Autore Hans Magnus Enzensberger
CoautoreRiccardo Guasco [illustrazioni]
Titolo Parli sempre di soldi!
SottotitoloBreve romanzo economico
EdizioneEinaudi, Torino, 2017, Supercoralli , pag. 186, ill., cop.rig.sov., dim. 14x22,5x1,7 cm , Isbn 978-88-06-22930-6
OriginaleImmer das Geld! Ein kleiner Wirtschaftsroman
EdizioneSuhrkamp, Berlin, 2015
TraduttoreIsabella Amico di Meane
LettoreDavide Allodi, 2017
Classe narrativa tedesca , economia , ragazzi












 

| << |  <  |  >  | >> |

Indice


    3     I.    La visita di zia Fé

   93    II.    Il ritorno di zia Fé

  127   III.    Zia Fé va a stare dai Federmann

  135    IV.    L'eredità di zia Fé

  153           Dal «Vademecum» di zia Fé


  173           Glossario


 

 

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 3

Capitolo primo

La visita di zia Fé


- Arriva! - Fu Fanny a dare la notizia. Gongolante, quasi trionfante, sventolò la cartolina formato extralarge di un paesaggio alpino. A tavola capirono tutti al volo a chi si riferiva. - Zia Fé, - mormorò la mamma sospirando, il mestolo a mezz'aria sopra la zuppiera. Fu papà infine a rompere il silenzio: - Quando?

- Già stasera! - strillò la piccola Fanny, sollevando a riprova di quanto detto le righe scarabocchiate con l'inchiostro verde. Che cosa ci facesse la zia ai primi di aprile al capolinea di una ferrovia a cremagliera svizzera, il messaggio non lo diceva.

Ma lei era cosí, amava esprimersi in modo stringato e, per corrispondere con il mondo, prediligeva la cartolina. - È piú economica e meno macchinosa del telefono o di questi aggeggi moderni che peraltro mi convincono poco -. Tutti in famiglia sapevano che la zia possedeva un parco sul lago di Ginevra all'interno del quale si celava una villa ammantata di leggende con una quantità spropositata di stanze. Avevamo un suo numero di telefono svizzero, ma ogni volta che mio padre voleva parlarle, rispondeva invariabilmente la voce scostante di un custode che strillava solo: «La Pervenche». Papà aveva controllato sul dizionario e aveva scoperto che significa effettivamente «la pervinca». Nella mia testa quel tale era un maggiordomo, come quelli che si vedono nei film inglesi. Ad ogni modo si limitava a riferire che, purtroppo, la gentil signora non era in casa.

Evidentemente era di nuovo in viaggio. Stavolta però non era andata a New York, a Lisbona o a Buenos Aires; aveva fatto solo una breve gita in montagna.

— Pervinca, che guaio! — esclamai. Agli occhi della mia madrina la piú assennata dell'intera famiglia Federmann ero io. Ma sapevo anche quanto fosse inutile contraddirla, una volta che aveva concepito uno dei suoi ostinati progetti.

Mio fratello Fabian, che mi ha già superato in altezza nonostante abbia tre anni meno di me, mi troncò la parola in bocca: — Felicitas, — sentenziò, — te la prendi solo perché la zia è piú furba di te.

— Adesso basta, — ci interruppe papà. — Non si può mangiare in pace una volta tanto?

           _____________________________________
          |                                     |
          |  Prima o poi la cartamoneta torna   |
          |  al suo valore intrinseco: zero.    |
          |                           Voltaire  |
          |_____________________________________|

Già, casa nostra era di nuovo in fermento. Mamma rimuginava su che cosa avrebbe potuto servire per cena alla zia; mica le si poteva rifilare un semplice polpettone. Ma per fortuna era giovedí. Una volta alla settimana infatti viene Bozena, la nostra donna delle pulizie polacca. Anche con lei c'è poco da scherzare; si accanisce contro lo sporco come se fosse il suo peggior nemico. In questa sua lotta le capita talvolta di fracassare un vaso o un abat-jour. Ma di licenziarla non se ne parla nemmeno; viene da noi da un sacco di anni ormai, ed è cosí devota che non potremmo mai separarcene. Lo ammette anche la mamma, che poi però si arrabbia per ogni graffio con cui Bozena lascia la sua indelebile traccia su cimeli di famiglia. Ad esempio sulla caffettiera smaltata. Al vederla avanzare verso le nostre stanze con secchio e strofinaccio, battiamo subito in ritirata. Se sparpagliamo in giro vestiti o giocattoli, ci sgrida per bene. Ma una cosa bisogna riconoscergliela: quando c'è bisogno dà volentieri una mano. Serve persino a tavola. Ovviamente lavora in nero, non le va di firmare papiri né di versare contributi in un qualche fondo pensione. Vuole moneta sonante che poi invia a casa, alla sorella malata e a quei buoni a nulla dei suoi fratelli, che abitano in un luogo non meglio precisato vicino a Cracovia.

Dovrei forse dire qualche parola sull'aspetto di zia Fé e su come si presenta. Un tempo doveva essere una bellezza. In una vecchia foto dell'album di famiglia guarda l'osservatore con aria provocante, come se flirtare non le dispiacesse affatto. Oggi avrà passato da un pezzo l'ottantina. Quanti anni abbia di preciso, però, non intende rivelarlo. A parte il custode o maggiordomo, nella sua villa vive da sola. Mio padre dice che probabilmente ci sono anche un giardiniere e una cameriera. L'avrà letto in qualche romanzo un po' datato. Dubito che al giorno d'oggi ci siano ancora in circolazione cameriere col grembiulino bianco.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 9

Sembra passato un sacco di tempo da allora, ma per me è come se fosse ieri. Non si era trattato, infatti, di una visita come le altre. Già per l'indomani zia Fé, che per la vita casalinga dei Federmann non ha mai nutrito grandi simpatie, aveva in serbo una sorpresa. Ci invitò nel suo albergo, ma soltanto me, Fabian e la piccola Fanny, senza genitori. A dire il vero era piuttosto una convocazione, recapitataci a domicilio a mezzo corriere.

— State in campana! — aveva detto la mamma. — Quella vecchia megera ha un caratteraccio. Vi comanderà a bacchetta. Dei suoi capricci ne sappiamo qualcosa, non è cosí, Franz? — Ma papà si era limitato a mugugnare ed era andato alla sua scrivania.

Per tutti lei era zia Fé, anche se in realtà si chiama Felicitas, proprio come me. Quando sono venuta al mondo, aveva insistito perché mi chiamassero cosí, nonostante mia madre fosse contraria: trovava ridicolo che nella nostra famiglia, da che si aveva memoria, tutti i nomi cominciassero per «f». Solo piú tardi ho scoperto che già i bisnonni si chiamavano Friedrich o Ferdinand Federmann. Da lí è nata poi una tradizione famigliare. Anche i parenti acquisiti dovevano rassegnarsi e chiamare i figli com'era consuetudine a casa nostra; se gli andava bene, sull'atto di nascita, una volta tanto, compariva un «ph», come nel caso del nonno Philipp. Pare ci sia addirittura una lontanissima cugina che si chiama Philine. Chissà poi perché i Federmann si ostinano in una regola cosí sciocca.

           _____________________________________
          |                                     |
          |  Tra i filosofi il disprezzo della  |
          |  ricchezza era un trucco per        |
          |  proteggersi dall'umiliazione della |
          |  povertà.                           |
          |       François de La Rochefoucauld  |
          |_____________________________________|

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 17

- Com'è andata a scuola? - ci domandò la zia, poi, senza aspettare la nostra risposta, prosegui: - Ho sentito cose scandalose su come funziona. È vergognoso cosa raccontano ai ragazzi! Sempre solo chimica, latino e geometria. Tutte scemenze! Gli insegnanti non hanno la piú pallida idea di che cosa sia l'economia, perché sono dipendenti proprio come vostro padre: ogni mese prendono lo stipendio, o meglio, quello che rimane dello stipendio. Non ci fanno mica caso a tutto quello che viene trattenuto. Di tutto, di piú: tasse a profusione, i cosiddetti contributi sociali, premi assicurativi, bollette del telefono, della luce, dell'acqua, riscaldamento, assicurazione sanitaria, canone televisivo e chi piú ne ha piú ne metta. Quello che chiamano netto, lo sapete cos'è? I miseri avanzi del loro stipendio. Non c'è da stupirsi che a casa vostra i soldi non bastino mai.
           _____________________________________
          |                                     |
          |  Non v'è arte che un governo        |
          |  apprenda piú alla svelta da        |
          |  un altro dell'arte di spillare     |
          |  denaro alla gente.                 |
          |                         Adam Smith  |
          |_____________________________________|

Non sapevamo che cosa dire.

- Perché ti agiti tanto? - mugugnò Fanny, indaffarata con la sua coppa di gelato. - Parli sempre di soldi! Perché se la prendono tutti in questo modo?

Ma io volevo saperne di piú, e anche Fabian aveva drizzato le orecchie. - Quando hai un po' di tempo, zia Fé, devi spiegarci come funzionano i soldi. Di certo ne sai piú di mamma e papà.

           _____________________________________
          |                                     |
          |  È ben strano, in fondo,            |
          |  disse quel dritto di un Giovanni   |
          |               a Cecco suo cugino,   |
          |  che solo i ricchi al mondo         |
          |  abbiano il grosso del soldino.     |
          |                                     |
          |           Gotthold Ephraim Lessing  |
          |_____________________________________|

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 23

- Allora, le cose stanno cosí: oggigiorno i nostri soldi arrivano dalla banca d'emissione, ovvero la banca piú importante di tutte, perlomeno qui in Europa, che difatti si chiama Banca centrale. E quello che si legge sulla cartamoneta sono le sue sigle. Ha sede a Francoforte e può stampare tutte le banconote che vuole. La chiamano creazione di moneta! Non ha un che di portentoso? Partendo da meno di niente fabbricano qualcosa che, a dir loro, è piuttosto prezioso.
           _____________________________________
          |                                     |
          |  Quando i metodi consueti           |
          |  di estorsione del denaro non       |
          |  fruttano, bisogna istituire        |
          |  le lotterie.                       |
          |                                     |
          |        Georg Christoph Lichtenberg  |
          |_____________________________________|

«Ora, in tivú dicono sempre che la banca d'emissione è indipendente, ma io non me la bevo. Fanno solo finta che lo sia. In realtà i politici, gli industriali o magari i sindacati o le altre banche fanno pressione perché si continui a stampare a tutto spiano. Quando si dice che il denaro è troppo poco, le banche centrali devono pigiare il bottone e fabbricare piú cartamoneta. E viceversa: quando in circolazione c'è una quantità eccessiva di denaro e la gente ha troppi soldi sul conto o in tasca, allora devono di nuovo tirare il freno. Allora è tempo di ristrettezze. Funziona cosí non solo a Francoforte, ma anche in America e dovunque al mondo ci sia una Banca centrale. Chi abbia inventato tutto questo, non lo so.

- Niente male, - disse zia Fé, che si stava concedendo il primo sherry. - La sapete una cosa? I signori della banca d'emissione (fra parentesi: sono sempre e solo uomini in abito scuro) non hanno la piú pallida idea di che cosa sia il denaro, malgrado non parlino d'altro. Una volta a Basilea ne ho conosciuto uno di questi cosiddetti governatori. È qui che s'incontrano in gran segreto, ogni due o tre mesi, all'interno di una torre di cemento nei pressi della stazione, in un posto che si chiama BRI, una delle sigle dietro le quali si nasconde la finanza. Ma io sono ben informata. BRI significa: Banca dei Regolamenti Internazionali, la Banca centrale delle banche centrali. Esiste da un pezzo. È stata fondata subito dopo la grande crisi economica del 1929 e da allora ha sede lí, in una torre di Basilea, incurante di qualsiasi cosa accada sulla faccia della terra. Nel bel mezzo della Seconda guerra mondiale qui s'incontrarono i capi dell'America, dell'Europa intera e del resto del mondo per negoziare in buona armonia con il Reich della Grande Germania il «regolamento». Nessuno sa di preciso che cos'abbiano architettato. E in modo analogo la BRI si comporta ancora oggi. Che il tasso d'interesse, il dollaro o chissà quali altri indici vadano su oppure giú. Se uno potesse sedersi sotto il tavolo a origliare, il giorno dopo sarebbe un uomo arrivato. Ma questi signori si premurano di far perlustrare l'intero edificio, casomai qualcuno ci avesse nascosto una microspia, e, per quanto li riguarda, sono muti come pesci in modo che nulla trapeli all'esterno.

«Una volta, per caso, quando ancora c'era il marco tedesco, uno di loro mi ha invitato a cena. Si chiamava Dietmüller o Tietmeyer, un uomo alto e di bell'aspetto, con i capelli bianchi e la chierica. Nel 1996 o '97 è stato presidente della Banca federale tedesca. Una vita fa. All'epoca ero ancora arzilla e in vena di scherzi. Al momento del dessert, una crema bavarese, senza andare tanto per il sottile gli ho chiesto: "Che cos'è il denaro?" Poco ci è mancato che gli andasse il boccone di traverso, tanto era sbigottito. Poi si è schiarito la voce e ha detto che la definizione era molto, molto difficile. Innanzitutto bisognava trovare una risposta ai seguenti interrogativi: come si differenziano le quantità di denaro M1, M2 e M3? Inoltre la moneta creditizia endogena non dev'essere confusa con depositi a termine, moneta scritturale e sussidi. E con la moneta digitale le cose si mettono ancora peggio. Per farla breve, non sapeva neppure lui con che cosa aveva a che fare. E non era mica l'unico. Qualcuno ha chiesto una volta a sant'Agostino cosa fosse il tempo. Già, ha risposto lui, fintantoché nessuno domanda, sappiamo tutti cos'è; ma non appena qualcuno vuole saperne di piú, non siamo in grado di dire in cosa esso consista. Con il denaro è lo stesso.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 41

           _____________________________________
          |                                     |
          |  Il denaro non puzza.               |
          |_____________________________________|
- Lo vedi? La stessa identica cosa succede con i mestieri. È già assai arduo in generale abolire qualcosa di totalmente assurdo, come per esempio la pena di morte o la bomba atomica. Nemmeno la permanente o la cravatta siamo riusciti a toglierci di torno. Da bambina una volta, per la mia prima comunione la domenica dopo Pasqua, ho dovuto indossare una sorta di uniforme, con una corona di fiori in testa. Mia madre Feodora ha insistito perché fosse di finissimo pizzo al tombolo di Plauen. Il fotografo mi ha fatto mettere in posa con una grossa candela davanti a un fondale dipinto, e per fare in modo che non gli rovinassi la foto muovendomi mi ha bloccato il collo in un supporto di latta. Credo qualcosa del genere esista ancora oggi. La maggior parte degli usi e dei costumi sono del tutto superflui, e altrettanto difficili da togliere di mezzo.

- E con il lusso, come la mettiamo?

- Beh, è tutto un altro paio di maniche. Senza il lusso non si va da nessuna parte.

- Scusa tanto, zia Fé, ma se hai appena detto che staremmo meglio senza le cravatte. Voglio dire, allora potresti anche rinunciare alle tue borsette che costano un occhio della testa.

- Mi deludi, Felicitas. Spero ti sia chiaro che è al lusso che dobbiamo i primordi del nostro benessere. Senza estrazione di carbone niente vetro né porcellana, e senza carrozza niente auto. Se non ci fosse stato qualcuno che pagava il costoso lavoro manuale, non sarebbe mai nata un'industria.

- E senza la Rivoluzione francese probabilmente sarebbe presto andato tutto a rotoli.

- Anche questo è vero. Da non credere quante cose sai, Felicitas. Ma lascia che ti dica una cosa: dello spreco non si può fare a meno. Questo me lo devi concedere. Pensa ai ristoranti! Nell'albergo, qui sotto, c'è un cuoco a tre stelle.

- E subito accanto un McDonald's.

- Ti spiego il perché. Una volta quando ti mettevi in viaggio dovevi portarti dietro i viveri. Nel Medioevo c'era solo di tanto in tanto una misera locanda dove se ti andava bene, e se avevi talleri o fiorini a sufficienza, ti davano una zuppa di pane e un po' di paglia per dormire. Solo i ceti piú benestanti potevano permettersi una buona cucina: conti, vescovi e qualche ricco commerciante. Mi hanno detto che alla corte del re di Francia c'erano settantacinque confessori e tre controllori della comoda reale.

- E quest'altra che roba è? - chiese Fanny.

- Anche al re ogni tanto scappa. Non c'è da stupirsi che all'epoca aleggiasse a palazzo un odorino non esattamente gradevole. Ecco perché si profumavano tutti quanti, non soltanto le dame. E quando Sua Maestà aveva sbrigato quel che doveva sbrigare, uno specialista controllava se ciò che aveva fatto sulla comoda era a posto. Ma questo non è niente. Gli altri lacchè erano ancora piú indaffarati, per esempio i tanti che bazzicavano in cucina: un'intera brigata di cuochi di minestre, arrosti, pesce e verdure, per non parlare poi dei pasticceri e dei lavapiatti. Per tutto ciò che i signori ingurgitavano c'era uno specialista ad hoc. E cos'è successo quando i Francesi han mozzato la testa al re? Da un giorno all'altro la banda al gran completo si è ritrovata per strada. Un esercito di domestici disoccupati.

- Embè?

- Lo sapete di sicuro che la Rivoluzione è stata anche un affare. Ogni volta che c'è un rovesciamento di potere, qualcuno ci guadagna. E anche i nuovi ricchi volevano mettere sotto i denti qualcosa di buono, solo che le mogli non avevano voglia di cucinare alcunché di decente per i gentili consorti. Preferivano uscire. E cosí, miei cari, è nato il ristorante. In quattro e quattr'otto spuntarono come funghi gastronomie, trattorie e bistrò. Ma per oggi abbiamo discusso a sufficienza. Come state ad appetito? Siete miei ospiti, naturalmente. Dove volete andare? Dal cuoco stellato o al fast food?

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 69

- E va bene, - disse lei, - se proprio insistete. Anche perché dopo le banconote è venuto ben altro. Col tempo si sono aggiunti sempre nuovi foglietti: cambiali, lettere di credito, assegni. Alcuni si chiamavano addirittura certificati di godimento - una parola tutta da assaporare! Fu anche stampato un numero sempre maggiore di azioni. Prima erano artisticamente illustrate e avevano un aspetto sfarzoso. Le potevi mettere in cassaforte o appendere alla parete. All'inizio avevano persino piccole appendici, le cedole, che ritagliavi con delle forbicine; se tutto andava per il verso giusto, ogni anno l'azionista riceveva in cambio denaro sull'unghia, senza muovere un dito. Erano le «distribuzioni» o i «dividendi». Carl von Fürstenberg, celebre banchiere dei bei tempi andati, non aveva peli sulla lingua. Diceva: «Gli azionisti sono sciocchi e spudorati: sciocchi perché comprano le azioni, e spudorati perché vogliono anche i dividendi». Era un esperto e sapeva come va a finire quando le cose si mettono male per l'azienda che ha messo in circolazione quella robaccia. Quei foglietti vanno in fumo e diventano carta da macero.
           _____________________________________
          |                                     |
          |  Chi presta denaro all'amico,       |
          |  mette in guardia il nemico.        |
          |_____________________________________|

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 70

           _____________________________________
          |                                     |
          |  È apprezzabile quanta poca         |
          |  considerazione si abbia e si       |
          |  dimostri per il denaro in Germania.|
          |  I Tedeschi gli attribuiscono       |
          |  un'origine che piú bassa e         |
          |  spregevole non si può. Per l'occhio|
          |  esso viene rappresentato in figure |
          |  dette caca soldi.                  |
          |       Georg Wilhelm Friedrich Hegel |
          |_____________________________________|
- Una Sprite, - annunciò. Non aveva resistito sul balcone perché voleva sapere di che cosa parlavamo.

- Fa male ai denti! Liquido disgustoso. Ma il denaro può assumere anche questa forma, che prende per l'appunto il nome di liquidità.

- Un altro dei tuoi termini astrusi!

- Fateci l'abitudine, miei cari! In economia senza vocaboli strani non si va da nessuna parte. Se sei solvibile allora sei liquido, ovvero: sei in grado di pagare. In caso contrario, sei al verde. Ti pignorano i mobili da sotto il posteriore. Ma solo se non sei una grande banca. In tal caso sei di importanza sistemica.

- Ci risiamo con un altro dei tuoi tecnicismi, - la rimproverò Fabian. Persino quei pochi versi del Faust lo avevano sconvolto; del resto, le sue letture preferite erano i libretti di istruzioni e le riviste d'auto.

           _____________________________________
          |                                     |
          |  Nessuno si ricorderebbe del buon   |
          |  samaritano se avesse avuto solo    |
          |  buone intenzioni.                  |
          |  Aveva anche i soldi.               |
          |                   Margaret Thatcher |
          |           ex primo ministro inglese |
          |_____________________________________|

- Immagina di voler costruire con le carte una casa enorme. Il sistema finanziario funziona pressappoco allo stesso modo: le carte che contano davvero sono quelle piú in basso. Se ne togli una, l'intera costruzione rischia di collassare - un'eventualità che tutti temono. Ecco perché a una banca che possiede una carta del genere non può succedere nulla. Dev'essere salvata a tutti i costi. In caso d'emergenza riceve un'iniezione di liquidità dalla Banca centrale o dallo Stato, e a pagare ci pensano i contribuenti.

«Per tutto questo ci sono ovviamente anche dei nomi inglesi. Se svuotate le tasche, vi renderete conto di che aspetto ha il vostro cash flow: può tintinnare, scrosciare, gocciolare o stillare. Ma non è finita qui; il denaro infatti può anche volatilizzarsi del tutto. In tal caso evapora, diventa un gas e forma bolle. Nessuno può piú prenderlo in mano. Come quando c'è l'inflazione. Sapete che cosa significa? Inflazione viene da flatus. È latino!

- Basta! - strillò Fanny. - Non lo voglio imparare il latino!

- Ah, bambini, il mio è un po' arrugginito. Ma che cosa vuol dire flatus me lo ricordo ancora: significa «peto». Lo dice un illustre classico romano. All'epoca avevano un imperatore di nome Vespasiano che pare abbia inventato l'orinatoio. Con il gabinetto pubblico voleva rimpolpare le casse dello Stato. Probabilmente ci saremmo dimenticati di lui già da un pezzo, se non fosse passato alla storia per uno spiritoso modo di dire. Lo conoscete di certo. Recita cosí: il denaro non puzza.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 84

«Ma chi la pensa diversamente da te, Fanny, deve vedersela con questa robaccia, e mi riferisco soprattutto a te, Fabian. Queste cose non si imparano al liceo. Se volete vi spiego che cosa significa questo continuo su e giú, con i suoi boom e i suoi crash. Nessuno sa con precisione da dove abbia origine. E dire che si sono dati un bel da fare, i celebri teorici. Signori come Adam Smith e Max Weber, come Schumpeter, Keynes, Hayek e una decina d'altri. Una delle loro scoperte piú geniali è stata la congiuntura, termine con il quale intendono un movimento ciclico, qualcosa di simile al flusso e riflusso della marea. Semplicemente non volevano ammettere che in economia dominano divinità senza nome come il caso e l'arbitrio. Dai loro studi non è emerso molto di piú. L'unica cosa certa è che la crisi non è un'eccezione, bensí la regola. Fa parte del sistema operativo del capitalismo. Ripresa, surriscaldamento, stagnazione, recessione, tracollo. Neppure le ricette per rimettere in moto l'economia sono nuove.
           _____________________________________
          |                                     |
          |  La salute senza soldi è            |
          |  una mezza febbre.                  |
          |_____________________________________|

A queste parole Fabian, che di auto qualcosa ne capisce, perse la pazienza. - Per quale motivo i capitalisti continuano a parlare come se l'economia fosse un'auto d'epoca degli anni Venti? Al tempo se ti si ingolfava il motore prendevi la manovella, la infilavi nel volano passando per il radiatore e giravi un paio di volte come si deve. Davi gas, acceleravi a tavoletta, e il miracolo economico era bell'e fatto!

- Hai ragione, Fabian! L'economia non è un'auto d'epoca. Forse assomiglia di piú a un casinò. Ciascuno di coloro che sono seduti al tavolo da gioco si illude che sarà proprio lui, prima o poi, a sbancare. Alcuni esaminano con zelo i bilanci, altri assoldano matematici perché pensano che possano fornire previsioni esatte. Oppure hanno un amico che dà una dritta sicura al cento per cento. Vi sembrerà impossibile, ma due dei miliardari che ho avuto occasione di incontrare tengono accanto a sé un indovino o un astrologo.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 107

Immaginavo come sarebbe andata avanti la partita di ping-pong tra il mio fratellino e quella cinica matricolata di mia zia. Prima o poi Fabian avrebbe tenuto un bel discorso sulla «giustizia sociale».

- È un'idea grandiosa, - proclamò Fabian.

- Peccato che non se ne sia mai fatto nulla. La società giusta, cosí come la immagini tu, non è mai esistita. In decine di migliaia di anni ogni tentativo di realizzarla, da Spartaco a Mao e Pol Pot, è fallito.

- Ma è un sogno che non morirà mai.

           _____________________________________
          |                                     |
          |  Ho sempre guadagnato soldi         |
          |  solo per poterli spendere.         |
          |  Non sono in molti a poter          |
          |  dire lo stesso.                    |
          |           William Somerset Maugham  |
          |_____________________________________|

E via di questo passo. Proprio lui insegue questo sogno, lui che un attimo fa ha detto chiaro e tondo che il suo piú grande desiderio è essere ricco. Nessuno, comunque, è ancora riuscito a spiegarmi come si deve che cosa significherebbe l'insulsa formula della giustizia sociale sciorinata dai programmi di tutti i partiti, se la si prendesse davvero sul serio. D'altra parte, non avevo neanche voglia di stare a sentire come la zia, che non sopporta i predicozzi del mio fratellino, lo avrebbe messo con le spalle al muro. Alle sue interminabili chiacchiere avrei addirittura preferito un corso di yoga o una seduta di riflessologia plantare. Ma ecco che zia Fé aveva in serbo l'ennesima sorpresa: un elogio di Karl Marx di cui non l'avrei mai creduta capace. - In passato ho avuto una storia con un tale che era un comunista convinto, - esordí. - Ci trovavamo nientemeno che a New York, al Greenwich Village, dove bazzicavo all'inizio degli anni Cinquanta. Questo bel ragazzo del Midwest voleva insegnarmi che cosa aveva da offrire il Partito a gente come noi. Ma con me cascava male. Quando mi si è presentato con i suoi volantini, io ho preferito dare un'occhiata al celebre Manifesto comunista, e da quel momento non ho piú avuto dubbi: questo Marx sarà anche stato un gran bastardo, ma non era un parolaio né un imbroglione come i suoi compagni americani. Un uomo cosí assennato, cosí integerrimo! Ovviamente non ha mai guadagnato un granché. Per mantenere moglie e figli doveva batter cassa da tutti i suoi amici. E questo lo irritava. Si riempi di dolorosi foruncoli e mori a cinquantasei anni di tumore ai polmoni. Aveva senza dubbio un temperamento collerico, ma ha comunque guardato quello che stava accadendo con sguardo freddo e acuto. Una rarità! Quanto mi sarebbe piaciuto parlare con lui!

- E di che cosa?

- «Finirà male col capitalismo!» profetizzò già centocinquant'anni fa. «Anch'io la vedo cosí, - avrei replicato, - ma quand'è che collasserà di preciso? Non fintantoché noi due, Lei e io, saremo ancora in vita, si spera!»

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 153

Dal «Vademecum» di zia Fé



| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 173

Glossario



accumulazione È l'accrescimento di capitale o, piú in generale, dell'insieme di beni strumentali, come i macchinari, gli impianti e via dicendo di un sistema economico o di un'impresa.

Banca centrale europea È una delle istituzioni dell'Unione Europea ed è responsabile della sua politica monetaria; è stata costituita il 1° giugno 1998, ha sede a Francoforte ed è subentrata per molte funzioni alle banche centrali dei singoli Stati.

Banca dei regolamenti internazionali (BRI) Esiste dal 1930 e ha sede a Basilea. È una specie di superbanca e ha lo scopo di aiutare la cooperazione tra le banche centrali di tutto il mondo fornendo loro servizi finanziari ed effettuando pagamenti internazionali.

banca di emissione, o istituto di emissione È la banca che in uno Stato emette, dunque stampa o conia, denaro. In Europa oggi è la Banca centrale europea che, con l'introduzione dell'euro, ha sostituito le banche di emissione nazionali (Banca d'Italia, Bundesbank ecc.).

Banca mondiale (World Bank, in inglese) È stata fondata nel 1945, ha sede a Washington ed è una delle istituzioni delle Nazioni Unite. Ha lo scopo di combattere la povertà e organizzare aiuti agli Stati in difficoltà economiche.

capitale Il termine, in economia, ha vari significati: [...]


[...]

| << |  <  |