Copertina
Autore Luigi De Marchi
Titolo Il nuovo pensiero forte
Sottotitolo"Marx è morto, Freud è morto e io mi sento molto meglio"
EdizioneSpirali, Milano, 2007, l'alingua 266 , pag. 302, cop.ril.sov., dim. 14,5x21,5x2,8 cm , Isbn 978-88-7770-796-3
LettoreElisabetta Cavalli, 2008
Classe politica , psicologia
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Indice

Prefazione                                                      7

Nuclei teorici

 1. La Psicologia umanistica esistenziale:
    una rivoluzione nelle scienze umane (2002)                 15
 2. Il dogmatismo religioso, flagello del XXI secolo (1999)    18
 3. Terrorismo: una conferma delle analisi di Reich
    e delle mie (2003)                                         20
 4. Né guerra né pacifismo succube (2002)                      23
 5. Abramo o Prometeo? (2002)                                  26
 6. Bambini, cavoli e nonni (2003)                             29
 7. La Psicologia politica liberale (2003)                     33
 8. La rivolta dei produttori (1995)                           36
 9. La mia Teoria liberale della lotta di classe (1998)        40
10. Le vergogne dei liberisti duri e puri (2002)               42
11. I disastri politici della globalizzazione selvaggia (1999) 44
12. Un liberismo dal volto umano: e intelligente! (2001)       47
13. Etica liberista o mistica ereditiera? (2004)               49
14. Il Vaticano primatista mondiale dell'infanticidio? (2005)  52
15. I becchini della libertà (2004)                            55
16. La Rivoluzione Liberale o è empatica o non è (2003)        58
17. L'esplosione demografica: una tragedia rimossa (2001)      60
18. No global e Sì global gemelli d'idiozia (2002)             65
19. L'umanità muore: e noi chiediamo le terapie
    ai suoi assassini (2002)                                   68
20. Regressione islamica o crescita umana? (2003)              70
21. I poteri della mente e la Rivoluzione Cosmica
    dell'uomo (2004)                                           73

Applicazioni internazionali

 1. La lezione francese (2007)                                 80
 2. La Cina, Impero del Male? (2005)                           83
 3. Cina: che fare? (2003)                                     86
 4. Brasile: simbolo del disastro clerico-liberista (2003)     89
 5. Israele, un sogno di libertà prigioniero
    del dogmatismo religioso (2001)                            92
 6. Woytila, un papa funesto (2001)                            96
 7. Bersi il cervello e morire di sete (2003)                  98
 8. Ruanda: una tragedia targata Vaticano (2001)              101
 9. Islam, donne e psicopolitica (2001)                       102
10. L'enigma delle donne kamikaze (2005)                      105
11. L'arma vincente contro il terrorismo (2004)               108
12. La lezione indiana (2004)                                 111
13. Perché Rumi e Francesco furono e sono soccombenti? (2005) 113
14. Islam: e se i militari fossero il male minore? (2002)     116
15. "Libera Chiesa in libero Stato":
    un'illusione ottocentesca? (2002)                         119
16. Crisi energetica e popolazione (2007)                     122

Applicazioni italiane

 1. Lamberto l'incomprimibile (1995)                          126
 2. La tribuna degli altruisti (1998)                         128
 3. Astensionismo: perché? (2000)                             130
 4. Moralità della resistenza fiscale (1999)                  133
 5. Traffico paralizzato da vigili e ausiliari (1999)         135
 6. La scuola italiana: una triplice, grande truffa (2000)    138
 7. Storia del cancro burocratico italiano (2000)             140
 8. Psicotest ai giudici: perché solo a loro? (2004)          143
 9. I fischi di Mirafiori e il nuovo sindacato (2007)         146
10. Auditel: una diatriba sballata (2000)                     148
11. Cultura e Tv sono coniugabili (2002)                      151
12. Popolo liberale, dirigenze stataliste (2004)              153
13. Perché non possiamo non dirci anticlericali (2005)        155
14. Ratzinger, l'ayatollà vaticano (2005)                     159
15. Il centrismo, casa dei furbetti della politica
    italiana (2006)                                           162
16. Una Lega italiana degli sfruttati? (2005)                 164
17. Il costo del Quirinale e la Teoria liberale della lotta
    di classe (2007)                                          166

Cultura

 1. Huntington, maestro dei nostalgici di Westfalia (2001)    169
 2. Femminismo latitante (2002)                               172
 3. Cinesadonaz (1975/2006)                                   175
 4. Benigni e la motivazione educativa e culturale (2003)     178
 5. Le vere ragioni della bancarotta universitaria (2003)     180
 6. Trent'anni di pillola (2001)                              182
 7. Il privato è politico? (2004)                             186
 8. Perché tanto silenzio sulla psicopolitica? (2005)         188
 9. Il linguaggio, maschera della sterilità (2004)            191
10. Picasso, un Barbablù della pittura (2001)                 194
11. Lucio Battisti, canto libero tra marxismo
    e familismo (1999)                                        196
12. Gassman, maestro di finzione scenica (2004)               199
13. Camus, Sartre e la psicopolitica (2005)                   201
14. Kundera: eroi senza figli (2004)                          204
15. Eutanasia: la tragedia di Altamura (2003)                 207
16. Le megalopoli dei megalomani (2006)                       210
17. Brecht: furbo, vile e felice (2006)                       213
18. Attualità di Franz Kafka (2006)                           216
19. Oriana Fallaci e la forza della ragione (2004)            219
20. Perché tanti accademici sono antiliberali? (2004)         221
21. Potere Operaio: una tragicommedia italiana (2005)         224
22. Perché la cultura va a sinistra? (2003)                   227
23. I disastri della storia storicista (2002)                 229
24. De Marchi, l'autoreferenziale (2003)                      232
25. Fo e Charlot, gemelli di furberia politica (2006)         235

Costume

 1. In amore il futuro ha un cuore antico (2002)              238
 2. Il dramma della coppia: le due parabole (2001)            240
 3. Miseria e voluttà, metà della metà (2006)                 243
 4. La nuova Lisistrata e lo sciopero degli uteri (2006)      245
 5. Gl'infedeli e le spietate (1997)                          248
 6. Il gratta e vinci dei miracoli (2000)                     250
 7. Etica mafiosa e islamica: molte affinità (2002)           252
 8. Misoginia degli stilisti (2003)                           254
 9. Anche il Dalai Lama mi cade sull'uccello (2005)           256
10. I nuovi "amerikani de Roma" (2001)                        259
11. Satanismi & Fanatismi (2003)                              262

Scienza

 1. Psicologia e medicina (2002)                              265
 2. Aids, la grande truffa continua (2003)                    268
 3. Epidemia dei polli per i polli (2005)                     270
 4. Kaputt tutta la ricerca sul cancro? (1999)                273
 5. Legge 180: un'attrazione fatale per i demagoghi
    di destra e di sinistra (2005)                            277
 6. Riflessioni sulle scimmie e su Rousseau (2001)            280
 7. Una psicoterapia sovietizzata (2001)                      282
 8. Depressione e insonnia: due mali del secolo? (2003)       285
 9. Terroristi o paranoici? (2004)                            287
10. Le motivazioni erotiche dei terroristi (2005)             290
11. L'umanità sterminata dalla sessuofobia? (2006)            293

Opere di Luigi De Marchi                                      297

 

 

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Pagina 7

Prefazione



Perché il titolo ambizioso di questo libro? Perché, dopo il famoso saggio di Gianni Vattimo Il pensiero debole (1983), che segnalò il fallimento delle tradizionali visioni unitarie della realtà e della storia e, proclamando l'impotenza del pensiero umano dinanzi agli enigmi e alle contraddizioni della vita, di fatto contribuì a promuovere il ritorno dei dogmatismi religiosi, mi è parso necessario e urgente ricordare che la ricerca di metodi critici e di significati unificanti da applicare alle nostre esperienze esistenziali costituisce forse il bisogno supremo dell'essere umano e che l'approccio psicologico da me proposto può offrire una nuova risposta a tale bisogno. Quanto al sottotitolo del volume, esso cita Marx e Freud come simboli dei defunti "pensieri forti" del Novecento e vuole al tempo stesso alleggerire la solennità del titolo con un richiamo scherzoso e autoironico a una famosa battuta di Woody Allen (del resto, credo di averne diritto, visto che l'illustre recensore di una mia recente opera, Paolo Guzzanti, mi ha definito "un felice incrocio tra Bertrand Russell e Woody Allen"). Ma vediamo ora di chiarire meglio gl'intenti e i limiti degli scritti qui stampati.

Questo libro presenta un centinaio dei circa mille miei editoriali degli ultimi dieci anni. Poiché gran parte di questi editoriali sono stati trasmessi dai microfoni di Radio Radicale, mi corre l'obbligo di precisare che essi non esprimono la linea del Partito radicale sui vari temi trattati, ma spesso propongono, anzi, analisi e opinioni mie personali. Questo, del resto, è stato fin dall'inizio lo spirito dell'accordo di collaborazione indipendente che mi ha legato e mi lega a Radio Radicale: io avrei avuto piena libertà di parola da quei microfoni ma, in cambio, dovevo impegnarmi ad avvertire gli ascoltatori, quando esprimevo idee diverse da o contrastanti con la linea del partito, che si trattava d'idee personali. Mi sembrò subito un ottimo gentlemen's agreement che, significativamente, è stato scrupolosamente rispettato da entrambe le parti.

Quanto all'impianto e ai contenuti del volume, essi rispecchiano a grandi linee quelli del mio pensiero psicopolitico, psicosociale e psicoculturale e delle sue applicazioni alle più diverse tematiche del presente e del passato: un pensiero che vede nella psicologia, e in particolare nella mia Psicologia umanistica esistenziale, una chiave preziosa e unitaria per affrontare molti enigmi della storia umana.

Certo, le radici teoriche del mio pensiero sono state esposte in forma più articolata ed esauriente nei miei libri precedenti: da Sesso e civiltà (1960) a Sociologia del sesso (1963), da Wilhelm Reich – Biografia di un'idea (1970) a Psicopolitica (1976), da Scimmietta ti amo (1984) a Otto Rank, pioniere misconosciuto (1992), da Il Manifesto dei liberisti (1995) ad Aids, la grande truffa (1996), da Poesia del desiderio (1998) a O noi o loro! (2000), da Lo shock primario (2002) a Il Solista (2003).

Ma l'interesse particolare di queste pagine sta nel fatto che esse dimostrano la superiore validità dell'approccio psicologico nell'analisi dei più diversi e drammatici problemi del nostro tempo.

Come emerge chiaramente anche dall'indice, questo libro presenta anzitutto, prendendo spunto da piccoli o grandi eventi di cronaca, alcuni nuclei teorici del mio pensiero su vari temi: il dogmatismo, il fanatismo e il terrorismo religioso, la guerra e il pacifismo, la bioetica, la globalizzazione, il relativismo etico, la Psicologia politica liberale, la Teoria liberale della lotta di classe, gli errori e i disastri del liberismo duro e puro, la Rivoluzione Liberale, i possibili scenari dell'evoluzione futura dell'umanità.

Il secondo gruppo di articoli presenta le applicazioni dell'analisi psicopolitica ad alcuni grandi problemi internazionali: la Cina, l'America Latina, Israele, la fame, la sete, gli strumenti efficaci di lotta contro il terrorismo.

Il terzo gruppo di articoli documenta la possibilità di applicare le mie analisi ai più diversi problemi e fenomeni politici italiani: dalla Lega all'astensionismo, dalla banalità di tutte le reti televisive nazionali all'irriducibilità del debito pubblico, dalla inconcludenza di tutti i governi di destra e di sinistra all'inefficienza cronica della scuola e delle università, dalla prepotenza di certa magistratura alla paralisi del traffico.

I capitoli dell'opera dedicati alla cultura, al costume e alla scienza discutono d'innumerevoli problemi che sembrano, a prima vista, del tutto estranei alla psicologia e tra loro incomparabili (dalle tesi di Huntington sullo scontro delle civiltà all'arte di Picasso, dall'eutanasia alla questione demografica, dal teatro di Gassman alle coppie scambiste, dall'eclissi del femminismo alla misoginia degli stilisti, dalle vergogne della legge psichiatrica italiana a quelle del terrorismo sanitario in tema di Aids), e che, viceversa, svelano a un esame attento un comune denominatore di carattere psicologico.

In alcuni degli articoli inclusi in questa selezione si percepisce un atteggiamento molto, troppo benevolo verso le forze politiche del centrodestra. Il motivo di questa ingenua benevolenza sta nel fatto che si tratta di articoli scritti poco prima o poco dopo le elezioni politiche del 2001, quando Berlusconi conquistò una forte maggioranza promettendo agli italiani la Rivoluzione Liberale e forti sgravi fiscali. Ma, in cinque anni di legislatura, quei "forti sgravi fiscali" non hanno superato l'1% e della promessa Rivoluzione Liberale non s'è vista alcuna traccia.

Al contrario, Berlusconi ha regalato all'Italia una pesante involuzione clericale e un sostanziale immobilismo nei confronti delle forze stataliste. Basterà ricordare alcune delle più cocenti delusioni seguite alle speranze accese con la vittoria del 2001.

1. Sul piano organizzativo, Berlusconi si è circondato d'un gruppo di collaboratori e consiglieri che, non certo per caso, sono quasi tutti di estrazione clericale.

2. Sul piano politico, gli alleati clericaleggianti (da Buttiglione a Casini a Follini) sono stati sempre corteggiati e favoriti nonostante i continui sgambetti e ribaltini, mentre i liberali e i laici sono stati sistematicamente emarginati.

3. Sul piano mediatico, le cariche direttive delle Tv Rai e Mediaset sono state suddivise tra filoclericali e filocomunisti: ma sempre con l'accurata esclusione dei laici e dei liberali.

4. Sul piano economico, la regola aurea d'ogni liberalismo autentico "Meno Stato e più Mercato" è stata sostanzialmente disattesa, dato che la nostra pletorica burocrazia non è stata minimamente ridimensionata e ha continuato a sequestrare i 4/5 delle tasse rapinate ai lavoratori del privato per pagarsi i propri stipendi, impedendo di fatto ogni sostanziale sgravio fiscale e ogni serio investimento propulsivo e infrastrutturale.

5. Sul piano scolastico, accademico e culturale, la Riforma Moratti non ha intaccato lo strapotere corporativo e sindacale, che blocca una qualsiasi valutazione e selezione delle nostra mediocre classe docente, responsabile del vergognoso primato italiano nella fuga dei giovani dallo studio e dei cervelli dall'Italia; ha lasciato cadere, nonostante le promesse iniziali, le mie proposte per sostituire l'attuale rovinosa selezione puramente nozionistica (che spalanca le porte a docenti incapaci di stabilire un buon rapporto con gli allievi) con una selezione attitudinale, indispensabile per migliorare radicalmente la relazione tra docente e studente e per passare, come amo dire, "dalla scuola dell'obbligo alla scuola dell'entusiasmo": e ha continuato l'irresponsabile espansione d'un personale docente e non docente che era già doppio di quello medio europeo e che assorbe per i suoi stipendi il 98% delle risorse finanziarie disponibili per l'Istruzione.

6. In campo giudiziario, la Riforma Castelli (pur benemerita per l'applicazione, subito revocata dal centrosinistra, dei test psicologici attitudinali a una casta che può pesantemente e insindacabilmente limitare la libertà e i diritti del cittadino) non ha sostanzialmente intaccato lo strapotere che la magistratura italiana si è attribuito e non ha introdotto la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e magistratura giudicante, che esiste in tutti i paesi liberaldemocratici e che è parte essenziale d'una giustizia giusta.

7. In campo sanitario, il ministro Sirchia e il sottosegretario Guidi, arrivati ai loro posti anche con i due milioni di voti dei familiari dei malati di mente, che avevano votato compatti per il centrodestra nella speranza di liberarsi dal calvario della convivenza forzata con i loro congiunti folli e pericolosi cui li condannano da trent'anni la legge 180 e la psichiatria sinistrese, hanno tradito quelle speranze rifiutando di cambiare una sola virgola di quella legge sciagurata, col risultato che almeno un milione di elettori hanno voltato le spalle alla Casa delle libertà nelle elezioni del 2006. Inoltre, quei due ministri opportunisti travestiti da liberali hanno ignorato le proposte di umanizzazione della medicina avanzate del nostro Centro Culturale per la Rivoluzione Liberale, lasciando i servizi sanitari nella condizione di freddezza e indifferenza burocratica in cui li avevano trovati.


E a queste inadempienze del Governo Berlusconi si devono aggiungere le molte occasioni perdute, in barba alle sollecitazioni del nostro Centro Culturale per la Rivoluzione Liberale. Ecco alcune di queste preziose occasioni perdute.

1. L'occasione di assicurare alla Casa delle libertà una maggioranza forte e stabile applicando la Teoria liberale della lotta di classe elaborata nelle mie opere (e qui sintetizzata a p. 40) e assicurando così ai lavoratori dipendenti e indipendenti del privato (che costituiscono l'80% dell'elettorato) i robusti e immediati aumenti di paga e di reddito realizzabili con una drastica riduzione della nostra burocrazia e della schiacciante pressione fiscale necessaria per mantenerla nell'ozio, nella sicurezza e nel privilegio.

2. L'occasione (più volte segnalata dal nostro Centro e sintetizzata in questo libro alle pp. 108-111) di assumere la leadership europea e occidentale della sola guerra — la guerra mediatica — capace di bonificare l'humus culturale misogino e dogmatico su cui nasce e prospera la mala pianta del fanatismo e del terrorismo e di denunciare l'illusione ingenua e rovinosa di poter vincere il fanatismo islamico con interventi militari che, viceversa, cementano l'unione tra le popolazioni e i leader fanatici e invitano a nozze i terroristi, bramosi di immolarsi nella Guerra Santa per assicurarsi l'immortalità e la felicità eterna nel Paradiso islamico degli Eroi.

3. L'occasione — anch'essa ripetutamente segnalata nei miei scritti (vedi pp. 44-47) — di assicurarsi nuovi, vasti consensi tra i lavoratori del privato opponendosi anche a livello europeo alla globalizzazione traumatica e selvaggia (voluta dalle multinazionali e dai liberisti d'accademia) che sta distruggendo l'occupazione e la prosperità delle piccole imprese, spina dorsale dell'economia e della democrazia italiana, e sostenendo invece una globalizzazione molto graduale, in un primo tempo limitata ai paesi socialmente omogenei e, solo in un secondo, estesa all'intero pianeta.

4. L'occasione di guadagnare milioni di voti in ogni parte d'Italia opponendosi, come ha fatto Sarkozy in Francia, alla politica immigratoria aperturista appoggiata dal Vaticano, dalle sinistre e da Confindustria e adottando la politica immigratoria fortemente restrittiva da anni richiesta invano dalla maggioranza schiacciante degli italiani, soprattutto nei confronti dell'immigrazione islamica.

5. L'occasione (instancabilmente sottolineata non solo negli editoriali qui ristampati alle pp. 60, 68 e 122, ma in tanti altri miei scritti degli ultimi quaranta anni) di conquistare prestigio internazionale e milioni di voti italiani combattendo seriamente (anziché col blablablà buonista) la fame e la povertà del Terzo Mondo attraverso una politica di sostegno alla regolazione delle nascite.


Infine, mi sembra doveroso spiegare un tratto di tutti questi scritti, e quindi di questo libro, che può suscitare qualche insofferenza nei lettori di palato sensibile: e precisamente l'autoreferenzialità, cioè il ricorrente riferimento alle mie opere precedenti e alle mie innovazioni teoriche o creative. Per la spiegazione del fenomeno, non posso che rimandare il lettore all'articolo De Marchi, l'autoreferenziale (v. pp. 232-235) [...]

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