Copertina
Autore Alberto F. De Toni
CoautoreLuca Comello
Titolo Viaggio nella complessità
EdizioneMarsilio, Venezia, 2007, Saggi , pag. 112, ill., cop.fle., dim. 15,5x21,3x0,9 cm , Isbn 978-88-317-9358-2
LettoreRenato di Stefano, 2008
Classe scienze naturali , scienze sociali
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Indice


  9 Prologo. Libera variazione sul viaggio di Ulisse

    PARTE PRIMA. PERCORSO ALL INTERNO
    DELLA TEORIA DELLA COMPLESSITÀ

 13 Discorso sulla complessità
 29 I sette principi della teoria della complessità
 47 Discorso sulle organizzazioni e la complessità
 53 I sette principi del management della complessità
 69 Linee guida per le organizzazioni complesse

 79 Pausa. Prima di ripartire

    PARTE SECONDA. PERCORSO ALL'INTERNO
    DELLA COMPLESSITÀ DEL REALE

 83 Come il pensiero cinese affronta la complessità
 91 Implicazioni operative per la complessità del reale

    CONCLUSIONI

 97 Al termine del viaggio

105 Epilogo. Il viaggio non finisce mai

107 Note bibliografiche


 

 

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Pagina 13

1.
DISCORSO SULLA COMPLESSITÀ



                                    Lascio ai vari futuri (non a tutti)
                                    il mio giardino di sentieri
                                    che si biforcano...

                                    JORGE LUIS BORGES (1941)



DA DANTE A SANTA FE


Il viaggio prende avvio da una sensazione, dalla consapevolezza della scarsa conoscenza dei fenomeni che accadono attorno a noi. Ci sentiamo smarriti e pervasi dal desiderio di una comprensione più accurata della realtà.

Dante esprime questo senso di smarrimento in modo sublime nelle prime righe della Divina Commedia: «Nel mezzo di cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita».

Si tratta di una vera e propria provocazione dal Medioevo per gli studiosi della complessità. E proprio nel mezzo di cammin di nostra vita che perdiamo la strada. E proprio mentre si accumula sempre maggiore conoscenza che ci si accorge degli abissi di ignoranza. E, inevitabilmente, ci si perde nella selva oscura, che altro non è che la complessità del mondo che ci circonda e di cui facciamo parte. La selva oscura è la complessità.

Un'acrobazia spazio-temporale ci porti ora ai giorni nostri in una grande azienda americana. Il senso di smarrimento percepito dinanzi alla complessità è espresso dal direttore di una delle imprese più importanti del mondo: «Ho la sensazione di trovarmi seduto davanti a un falò da campo, a tarda notte, mentre le braci si esauriscono lentamente. Riesco a sentire i rumori che nascono dove finisce la luce, appena fuori dalla mia portata visiva, ma non so chi li produce, né cosa significano».

Provocazioni dal Medioevo e provocazioni dal 2000. Il senso di smarrimento è dovuto al fatto che la complessità sembra essere come il tempo per sant'Agostino. Noi viviamo nel tempo, sappiamo che esiste, ma non riusciamo a definirlo e a comprenderlo. Così è per la complessità.

L'avanzamento multidisciplinare del sapere scientifico del XX secolo è però riuscito a fornire alcune risposte alla sete di conoscenza (non pienamente soddisfatta dalla scienza classica newtoniana), dando luogo a un sistema coerente di conoscenze che viene chiamato «teoria della complessità».

1984, New Mexico, Usa. In un monastero sconsacrato si riunisce un gruppo di giovani scienziati con il codino, con la chiara e insana ambizione di rivoluzionare la scienza, avvicinandola alla comprensione del reale nella sua straordinaria complessità. Nasce l'Istituto di Santa Fe, tempio di questi nuovi studi. Non più algidi teoremi, ma un tuffo nella realtà, pur con strumenti rigorosi: ecco, in uno slogan, la teoria della complessità.

Instabilità, non-equilibrio, irreversibilità, caos e disordine sono alcune delle parole d'ordine di questa nuova scienza.

Oggetto della complessità sono i sistemi complessi, caratterizzati da numerosi elementi qualitativamente diversi tra di loro, e da numerose connessioni non-lineari tra gli elementi. Questo significa che piccole variazioni nei comportamenti degli elementi possono generare effetti inimmaginabili. Si tratta dell'effetto butterfly: il battito d'ali di una farfalla in Cina può generare un tifone negli Stati Uniti. Come in una grande ragnatela, in cui tutto è interconnesso.

Ciascuno di noi è un sistema complesso, costituito da numerosi e diversi elementi in relazione tra di loro. Sistemi complessi sono anche l'azienda in cui lavoriamo e le associazioni che frequentiamo. Internet è un sistema complesso. Cellule, organismi, cervello, economia, reazioni chimiche, fluidi. E così via.


COMPLESSO, NON COMPLICATO


Ciascuno di noi è una combinatoria di esperienze, di relazioni, storie, vissuti individuali e collettivi. Multiple interconnessioni e cause intrecciate a effetti: vita è complessità. A volte è anche complicatezza, ma nella sua essenza è complessità. Complessità è qualcosa di diverso da complicatezza e necessita di strumenti diversi di approccio.

La differenza si coglie già dall'etimologia. Complicato deriva dal latino cum plicum, dove plicum indica la piega di un foglio. Complesso deriva dal latino cum plexum, dove plexum indica il nodo, l'intreccio. La complicatezza rimanda alla linearità del plicum, la complessità all'interconnessione del plexum.


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             COMPLICATO                  COMPLESSO
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Etimologia   cum plicum                  cum plexum

Approccio    analitico                   sintetico (sistemico)

Soluzione    spiegato nelle sue pieghe   compreso nel suo insieme

Esempio      meccanismo                  organismo
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L'approccio da adottare di fronte al problema complicato è quello analitico, che consente di arrivare alla soluzione «spiegando» il problema nelle sue «pieghe»: classico esempio di sistema matematico di n equazioni lineari in n incognite.

Si tratta dunque di considerare le diverse parti e trovare una spiegazione per ciascuna di esse. Il procedimento può anche costare molta fatica, tuttavia è sempre possibile arrivare alla soluzione. Esempio tipico è il meccanismo, che può essere smontato nelle sue parti. Una volta agito su di esse, si ricompone il tutto e si è risolto il problema.

Assai diverso è l'approccio da assumere di fronte al problema complesso. È necessario in questo caso fare uso di un approccio sintetico, o sistemico. L'intreccio è impossibile da comprendere nelle sue parti e bisogna ragionare in termini di sintesi, o di sistema. Infatti, se si scompone l'ordito di un tessuto nei suoi fili o componenti elementari, si perviene a un gruppo di fili che comunque analizzati nella loro somma non consentono più di rappresentare il sistema originale, cioè il tessuto.

Bisogna rinunciare a ridurre analiticamente il fenomeno nelle sue pieghe o fili, e concentrarsi nella comprensione dell'intero sistema, considerato nel suo insieme come qualcosa di indivisibile. Metodologicamente è necessario un salto di piano: da quello analitico dove si pone il problema a quello sintetico dove si trova la soluzione, guardando il problema dall'alto.

La soluzione è comprendere il complesso nel suo insieme. Esempio tipico è l'organismo: non può essere scomposto nelle sue parti, va capito con logica sintetica che ne colga la complessità. La coscienza non può essere capita dallo studio dei neuroni.

Il complicato può essere condensato in un'equazione, il complesso può essere solo raccontato. Per questo, la scienza è stata tenace idealizzazione, di importanza fondamentale per lo sviluppo dell'umanità, ma incapace di considerare la bellezza e la sorpresa della natura. Di qui il senso di smarrimento. Almeno fino a quando un gruppo di giovani scienziati con il codino non si è riunito in un monastero sconsacrato a Santa Fe, tre secoli dopo Newton.

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Pagina 16

BREVE VIAGGIO TRA I GIGANTI VERSO LA COMPLESSITÀ

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Pagina 29

2.
I SETTE PRINCIPI
DELLA TEORIA DELLA COMPLESSITÀ



                                            È tutto un equilibrio
                                            sopra la follia

                                            VASCO ROSSI (1996)



La teoria della complessità è un sistema di conoscenze multi-disciplinari: fisica, biologia, filosofia, economia, management ecc. Tutte le discipline hanno qualcosa da aggiungere sul tema della complessità, poiché essa è ovunque. Abbiamo sentito l'esigenza di razionalizzare questi contributi così eterogenei, individuando sette principi della teoria della complessità. Sette è un numero magico, colto anche dalla tradizione biblica. Nel nostro caso non si è trattato di una decisione ex ante, ma di un risultato .cor ex post.


PRINCIPIO 1. AUTO-ORGANIZZAZIONE


L'auto-organizzazione è la comparsa spontanea di ordine, nuove strutture e nuove forme di comportamento in sistemi termodinamicamente aperti ma organizzativamente chiusi, lontani dall'equilibrio.

Gli stormi di uccelli che d'autunno migrano verso sud. I loro movimenti fluidi sembrano essere guidati da una coreografia predefinita e organizzata. Ma generalmente, gli stormi non hanno un leader, né un progetto. Uno stormo agisce in modo armonioso perché ogni singolo uccello segue un insieme di regole di base, che lo portano a imitare l'atteggiamento dei propri vicini. Emerge un comportamento coerente.

Le formiche si comportano in modo analogo. Anche le automobili in un ingorgo autostradale. Emerge un comportamento coerente.

L'emergenza di nuove strutture e forme di comportamento dal basso verso l'alto, in assenza di un disegno prestabilito imposto dall'esterno, rappresenta una delle caratteristiche piu affascinanti dei sistemi complessi. Interazioni locali determinate da poche e semplici regole danno luogo a comportamenti globali complessi e affascinanti.

L'auto-organizzazione rappresenta proprio la tendenza di un sistema aperto a generare nuove strutture e forme a partire da dinamiche interne, dalle interazioni cooperative e competitive degli agenti nel sistema. La teoria della complessità studia sistemi aperti dal punto di vista termodinamico, opposti ai sistemi chiusi presi in considerazione dal secondo principio della termodinamica. In tali sistemi aperti, opposta alla tendenza alla degradazione (entropia), vi è una tendenza all'organizzazione (neghentropia). Per sottolineare poi l'impermeabilità rispetto a un disegno esterno, si dice che i sistemi complessi sono termodinamicamente aperti, ma chiusi dal punto di vista organizzativo.

Le specie viventi sono auto-organizzate in milioni di generi di animali e piante, a partire dal molto semplice fino ad arrivare al complesso. Nell'universo, le particelle elementari formano gli atomi, le molecole, gli elementi e i composti. Su scala cosmica, le nuvole gassose condensano per dare luogo alle stelle, che poi portano alle galassie, ai gruppi di galassie ecc. Il cervello umano è un altro splendido esempio di auto-organizzazione: la coscienza è una proprietà emergente dalle interazioni dei neuroni.

Gli stormi di uccelli che d'autunno migrano verso sud non hanno un leader né un progetto eppure emerge un comportamento coerente. Secondo il premio Nobel per la fisica Philip Anderson (1972), «è il mistero più affascinante della scienza».

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Pagina 73

LE TRE LEGGI DELLE ORGANIZZAZIONI COMPLESSE


Dopo avere descritto i sette principi della teoria della complessità applicati al management, si cercano ora di identificare alcune leggi che traducano i suddetti principi in linee guida per i manager delle organizzazioni complesse.

I principi rappresentano il fondamento di una dottrina o di una scienza: i sette principi della complessità sono le basi teoriche del management della complessità. Le leggi che proponiamo rappresentano linee guida da non intendersi in senso deterministico o normativo. È impossibile fornire ricette infallibili per gestire la complessità.


1. Legge dell'apertura


Tutti i sistemi complessi sono aperti, ovvero scambiano materia, energia e informazione con l'esterno. Anche le organizzazioni dovrebbero mantenersi «aperte», per co-evolvere nell'ambiente circostante. Un'organizzazione si apre mediante lo scambio di informazione con l'esterno: l'informazione può essere diffusa all'esterno (pubblicità, comunicati stampa, investor relations ecc.) o venire acquisita all'interno (ricerche di mercato, benchmarking, competitive intelligence ecc.). Proprio come i sistemi aperti studiati inizialmente dallo scienziato russo Prigogine (1979), le organizzazioni aprendosi acquisiscono elementi di informazione che possono essere considerati come apporto energetico verso nuovi stati auto-organizzati per alimentare la crescita.


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Prima legge delle organizzazioni complesse
Legge dell'apertura

Date due organizzazioni concorrenti all'interno di un sistema-ambiente (contesto competitivo), le maggiori risorse impiegate (R) dall'una rispetto all'altra in un dato intervallo di tempo (T) allo scopo di favorire l'apertura sono in relazione diretta con l'incremento di vantaggio competitivo (V), attraverso un coefficiente ε che indica il livello di qualità della spesa.

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                 ΔR
                   apertura
                 ----------  ε          =  ΔV
                 ΔT           apertura       apertura
                   apertura

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