Copertina
Autore Philip K. Dick
Titolo I labirinti della memoria e altri racconti
EdizioneFanucci, Roma, 2004, Collezione , pag. 244, cop.fle.sov., dim. 143x220x19 mm , Isbn 978-88-347-0990-0
OriginalePaycheck [1953], al.
PrefazioneCarlo Pagetti
TraduttoreMaurizio Nati, Sandro Pergameno
LettoreRenato di Stefano, 2004
Classe fantascienza
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Indice

Introduzione                          7

I labirinti della memoria            21
    [Paycheck]


Il pendolare                         69
    [The Commuter]

Souvenir                             87
    [Souvenir]

Progenie                            105
    [Progeny]

Diffidate delle imitazioni          129
    [Pay for the Printer]

Meccanismo di ricordo               153
    [Recall Mechanism]

Se non ci fosse Benny Cemoli        177
    [If There Were No Benny Cemoli]

Sindrome regressiva                 207
    [Retreat Syndrome

Note                                239
 

 

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Pagina 21

I labirinti della memoria



Tutto a un tratto fu in movimento. Intorno a lui ronzavano dolcemente i motori a reazione. Si trovava su un piccolo incrociatore privato che solcava placidamente il cielo pomeridiano tra una città e l'altra.

«Uh!» esclamò, raddrizzandosi sul sedile e strofinandosi la fronte. Accanto a lui, Earl Rethrick lo stava osservando intensamente, con gli occhi scintillanti.

«Si è ripreso?»

«Dove siamo?» Jennings scosse la testa, cercando di superare quel senso di doloroso stordimento. «O forse dovrei formulare la domanda in un altro modo.» Già si era accorto che non era autunno inoltrato. Era primavera, perché i campi al di sotto del velivolo erano verdi. L'ultima cosa che ricordava era di trovarsi insieme a Rethrick dentro un ascensore. Ed era autunno inoltrato, a New York.

«Si» disse Rethrick. «Sono passati quasi due anni. Si accorgerà che sono cambiate un sacco di cose. Pochi mesi fa è caduto il governo, ed è stato sostituito da un altro ancora piu autoritario. La polizia ha un potere pressoché illimitato; adesso stanno insegnando ai bambini a fare le spie. Ma tutto questo era già nell'aria. Vediamo, che altro è successo? New York è diventata piu grande, e ho saputo che hanno terminato di interrare la baia di San Francisco.»

«Quello che voglio sapere è che diavolo ho fatto in questi due anni!» Jennings si accese nervosamente una sigaretta, schiacciandola a un'estremità. «Me lo dirà?»

«No. Certo che non glielo dirò.»

«Dove stiamo andando?»

«Stiamo tornando all'ufficio di New York. Dove mi ha incontrato per la prima volta. Si ricorda? Forse se ne ricorda meglio di me. In fondo, per lei è passato un giorno o due.»

Jennings annui. Due anni! Due anni della sua vita che se ne erano andati per sempre. Non sembrava possibile. Aveva continuato a pensarci, a discuterne dentro di sé, fino al momento di salire in ascensore. Avrebbe dovuto cambiare idea? Anche se la cosa gli stava per fruttare un bel po' di denaro - ed era davvero tanto, anche per lui - in realtà non sembrava che il gioco valesse poi la candela. Si sarebbe domandato in eterno che cosa aveva fatto in quel periodo. Era legale? Era... Ma a questo punto era inutile fare congetture del genere. Proprio mentre stava cercando di prendere una decisione, era caduto il sipario. Guardò tristemente dal finestrino il cielo pomeridiano. Al di sotto, la terra era umida e viva. Primavera, primavera due anni dopo. E a lui cos'era rimasto, di quei due anni?

«Sono stato pagato?» domandò, poi tirò fuori il portafoglio e vi guardò dentro. «Pare di no.»

«No. Verrà pagato all'ufficio. Ci penserà Kelly.»

«Tutto insieme?»

«Cinquantamila crediti.»

Jennings sorrise. Si sentiva un po' meglio, ora che l'altro gli aveva ripetuto ad alta voce l'entità della somma. Forse non era poi cosi male. Quasi come essere pagati per dormire. Ma era piu vecchio di due anni, e due di meno gliene restavano da vivere. Era come vendere una parte di se stesso, della propria vita. E la vita valeva la pena viverla tutta, in quei giorni. Scrollò le spalle. In ogni caso, era ormai una cosa che apparteneva al passato.

«Siamo quasi arrivati» disse l'uomo piú anziano. Il robopilota fece scendere in picchiata l'incrociatore, puntandolo verso il suolo. Sotto di loro divenne visibile il contorno di New York. «Bene, Jennings. Spero di non rivederla mai piu.» Gli porse la mano. «È stato un piacere lavorare con lei. Sa, noi abbiamo lavorato insieme. Fianco a fianco. Lei è uno dei migliori tecnici che abbia mai avuto. Abbiamo fatto bene ad assumerla, anche a quel prezzo. Ci ha ripagato abbondantemente... benché non se ne renda conto.»

«Sono contento che abbia speso bene il suo denaro.»

«Lei sembra arrabbiato.»

«No, sto solo cercando di abituarmi all'idea di essere di due anni piu vecchio.»

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Pagina 32

Il suo io di quei due anni aveva conosciuto cose che lui ignorava, cose che erano scomparse dalla sua mente quando la compagnia l'aveva ripulita. Come un calcolatore che fosse stato azzerato, o una lavagna appena cancellata. Ciò che lui aveva saputo non c'era piú, con l'unica eccezione di sette oggetti, cinque dei quali erano ancora nella sua tasca.

Ma il vero problema era un altro, per il momento. Per le speculazioni c'era tempo, e questo era molto piú urgente e concreto. La polizia era sulle sue tracce. Avevano il suo nome e la sua descrizione, perciò era inutile pensare di tornare a casa... se pure aveva ancora una casa. Ma dove, allora? Alberghi? La polizia li controllava ogni giorno. Amici? Avrebbe significato mettere in pericolo anche loro. Era soltanto una questione di tempo, prima che lo trovassero, magari a passeggio per strada, o in un ristorante, in un negozio, o in una stanza in affitto. La polizia era ovunque.

Ovunque? Non proprio. Se un individuo era privo di difese, lo stesso non valeva per il mondo degli affari. Le grandi potenze economiche erano riuscite a conservare la loro libertà, mentre quasi tutti gli altri aspetti della società erano ormai sotto il controllo del governo. Le leggi non proteggevano piú il singolo, ma la proprietà e l'industria; i poliziotti potevano mettere le mani su chiunque, ma non potevano entrare in una compagnia, in una società, e fare ciò che volevano. Tutto ciò era stato chiaramente stabilito a metà del ventesimo secolo.

Industrie, corporazioni, aziende, erano al sicuro dalla polizia, che doveva ricorrere a strade lunghe e tortuose per giungere fino a loro. La Rethrick Construction era uno dei bersagli piú in vista, ma la polizia non poteva intervenire finché non ci fosse stata una violazione palese della legge. E se fosse riuscito a tornare alla compagnia, e a entrare nel palazzo, sarebbe stato al sicuro. Jennings sorrise fra sé. Era come la chiesa, il santuario dei suoi tempi. Non lo Stato contro la Chiesa, ma piuttosto il Governo contro il Potere Economico. La nuova Notre Dame, dove la legge non arrivava.

Rethrick lo avrebbe ripreso? Si, alle vecchie condizioni. Lo aveva già detto. Altri due anni sottratti alla sua vita, e poi di nuovo sulla strada. Gli sarebbe servito a qualcosa? Improvvisamente, tornò a infilarsi la mano nella tasca, dove ritrovò i cinque oggetti. Di certo lui si aspettava che venissero usati! No, non poteva ritornare da Rethrick e firmare un altro contratto a tempo. Bisognava fare qualcos'altro, qualcosa di piú concreto. Jennings rifletté: Rethrick Construction. Che cosa costruiva? E che cosa aveva saputo, e scoperto, lui nel corso di quei due anni? E perché la polizia era cosí interessata alla faccenda?

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Pagina 41

Jennings lo fece. Sopra l'orecchio, in mezzo ai capelli, c'era qualcosa di duro. «Che cos'è?»

«Lí le hanno bruciato una minuscola sezione del cervello, sotto il cranio, dove si trovavano tutti i suoi ricordi di questi due anni. Li hanno localizzati e bruciati. E non sarà certo la polizia che le potrà far ricordare qualcosa. Non ci sono piú, è come se non ci fossero mai stati.»

«Quando se ne fossero accorti, di me sarebbe rimasto ben poco.»

Kelly non disse nulla.

«Lei capisce la mia situazione. Sarebbe meglio se mi ricordassi qualcosa. Cosi potrei dirglielo e loro...»

«Cosi distruggerebbe Rethrick!»

Jennings si strinse nelle spalle. «Perché no? Rethrick non significa nulla per me. Non so nemmeno quello che fa. E poi perché la polizia si interessa tanto a lui? Tutta quella segretezza fin dall'inizio, ripulirmi il cervello in quel modo...»

«C'è un motivo. Un ottimo motivo.»

«Lei lo conosce?»

«No.» Kelly scosse la testa. «Ma sono sicura che c'è un motivo. Se la polizia si interessa alla faccenda c'è una ragione.» Posò il suo bicchiere, girandosi verso di lui. «Io odio i poliziotti. Tutti li odiamo, nessuno escluso. Ci stanno sempre addosso. Io non so nulla della Rethrick; se cosi non fosse, la mia vita non varrebbe piú nulla. Non c'è molto fra la Rethrick e i poliziotti. Solo poche leggi, una manciata, e nient'altro.»

«Io ho l'impressione che la Rethrick sia ben piú che l'ennesima compagnia di costruzioni che la polizia vuol tenere sotto controllo.»

«Lo credo anch'io, ma non lo so di preciso. Io sono semplicemente un'impiegata. Non sono mai stata allo Stabilimento, non so nemmeno dove si trovi.»

«Però non vorrebbe che gli succedesse qualcosa.»

«Certo che no! Loro sono contro la polizia; e chiunque sia contro la polizia è dalla nostra parte.»

«Davvero? Ho già sentito prima questo tipo di ragionamento. Qualche decennio fa, chiunque combattesse il comunismo era automaticamente una brava persona. Be', il tempo ce lo dirà. Per quanto mi riguarda, io sono un individuo preso fra due forze spietate. Il governo e l'industria. Il governo ha uomini e mezzi, la Rethrick Construction ha la sua tecnocrazia. Cosa ne faccia, io non lo so. Lo sapevo poco tempo fa, e ora mi rimane soltanto un debole barlume, qualche minima traccia. Una teoria.»

Kelly lo guardò, stupita. «Una teoria?»

«E una manciata di gingilli. Sette. Adesso, tre o quattro. Alcuni li ho già usati. Sono alla base del1a mia teoria. Se la Rethrick fa quel1o che io penso che faccia, posso capire l'interesse della polizia. A dire la verità, sto cominciando a condividerlo anch'io.»

«E che cosa fa la Rethrick?»

«Ha inventato un artiglio temporale.»

«Che cosa?»

«Un artiglio temporale. Sono parecchi anni che è una cosa teoricamente possibile. Ma è illegale fare esperimenti con gli artigli e gli specchi temporali. È un crimine, e se si viene scoperti, tutta l'attrezzatura e le informazioni vengono requisite dal governo.» Jennings fece un sorriso stentato. «Non c'è da stupirsi che il governo si interessi alla questione. Se riescono a impadronirsi della Rethrick con tutto il materiale...»

«Un artiglio temporale. È incredibile.»

«Non mi crede?»

«Non lo so. Forse. Quei suoi gingilli. Lei non è il primo a tirar fuori quel sacchetto pieno di cianfrusaglie. Ne ha usato qualcuno. Come?»

«Prima il filo di ferro e il gettone per l'autobus. Mi sono serviti per sfuggire alla polizia. Sembra strano, ma se non li avessi avuti sarei ancora li con loro. Un pezzo di filo di ferro e un gettone del valore di dieci centesimi. Ma io di solito non mi porto appresso cose del genere. È questo il punto.»

«Viaggio nel tempo.»

«No, non viaggio nel tempo. Berkowsky ha dimostrato che è impossibile. Si tratta di un artiglio e di uno specchio temporale, un sistema per vedere nel futuro e per sottrarne delle cose. Come questi oggetti. Almeno uno di essi proviene dal futuro. È stato raccolto, e riportato indietro.»

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