Copertina
Autore Maria Laura Della Croce
CoautoreGiulio Veggi [fotografia]
Titolo I tesori dell'Umbria
EdizioneWhite Star, Vercelli, 2006 [1995] , pag. 176, ill., cop.ril.sov., dim. 267x360x20 mm , Isbn 978-88-540-0424-5
LettoreFlo Bertelli, 2006
Classe fotografia , viaggi , paesi: Italia
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Indice


Introduzione                    16

Un'oasi di verde e di armonia   22

Il primato delle arti           52

La mistica della Natura        160


 

 

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Pagina 16

Introduzione



Unica nel centro Italia a non essere toccata dal mare, egualmente distante dall'Adriatico e dal Tirreno, dalla Lombardia e dalla Calabria, l'Umbria si distingue dal resto d'Italia per il suo essere regione isolata, il che ne costituisce, a un tempo, il limite e la forza. L'Umbria si presenta fitta di montagne e colline, tutta alture, gobbe e dossi; è attraversata da strade tortuose e impervie, punteggiata di castelli e castellucci, torri e muracci difensivi che si arrampicano a proteggere le case, cosparsa di querceti folti e scuri. D'altra parte, proprio la chiusura e l'isolamento tipici di questa regione, i suoi borghi e i villaggi fortificati sorti a contrastare la brutalità e le violenze che ne hanno segnato il passato, rappresentano quanto di più fascinoso e suggestivo l'Umbria abbia oggi da offrire. Questa sua condizione, geografica e storica, così peculiare, l'ha preservata più di altre aree dal moderno processo di urbanizzazione selvaggia, come, in tempi più remoti, dagli insediamenti massicci e dalla penetrazione del nuovo. Grazie a queste resistenze l'Umbria è rimasta in qualche modo più contadina, più silenziosa, più arcaica, mantenendo quella misura umana che ci incanta ogni volta che la percorriamo, conservando intatti persino i suoi colori: la pietra chiara o serena ad Assisi, il rosso mattone a Todi, il giallo tufaceo a Orvieto, la pietra cinerea e spenta a Gubbio.

Il carattere antico della regione si addice particolarmente bene agli aggettivi che più spesso si adoperano per descriverla: verde, mistica, francescana. Non mancano tuttavia forti contrasti, che ci offrono un panorama a volte idillico e dolce, quello stesso che i pittori umbri quattrocenteschi hanno saputo descrivere con tanta grazia, ma in altre occasioni aspro e persino ostile; paesaggi addirittura commoventi nella loro perfetta armonia, accanto ad altri talmente scabri e solenni da lasciarci intimoriti.

Allo stesso modo, è possibile cogliere l'Umbria spirituale e silenziosa nelle sue abbazie e nei conventi, nel Cantico delle Creature di San Francesco come nelle Laudi di Jacopone da Todi, accanto a quella gioiosa, vitale e concreta che si avverte nei vicoli, nelle botteghe, nelle feste paesane, o sedendosi a tavola tra porchette, tartufi e vini corposi. Era stato del resto lo stesso Giotto, settecento anni fa, a prendere le distanze dal mito francescano contemplativo e a raccontare per immagini, ad Assisi, le storie di un santo volitivo ed energico, consapevole della propria statura di uomo nuovo, intraprendente e attivo.

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Pagina 23

Un'oasi di verde e di armonia



In tutta l'Italia centrale la collina appare come l'ambiente più favorevole, il paesaggio più umanizzato e più bello; al contrario, la pianura è stata per secoli ostile all'insediamento a causa delle paludi, della malaria, del pericolo di invasioni, allo stesso modo, montagna è rimasta a lungo ai margini della vita per l'altezza e la ripidità dei suoi pendii, il rigore del clima, l'isolamento e le difficoltà delle comunicazioni, un rifugio per i tempi di guerra e di disordini.

Le colline occupano quasi la metà del territorio umbro: i rilievi assumono forme dolci, pendenze deboli e dislivelli modesti, mentre il segno dell'uomo si fa più marcato, le strade e gli insediamenti più fitti: è qui che sorgono città come Orvieto, Perugia, Assisi, Norcia. In Umbria anche la terra, bellicosamente munita, sembra costruita in funzione della difesa, come già ricordava lo storico Botero nel 1617: "Si può affermare che tutta l'Umbria, date le sue anguste gole e l'asprezza dei siti, è una fortezza", in cui viveva la popolazione più battagliera d'Italia e in cui l'insicurezza e il banditismo regnavano sovrani.

La stessa casa colonica partecipa di questo stato d'animo ed è spesso costruita lontano dalla strada, come per un'istintiva diffidenza verso chi passa: le caratteristiche torri colombarie che punteggiano valli e pianure, colli e campi, sembrano torri di guardia o di difesa. Numerosi sono i centri e i villaggi fortificati in cima a un monte o su di un colle di difficile accesso: Campello Alto, Trevi, Spello, Corciano, Cerreto, Montescuto, Scoppio, luoghi, questi ultimi, ormai di montagna, selvaggi quando non ostili, sicuramente più vicini alle Meteore e al Monte Athos della Grecia che ai dolci colli dipinti dal Perugino.

Ancora, le rocche, le cinte bastionate, le strade strette, le torri che costellano la regione, da Assisi a Spoleto, da Perugia a Narni, offrono una grande varietà di scenari, che vanno ad aggiungersi alla presenza dominatrice delle grandi abbazie. Il sacro Convento di Assisi sfidava con i suoi contrafforti il nemico che arrivava dall'altro capo della valle; l'antica abbazia di Magione, sede dei Cavalieri Templari, venne nel corso dei secoli rinforzata nelle mura, barricata e munita come un castello, fortificata con torrioni di avvistamento e di difesa, tanto da trasformarsi in uno dei più impressionanti esempi di architettura militare della regione.

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