Copertina
Autore Dario De Toffoli
Titolo Il grande libro del Backgammon
Sottotitolostoria, regole, tecnica, attualità
EdizioneNuovi Equilibri, Viterbo, 2008 , pag. 522, ill., cop.fle., dim. 15x21x3,2 cm , Isbn 978-88-6222-035-4
LettoreSara Allodi, 2010
Classe giochi , storia sociale
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Indice

  1 PREFAZIONE
  3 INTRODUZIONE

    PARTE PRIMA   STORIA


    1.  LE ORIGINI

  9 1.1 L'Egitto: il Senet
 16 1.2 Gioco Reale di Ur - Gioco delle venti caselle

    2.  IL MONDO GRECO-ROMANO

 23 2.1 La Grecia: Diagrammismos e Penthe grammai
 27 2.2 Roma: Ludus Duodecim Scriptorum
 34 2.3 Alea, id est Tabula

    3.  IL NARD

 45 3.1 Le origini persiane
 48 3.2 Nel mondo arabo
 50 3.3 II gioco
 53 3.4 La diffusione in Asia
 55 3.5 India: Pasakakrida

    4.  IL MEDIOEVO: LE TAVOLE

 59 4.1 Le Tavole
 63 4.2 Il Libro de los Juegos di Alfonso X
 65 4.3 I giochi di Tablas del Codice Alfonsino
 82 4.4 Altri manoscritti medievali
 83 4.5 Il tavoliere di Glouncester e l'Inghilterra medievale

    5.1 DIVERSI GIOCHI DAL CINQUECENTO ALL'OTTOCENTO

 89 5.1 Un gioco, tanti giochi
 91 5.2 Sbaraglino e altri giochi italiani
 97 5.3 Trictrac
104 5.4 Revertier, Toute table e altri giochi francesi
110 5.5 Jacquet
113 5.6 Puff
115 5.7 Backgammon e altri giochi inglesi
119 5.8 Tavola reale

    6.  LE REGOLE DEL TRICTRAC

125 6.1 Generalità
128 6.2 Muovere le pedine
132 6.3 Punteggi
137 6.4 Il tour
139 6.5 Una partita completa

    7.  TEMPI MODERNI

163 7.1 II raddoppio
167 7.2 La rinascita definitiva
169 7.3 Fair Backgammon?
170 7.4 Al cinema


    PARTE SECONDA   REGOLE


    1.  IL GIOCO

177 1.1 Si inizia
181 1.2 Il movimento delle pedine
184 1.3 Pedine isolate
186 1.4 Il rientro dal bar
189 1.5 Levare le pedine
197 1.6 Obbligatorietà delle mosse
199 1.7 Correttezza della mossa

    2   I PUNTEGGI

203 2.1 Tipi di vittoria
206 2.2 Il cubo del raddoppio
210 2.3 La partita
213 2.4 Money game

    3.  LA NOTAZIONE

215 3.1 Orientamento del tavoliere
218 3.2 La notazione delle mosse
221 3.3 La notazione delle partite

    4.  NORME E PROCEDURE DI TORNEO

225 4.1 Il Backgammon agonistico
226 4.2 Struttura dei tornei
227 4.3 Regolamento di torneo

    5.  VARIANTI

239 5.1 Chouette
242 5.2 Eventi collaterali
245 5.3 Tavli
250 5.4 Altri giochi mediorientali
254 5.5 Giochi islandesi
257 5.6 Divagazioni


    PARTE TERZA   TECNICA


    1.  CONCETTI GENERALI

265 1.1 Sequenze di punte occupate
267 1.2 Importanza delle varie punte
270 1.3 Correre dei rischi: i costruttori
274 1.4 Mangiare le pedine scoperte
278 1.5 Spirito critico

    2.  ASPETTI MATEMATICI

281 2.1 Probabilità
287 2.2 Costruttori
289 2.3 Uscita
291 2.4 Pip count
299 2.5 Il rientro dal bar

    3.  APERTURE

301 3.1 Premesse
303 3.2 Aperture automatiche: 3-1, 4-2, 6-1, 5-3, 6-5
306 3.3 Aperture 6-2, 6-3, e 6-4
309 3.4 Aperture 5-4 e 5-2
311 3.5 Aperture 4-3 e 3-2
313 3.6 Aperture 5-1, 4-1 e 2-1
315 3.7 Riepilogo delle aperture

    4.  RISPOSTE ALLE APERTURE

317 4.1 Linee guida
319 4.2 Risposte con tiri doppi
329 4.3 Risposte semi-automatiche: 6-1, 3-1, 4-2, 6-5, 5-3
336 4.4 Risposte di 6 con dado medio: 6-4, 6-3, 6-2
345 4.5 Risposte di 5 con dado medio: 5/4, 5/2
351 4.6 Risposta di 3 con dado medio: 4-3, 3-2
359 4.7 Risposta di 1: 5-1, 4-1, 2-1

    5.  TIPI DI PARTITA

369 5.1 Partita di corsa
371 5.2 Partita di posizione (Holding game)
375 5.3 Posizione reciproca
376 5.4 Blitz
378 5.5 Prime vs. prime
380 5.6 Il back game
382 5.7 Contenimento di una pedina

    6.  IL CUBO DEL RADDOPPIO

383 6.1 Cube action
388 6.2 La corsa
391 6.3 Il bearoff
394 6.4 Inizio partita
399 6.5 Holding game
402 6.6 Crunching positions
404 6.7 Action double in corsa
405 6.8 Finali di partita
408 6.9 Blocco reciproco

    7.  LA RIVOLUZIONE INFORMATICA

411 7.1 I programmi
413 7.2 Giocare contro il computer
418 7.3 Analisi di una partita
423 7.4 Analisi di posizioni specifiche

425 8.  UNA PARTITA AL MICROSCOPIO


    9.  IL CUBO DEL RADDOPPIO: TEORIA AVANZATA

449 9.1 La formula di Thorp per il bearoff
455 9.2 Teoria del cubo
466 9.3 Il minimo take point teorico
468 9.4 Gammon e backgammon
469 9.5 La partita di torneo

    10.  VALUTAZIONI

477 10.1 Proposition
480 10.2 Accordi


    PARTE QUARTA   APPARATI

485 1. GENTE DI BACKGAMMON
503 2. GLOSSARIO MINIMO
507 3. BIBLIOGRAFIA
515 4. INDICE ANALITICO

 

 

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INTRODUZIONE


Questo libro trae origine dal mio Giocare a Backgammon (Arsenale, 1991), che già coniugava la storia e la tecnica del gioco.

L'idea iniziale era semplicemente dare una spolverata alla parte storica, sviluppare un po' la tecnica e condire il tutto con una spruzzata di attualità. Illusione.

Appena al lavoro mi sono reso conto che in 17 anni tutto era cambiato: la storia, le regole, la tecnica e naturalmente i personaggi e gli eventi che popolano l'odierno mondo del Backgammon.

Così mi sono rimboccato le maniche e ne è uscito Il grande libro del Backgammon.


Č cambiata la storia!

La storia del Backgammon è proprio cambiata. Č cambiata nel senso che oggi ne sappiamo molto di più. La maggiore attenzione del mondo accademico verso i giochi antichi, e in particolare verso gli antenati del Backgammon, ha condotto a nuovi ritrovamenti archeologici, a studi filologici e anche a mostre e convegni che sono stati occasione di fecondi approfondimenti multidisciplinari.

Basti citare che vent'anni fa tutte le storie del Backgammon prendevano le mosse dai celebri tavolieri sumeri rinvenuti a Ur e databili al 2560 a.C.: ebbene oggi partiamo dal gioco egizio del Senet, le cui evidenze sono anteriori al 3000 a.C.

Certo non tutto è stato chiarito, molti collegamenti non sono ancora verificati e poi le nuove scoperte propongono nuovi interrogativi. In altre parole, c'è ancora tanto lavoro da fare. In particolare questo lavoro mi ha dato l'occasione di approfondire dettagliatamente le regole del Trictrac, la splendida variante che per un paio di secoli fu in auge presso la corte del Re di Francia: sulla base di testi d'epoca ho anche ricostruito mossa per mossa un'intera partita.


Sono cambiate le regole!

Beh, non esageriamo, le regole di gioco per fortuna sono rimaste le stesse.

Ma sono state messe a punto norme internazionali di gara e per la prima volta vengono raccolte in un libro ampiamente motivate e commentate. Ne faranno tesoro non solo i tanti circoli che organizzano tornei, ma anche i singoli giocatori che potranno partecipare ai tornei stessi in modo molto più consapevole.


Č cambiata la tecnica!

Meglio essere prudenti o giocare aggressivi, portare in salvo la pedina o esporre un blot? Dipende dalla situazione, certo, ma dipende anche dallo stile di gioco. E col passare dei decenni gli stili sono cambiati, più volte, un po' come le mode, anche perché la nostra comprensione delle situazioni non è assoluta. Gli anni novanta hanno visto l'avvento della rivoluzione informatica, vale a dire lo sviluppo di programmi per computer che giocano a Backgammon, sempre più potenti, sempre più precisi, sempre più forti. Tutto è cambiato, soprattutto l'approccio al gioco dei giocatori non occasionali. Certo, anche i programmi migliori hanno ancora delle lacune, commettono errori di valutazione nelle posizioni più complesse, ma la consapevolezza sulle strategie di gioco che oggi, grazie a loro, è assai diffusa anche fra i giocatori di livello medio, due decenni fa era inimmaginabile.


Non è cambiato il gioco!

Quello che non è cambiato è lo spirito del gioco del Backgammon. Riprendo quindi, dalla mia prefazione del 1991, alcune considerazioni che reputo ancora pienamente attuali.

Il Backgammon è uno dei giochi più antichi e più belli mai esistiti e il suo successo è dovuto al perfetto equilibrio fra abilità e fortuna. Nel lungo termine non c'è niente da fare, il giocatore più forte vince il maggior numero di partite, ma nel breve termine può succedere che il novellino batta il campione. Negli Scacchi questo non può accadere e in ciò consiste la differenza fondamentale: giocando a Backgammon vi capiterà di perdere con giocatori più deboli e vi capiterà di vincere con giocatori più forti: se non accettate questi presupposti, cambiate gioco!

Tutti i giocatori di Backgammon, in cuor loro, si ritengono più bravi di quanto effettivamente siano; e questo è un altro dei segreti del successo di questo gioco: chi vince ha giocato bene, chi perde, è stato sfortunato. Scagli la prima pietra chi non ha mai fatto questi pensieri!

Jacoby e Crawford nel loro Il libro del backgammon raccontavano che gli egiziani, grandi giocatori, non si lamentano mai della loro sorte e citando George Mabardi, soggiungevano: «credono che la sorte sia l'inevitabile ricompensa dell'abilità». A mio avviso è esattamente così. I giocatori più bravi sono, o meglio sembrano, più fortunati! Il fatto è che nel Backgammon l'abilità consiste soprattutto nell'ottimizzazione statistica delle proprie chance, nel fare in modo cioè che fra tutti i possibili tiri di dadi, il maggior numero sia a proprio favore. E se ci si riesce, cioè se la maggioranza dei tiri è a proprio favore, non si potrà che sembrare fortunati, ma si tratterà di una fortuna guadagnata con l'abilità.

Dario De Toffoli

Venezia, aprile 2008

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A partire dai primi anni Novanta abbiamo assistito a un fiorire di nuovi studi, ritrovamenti, mostre e convegni sulla storia dei giochi e in particolare sull'intricata storia dei tanti antenati del Backgammon. Così qualche domanda ha trovato risposta e vari tasselli sono stati collocati nel mosaico in ricostruzione. Ne risulta una storia sempre più affascinante e sorprendente, una storia che non ha paragoni con quella di nessun altro gioco mai concepito da mente umana.

Restano comunque aperti molti interrogativi, soprattutto su come venivano effettivamente praticate alcune versioni del gioco, da quelle più antiche, come il Senet e il Gioco di Ur, ad altre a noi relativamente vicine, come lo Sbaraglino.


Un veloce excursus

Le più lontane origini del Backgammon risalgono ai tavolieri egizi del Senet, datati al 3000 a.C. e oltre: Cinquemila anni di storia, dunque. Ma è solo grazie a studi recenti che molti collegamenti sono stati confermati: dal Senet, passando per il Gioco di Ur delle tombe sumere, si arriva ai giochi praticati duemila anni fa dai romani, giochi chiamati Alea, Tabula e Ludus Duodecim Scriptorum e certamente imparentati al nostro Backgammon. Les jeux sont faits.

Qualche secolo più tardi, a Bisanzio, anche l'imperatore d'Oriente Zenone si dedica al gioco della Tabula, tanto che un suo sfortunato tiro di dadi è ricordato in un epigramma di Agazia.

Un gioco direttamente imparentato col Backgammon è il Nard, che dalla Persia si diffonde in Medio Oriente e un po' in tutta l'Asia. Di una precisione tecnica straordinaria la descrizione che ne troviamo per esempio nel testo indiano Manasollasa. Dall'India il gioco arriva in Cina, dove diventa popolare nella seconda metà del primo millennio, e in Giappone, dove assume il nome di Sugoroku. Il gioco viene poi praticato in Grecia, ma l'effettiva diffusione in Europa comincia col ritorno dei crociati.

Nel Medio Evo, mantenendo il nome Tabula, diviene uno dei passatempi preferiti delle classi agiate, malgrado una lunga serie di proibizioni, derivanti soprattutto dalla Chiesa.

Ai vari giochi di Tablas è anche dedicato ampio spazio nel Libros de los Juegos redatto nel 1283 per conto di Alfonso X, detto il Savio, re di Castiglia e Leon.

Sebbene le regole di base fossero ormai note da molti secoli, la prima registrazione della parola Backgammon risale al 1645 (Oxford universal dictionary) e vi sono varie ipotesi per spiegarne il significato. Una è back nel significato di indietro più gamen cioè gioco in inglese medievale, con chiaro riferimento alle pedine che a volte devono ricominciare a fare tutto il percorso. Un'altra si riferisce al fatto che il gioco si trovava spesso nel retro (back) delle scacchiere. Un'ultima ipotesi, forse meno attendibile, si riferisce alle parole gallesi bach (piccola) e cammon (guerra).

In Francia una variante del gioco si chiama Trictrac, forse per via del rumore provocato dai dadi che rotolano sul tavoliere di legno, e gode di grande successo soprattutto nel Settecento alla corte reale.

In Italia il gioco assume anche i nomi di Sbaraglino e Tavola reale.

Nel Settecento è comunque ampiamente diffuso in tutta Europa, come testimonia Giacomo Casanova nella Storia della mia vita «quanto a lui mi disse che viveva del gioco tric-trac sebbene non avesse fortuna con i dadi, perché in quel gioco l'abilità vale più della fortuna».

Verso la fine dell'Ottocento il gioco praticamente scompare, ricominciando a diffondersi solo agli inizi degli anni Settanta del Novecento, attraverso due canali: da una parte gli Stati Uniti dove negli anni Venti, con l'introduzione del dado del raddoppio, era stata compiuta l'ultima e decisiva tappa sulla via del Backgammon come lo si gioca oggi; dall'altra i paesi del Mediterraneo Orientale, dove è stato ed è tuttora diffusissimo col nome di Tavli ed è praticato da tutte le classi sociali.

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5. I DIVERSI GIOCHI DAL CINQUECENTO ALL'OTTOCENTO


5.1 UN GIOCO, TANTI GIOCHI

Già nel Medioevo al generico termine di Tavole si erano affiancati nomi specifici per le diverse modalità con cui veniva praticato il gioco. Nel Cinquecento questa tendenza si accentua e si assiste a una fioritura di varianti indicate con termini diversi. Alcuni sono giochi che derivano direttamente da quelli alfonsini, altri hanno caratteristiche originali.

Malgrado i giochi di tavole siano citati in numerosi trattati, malgrado abbondino i riferimenti letterari e le raffigurazioni di scene di gioco in dipinti e incisioni, malgrado sia dunque attestata un'ampia diffusione nei diversi ceti sociali, permane molta confusione sulle regole, perché non ci sono descrizioni complete e attendibili e inoltre, ancora una volta, da una parte lo stesso gioco assumeva nomi diversi e dall'altra con uno stesso nome si indicavano giochi diversi.

Per quanto riguarda gli oggetti del gioco, i tavolieri, ce ne sono pervenuti molti, conservati in collezioni pubbliche e private; presentano una notevole varietà di fattura, alcuni finemente decorati altri molto semplici, a conferma di un utilizzo negli ambienti più diversi. Si trovano per lo più all'interno di "scatole" che esternamente hanno la scacchiera o il tavoliere per la Tavola mulino (Tria); le ventiquattro punte sono in genere di due colori che si alternano, come nei tavolieri moderni.

Discorso a parte merita il Trictrac, un gioco con caratteristiche che lo differenziano nettamente da tutti gli altri. In primis le regole del tutto originali, che prevedono tavolieri con forellini in corrispondenza delle punte, sui quali segnare con piccoli bastoncini i "punti" via via acquisiti dai giocatori. Peculiare anche la precisa codificazione delle regole, caso assolutamente unico nella plurimillenaria storia del Backgammon: per secoli si sono stampati, aggiornati e ristampati ponderosi e dettagliati manuali, principalmente a uso della corte francese e dei salotti aristocratici. Il fatto che il nome di Trictrac, nel corso di vari secoli e in vari paesi, sia stato usato (e addirittura sia ancora usato oggi, nel 2008) da persone che non sanno che cos'è il Trictrac, come generico sinonimo di Backgammon, è una realtà. Del resto ancora oggi, in Italia, nel 2008, c'è gente che gioca a Dama italiana, convinta di giocare a Dama e ignora di praticare forse la più noiosa delle tante varianti damistiche praticate al mondo. Del resto ancora oggi, in Italia, nel 2008, c'è gente che gioca al cosiddetto Poker all'italiana con 5 carte in mano e mazzo ridotto di 32 carte, senza rendersi conto di praticare una sotto-variante spesso nemmeno citata nei manuali internazionali.

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5.2 SBARAGLINO E ALTRI GIOCHI ITALIANI

I giochi di tavole vennero chiamati in Italia con molti nomi diversi a cominciare da Sbaraglino (o Sbaraglio o Sbaraļno o Sbaraia o Sbaraļonarum) per andare al Toccadiglio (parvum e magnum), al Minoretto (major e minor), al Canis martius (Camarzo) e allo Jacina.

Una buona parte viene citata da Gerolamo Cardano (1501-1576), noto soprattutto per avere ideato il giunto detto appunto cardanico; Cardano fu una delle più straordinarie ed eclettiche personalità del suo tempo: matematico, medico, filosofo, fisico, fu anche un accanito giocatore e un attento e scrupoloso conoscitore di giochi. Su questo argomento non tutto quello che egli dice di aver scritto è arrivato sino a noi (come purtroppo un suo trattato sugli Scacchi), ma già nel suo Liber de Ludo Aleae, scritto probabilmente intorno alla metà del Cinquecento, ha occasione di spaziare su molteplici giochi di carte e di dadi, soffermandosi anche su alcuni giochi di tavole. Con tre dadi si giocava a Speraļnum, Speraia e Speraļonum che non sono comunque diversi nomi con cui si chiamava uno stesso gioco, ma nomi di giochi fra loro diversi, benché molto simili. Č nella lingua "volgare" che la p cede il passo alla b e i nomi diventano Sbaraļnum, Sbaraļam e Sbaraļonum. Una possibile derivazione di Speraļnum viene da "sperare", ma "sbaraiare" corrisponde a "spargere". Cardano non spiega in dettaglio le regole di ogni singolo gioco, ma ne dà qualche cenno; mentre nello Sbaraļam per esempio si usano normalmente i tre dadi, nello Sbaraļnum se ne tirano solo due e si suppone che il terzo sia comunque un 6 e in questo il gioco corrisponde quindi allo Sbaraglino, poi descritto nel 1604 dal Bartinelli. Lo Sbaraļonum consiste poi maggiormente nella fortuna, mentre lo Sbaraļam è più lungo da giocare. Con due dadi si gioca invece a Toccadiglium, che a sua volta può essere di due tipi, parvum (che è maggiormente basato sulla fortuna) e magnum; sempre con due dadi si gioca al Canis martius, che non esige un ingegno particolare e al Totae tabulae che si riallaccia al Todas tablas alfonsino e al Toute table francese.

Forse è davvero quest'ultimo il gioco antico che più di ogni altro si avvicina al nostro Backgammon. Cardano ne descrive anche la posizione iniziale, che corrisponde proprio a quella in uso oggi. «Nel "Totae tabulae" si dispongono cinque pedine nell'ultima sede [punta] del tuo avversario alla tua destra e due nella prima alla tua sinistra; tre nella seconda alla tua destra e cinque nella sesta alla tua sinistra; l'avversario ne dispone altrettante nelle stesse sedi, direttamente opposte alle tue. L'intendimento principale è di impedire il passaggio all'avversario e di buttare fuori le sue pedine». Continuando nella sua rassegna, Cardano cita infine il Minoretum che, come il Tocadiglium, può essere di due tipi, il minor e il major, e lo Jacina.

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7.2 LA RINASCITA DEFINITIVA

Il fervore attorno al Backgammon durò poco: decine di libri fra il 1930 e il 1931 e poi quasi nulla fino agli anni sessanta, se si eccettua qualche sporadica pubblicazione. All'inizio degli anni sessanta, eccezion fatta per la Turchia e tutto il Medio Oriente, il Backgammon era praticato soltanto in pochi fra i club più "in" di città come Londra, New York, Boston, Chicago.

E infatti il Medio Oriente, o meglio il bacino orientale del Mediterraneo, è una delle parti del mondo dove più si è giocato e ancora si gioca col tavoliere dalle ventiquattro punte; stiamo parlando di Grecia, Turchia, Libano, Egitto, ma anche Siria, Giordania e altri paesi limitrofi. In queste zone il gioco viene chiamato col termine generale di Tavli o Tavla e ha assunto caratteristiche sue proprie indipendenti dal resto del mondo. I tavolieri sono di legno, i dadi sono piccolissimi e non si usano in genere bussolotti. Giocano un po' tutti, in tutte le classi sociali, e giocano dappertutto, nelle case, nelle bettole, nella strada, seduti davanti all'uscio. E curiosamente giocavano anche quando in Occidente il Backgammon era se non proprio in disuso, quanto meno messo in disparte.


Fu Alexis Obolensky, un principe russo espatriato negli anni cinquanta, che aveva imparato a giocare proprio in Turchia, ad avere l'idea nuova: nel 1964 organizzò alle Bahamas il primo torneo internazionale cui presero parte trentadue giocatori; vinse Charles Wacker di Chicago. Certo si trattava di un evento riservato a una ristrettissima élite, ma ormai, per così dire, il dado era tratto. Nel 1965 e nel 1966 i giocatori furono sessantaquattro e nel 1967 centoventotto; cominciarono a partecipare e a vincere famosi bridgisti come John Crawford e Oswald Jacoby.

Furono proprio Obolensky nel 1969 e Jacoby nel 1970 a rinfrescare le vecchie Laws of Backgammon del 1931 e a pubblicarle nei rispettivi libri. Non vi è ancora cenno nè della regola Jacoby per le partite libere (cioè niente gammon se non è stato usato il cubo), nè soprattutto della regola Crawford per le partite.

La Crawford è una regola oggi universalmente accettata ed è stata proposta negli anni settanta dallo stesso Crawford per risolvere un problema che si verificava nelle partite di torneo: i giocatori in forte ritardo di punteggio avevano preso a raddoppiare anche se la situazione sul tavoliere avrebbe reso irragionevole il raddoppio stesso e ciò naturalmente infastidiva i giocatori in vantaggio. Non c'è dubbio che la Crawford, sancendo l'impossibilità di raddoppiare per un gioco quando il giocatore in vantaggio giunge a un solo punto dalla vittoria, se pur non risolve del tutto la situazione, almeno la calmiera.

Curiosamente, anche quando si è assistito al rifiorire del gioco, quando le regole sono state unificate ed è iniziato lo svolgimento dei tornei internazionali, i giocatori mediorientali hanno continuato imperterriti a giocare a modo loro, considerandosi, forse per diritto storico, i più bravi giocatori del mondo e non provando quindi alcun desiderio di adeguarsi alle regole degli ultimi venuti. Per loro il Backgammon, come lo si gioca oggi, non è altro che uno dei giochi dei quali si compone una partita completa di Tavli, e nemmeno il più interessante. Da notare che alla ridiffusione del gioco in Europa contribuirono senz'altro i vacanzieri che negli anni settanta lo impararono nelle isole dell'Egeo.

Comunque sia, negli anni settanta i tornei si moltiplicarono e cominciarono a svolgersi non solo in America ma anche in Europa; i "bridgisti" iniziarono a perdere la loro leadership a opera di agguerriti giocatori provenienti da altri giochi, soprattutto dagli Scacchi. Si chiamavano Mike Senkiewicz, Paul Magriel, Bill Robertie,... e, insieme ai loro allievi, sono diventati i più forti giocatori del mondo.

Intanto il gioco si diffondeva sempre più in ogni strato sociale, perdendo via via quella connotazione elitaria che originariamente aveva.

Il Backgammon è tutt'oggi in fase di disordinato sviluppo e tornei, campionati e manifestazioni si susseguono con ritmo incalzante. Sarebbe tempo di unificare definitivamente le procedure.

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7.3 FAIR BACKGAMMON?

Fra tanti giocatori soddisfatti del compromesso, la regola Crawford ha anche un acerrimo nemico, Jakob Garal, un giocatore ucraino che vive in Germania. Garal ritiene sostanzialmente che le intere modalità di svolgimento dei tornei di Backgammon non siano abbastanza eque e in particolare accusa la regola Crawford non solo di non risolvere il problema per cui era stata proposta, ma di crearne di nuovi. Il cubo continua a essere utilizzato come strumento per diminuire il gap di punteggio fra chi insegue e chi conduce (ma perché questo deve essere considerato necessariamente un male? In fondo ha portato allo sviluppo di nuove interessanti implicazioni matematiche) e il giocatore che conduce non ha nulla da guadagnare dall'uso del cubo nei giochi post-Crawford. Garal espone la sua particolare analisi e le sue proposte di riforma nel suo Fair backgammon Tournament Rules del 2006. Sostanzialmente si tiene conto di quante pedine l'avversario ha levato e si introduce un sistema di punteggi ispirato a quello del Bridge duplicato. Ne risulterebbe un apparato molto molto più complesso di quello attuale e dubito che il mondo del Backgammon sia disposto a barattare l'imperfetta semplicità attuale con una supposta equità che va oltre le possibilità di comprensione dei più. Inoltre non sono sicuro che il sistema di Garal sia davvero equo, perché analizzando attentamente le decine di tabelle che corredano il suo lavoro, si possono individuare alcune situazioni in cui le attribuzioni di punteggio sono quanto meno discutibili.

In ogni caso, forse le sue proposte non saranno nè desiderabili nè applicabili, ma le critiche di Garal alla struttura del "sistema" Backgammon oggi sono del tutto condivisibili. Molto, troppo è lasciato al caso e alla discrezionalità (a volte pressappochismo) dei direttori di gara: vi sono tornei in cui chi ha avuto il preturno nel Main se lo ritrova automaticamente anche nel Consolation, vi sono direttori tanto pigri da non curarsi di imparare una modalità di sorteggio almeno decente, vi sono importanti campionati in cui è più conveniente raggiungere gli ottavi di finale che i quarti (se perdi ai quarti sei fuori dai premi e anche dalla possibilità di giocare il Consolation). Č evidente che si tratta di irragionevoli aberrazioni dovute all'eccesso di anarchia che governa il mondo del Backgammon. Ci vorrebbe una struttura tecnica che riformasse e mettesse ordine all'intero sistema, ma per ora non mi pare sia nemmeno all'orizzonte.

Dobbiamo quindi accontentarci di piccoli passi. Nella parte sulle Regole, propongo una versione aggiornata del regolamento internazionale di torneo, che tiene conto della reale evoluzione delle situazioni ed è stato approvato dalla World Backgammon Association, organizzatrice dell'European Backgammon Tour, uno dei maggiori circuiti di tornei. Spero che in futuro si possano fare altri e più consistenti passi in avanti.

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