamente alle isole Galapagos di quello che queste ultime rassomiglino fisicamente alla costa d'America; tuttavia gli abitanti indigeni dei due gruppi sono del tutto differenti; quelli delle isole del Capo Verde hanno un'impronta di Africa, come gli abitanti dell'arcipelago Galapagos hanno l'impronta di quelli dell'America. Non ho finora fatto menzione del carattere più notevole della storia naturale di questo arcipelago; ed è che le differenti isole sono abitate su una grande distesa da una serie differente di esseri. Il signor Lawson, vice-governatore, fu il primo che richiamò la mia attenzione sopra questo fatto, dichiarando che le testuggini differivano nelle varie isole, e che avrebbe potuto dire con certezza al solo vederne una a quale isola appartenesse. Non badai molto per un certo tempo a questa asserzione, e mescolai già parzialmente le collezioni di due delle isole. Non mi passava neppur per la mente che isole, discoste appena 50 o 60 miglia, e di cui la maggior parte si vedevano l'una dall'altra fatte precisamente della stessa roccia, poste sotto un cielo al tutto simile, quasi di un'uguale altezza, avessero abitanti molto differenti; ma vedremo ora che questo era il caso. È il destino di moltissimi viaggiatori, di non scoprire subito quello che vi è di più interessante in una località che veggono in fretta; ma debbo, forse, dirmi ben fortunato di aver potuto raccogliere sufficiente materiale per stabilire questo notevolissimo fatto nella distribuzione degli esseri organici.

Gli abitanti, come ho detto, dicono che possono distinguere le testuggini delle varie isole, e che differiscono non solo nella mole, ma anche in altri caratteri. Il capitano Porter ha detto che quelle dell'isola Carlo e dell'isola più vicina a questa, cioè l'isola Hood, hanno il guscio della parte anteriore spesso e rivolto in su come una sella spagnola, mentre le testuggini dell'isola James sono più rotonde, più nere, e hanno miglior sapore quando sono cucinate. Inoltre, il signor Bibron, mi fa sapere che egli ha veduto ciò che considera come due specie distinte di testuggini provenienti dalle Galapagos, ma non sa da quale delle isole vengano. Gli esemplari che portai da tre isole erano giovanissimi, e probabilmente per questo né il signor Gray né io potemmo trovare in esse nessuna differenza specifica. Osservai che l' Amblyrhynchus marino era più grande nell'isola Albemarle che non altrove; e il signor Bibron mi ha informato di aver veduto due specie acquatiche distinte di questo genere; cosicché le differenti isole hanno probabilmente le loro specie o rappresentanti di Amblirinchi, come pure di testuggini. La mia attenzione venne per la prima volta svegliata, comparando insieme i numerosi esemplari di tordi beffeggiatori uccisi da me e da parecchi altri del bordo, quando, con mia meraviglia, scopersi che tutti quelli presi all'isola Carlo appartenevano a una specie (Mimus trifasciatus); tutti quelli dell'isola Albemarle al M. parvulus; e tutti quelli presi dalle isole James e Chatham (tra le quali stanno due altre isole come anello di congiunzione) appartengono al M. melanotis. Queste due ultime specie sono intimamente affini, e da taluni ornitologi sarebbero considerate solo come razze o varietà ben distinte. Ma il Mimus trifasciatus è ben distinto.

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La distribuzione degli abitatori di questo arcipelago non sarebbe forse tanto meravigliosa se, per esempio, un'isola avesse un tordo beffeggiatore e un'altra isola un genere al tutto distinto; se un'isola avesse il suo genere di lucertola, e una seconda isola un altro genere distinto, o non ne avesse affatto; o se le varie isole fossero abitate, non da specie rappresentanti dello stesso genere di piante, ma da generi affatto differenti, come segue fino a un certo punto; perché, per dare un esempio, un grosso albero che produce bacche all'isola James, non ha specie rappresentanti nell'isola Carlo. Ma è il fatto che parecchie delle isole hanno la propria specie di tartarughe, di tordi beffeggiatori, di fringuelli e di numerose piante, e queste specie hanno gli stessi costumi generali, occupano situazioni analoghe, e ovviamente tengono lo stesso posto nella economia naturale di questo arcipelago, tanto da colpire di meraviglia. Si può supporre che alcune fra le specie rappresentative, almeno nel caso delle tartarughe, di alcuni uccelli, possano in seguito essere riconosciute come razze bene distinte; ma ciò sarebbe pure di grande interesse per il naturalista filosofo. Ho detto che la maggior parte delle isole sono tanto vicine che si vedono l'una dall'altra: dico che l'isola Carlo dista 50 miglia dalla parte più prossima dell'isola Albemarle. Eisola Chatham dista 60 miglia dalla parte più prossima dell'isola James, ma vi sono due isole intermedie tra queste che io non visitai. Lisola James è lontana solo 10 miglia dalla parte più vicina dell'isola Albemarle, ma due punti dove furono fatte le collezioni erano lontani 32 miglia. Debbo ripetere, che né la natura del suolo, né l'altezza della terra, né il clima, né il carattere generale degli esseri associati, e perciò la loro azione reciproca, possono differire molto nelle varie isole. Se vi è qualche differenza sensibile fra i loro climi, deve esistere fra il gruppo sotto vento (cioè le isole Carlo e Chatham), e quello sopra vento, ma non sembra esservi una differenza corrispondente nei prodotti di queste due metà dell'arcipelago.

L'unica luce che io posso spargere su questa notevole differenza negli animali che abitano nelle varie isole è che certe correnti fortissime del mare che si dirigono in una direzione occidentale e O.-N.-O. debbono separare, per quello che riguarda il trasporto per via di mare, le isole meridionali dalle settentrionali; e tra queste isole settentrionali venne osservata una forte corrente N.-O., che deve separare effettivamente le isole James e Albemarle. Siccome l'arcipelago è libero notevolmente da ogni uragano di vento, né gli uccelli, né gli insetti, né i più piccoli semi, possono essere portati da un'isola all'altra. E infine la profondità del mare tra le isole e la loro origine, da quanto pare vulcanica (in senso geologico), rendono molto improbabile che esse fossero mai unite: e questa, probabilmente, è una considerazione molto più importante di qualunque altra, rispetto alla distribuzione geografica degli esseri che le abitano. Osservando di nuovo i fatti sopra riferiti, si rimane meravigliati della somma di forza creatrice, se si può adoperare questa espressione, spiegata in queste piccole, nude e rocciose isole; e anche più della varia, sebbene analoga azione, sopra punti tanto prossimi fra loro. Ho detto che l'arcipelago Galapagos può dirsi un satellite attaccato all'America, ma si potrebbe meglio chiamarlo un gruppo di satelliti, tra loro fisicamente simili, organicamente distinti, quantunque intimamente affini, e tutti affini in un grado ben spiccato, sebbene molto minore, al grado continente americano.

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15 novembre. - Allo spuntar del giorno, Tahiti, isola che deve rimanere per sempre classica al viaggiatore del mare meridionale, fu in vista. In distanza il suo aspetto non era attraente. La rigogliosa vegetazione della parte più bassa non si poteva ancora scorgere e, siccome le nuvole correvan fitte, le punte più scoscese e più aguzze si mostravano verso il centro dell'isola. Appena fummo ancorati nel golfo di Matavai venimmo circondati da barchette. Era la nostra domenica, ma il lunedì di Tahiti; se il caso fosse stato contrario, non avremmo ricevuto una sola visita; perché il divieto di mettere in acqua una barchetta in giorno di festa è rigorosamente seguito. Dopo pranzo sbarcammo per godere di tutte le gioie prodotte dalle prime impressioni di un nuovo paese, quando quel paese è la bella Tahiti. Una folla di uomini, di donne, di fanciulli raccolti sulla memorabile Punta di Venere, ci aspettavano per riceverci con volti allegri e ridenti. Essi ci avviarono alla casa del signor Wilson, missionario della località, il quale ci incontrò sulla via, e ci ricevette con grande amorevolezza. Dopo di esserci riposati un poco di tempo nella sua casa ci separammo per andare a spasso, ma tornammo là la sera.

Il terreno coltivabile, è dappertutto poco più di una striscia di terra di alluvione bassa, accumulata intorno alle falde dei monti, e protetta dalle onde del mare da un banco di corallo che circonda tutta la linea costale. Entro questo banco vi è una distesa di acqua tranquilla, come quella di un lago, dove le barchette degli indigeni possono muoversi senza timore e dove le navi gettano l'ancora. Il terreno basso, che scende fino alla spiaggia di sabbia corallifera, è coperto dei più bei prodotti delle regioni tropicali. In mezzo alle banane, agli aranci, alle noci di cocco e agli alberi del pane, alcuni tratti sono diboscati e vengono coltivati con gams, patate dolci, canne da zucchero e ananassi. Anche la bassa vegetazione è costituita da un albero fruttifero importato, cioè il guava, il quale per essere divenuto tanto abbondante è notevole quasi quanto un'erbaccia. Nel Brasile ho spesso ammirato il contrasto prodotto dalla svariata bellezza dei banani, delle palme, degli aranci; e qui avevamo di più l'albero del pane, bellissimo, per le sue foglie grandi, lucenti e profondamente dentellate. È meraviglioso vedere boschetti di un albero, fornito di rami robusti come quelli di una quercia d'Inghilterra, carico di frutta grosse e molto nutrienti. Tuttavia di rado l'utilità di un oggetto può essere in rapporto con il piacere prodotto dalla sua vista e, nel caso di quei bellissimi boschi, la conoscenza della loro grande utilità entra senza dubbio per molto nel senso di ammirazione che ispirano. I sentierini tortuosi, freschi per l'ombra che li circonda, conducono a case sparse; i proprietari delle quali ci accolsero ovunque con amorevolissima ospitalità.

Quello che mi piacque maggiormente furono gli abitanti. La dolcezza della espressione delle loro fisonomie bandisce a un tratto l'idea di un selvaggio; e l'intelligenza che vi brilla mostra che progrediscono in civiltà. I popolani quando lavorano tengono la parte superiore del corpo completamente nuda, ed è allora che i Tahitiani fanno più bella figura. Sono molto alti, con le spalle larghe, atletici e bene proporzionati. È stato osservato che basta un po' di abitudine per rendere all'occhio di un europeo una pelle nera più piacevole e naturale che non il suo proprio colore. Un bianco che si bagna accanto a un Tahitiano somiglia a una pianta imbiancata dall'arte del giardiniere comparata con un bell'albero verde oscuro che cresce vigoroso in mezzo ai campi. La maggior parte degli uomini sono ornati di tatuaggi, e questi ornamenti seguono le curve del corpo tanto graziosamente, che producono un effetto elegantissimo. Un disegno comune, che varia solo nei particolari, è molto simile al capitello di una palma. Esce fuori dalla linea centrale del dorso e gira con grazia intorno ai lati. La similitudine può parere fantastica, ma io pensai che il corpo di un uomo cosiffattamente adorno fosse simile al tronco di un albero maestoso, stretto da un delicatissimo rampicante.

Molte fra le persone attempate hanno i piedi coperti di figurine, messe per modo da sembrare uno zoccolo. Tuttavia, questa moda è in parte scomparsa e altre le si sono sostituite. Qui, sebbene la moda sia tutt'altro che immutevole, ognuno è tenuto a seguire quella che prevaleva nella sua gioventù. In tal modo un vecchio ha la sua età stampata sul corpo, e non può atteggiarsi a giovanotto. Anche le donne hanno tatuaggi come gli uomini, e comunissimamente li hanno sulle dita. Una moda ora quasi universale, che non sta assai bene, è quella di radersi i capelli della parte superiore del capo, circolarmente, tanto da lasciare solo un anello esterno. I missionari hanno cercato di persuadere la popolazione a mutare questo costume; ma è la moda, e questa risposta vale tanto a Tahiti quanto a Parigi. L'aspetto delle donne produsse in me un vero disinganno: per ogni rispetto sono molto inferiori agli uomini. L'uso di portare un fiore bianco o scarlatto sul di dietro del capo, o attraverso a un forellino dell'orecchio, è molto grazioso. Portano pure una corona di foglie di cocco intrecciate per fare ombra agli occhi. Le donne sembrano aver maggior bisogno degli uomini di qualche moda che vada loro bene.

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