Copertina
Autore Domenico Fiormonte
CoautoreFerdinanda Cremascoli
Titolo Manuale di scrittura
EdizioneBollati Boringhieri, Torino, 1998, Comunicazione e linguaggio , pag. 328, dim. 155x236x21 mm , Isbn 978-88-339-5610-7
LettoreRiccardo Terzi, 2003
Classe scrittura-lettura , comunicazione
PrimaPagina


al sito dell'editore


per l'acquisto su IBS.IT

per l'acquisto su BOL.IT

per l'acquisto su AMAZON.IT

 

| << |  <  |  >  | >> |

Indice

Introduzione, 11
Il processo di scrittura, 12

Un po' di storia. Modelli vecchi e nuovi, 14
Le cinque fasi, 20
    La prima fase: argomento, scopo e pubblico, 21
    La seconda fase: raccolta delle idee e piano di
                     lavoro, 23
    La terza fase: ricerca delle fonti o documentazione, 28
    La quarta fase: stesura, 30
    La quinta fase: revisione, 31

1. La scrittura con obiettivi professionali (informare e
                                             esporre), 41

   1.0. La lettera d'affari, 41
        L'esempio negativo, 42
        Commento in interlinea, 43
        La nostra riscrittura, 45
        1.0.0. La corrispondenza commerciale:
               qualche consiglio, 46
        Esercizi:
        1. Impaginazione e frasi topiche, 49
        2. Il sollecito di un pagamento, 50
        3. Risposte: l'accettazione di un ordine, 50
        4. Comunicato stampa, 51
        5. Il testo del comunicato stampa, 52
        6. Traduzione, 53
   1.1. La relazione di lavoro, 53
        L'esempio negativo, 55
        Commento in interlinea, 57
        La nostra riscrittura, 58
        Esercizi:
        1. La lista delle idee ovvero
           «Rem tene, verba sequentur», 59
        2. Dalla mappa delle idee alla stesura della
           relazione, 60
        3. Coerenza e chiarezza esplicativa, 62
        4. La proprietà espressiva, 64
        5. Come scrivere una relazione, 69
   1.2. Il verbale di seduta, 71
        L'esempio negativo, 73
        Commento in interlinea, 74
        La nostra riscrittura, 75
        Esercizi:
        1. Riportare alla lettera o sintetizzare?, 77
   1.3. Il curriculum vitae, 80.
        1.3.0. Che cosa è un curriculum?, 80
        1.3.1. Prima di cominciare, 81
        1.3.2. Come si scrive un curriculum?, 81
        1.3.3. Che cosa si scrive in un curriculum?, 82
        1.3.4. Che cosa non si scrive in un curriculum?, 83
        1.3.5. Altri consigli, 83
        L'esempio negativo, 84
        La nostra riscrittura, 87
        Esercizi:
        1. Prima del cv: la lista dei vostri punti forti
           (e di quelli deboli), 88
        2. Scheda le informazioni in tuo possesso, 90
        3. Dove sono gli errori?, 92
        4. Ilcurriculim vitae di Alessia Santarelli, 92
        5. Il curriculum vitae di Marco Spada, 94

2. La scrittura tecnica (informare e regolare), 95

   2.0. Introduzione, 95
        2.0.0. Che cos'è la scrittura tecnica?, 95
        2.0.1. Scrittura tecnica e comunicazione pubblica,96
   2.1. Le affissioni pubbliche, 97
        L'esempio negativo, 98
        Commento, 99
        La nostra riscrittura, 99
        Esercizi:
        1. Iscrizione alle liste di leva, 101
        2. Avviso per gli anziani, 102
        3. Domanda di partecipazione ad
           attività culturali, 103
   2.2. La circolare e l'ordinanza, 10.3
        L'esempio negativo, 105
        Commento in interlinea, 110
        La nostra riscrittura, 112
        Esercizi:
        1. Essere ordinati, non dare nulla per scontato,
           impaginare efficacemente, 114
        2. Il fonogramma della Giunta, 115
        3. La circolare sugli immigrati, 116
   2.3. Il verbale amministrativo, la perizia e
        il referto di analisi, 117
        L'esempio negativo, 117
        Esercizi:
        1. Il verbale di sfratto, 119
        2. La perizia medica, 119
        3. Il referto di analisi, 122
   2.4. I moduli, 124
        L'esempio negativo, 124
        Commento, 126
        La nostra riscrittura, 127
        Esercizi:
        1. La polizza fideiussoria, 129
        2. L'atto di transazione, 131
        3. Il modulo dell'ufficio del Registro, 132
   2.5. I regolamenti, 133
        2.5.0. Il regolamento della biblioteca della Camera
               dei deputati, 133
        L'esempio negativo, 135
        Commento, 137
        La nostra riscrittura, 138
        Esercizi:
        1. Il regolamento di una palestra, 140
        2. Il regolamento per l'uso della fotocopiatrice,140
   2.6. Le istruzioni, 141
        Esercizi:
        1. Istruzioni per votare, 142
        2. Come proteggere il monitor in uso di un
           computer, 144
        3. Istruzioni per duplicare una videocassetta, 146
        4. Istruzioni per l'uso dei tasti funzione di un
           computer, 146
        5. Istruzioni agli autori di articoli
           scientifici, 147

3. La scrittura argomentativa (persuadere e convincere), 148

   3.0. Introduzione, 148
   3.1. L'articolo di commento, 149
        Esercizi:
        1. L'oro della Banca d'Italia rubato dai nazisti,153
        2. Il business dello sport, 156
        3. Perché siamo tifosi di calcio?, 159
   3.2. L'articolo di divulgazione scientifica, 162
        Esercizi:
        1. Viaggiare nello spazio, 171
        2. Il risanamento delle acque inquinate, 173
        3. Le farfalle Kallima/a, 175
        4. Le farfalle Kallima/b, 177
        5. L'opinione dialogata: un forum tra scienziati,177
        6. Dialogo tra un «guastatore» e un pacifista, 182
        7. Immigrazione ed epidemie, 185
   3.3. La recensione, 187
        L'esempio negativo, 187
        Commento, 188
        Una recensione corretta, 189
        Esercizi:
        1. Un critico folgorante, 191
        2. La recensione a un CD di Andrea Bocelli, 192
        3. Mina Celentano, 193
   3.4. La ricerca, 193
        3.4.0. La ricerca nelle scienze umane, 194
        3.4.1. La ricerca nelle scienze sociali, 199
        3.4.2. La ricerca nelle scienze della natura, 202
        3.4.3. La proposta di ricerca, 205
        Esercizi:
        1. È tossica la gentamicina nelle iguane?, 211
        3.4.4. La presentazione sintetica di una ricerca:
               il riassunto, 212
        L'esempio negativo, 213
        La nostra riscrittura, 214
        Esercizi:
        1. Il pericolo di un'alluvione, 215
        2. Una ricerca sul servizio C.I.C. nelle scuole
           superiori, 216
   3.5. La pubblicità elettorale, 217
        L'esempio negativo, 218
        La nostra riscrittura, 220
        Esercizi:
        1. Il modello retorico, 220
        2. Dare informazioni, 222
        3. Rovesciare le strutture, 223

4. Scrivere per parlare (Public speaking), 225

   4.0. Introduzione, 225
   4.1. Come organizzare un discorso, 229
        4.1.0 Apertura e conclusioni, 230
   4.2. Prodi e Berlusconi, 234
        4.2.1. Struttura e linguaggio, 236
        4.2.2. Berlusconi e Prodi a confronto, 239
   4.3. La comunicazione a un convegno, 244
        L'esempio negativo, 244
        Commento, 244
        La nostra riscrittura, 246
        Esercizi:
        1. Riscrivere un discorso informativo, 247
        2. Preparare un discorso persuasivo,248
        3. Osservare e ascoltare gli altri, 249
        4. Analizzare le conclusioni, 250

5. La scrittura elettronica, 253

   5.0. Introduzione, 253
   5.1. Dalla videoscrittura a Internet, 254
        Lettura, 258
        Composizione, 258
        Produzione, 259
        5.1.1. Ipertesti e World Wide Web, 263
        Ipertesti locali e globali: da Storyspace a World
                                    Wide Web, 266
        5.1.2. Posta elettronica, newsgroup e liste di
               discussione, 273
        Stile e lingua della posta elettronica: Netiquette e
               creolizzazione, 274
        Discussione, gioco e lavoro in rete: liste,forum e
               messaggi professionali, 281
   5.2. La scrivania dinamica, 295
        La ricerca in rete: teoria e pratica, 296
   5.3. Esempi di retorica elettronica, 301
        5.3.0. Le scritture online: chat e giochi di ruolo,
               302
        5.3.1. Il curriculum vitae su Internet, 308
        Il curriculum simile a quello scritto sulla carta,
               309
        Il curriculum tra serio e faceto, in italiano e in
               inglese, 310
        La presentazione di sé e della propria azienda, 313
        Esercizi:
        1. La scrittura su Internet: prima dell'ipertesto,
           i testi!, 315
        2. La comunicazione commerciale, 3l6
        3. Fare ricerca in rete (a), 316
        4. Fare ricerca in rete (b), 317
        5. La biblioteca digitale, 317
        6. Gli strumenti bibliografici su Internet, 318

APPENDICE  La lista della spesa (organizzare il tempo), 319

Bibliografia, 321

 

 

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 11

Introduzione


Tanto si sentì allegro, distaccato e libero che, senza pensarci, le mise la mano sulla spalla e disse, No, le leggerò io la storia della mula, venga dentro, È lunga? È come tutto, la si può dire in dieci parole, o in cento, o in mille, oppure non finirla mai. José Saramago, Storia dell'assedio di Lisbona, 1995.


Questo libro è più un libro di «esempi» che di «regole». È cioè un manuale che insegna a scrivere non tanto a partire da precetti, ma da testi. Testi di varia natura e genere, dal curriculum vitae alla perizia medica, dal verbale amministrativo al fondo giornalistico passando per le nuove forme di scrittura elettroniche. Documenti, lettere, relazioni, circolari, istruzioni per l'uso, messaggi di posta elettronica letti, analizzati e commentati. Un percorso che dall'esempio porti agli esercizi - basati sempre su modelli facilmente riproducibili da chiunque (insegnante, studente, professionista) volesse utilizzare materiali propri o aggiungerne di nuovi.

Per la prima volta un manuale di scrittura concentra la sua attenzione sulla scrittura vista dai cittadini comuni e da chi scrive per lavoro e non da artisti. Sappiamo molto infatti su narratori e poeti, ma poco e nulla sugli oscuri redattori delle migliaia di pagine che siamo costretti a leggere ogni anno: bollette, lettere della banca, avvisi e volantini pubblicitari. Come scrivono i dipendenti comunali? e gli avvocati? e i medici? e gli assicuratori? Spiegare e poi semplificare il linguaggio di queste scritture, attraverso una progressione in tre tappe (esempio negativo, commento e riscrittura), è stato uno dei nostri obiettivi.

A costò di far storcere il naso a questa o quella categoria abbiamo cercato di non dare nessuna informazione per scontata, aggredendo sistematicamente la terminologia tecnica e i gerghi specialistici (burocratese, medicalese ecc.) che rendono i testi oscuri alla generalità dei lettori. I suggerimenti dati negli esercizi infatti spingono sempre verso l'utilizzo di una prosa comprensibile e libera dai condizionamenti del proprio settore.

Il testo è diviso in cinque capitoli: i primi tre, dove sono concentrati la maggioranza degli esempi di scrittura, sono ognuno dedicato a una distinta tipologia scrittoria. Il primo allo scrivere con obiettivi professionali (informare, esporre e descrivere), il secondo alla scrittura tecnica (informare e regolare) e il terzo alla scrittura argomentativa (persuadere e convincere).

Ma la partizione risponde più a dei criteri di comodità che a un tentativo di categorizzazione: i punti di contatto fra un capitolo e l'altro sono moltissimi. Il quarto è un breve capitolo dedicato al Public Speaking, cioè alla organizzazione e alla scrittura di discorsi destinati a essere pronunciati in pubblico. Si tratta di un argomento nuovo che di solito non viene affrontato nei manuali di scrittura: eppure anche scrivere un discorso ha le sue regole. Nel quinto capitolo vengono analizzate le principali forme di scrittura nate con l'avvento del computer e della rete (Internet): particolarità e differenze dalla chat ai giochi di ruolo, dalla posta elettronica a World Wide Web. Infine, ad approfondimenti e curiosità sono dedicate delle schede racchiuse in box indipendenti e distribuite nei vari capitoli. È qui che concentriamo la parte delle «ricette» di scrittura, molto spesso riportando opinioni ed esperienze di autori famosi. Siamo convinti che nella maggioranza dei casi questi consigli saranno utili a qualsiasi persona abbia a che fare con la scrittura, pubblica o privata che sia. Perché in fondo ogni testo deve sempre saper raccontare una «storia».

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 12

Il processo di scrittura


Le idee di fondo sulle quali si basa la struttura di questo libro sono semplici e largamente condivise (anche se poco praticate): primo, la scrittura è un processo dinamico composto di sequenze che si rivelano abbastanza simili per ogni tipo di testo; secondo, a scrivere si impara «riscrivendo». Questo concetto, apparentemente banale, è l'elemento chiave del processo di produzione di un testo. Non è certo un'idea nuova. Che cosa ci insegnavano a scuola se non a scrivere riassunti, cioè «riscritture» sintetiche di altri testi? Prendere un testo e rielaborarlo, modificarlo, vuole dire infatti farlo proprio: assorbire viene prima di produrre. Un grande antropologo e studioso della scrittura, Jack Goody, diceva che «si è prima copisti che creatori» (1989, p.269). Riscrivere è anche rileggere, o se preferite semplicemente «leggere meglio», come vedremo più avanti (cfr. «Le cinque fasi» contenuto nell'introduzione).

Questo capitolo si intitola «Il processo di scrittura». Ma che cosa si intende con questa espressione? La parola «processo» è oggi familiare a un gran numero di discipline. La si ritrova in psicologia come in fisica e biologia, nei nuovi paradigmi dell'intelligenza artificiale (le reti neurali) come nello studio della letteratura. Filosofi ed epistemologi parlano di conoscenza come processo non lineare, psicologi e neurologi di sviluppo della mente come processo di «rinegoziazione» continuo, adoperando il termine di «plasticità»; mentre letterati e artisti, almeno a partire dagli inizi del secolo, hanno abbandonato il concetto di creazione come produzione «dal nulla» creando capolavori incompiuti, ricchi di riferimenti intertestuali e perennemente in discussione. In moltissimi casi la stampa è stata solo una scusa, o meglio una costrizione. Se fosse dipeso da loro, molti autori non avrebbero mai smesso di scrivere e «riscrivere» le loro opere: proprio perché ritenevano inconcepibile la rigidità data dalla stampa alla scrittura (e oggi Internet sembrerebbe loro un sogno). Viene da domandarsi se le varie discipline citate abbiano scoperto un fondamento comune (o un «metamodello» ) o se siamo di fronte a una coincidenza - magari frutto della limitatezza del nostro vocabolario. Un libro sulla scrittura non può certo rispondere a tali domande, ma lo studio di questa attività intellettuale rimane un osservatorio privilegiato per chi si occupi della mente umana.

Il concetto di scrittura come processo si è affermato grazie alle applicazioni didattiche. E questo è accaduto soprattutto nei paesi anglosassoni, dove in fondo lo studio degli «scartafacci» dei grandi autori è meno comune. Lo studio della scrittura in questi paesi (in particolar modo negli Stati Uniti) si è trasformato rapidamente in disciplina con obiettivi didattici. Questo salto tuttavia avviene abbastanza tardi, e in misura ridotta in Italia. Esiste infatti un problema culturale che ha spesso diviso il mondo anglosassone da quello italiano. Il problema è racchiuso in una parola magica: insegnamento. Cioè didattica. Ovvero trasmissione, valutazione e uso del sapere. Nella nostra scuola e nella nostra università, le capacità didattiche (e la possibilità di valutarle) stentano a essere riconosciute come bagaglio professionale del docente. Il discorso ci porterebbe lontano, ma se vi abbiamo accennato è perché l'approccio scientifico alla scrittura dei paesi anglosassoni è frutto di una convinzione culturale e civile, non soltanto di maggiori investimenti economici o di politiche accademiche. Lo stesso rilievo dato al «processo» come momento centrale dell'apprendimento deriva da queste convinzioni: l'alfabetizzazione non solo è necessaria, ma «possibile». È un processo, fatto di varie tappe, che mette nelle mani dello studente gli strumenti per interpretare, criticare e «scrivere» la realtà. Venti anni fa tutti prendevano in giro le scuole di scrittura creativa. Un anno e mezzo fa il «Corriere della Sera», il nostro maggiore quotidiano nazionale, lanciava un corso di scrittura creativa a dispense. In campo scolastico sono stati pubblicati libri sulla scrittura che hanno avuto un certo successo. Insomma, molte cose stanno cambiando. Questo manuale vuole essere un contributo in questa direzione.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 38

Per concludere, prima di «licenziare» definitivamente il testo, rileggetelo facendovi le seguenti domande.

* La tesi centrale del vostro scritto è espressa chiaramente? Controllate che ciò che avete scritto sia coerente con il tema assegnatovi e con l'obiettivo che vi eravate proposti. Se l'indirizzo generale del vostro testo è cambiato, fate attenzione che le altre parti siano in linea con la nuova tesi.

* Avete rispettato le attese dei vostri lettori? Stabilite se avete dato al pubblico al quale vi rivolgete tutte le informazioni e i dati di cui avevano bisogno per interpretare correttamente il vostro testo.

* Le fonti che avete citato corroborano sufficientemente le vostre tesi? Sono presentate chiaramente? Bibliografia e citazioni rispettano lo stile richiesto dal committente? Avete fatto un uso coerente di grafici, figure ecc.? Se mancano degli elementi o pensate che un'informazione possa essere presentata sotto diversa forma (un diagramma a torta piuttosto che una tabella numerica ecc.) provate a modificarla.

* Avete sottoposto il vostro lavoro a uno o più lettori esterni? Se sì, avete integrato nel testo i loro commenti e le loro segnalazioni?

* Riconsiderate introduzione e conclusioni. La prima riesce a catturare l'attenzione del lettore e a presentare efficacemente lo scritto? Le conclusioni riflettono il vostro punto di vista dando conto di ciò che avete trovato?

Se al termine di questo lungo cammino la vostra coscienza è a posto, come dice Kipling, «pregate Allah e lasciatelo andare». Il vostro testo è pronto per affrontare il mare (piccolo o grande) dei lettori.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 38

SCHEDA Cambiare il punto di vista: Eco contro Flaiano di Ennio Flaiano e Umberto Eco


In questi due brani che vi proponiamo, due noti scrittori contemporanei mettono in scena un dialogo «impossibile» che ha per protagonista William Shakespeare. Nel primo caso (Flaiano) il poeta di Stratford-on-Avon è alle prese con un cinico produttore cinematografico dei nostri tempi, nel secondo (Eco) con un altezzoso editor. Nel commento al termine dei brani spiegheremo come i due autori, a partire da strutture e linguaggi molto simili, riescano a veicolare contenuti profondamente diversi.


- - - - - - - - - - - - -

Faccia passare il signor Shakespeare. Buon giorno, poeta, come va? Siedi pure. Un sigaro? Dunque, ho letto il tuo copione, ti dico subito quello che ne penso: è un capolavoro. Sì, sì, un capolavoro! Ma permettimi un solo appunto: io lo definirei un meraviglioso diamante montato male. La trama è felice, serrata, l'ambiente nobile, la Danimarca va di moda (io, anzi, spingerei un po' con la pornografia), i personaggi sono ben tagliati, drammatici. Forse un po' troppi, potremmo eliminame due o tre, ma ci penseremo. Amleto va benissimo, potrei farlo io, Ofelia... chi ci vedi in Ofelia? Prendi un caffè Due caffè! Io toglierei le tirate di quel Polonio, ridurrei un po' il second'atto, darei per avvenuto l'arrivo dei comici e farei che la loro rappresentazione è un'orgia danese, un festival pop. Anticiperei la carneficina finale. Non credi? Ottima l'idea del duello, lo scambio dei fioretti, mi piace che la regina si avveleni per sbaglio, che il re venga fatto fuori, mi piace tutto. Ma taglierei, ripeto, qua e là, quei monologhi... per dare un po' di spazio a un'altra conclusione, che mi sembra più nostra, più italiana. Te lo dico in poche parole, tu aggiusterai come meglio credi: l'eredità. A chi spetta l'eredità di Amleto? Chi è morto prima? il re, la regina, Amleto, Laerte? O si deve ammettere la commorienza? E l'eredità di Polonio a chi va? E quella di Ofelia? Chiarire, chiarire. Quel Fortebraccio deve passare anche lui i suoi guai con la legge e gli avvocati. La Danimarca, infine, di chi sarà? Quali sono i testamenti validi? In fondo, noi vogliamo che la tragedia non finisca per mancanza di personaggi, ma continui nelle conseguenze legali, nelle sottigliezze giuridiche, nei cavilli, le perizie, i veri e i falsi testamenti. L'Italia è la patria del diritto. E il titolo? Io lascerei: 'Amleto', e sotto. 'Libidine e eredità nella corte più licenziosa d'Europa, con Fortebraccio nell'imbarazzo'. Che ne pensi, passa domani per il contratto.

- - - - - - - - - - - - -

Ricevere Guglielmo S.

- Ho visto il suo lavoro, non c'è male. C'è tensione, fantasia, drammaticità. È la prima volta che scrive?

- No, ho già scritto un'altra tragedia, è la storia di due amanti veronesi che...

- Ma parliamo di questo lavoro, signor S. Mi stavo chiedendo perché lo situa in Francia. Perché non in Danimarca? Dico per dire, e non ci vuol molto, basta cambiare due o tre nomi, il castello di Chalons-sur-Marne che diventa, diciamo, il castello di Elsinore... È che in un ambiente nordico, protestante, dove aleggia l'ombra di Kierkegaard, tutte queste tensioni esistenziali...

- Forse ha ragione.

- Credo proprio. E poi il suo lavoro avrebbe bisogno di qualche scorcio stilistico, non più di una ripassatina, come quando il barbiere dà gli ultimi ritocchi prima di piazzarle lo specchio dietro la nuca... Per esempio lo spettro paterno. Perché alla fine? Io lo sposterei all'inizio. In modo che il monito del padre domini subito il comportamento del giovane principe e lo metta in conflitto con la madre.

- Mi pare una buona idea si tratta solo di spostare una scena.

- Appunto. E infine lo stile. Prendiamo un brano a caso, ecco, qui dove il ragazzo viene al proscenio e inizia questa sua meditazione sull'azione e sull'inazione. Il brano è bello, davvero, ma non lo sento abbastanza nervoso. "Agire o non agire? Tale la mia angosciata domanda! Debbo sopportare le offese di una sorte nemica oppure..." Perché la mia angosciata domanda? Io gli farei dire questa è la questione, questo è il problema, capisce, non il suo problema individuale ma la questione fondamentale dell'esistenza. L'alternativa fra l'essere e il non essere, per dire...

- - - - - - - - - - - - -


I punti in comune fra i testi appena letti sono molti. Sia Eco che Flaiano giocano innanzitutto sull'equivoco «Shakespeare grande e famoso scrittore» (cosa che il lettore sa) e «Shakespeare ignoto questuante» (com'è nella realtà immaginaria delle rispettive trame). In entrambi i dialoghi il massimo poeta inglese è un personaggio scialbo e remissivo, addirittura muto in Flaiano, che viene travolto dai due veri protagonisti: i «demiurghi» (produttore e editor) che in un modo o nell'altro manipolano o stravolgono l'opera dell'ingenuo artista. La cornice narrativa è pressoché identica: un oscuro scrittore all'inizio della propria carriera viene ricevuto da un uomo che ha il potere di far conoscere la sua opera pubblicandola o facendone un film. Entrambi gli «uomini di potere» si comportano in maniera simile. Blandiscono l'autore, ma il loro fine è un altro: il produttore vuole fare soldi, l'editor «riscrivere» (o scrivere lui) l'Amleto.

Sotto una superficie testuale comune (e una sostanziale identità di genere: entrambi sono testi satirici), le differenze però sono molte. La prima e più evidente è nel «risultato» della manipolazione dei due protagonisti: l'interlocutore di Guglielmo S. suggerisce di cambiare «Shakespeare» in «Shakespeare», mentre il produttore e attore di Flaiano si prepara a trasformare L'Amleto in una pellicola per cinema di periferia. Lo sguardo dei due autori è rovesciato. Eco aveva esposto la sua idea di letteratura poco prima: il personaggio autore del testo su Shakespeare (Belbo) accumula le frustrazioni del «redattore che scrive per interposta persona» e sente «la nostalgia di una creatività mai realizzata» (p. 62). Il suo sogno nascosto dunque (ma questo Eco-Causabon-Belbo non lo dice), è scrivere egli stesso i libri che i grandi hanno scritto. Per Flaiano il problema è un altro: la libertà dell'artista di fronte al potere (in questo caso il potere del mercato). Flaiano ha una vera fiducia nell'autore: l'opera di Shakespeare «esiste» e anzi viene minacciata di essere svilita dal produttore-attore. Eco invece suggerisce che il grande capolavoro può (sembra) nascere direttamente dalle mani del commentatore-editore, che lo «riscrive» e dunque lo «scrive veramente». Flaiano crede nella letteratura e teme la sua sopraffazione (la sua manipolazione, il suo stravolgimento); Eco, affidando la paternità dell'opera al «demiurgo» testimonia la totale sfiducia nell'autore, o meglio la sfiducia nelle capacità creative del singolo al di là di una struttura che ne controlli i processi: ovvero l'editor, artefice, gestore e custode del testo.

Gli strumenti (narrativi, stilistici e linguistici) con i quali vengono esposte queste due opposte concezioni della letteratura sono speculari. In Flaiano Shakespeare è annichilito (assenza dell'autore), non sappiamo nulla di lui, paradossalmente nemmeno se accetterà le oscene proposte del produttore (e anzi abbiamo tutto il diritto di dubitarne, visto che l'Amleto esiste così com'è); in Eco al contrario l'autore c'è e interagisce con il redattore, ne condivide addirittura i consigli, e attraverso questa «presenza» delegittima la sua stessa creazione: l'opera scritta da Shakespeare non è mai esistita, ciò che rimane è solo frutto della previdenza di uno sconosciuto redattore.

Se il pezzo di Flaiano dunque è il grido disperato dell'ultimo dei romantici, il testo di Eco, sulla scia di molta parte della teoria letteraria novecentesca, ribadisce il definitivo seppellimento dell'idea dell'autore-creatore. Il capolavoro è invece un prodotto collettivo, in cui è difficile (e forse anche inutile) identificare le singole responsabilità. La centralità dell'opera non è costituita dalla mente fervida del genio solitario, ma dalla massa di persone che lo leggeranno; ciò che conta è la capacità dell'opera di «parlare» con il suo pubblico. Interprete privilegiato di questa comunità di lettori è l'editore, che non sa creare ma sa che cosa il pubblico vuole. Eco sembra convinto infatti che il pubblico sappia che cosa gli serva e che sia abbastanza colto e adeguato da spingere l'autore a migliorare il suo prodotto attraverso il tramite dell'editore. Paradossalmente, dunque, anche a trasformare Shakespeare nel «vero» Shakespeare. È una concezione della letteratura dell'era della democrazia e della diffusione della cultura. Dalla parte opposta sta Flaiano, con il suo scetticismo e la sua indomabile, corrosiva diffidenza nei confronti della società e del potere - in definitiva dell'uomo. A voi la scelta del «punto di vista»...

| << |  <  |