Copertina
Autore Monica D'Atti
CoautoreFranco Cinti
Titolo Guida alla Via Francigena
Sottotitolo900 chilometri a piedi sulle strade del pellegrinaggio verso Roma
EdizioneTerre di mezzo, Milano, 2006 , pag. 208, ill., cop.fle., dim. 13,5x20,7x1,3 cm , Isbn 978-88-8938-565-4
LettoreElisabetta Cavalli, 2008
Classe viaggi , paesi: Italia , religione
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Indice


          Prefazione                                3
          La Via Francigena                         4
          In cammino                               10
          Il percorso                              17
Tappa  1  Da Montgenèvre a Oulx                    24
Variante  Il sentiero dei Franchi                  27
Tappa  2  Da Oulx a Susa                           29
Tappa  3  Da Susa a Sant'Ambrogio di Torino        34
Tappa  4  Da Sant'Ambrogio di Torino a Torino      38
Tappa  5  Da Torino a Gassino Torinese             41
Tappa  6  Da Gassino Torinese a Lamporo            43
Tappa  7  Da Lamporo a Vercelli                    47
Variante  La Via del Nord                          50
Tappa  8  Da Vercelli a Robbio                     52
Tappa  9  Da Robbio a Mortara                      55
Tappa 10  Da Mortara a Groppello Cairoli           59
Tappa 11  Da Groppello Cairoli a Belgioioso        64
Tappa 12  Da Belgioioso a Corte Sant'Andrea        69
Tappa 13  Da Corte Sant'Andrea a Montale           74
Variante  Variante terrestre                       77
Tappa 14  Da Montale a Fiorenzuola d'Arda          79
Tappa 15  Da Fiorenzuola d'Arda a Costamezzana     82
Tappa 16  Da Costamezzana a Sivizzano              87
Tappa 17  Da Sivizzano a Berceto                   93
Tappa 18  Da Berceto a Pontremoli                  98
Tappa 19  Da Pontremoli ad Aulla                  101
Tappa 20  Da Aulla a Sarzana                      106
Variante  Cammino della Costa                     111
Tappa 21  Da Sarzana a Pietrasanta                113
Tappa 22  Da Pietrasanta a Lucca                  118
Tappa 23  Da Lucca ad Altopascio                  123
Tappa 24  Da Altopascio a San Miniato             126
Tappa 25  Da San Miniato a Gambassi Terme         129
Tappa 26  Da Gambassi Terme a San Gimignano       133
Tappa 27  Da San Gimignano a Monteriggioni        136
Tappa 28  Da Monteriggioni a Siena                141
Tappa 29  Da Siena a Ponte d'Arbia                145
Tappa 30  Da Ponte d'Arbia a San Quirico d'Orcia  151
Tappa 31  Da San Quirico d'Orcia a Radicofani     153
Tappa 32  Da Radicofani ad Acquapendente          158
Tappa 33  Da Acquapendente a Bolsena              161
Tappa 34  Da Bolsena a Viterbo                    165
Tappa 35  Da Viterbo a Capranica                  171
Variante  La Via Cimina                           180
Tappa 36  Da Capranica a Campagnano di Roma       183
Tappa 37  Da Campagnano di Roma a La Storta       190
Tappa 38  Da La Storta a San Pietro - Roma        196
          Congedo                                 199
          Bibliografia                            201


 

 

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Pagina 4

LA VIA FRANCIGENA


Dice Saint-Exupéry in Pilota di guerra: "Perché avviene di una civiltà la stessa cosa che avviene del grano, il grano nutre l'uomo, ma l'uomo a sua volta salva il grano, di cui ripone la semenza. La riserva di semi è rispettata di raccolto in raccolto, come un'eredità".

I percorsi dei pellegrinaggi medievali e delle epoche successive sono vari. Diverse strade a seconda delle condizioni politiche, economiche e ambientali, furono scelte dai marcheur de Dieu. La Via Francigena conserva la sua identità per tutto il medioevo almeno.

L'appellativo di francigena o francesca, le deriva dall'essere via di collegamento verso l'oltralpe. I pellegrini venivano dalla Francia, dalla Via Tolosana che portava a Santiago di Compostella, e dal nord Europa. Valicate le Alpi al Monginevro, al Moncenisio e al Gran San Bernardo (solo più tardi divennero trafficati anche i valichi orientali come il San Gottardo, il Sempione e il Brennero) scendevano nella pianura Padana per poi tagliare, all'altezza di Parma, gli Appennini. Dal passo di Monte Bardone (passo della Cisa) si arrivava in Toscana. Dopo i centri maggiori di Lucca, San Gimignano, Siena, Bolsena, Viterbo si giungeva infine alla meta: Roma. Verso sud i pellegrini potevano proseguire lungo l'Appia Traianea fino ai porti pugliesi, ove si imbarcavano per la Terra Santa.

La Francigena è quindi in posizione centrale nel traffico delle tre peregrinationes maiores (Roma, Santiago, Gerusalemme). Tutte le strutture che nel tempo arricchirono la strada come monasteri, chiese e ospitali per pellegrini hanno contribuito a far mantenere al percorso una certa importanza, anche quando, per la spinta di nuovi traffici commerciali, nuove direttrici e nuovi centri abitati diventarono più importanti. Il percorso continua infatti ad avere un valore sacrale.

Varie relazioni di viaggio descrivono le stesse tappe per diverse centinaia di anni, a partire da quella ormai famosa di Sigerico, arcivescovo di Canterbury che nel 990 arrivò a Roma. I pellegrini si ritroveranno guidati per secoli da simboli e richiami al pellegrinaggio scolpiti su chiese e ospizi.

Una iconografia comune caratterizza infatti le Vie europee. La stessa dedicazione di varie chiese a San Jacopo, alla Santa Croce, al Santo Sepolcro, a santi delle Vie francesi è indice del tracciato ideale che univa i pellegrinaggi. Lungo la Via nascono e si organizzano per dare ristoro e aiuto al pellegrino varie Confraternite e Ordini Ospedalieri. Aprono ospedali e centri di soccorso, controllano le strade tenendo segnati i percorsi e combattendo il brigantaggio, assicurano assistenza spirituale e sepoltura in terra benedetta al pellegrino sfortunato.


Il passaggio di viandanti verso Roma è sempre stato intenso. Nel medioevo molti si mettevano in viaggio entrando nella dimensione dell' homo viator. Lasciavano famiglia e averi, facevano testamento e partivano. Roma era una delle mete allora più frequentate a causa anche delle fortune alterne di Santiago e Gerusalemme, minacciate o in mano agli arabi. Vescovi e abati che si recavano dal Papa erano viaggiatori abituali sulla Via. Nel secolo XI anche i crociati la utilizzarono per recarsi alla riconquista del Santo Sepolcro.

Dopo il rilancio, sempre nell'XI secolo, delle altre due mete - Santiago e Gerusalemme - la Via Francigena non perde d'importanza, tanto che l'Anno Santo del 1300 porta a Roma migliaia di pellegrini. In seguito, con il moltiplicarsi di nuovi percorsi, il passaggio dei pellegrini diminuisce. Il fervore e la pratica del pellegrinaggio ha alterne fortune. Antiche confraternite chiudono il loro ciclo storico mentre altre e nuove si aprono nei paesi e nelle città, ma senza avere nel loro statuto come principale motivo l'assistenza al pellegrino. Più tardi l'alienazione dei beni ecclesiastici, la soppressione degli ordini monastici, le annessioni statali, favoriscono l'oblio alterando e nascondendo strutture e disperdendo gli uomini che le facevano vivere.

Comunque il pellegrinaggio verso Roma non si ferma mai veramente, raggiungendo le punte maggiori durante gli Anni Santi. Ora noi, uomini del terzo millennio, raccogliamo l'eredità della Via Francigena. Non è solo la realtà fisica della strada con le sue chiese romaniche, i selciati consunti nascosti dalle erbe, le vecchie pietre con bassorilievi e memorie del tempo passato, che ci portano ancora qui.

È un patrimonio spirituale e culturale che ci preme gustare, conservare e rispettare.


IL PELLEGRINAGGIO CRISTIANO: STORIA DI UN MONDO IN CAMMINO

Per la storia d'Europa e per il suo sviluppo culturale il mondo del pellegrinaggio ha avuto un ruolo determinante. Se stendiamo davanti a noi una carta dell'Europa cominciamo a capire: immaginiamo di segnare tutti i luoghi dove si trova una chiesa, una cattedrale o un'abbazia con origini medievali che custodisca reliquie di santi importanti, o dove sia avvenuta, già da qualche centinaio di anni, un'apparizione o un miracolo. La carta si riempie velocemente. Tra i punti più importanti risultano Roma, Santiago e Gerusalemme. Ecco dove andavano i nostri pellegrini ed ecco attraverso quali località passavano.

L'Europa è stata percorsa in lungo e in largo da questi pii viandanti che, per devozione e penitenza, hanno formato per secoli una comunità in cammino. Dai loro incontri, dai loro racconti, dalla loro voglia di comunicare nonostante le origini più diverse - franchi, tedeschi, slavi, italiani, spagnoli... - sono nate una cultura e un'identità della quale noi, nuovi europei, siamo eredi.


Ma chi era questo "popolo in cammino"? Una grande quantità di informazioni ci viene dall'iconografia.

Nel Liber Sancti Jacobi redatto nella metà del XII secolo a Santiago de Compostella, è riportato con chiarezza tutto il rituale di vestizione che doveva precedere la partenza del pellegrino, e vi si trova una vera "summa" della civiltà e del senso del pellegrinaggio medievale.

Nel primo libro manoscritto, è descritto il cerimoniale di vestizione e di partenza del pellegrino, secondo una formula che troviamo documentata, negli stessi anni, da molti messali anche per i pellegrini che andavano a Roma, a Gerusalemme, o verso qualcuno dei numerosi santuari della cristianità. Quello del pellegrino è quindi uno status che si acquisisce attraverso una specifica pratica liturgica e che si mantiene attraverso determinati comportamenti. Il rito di investitura, piuttosto semplice, consisteva nella benedizione da parte di un sacerdote di alcuni oggetti (signum peregrinationis) che sarebbero poi risultati utili per il viaggio, oltre ad avere un valore simbolico.

Uno di questi è la bisaccia, costituita da uno stretto sacchetto di pelle d'animale, sempre aperto sulla bocca, non chiuso quindi da legacci. La bisaccia sta qui a simboleggiare la generosità nell'elemosina e la mortificazione della carne; il fatto che sia stretta indica che il pellegrino deve portare con sé solamente una piccola e modica scorta, confidando nella divina Provvidenza; essa deve essere di pelle di animale poiché deve indicare che il pellegrino deve mortificare i desideri della carne attraverso la fame, la sete, e in generale, tutte le sofferenze fisiche che il pellegrinaggio in quanto tale, comporta; non deve avere legacci, perché il pellegrino deve condividere quel poco che ha con i poveri, i viandanti, con gli altri pellegrini: deve dunque essere sempre pronto a dare e a ricevere. Il pellegrino deve essere sostanzialmente povero, poiché il pellegrinaggio deve essere fatto a esclusivo vantaggio dell'anima e dello spirito.

Abbiamo poi il bordone, bastone da viaggio, utile appoggio: è il terzo piede a cui si affida il pellegrino e simbolicamente richiama la fede nella Santissima Trinità. Reale strumento di difesa da cani e lupi rappresenta altresì la difesa dal diavolo, lupo che divora le pecorelle e cane che latra all'uomo con le sue tentazioni.

Altri elementi esteriori sono il petaso, cappello a larghe tese per proteggersi dalla pioggia o dal sole, e la pellegrina, corto mantello sulle spalle. Su questi ultimi venivano cucite le insegne del pellegrinaggio che stavano a indicare tutti i luoghi santi che il pellegrino aveva visitato. Di queste la più nota è la conchiglia, portata inizialmente dai pellegrini che avevano raggiunto Santiago de Compostella poi divenuta simbolo per eccellenza del pellegrino. Accanto alla conchiglia si appendevano le insegne degli altri luoghi raggiunti: la palma se si era stati a Gerusalemme, placchette di piombo con i volti dei santi di cui si erano visitate le reliquie e, se si era stati a Roma, la Veronica o le Chiavi di San Pietro.

Questa sorta di "divisa" del pellegrino, segno di riconoscimento del particolare status acquisito, dava la possibilità di ottenere ospitalità nei vari ospizi, di ricevere offerte e, più in generale, di avere un trattamento particolare: era diffusa la certezza che coloro che ospitavano un pellegrino o gli prestavano servizio, lo facevano al Signore stesso.

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