Copertina
Autore Mark Dunn
Titolo Lettere
SottotitoloFiaba epistolare in lipogrammi progressivi
EdizioneVoland, Roma, 2008, Intrecci 64 , pag. 230, cop.fle., dim. 14,5x20,5x1,4 cm , Isbn 978-88-6243-004-3
OriginaleElla Minnow Pea [2001]
CuratoreDaniele Petruccioli
TraduttoreDaniele Petruccioli
LettoreRenato di Stefano, 2008
Classe narrativa statunitense , giochi
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Pagina 7

e|pi|sto|là|re, agg. 1. di lettera, attinente alle lettere o allo scrivere lettere. 2. che riguarda lettere o che avviene per mezzo di lettere: un romanzo epistolare.


li|po|gràm|ma, s.m. componimento letterario costruito con parole scelte in modo da evitare l'uso di una o più lettere dell'alfabeto.


Nòl|lop, isola di, s.f. nazione indipendente costituita da un'isola di 164 chilometri quadrati, situata al largo della costa sud-occidentale degli Stati Uniti, a ventuno miglia dalla città di Charleston nella Carolina del Sud. Fu fondata come governo semicomunardo negli anni '40 del XIX secolo, da statunitensi del sud nullatenenti in maggioranza italofoni. Subito dopo la guerra civile, nel 1870, l'isola proclamò la propria indipendenza dalla madrepatria, adottando l'italiano come lingua ufficiale. Nel corso degli anni il governo del paese ha caldamente incentivato, presso i propri cittadini di ogni provenienza, una sorta di culto monastico per le scienze umanistiche, innalzando di fatto la lingua a forma d'arte nazionale e relegando la tecnologia moderna allo status di flagello da rifuggire. Precedentemente chiamata Utopianna, nel 1904 il paese ha cambiato nome per onorare il suo illustre cittadino Nevin Nollop, autore del famoso pangramma Fu questa volpe a ghermir d'un balzo il cane.


pan|gràm|ma, s.m. locuzione, frase o verso composto utilizzando tutte le lettere dell'alfabeto: Che buffo romanzetto, pien d'eloquio stravagante.

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A B C D E F G H I L M N O P Q R S T U V Z
Fu questa volpe a ghermir d'un balzo il cane.



Nollopoli

domenica 23 luglio


Cara cugina Tassie,

grazie per le bellissime cartoline. Confido che tu e zia Mittie abbiate fatto buon viaggio, e che tutti i vostri amici e consanguinei statunitensi stiano bene e in salute.

Parecchie cose sono accadute durante i trenta giorni della vostra escursione extraterritoriale. È possibile che i vostri compaesani vi abbiano già ragguagliate, o forse avrete dato un'occhiata a uno dei numeri della "Voce Isolana", che si saranno certamente accumulati sulla soglia di casa vostra. Ma attenendomi alla congettura più verosimile, che né a te né a tua madre sia stato ancora offerto un resoconto dettagliato di certi eventi decisivi degli ultimi giorni (rintanate come siete nel vostro tranquillo, campestre angolino di paradiso insulare), eccomi a informarvi sui fatti più spinosi che attengono a tali eventi. Vedrete che la cosa non mancherà di risvegliare quantomeno il vostro interesse.

Lunedì 17 luglio è accaduto un caso oltremodo singolare: una delle piastrelle che si trovano sul cenotafio al centro del mercato si è staccata, precipitando al suolo e andando letteralmente in frantumi. Una fanciulletta che si trovava lì, tale Alice Lattemiele, avendo trovato la piastrella sotto il monumento, ne ha raccolto con cura le schegge e i cocci e li ha tradotti seduta stante negli uffici del Gran Consiglio dell'Isola. La piccola Alice ha consegnato i frammenti nelle mani del decano, Gordon Buontrombone, il quale ha sollecitamente convocato una riunione straordinaria di quell'insigne organismo, per spigolare qualche senso e scopo da questo improvviso quanto inopinato tracollo.

La cosa che qui più importa è appunto la suddetta spigolatura.

A questa fatidica riunione era presente quasi tutta la città. Olive, eletta osservatrice ufficiale per l'ordine delle lavandaie per via del fatto che quel giorno pressoché tutto il contingente operaio era stato costretto a trattenersi in tintoria, è tornata molto più tardi del previsto, esponendoci il botta e risposta di quella lunga seduta, specificatamente in merito alla citata questione su cui il Consiglio era stato chiamato ad esprimersi.

Devo ammettere che siamo rimaste piuttosto colpite dalla replica a caldo del Consiglio, dal momento che gran parte di noi aveva imputato l'incidente a pura casualità. Il Consiglio, al contrario, si è adoperato con fulminea sollecitudine per cogliere in questa perdita l'annuncio di un segno, e dopo aver sottoposto al proprio vaglio diverse possibili cause, si è ritirato in fretta con l'intento di dibattere e deliberare solennemente a porte chiuse.

Così facendo, il decano Buontrombone e i suoi colleghi consiliari hanno in pratica voluto escludere l'ipotesi di una caduta piastrellare semplicemente dovuta, dopo cent'anni, alla mancata tenuta del collante adibito a mantenerla al suo posto. Questa era sembrata l'unica ragione sensata tanto a me quanto alle mie colleghe lavandaie, con la sola esclusione di una certa Lidia Fildacciaio, che per passate concessioni di benefici consiliari sente una stima inusitata nei confronti di quest'organo, e non ha voluto farsi dissuadere neanche da una bella dose della nostra sana e robusta buona vecchia logica popolare.

In fin dei conti, tuttavia, i nostri pensieri e le nostre opinioni son valse (e continuano a valere) ben poco, e ciascuno ha fatto il minor sfoggio possibile delle proprie congetture per paura di rappresaglie del governo, dal momento che i/le maggiorenti dell'isola manifestano grande sospetto e sfiducia da quando l'anno scorso ricevemmo la spiacevole visita dei rapaci conquistadores gringo, calati sotto forma di speculatori immobiliari assetati di terra isolana, da snaturare quale approdo balneare per ricchi americani in crociera.

Con il Consiglio riunito in elevati conversari per le successive quarantott'ore, la nostra brigata-lavatoio ha fatto almeno due pellegrinaggi fino in centro, a rimirare il veneratissimo cenotafio scolpito con i lineamenti erosi dai venti salmastri del nostro sempre adorato Nevin Nollop, l'uomo da cui la nostra patria insulare ha preso amorevolmente il nome, l'uomo a cui dobbiamo che questo instabile ammasso di sabbia e palme nane non occupi un posto infimo negli annali della storia universale. Qui in città siamo notevolmente orgogliosi, come sicuramente lo siete anche voialtri compaesani su al villaggio, immersi nelle vostre settentrionali colline ammantate di verde; orgogliosi, dicevo, di quest'uomo e della frase che ci ha lasciato in retaggio, eternata in fascia piastrellare alla sommità del piedistallo su cui poggia il suo eburneo sembiante: F-U Q-U-E-S-T-A V-O-L-P-E A G-H-E-R-M-I-R D' U-N B-A-L-Z-O I-L C-A-N-E. Ovvio che adesso, mancando la piastrella che effigiava la lettera z, il sintagma "d'un balzo" si è trasformato in "d'un bal o".

In che mondo vivremmo oggi, se non fosse per la frase proferita dal talento lessicale di Nollop! Quanto ci è caro l'apporto dato al mondo degli alfabeti da questa breve frase che impiega, con un numero minimo di doppioni, tutte le ventuno lettere del nostro abbiccì!

Fu questa volpe a ghermir d'un balzo il cane.

Solo per questo, Nollop avrebbe meritato a dir poco il Nobel. E invece, come certamente ricorderai dalle ore di Storia Isolana della professoressa Calliope, ben pochi riconoscimenti ha ricevuto, al di fuori delle patrie rive. Ma non va dimenticato che almeno qui abbiamo ovviato alla penuria di plauso mondiale, onorandolo con la nostra imponente scultura. Dopodiché il plauso è infine definitivamente giunto – postumo, ahimè – sotto forma della gratitudine dei linotipisti di ogni paese.

Papi si è offerto volontario di rifare la piastrella in solido bronzo e rimetterla al posto che le compete, ma la sua proposta è stata subito rigettata. Come è stata rifiutata la proposta presentata dalla Gilda Muratoria di restituire l'intero monumento ai suoi antichi forma e splendore, compresi un accurato asporto e rifissaggio delle rimanenti trentaquattro piastrelle ormai centenarie.

Ma su questa linea il Consiglio ha bocciato ogni offerta o proposta. Per dirla con le parole del membro femminile Kenya Texas, "non c'è dubbio che questa caduta racchiuda un preciso proposito: l'evento costituisce, a mio modo di vedere, l'espressione mondana del volere di Nollop. Miei cari connollopiani, Nevin Nollop sta cercando di parlarci dall'oltretomba. Noi lo ascolteremo attenti, sveleremo i suoi intenti, e seguiremo il suo voler contenti."

Mercoledì 19 luglio, a spigolatura e successivo svelamento avvenuti, il Consiglio ha emesso il verdetto ufficiale: la caduta della piastrella effigiante la lettera z costituisce espressione mondana dell'ultramondana volontà nollopiana, quest'ultima consistente certissimamente in un precetto di escissione totale, di sradicamento assoluto, di prendi e butta via definitivo della lettera z dal vocabolario della comunità!

Da adesso in poi, l'uso della ventunesima lettera, a loro dire soverchia, verrà bandito da qualsivoglia colloquio e grafia insulare. A quanto pare la maniera scelta da Nollop di ricompensare noi isolani per aver portato la sua persona e il suo ingegno al centro del nostro comune sentire è quella di emanare direttive, di ergersi dall'alto del suo catafalco, per così dire, imponendoci di comunicare solo con le restanti venti lettere dell'alfabeto.

E allora, da bravi servi asserviti alla sua bravura, eccoci richiamati all'ordine dal Gran Consiglio, pena pene che il già nomato Gran non avrebbe mancato di precisare.

Venerdì 21 luglio le pene sono state fissate come segue: pronunciare o scrivere qualunque parola contenente la lettera z, o essere trovati in possesso di qualsiasi messaggio grafico riportante questa lettera, comporterà, quando prima trasgressione, una pubblica invettiva da pronunciarsi vuoi da parte di un membro della Brigata per il Rispetto delle Regole (tristemente famosa col sinistro acronimo di BRR), vuoi da uno dei suoi ausiliari civili. Alla seconda trasgressione si potrà scegliere tra il castigo corporale della frusta e l'ignominia della gogna al centro del mercato (nel vostro caso, nel parco demaniale). Infine, dopo un'ulteriore trasgressione, il colpevole verrà esiliato. Il rifiuto di lasciare il paese dietro ordine del Consiglio sarà punito con la morte.

Morte.

Carissima cugina Tassie, non riuscivo, e non riesco tuttora, a credere alle mie orecchie, eppure è la pura, tremenda verità.

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Pagina 23

Nollopoli

lunedì 7 agosto


Cara cugina Tassie,

ti scrivo letteralmente a pochi minuti dall'ultimo tocco. Confido perciò che darai velocemente alle fiamme questa mia, non appena l'avrai letta. Ti arriverà di sicuro dopo l'entrata in vigore del delirante divieto, e non voglio far cadere te o tua madre in insidie di nessun tipo, dal momento che a quanto mi è dato sapere non sono previste moratorie né verrà mostrata pietas nei confronti di alcun trasgressore di età superiore ai sette anni (ignoro il motivo del limite ma, da quanto ho capito dell'editto, qualsiasi bimbo di otto anni compiuti o più, sorpreso a pronunciare o scrivere la lettera z, subirà le stesse pene di un adulto; i bambini dai sette anni in giù, tuttavia, possono sbizzarrirsi quanto gli pare e piace; ah! tornare fanciulli).

Vi avrei volute con noi. È stato uno strano raduno: un caldo convegno di anime gemelle, purtuttavia pervaso da una – come dire? – perversa atmosfera sepolcrale. Mentre il fatidico rintocco si avvicinava, mi sarebbe piaciuto avere accanto la mia cara cugina. Abbiamo dato un riluttante addio a madama z, stringendola di cuore nel nostro caldo abbraccio, come a non volere più separarci da lei. Con spirito celebrativo ci siamo spremuti l'intelletto per proferire quante più parole potessimo di quelle il cui uso sarebbe presto stato proibito. Ne è scaturita una lista lunghissima, destinata amaramente ad aggricciarsi e annerire a breve nell'insalatiera patriforgiata, da noi adibita al suo incenerimento.

Dora in poi zio Zaccaria userà il suo secondo nome, Isaac. I suoi due faceti compagni-ferrai Bonzo e Zanni chiedono d'esser chiamati rispettivamente Giovin Tristano e Baron Belprode (Zanni ha addirittura fatto domanda per cambiare ufficialmente nome!).

Non sarà più lecito parlare dell'azzurro mare che lambisce le nostre coste accarezzate dalle brezze. Non più descriveremo gli orizzonti topazio ammazzati dalle violente vampe delle insulari deflagrazioni aurorali.

Centinaia di parole sono destinate all'ostracismo dai nostri efficienti dizionari: valzer, effervescenza, e pizzicotto e sbronza e pizza liofilizzata, e frizzi e lazzi e screzi e scazzi, il riacutizzarsi dell'eczema zonulare di Tarzan, lo strozzo e lo starnazzo, con in mano lanciarazzi anodizzati a tinte antismorzo, fossilizzati da tutte le bizzarrie di questa zona balzana in cui viviamo. Nazione narcotizzata o mezza morta, che attizza nella sua disorganizzata accozzaglia organizzazioni azzardate di fanatici faziosi che è tardi, troppo tardi per smitizzare. Siamo zeri immobilizzati. Minimizzati. Paralizzati. Zip. Zac. zzzzzzzzz.

Da pazzi.

È da pazzi.

Ho detto pazzi?

I libri sono tutti scomparsi. Avevi ragione. Adesso dovremo scriverne di nuovi. Ma cosa diremo, senza il ronzio di questo zegno eccezionale?

Non possiamo più neppure scriverne la storia. Perché scriverne vorrebbe dire scriverlo. E a partire dall'ultimo tocco, diverrà ineffabile.

A partire da cinque secondi da adesso.

A partire da adesso.

L'orologio batte le dodici.

Addio "*"!

Ho un mal di testa allucinante. Credo che andrò a dormire.

Baci,

tua cugina Ella

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Pagina 25

A B C D E F G H I L M N O P Q R S T U V
Fu questa volpe a ghermir d'un bal o il cane.

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Pagina 39

Nollopoli

lunedì 21 agosto


Cara Tassie,

sicuramente l'ultimo editto è già arrivato al villaggio col corriere o è stato affisso alla bacheca pubblica nel vostro parco demaniale. All'ultimo tocco della ventiquattresima ora, nella notte tra il ventisette e il ventotto di agosto, ormai certamente lo saprai, la lettera Q verrà totalmente e ineluttabilmente espunta dal nostro vocabolario, al pari della sua infausta predecessora.

Sono incapace di reagire in modo diverso da come ti ho già precedentemente esposto. Certo il fatto non ci cambierà troppo la vita; per fortuna nella nostra lingua non sono molte le parole che richiedono codesta lettera tra i propri costituenti (prescindendo da parafrasabili dimostrativi, interrogativi e avverbi di luogo). Concordo con te sul fatto che nonostante la rabbia contro il Consiglio vada montando, è ancora lungi dall'oltrepassare l'abietta paura infiltratasi in ogni aspetto delle nostre vite rieducate.

Si vocifera di una revoca del Consiglio, ma pochi o nessuno tra noi saprebbero portare a compimento una cosa simile. La revoca legale era un procedimento complesso già prima che le norme pertinenti fossero messe al rogo, e adesso, mancando direttive scritte, diventa virtualmente impossibile. C'è chi ha insinuato l'idea di un golpe. Ma le BRR sono generosamente foraggiate di denaro e privilegi. Difficilmente si potrebbe invogliare i militari a rovesciare un governo dimostratosi con loro di manica larga e in gran parte amico, e comunque un modello di stabilità, in pratica durante tutti i centotrenta anni della sua storia terrestre.

Al momento non abbiamo altra scelta che tener d'occhio la P e pararci il Q, oltre a fare del nostro meglio per raggranellare alcune briciole di normalità dalle nostre vite da marciapiede.

Il tutto, te lo comunico tristemente, privi del nostro giornale isolano. Il direttore ed editore della "Voce", Quinto Allegri, con grandiosa, nobile protesta ha fatto uscire un ultimo numero e poi, incurante del ricco patrimonio familiare sull'isola, ha abbandonato in volontario esilio la nostra dannata lingua di sabbia. Ma non prima di aver stampato e fatto distribuire in tutta la città, a mo' di volantino, un numero speciale, il suo canto del cigno, che in calce al pertinente titolo Elegia delle api recava uno stupendo dialogo di quattro pagine tra due api abbandonate in una fattoria rimasta priva del fattore. Sotto la testata e il succitato titolo (avrei voluto spedirtene una copia, ma l'ho distrutto subito dopo averne riso a crepapelle insieme a mamma e papà) il giornale trabocca istericamente di una certa letterina: vi apparirà quattro, forse cinquemila meravigliose volte!

Pur rispettando la protesta del signor Allegri, sono delusa dalla sua uscita di scena vagamente vigliacca. Ha lasciato la città in uno smisurato deserto informativo, un immenso iato che nessuno sembra volersi fare avanti per colmare.

Ho un gran desiderio di vederti. La casa è grande il giusto anche per te, se ti saltasse in mente di venire a cercare lavoro da noi, o magari di fare un po' di volontariato nella nostra biblioteca. Fortunatamente non ha ancora chiuso i battenti. Tuttavia gran parte dei libri non ci sono più, e nemmeno le riviste. Ma restano molti spartiti (privi di etichette e copertine), e i libri illustrati albergati al suo interno sono piuttosto vivaci e tutt'altro che spiacevoli da guardare.

Abbraccia tua madre da parte mia (io e te ci sentiamo presto, vero?).

Tua cugina

Ella

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Pagina 82

Nollopoli

venerdì 15 settembre


Cara cugina Tassie,

avrei un diluvio di cose da dirti ma troppo poco tempo per farlo, dati gli scarsi 45 minuti rimanenti prima della levata postale pomeridiana.

Il raduno di ieri sera è stato una vittoria di Pirro, abbiamo dovuto mandar via molta più gente del voluto, a meno di non tradire con il nostro solo numero gli scopi nascosti dell'assembramento. E siccome la voce era arrivata a tanta gente sconosciuta, c'è stata poca o nulla discussione in sé – solo promesse di rincontrarsi a gruppi più ristretti, per assicurarci di non far arrivare diceria delle nostre alee confabulatorie ai detentori del potere, facendoci sciogliere prima ancor di cominciare.

Buffo, no, cugina mia, mettere in piedi un raduno (peraltro con un'adesione entusiastica) in cui non si discute di niente! E però, avresti dovuto sentire i non-detti! E vedrai i detti e i fatti venturi, al momento in cui ci sentiremo più protetti e al sicuro nei nostri conciliaboli.

Penso tu faccia bene a considerare il signor Piccolomini come il candidato più adatto del Pentasinodo a ricevere lo studio degli esperti americani ma ti avverto, non mi fido di nessuno di loro per dar prova di un'anco infinitesimale apertura mentale verso una ragione così evidentemente logica del crollo piastrellare. Se devo proprio essere sincera, ultimamente Piccolomini si è messo un po' nel ruolo del vidimatore taciturno, ma forse la causa sta nel non esserglisi ancora presentata l'occasione di prendere il coraggio a due mani (pur settuagenarie e deformate dall'artrosi) per piegare le priorità consiliari ai suoi scopi – uno di essi essendo ovviamente il mantenimento del suo status politico.

Accidenti se me la tiro! No, cugina cara, non penso il vento stia cambiando. Possiamo esser sicuri, il venticello spirante sulle coste della nostra isola bersagliata seguirà le direttive della meteorologia stagionale, da ora fino alla fine del pianeta, ma di tanto in tanto perfino i nostri lidi vengono battuti da bei venti tempestosi, da gagliarde folate con possa d'uragano, a rimescolar le sabbie, a strappare gli arbusti dalle dune, a portare vago cambiamento nella loro scia. Andremo avanti a sperare, fissando bene lo sguardo su tale cieca crème di fustigatori di bambini.

Vieni a trovarci a tuo piacimento. Ci manca tanto il tuo dolce sorriso!

Ci manca almeno come ci sta per mancare la D, sentinella congedanda all'ultimo tocco dell'ultim'ora di oggi (porgo alla tua disamina il prodotto della mia decisione di dribblare tale orrendo danno usando al massimo la moritura tetra-lettera). Solo degli idioti, cugina adorata, o dei dementi patentati possono considerare volere divino non solo il disfarsi dello strumento con cui si dirige la parola verso il cielo stesso (d'ora in avanti "divinità" e "deità" – per non parlare di "Dio" – saranno parole bandite; il Consiglio presenta le seguenti proposte sostitutive: "Onnipossa" e "Numità") ma persino il pregiudicare, a partire da domani e a meno di grandi difficoltà, la nostra capacità di ricordare le nostre origini. Già levandoci l'ottava lettera ci avevano menomato la memoria, condannandoci a un passato ormai soltanto temuto – come se lo ieri giacesse nella notte dei tempi – ma ora, togliendoci il genitivo, il partitivo e la subordinante derivativa, ci impediscono di ricordare coloro di cui siamo figli, di cosa siamo parte e da dove veniamo. Credo siamo di fronte a un grave delitto, a un errore madornale, a una sfida di un'enormità deprimente.

Ma già, secondo Nollop ogni sfida ci rende più forti, più atti a omaggiare la sua memoria, più atti a omaggiarci l'un l'altro in omaggio alla sua memoria, più atti a omaggiar noi stessi in omaggio gli uni agli altri in omaggio alla sua memoria.

A volte mi scopro a ridere fino al limite del soffocamento.

Ooops! Ecco il postino dei Posta!

Baci,

Ella

(E per l'ultima volta, aDDio!)

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Pagina 145

A C E G I L M N O P R S T U
u u sta olpe a g ermir un l o il c n



Nollopoli

gigagì 19 ottone


Nate mio,

Manninger superò l'ostacolo. Almeno raggiunse la meta al cui proposito ti scrissi nella mia ultima epistola: comporre un enunciato lungo 44 lettere e contenente tutti i 21 elementi necessari. L'ultima marea migratoria negli Stati Uniti apportò una ulteriore penuria: non ci sono pressappoco più piccoli tra i sei e i sette anni atti a compilare gli enunciati su carta. Ma per sorte amica Manninger è papà, e la sua intelligente puella – Paula, sei anni – riuscì ottimamente al suo primo esperimento trascrittorio. Purtroppo non te lo posso trasmettere, se non aspiro a porre nei guai la sottoscritta (solo come cucciola, se non superassi i sei o sette anni, potrei osare impostarti per corriere un'epistola tanto pericolosa). Magari ti raggiungerà per altri sentieri.

E ora ecco ulteriori ragguagli (sì, caro, ci sono molti aggiornamenti su cui ragguagliarti!): minacce anonime giunsero al Consiglio. Ogni consigliere ne ottenne una copia: "Operate per cessare l'insania o perirete." Come risultato, i gorilla celerini (il Consiglio li rinominò appropriatamente GRR, ma io mi ostino contenta a nomarli alla tua maniera) rastrellarono casa per casa, ma non sono ancora riusciti a pescare nessuno a parte i soliti sospetti – cioè praticamente ogni persona sull'isola non ancora sottomessa alla religione nollopiana. Ma non è tutto: il Consiglio impose il coprirogo a ogni non-militare nollopiano non associato alla ganga cultuale.

Pressappoco ogni paesano sta per partire, mi comunica mamma – traslocano in città o negli Stati Uniti. Ormai è molto simile a una città spettro lassù, a sentir lei. Siccome non ci sono più clienti, lo spaccio non apre più. Meglio così, mi comunica; gli alimenti cominciano a scarseggiare. Presto lei stessa sarà costretta a raggiungerci in città, a traslocare in casa con sormamma Guen (almeno la riscorgerò; tanta è la nostalgia per lei). Patergermano Amos, mi spiace annunciartelo, non alloggia più con noi. C'è stata una scenata, sormamma Guen lo rampognò per il suo essersi riconsegnato agli spiriti alcolici! Alloggia sempre in città, ma all'altro capo, presso patergermano Isaac. Presto compirà la sua scelta — se partire oppure no.

Sì, ecco ormai l'argomento su ogni apparato locutorio. Ecco il nostro preminente, insolente aut aut amletico.

Partire o non partire.

Rinunciare a ogni iure sulle nostre case. Rinnegare la mamma-patria. E consegnare tutto a gente cui si attaglia solo il nostro sommo spregio, gente la cui mira è regnare in completa tirannia e manipolare gli intenti nollopiani per i propri scopi rapaci. Noi capiamo tutto, non lo sanno? O per loro siamo solo inutilità sceme e silenti, tappetini irrisori, pronti a esser calpestati nella loro marcia appropriante, espropriante, sottraente ogni cosa al suo passaggio, sino alla nostra stessa lingua?!

Nate, è necessario per me comunicarti una cosa importante. Non era il mio intento, ma ora mi appare primario presentarti un resoconto completo e sincero sulle cose isolane.

Scrissi io le lettere. Le minacce anonime. Se si sapesse in giro sarei persa, magari persino morta (postino illegale, il mio stesso permanere sulla terra è nelle tue mani!).

Ti amo, Nate. Sento enorme nostalgia per te.

Tassie

P.S. I satanassi sono sull'isola, non in Tunisia. Presto capirai.

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