Copertina
Autore Caroline Fletcher
CoautoreJane da Mosto
Titolo La scienza per Venezia
SottotitoloRecupero e salvaguardia della città e della laguna
EdizioneAllemandi, Torino, 2004, , pag. 92, cop.fle., dim. 210x245x8 mm , Isbn 978-88-422-1309-3
LettoreRenato di Stefano, 2005
Classe citta': Venezia , urbanistica , ecologia , scienze tecniche
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Indice

  6  Premessa

  8  LA CRISI


 16  LO SCENARIO

 18  Una città tra le paludi
 20  Il profilo della laguna
 22  Gli interventi nei secoli
 24  Dalla laguna al mare
 26  L'impatto ecologico

 30  L'ACQUA ALTA

 32  Perché Venezia è invasa dall'acqua alta?
 34  La città scende, il mare sale
 40  L'acqua alta è sempre più frequente
 42  Una città sotto assedio

 44  I RIMEDI

 46  La difesa della città
 48  Il restauro della città
 50  Salvare piazza San Marco
 52  La difesa della laguna
 54  Il ripristino delle barene
 56  Il recupero sperimentale delle barene
 58  Le difese costiere

 60  LE BARRIERE

 62  Le barriere mobili
 64  Come funzionano le barriere
 66  L'esperienza di altri paesi
 70  Il dibattito sulle barriere
 72  Riepilogo degli interventi

 74  IL FUTURO

 76  Venezia e i cambiamenti climatici
 78  Scienza e incertezza
 80  Quale futuro per Venezia?

 84  Appendice

     Istituzioni e quadro legislativo
     Glossario
     Indice

 

 

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Pagina 7

Premessa



I SEDICI milioni di visitatori che ogni anno giungono a Venezia vedono ovunque restauri in corso. Nel centro storico il prezzo delle case è alle stelle e i monumenti sono oculatamente tutelati dalle istituzioni governative responsabili della salvaguardia del patrimonio. Ma la realtà è meno rosea di quanto appaia. La città più bella del mondo ha i giorni contati. La frequenza dell'acqua alta è in aumento e oggi Venezia non è in grado di difendersi da un evento catastrofico più di quanto non lo fosse quando subì la grande alluvione del 1966.

Per anni cittadini veneziani e politici italiani si sono fronteggiati in un arido dibattito sulla reale necessità delle barriere mobili tra la laguna e l'Adriatico: una diatriba degna delle rivalità tra Montecchi e Capuleti. I moderati si sono prudentemente tenuti fuori dalle discussioni più accese, incerti tra le ragioni dei due schieramenti. Per almeno un decennio Venezia ha perso tempo prezioso, rimandando l'adozione di misure difensive di importanza cruciale e procrastinandone la pianificazione, che invece è necessaria qui come lo è nei Paesi Bassi.

Questo libro intende fare il punto sulla valutazione scientifica della situazione attuale e delle potenziali soluzioni. Il Venice in Peril Fund si augura che, grazie ad esso, coloro che hanno e che avranno il potere di decidere del futuro di Venezia sappiano di poterlo fare contando finalmente su un supporto scientifico chiaro, sistematico e globale.

Questo libro rivela come la stragrande maggioranza della comunità scientifica ritenga che Venezia debba essere dotata di un sistema di barriere mobili a protezione dall'acqua alta, ma evidenzia anche quanti altri fattori minaccino la laguna e quanto l'allarmismo degli ecologisti sia fondato. Venezia non potrà essere salvata senza investire sia nelle barriere sia nella laguna. Chiedere di scegliere tra le due opzioni significa stravolgere i termini della questione.

Appare evidente il ruolo cruciale che gli scienziati dovranno svolgere nel destino di Venezia. Purtroppo per anni l'Italia ha sottovalutato l'importanza di investire nella ricerca scientifica: soltanto oggi l'opinione pubblica comincia a capire quanto questa politica abbia eroso il ruolo internazionale del paese. Ma per Venezia la scienza può significare la salvezza. Se vogliamo che anche i nostri pronipoti possano ammirare uno dei più straordinari capolavori dell'uomo, dobbiamo accettare il fatto che non esiste una soluzione definitiva ai suoi problemi. Venezia sarà sempre un "work in progress" e il prezzo da pagare sarà sempre alto. Ma è un prezzo che vale la pena di pagare.

Anna Somers Cocks, The Venice in Peril Fund, Presidente

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Pagina 9

La Crisi



            O Venezia! Venezia, quando le marmoree mura
            saranno coperte dalle acque, s'alzerà
            un pianto delle Nazioni sulle tue aule sommerse,
            un alto lamento lungo il distruggente mare!
                                        Byron, Ode a Venezia



SECOLI fa, il giorno dell'Ascensione, il doge di Venezia celebrava una cerimonia chiamata "sposalizio con il mare". Lasciando cadere un anello consacrato nelle acque della laguna di Venezia, dichiarava: Desponsamus te mare - Noi ti sposiamo, mare. Oggi la città e il mare sono ancora legati da quel vincolo inscindibile. Il loro, tuttavia, è un matrimonio in crisi.

Il primo vero grido d'allarme risuonò per Venezia la notte del 3 novembre 1966, quando una violenta mareggiata proveniente dall'Adriatico si abbatté sulla città, riversando nel suo labirinto di canali una quantità d'acqua la cui quota superava di 2 metri il livello del medio mare. L'acqua fece saltare l'elettricità, strappò alle caldaie quintali di gasolio, riempì le strade di spazzatura e cadaveri di topi e piccioni. Il disastro mise drammaticamente a nudo un'inquietante realtà: la fragile città stava sprofondando lentamente ma inesorabilmente nelle acque di quella stessa laguna che la teneva in vita.


IL "PROBLEMA VENEZIA"

Il problema di Venezia venne subito dichiarato "questione di preminente interesse nazionale". Da allora l'Italia ha promulgato varie leggi per la salvaguardia della città e della laguna e ha varato numerose opere di restauro e difesa dall'acqua alta. Queste misure sono finanziate in gran parte dal Governo (cfr. Appendice). Le questioni che affliggono Venezia tuttavia vanno ben oltre l'acqua alta e la loro soluzione è un'impresa di enorme portata, irta di difficoltà. Il dibattito scientifico e politico sulle azioni di difesa e salvaguardia sono parte integrante della storia di Venezia – le discussioni riguardo la soluzione oggi adottata ebbero inizio trent'anni anni fa e sono sfociate, nel dicembre del 2001 nella decisione di procedere con un ambizioso piano integrato di interventi di difesa dalle acque alte e progetti di recupero. Punto centrale di questo piano, cui è stato dato il via nell'aprile del 2003, è la costruzione di un esteso sistema di barriere mobili fissate ai fondali delle tre bocche di porto lagunari. L'obiettivo è isolare la laguna in caso di mareggiate di particolare intensità, impedendo l'ingresso alle acque dell'Adriatico.

L'opposizione a questo progetto ambizioso e altamente sperimentale è vivissima, anzitutto perché le barriere mobili potrebbero degradare ulteriormente il già compromesso ecosistema lagunare, inoltre perché non sembra porre rimedio ad altri problemi che minacciano il futuro della città. La veemenza del dibattito tende purtroppo a gettare ombra sugli aspetti più complessi e sottili della questione. Venezia e la laguna tuttavia non hanno grandi speranze di sopravvivenza se le politiche di salvaguardia non terranno conto del contributo della scienza.

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Pagina 24

Dalla laguna al mare


La laguna di Venezia si sta trasformando sempre più rapidamente in un braccio di mare. Il deterioramento della sua struttura fisica e della sua ecologia espone la città al rischio delle mareggiate e decreta la scomparsa di alcune specie vegetali e animali


MAPPE, cronache, documenti storici e evidenze scientifiche dimostrano che la laguna si sta trasformando progressivamente in un paesaggio marino. Le acque sono sempre più profonde, barene e velme vanno scomparendo, l'erosione si intensifica e il tasso salino dell'acqua si avvicina ai valori del mare. Benché sia difficile, per la complessità dei processi e in alcuni casi per la mancanza di dati precisi, quantificare con esattezza questa trasformazione, il problema risiede con tutta evidenza nello disequilibrio tra l'afflusso e il deflusso dei sedimenti nella laguna.


LA PERDITA DEI SEDIMENTI

Le caratteristiche dei sedimenti sono alla base di molti habitat fisici della laguna e ne determinano lo stato di salute. I sedimenti possono essere costituiti da limo o depositi fluviali o da detriti più consistenti e il loro comportamento - come vengono mossi e ridistribuiti dalle correnti, depositati altrove o scaricati in mare dalle maree - varia di conseguenza. Misurare il "bilancio sedimentario", ovvero i guadagni e le perdite di materiali nel tempo, è essenziale per determinare il destino della laguna. Eppure resta un'impresa alquanto complessa: se la maggior parte degli esperti concorda nel registrare una perdita annua netta in favore del mare, le stime tuttavia appaiono estremamente variabili. E mentre i sedimenti si accumulano in alcune zone della laguna nord, in altre vengono erosi, e sopratutto una grande quantità di sedimenti scompare del tutto dal sistema lagunare. Oggi gli esperti stanno studiando il meccanismo che regola il deposito di sedimenti e lo sviluppo delle barene.

La scomparsa dei sedimenti è un fattore cruciale nel processo di trasformazione da laguna in mare; la deviazione dei corsi fluviali per difendere Venezia dall'insabbiamento ha provocato l'effetto contrario di privare la laguna di un'importante fonte sedimentaria. Anche le lunghe dighe progettate per prevenire l'ostruzione delle bocche hanno contribuito in parte al deficit sedimentario. L'abbassamento generale della laguna (illustrato nel prossimo capitolo) e l'apertura di canali profondi hanno prodotto un'intensificazione delle correnti. I cambiamenti nei flussi di corrente comportano anche il fatto che i sedimenti vengono sospinti dagli adiacenti bassifondali nei canali di navigazione provocando un'ulteriore erosione e rendendo al contempo necessari costosi lavori di scavo dei canali navigabili. Si ritiene che, rispetto al XIX secolo, a causa dell'erosione e dell'abbassamento del suolo, il volume complessivo di acqua nella laguna sia raddoppiato.

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Pagina 46

La difesa della città


Per proteggere Venezia dall'acqua alta sono necessari un'attenta pianificazione e un efficace coordinamento. L'attuale piano di lavori è una preziosa opportunità per rinnovare le infrastrutture cittadine


PER DIFENDERE Venezia dall'acqua alta è stato studiato un sistema integrato di difese, che si distinguono in:

* difese locali (centro storico e isole abitate)

* misure diffuse (laguna)

* difese costiere (barriere mobili e rinforzo del litorale)

Il Comitatone stabilisce le politiche di salvaguardia, mentre il Consorzio Venezia Nuova è incaricato dal Magistrato alle Acque di Venezia di pianificarle, organizzarle e realizzarle nell'area lagunare. Insula SpA svolge la stessa mansione per quanto riguarda le aree urbane di Venezia e delle isole. Le due società operano in collaborazione con le autorità regionali e locali e con altri enti.

Il raggio d'azione è molto ampio: per contenere l'acqua alta sono state innalzate fondamenta e muri di sponda; i canali richiedono frequenti operazioni di scavo; chilometri di edifici e fondamenta necessitano di restauri radicali; il sistema fognario e i gatoli sotterranei devono essere riparati e modernizzati. Nella laguna occorre adottare nuove misure per il controllo della marea e arrestare il rapido declino delle condizioni fisiche ed ecologiche, in modo tale da ripristinare la naturale resilienza del sistema. Sulla costa vanno rafforzate le dighe foranee e avviati i lavori di edificazione delle barriere mobili e delle opere complementari. Si tratta di un programma straordinariamente ambizioso, che, oltre alle conoscenze scientifiche acquisite negli ultimi trent'anni, necessita di analisi integrate, condivisione dei dati e monitoraggio degli effetti e degli impatti degli interventi – prima e dopo l'attuazione.


IL DIBATTITO SULLE PRIORITÀ

A Venezia la scelta delle misure di salvaguardia è un argomento di dibattito quotidiano; in particolare ci si interroga sulla necessità di adottarle tutte. Alcuni scienziati e ingegneri ritengono che le barriere mobili (illustrate nel Capitolo 5) vadano costruite immediatamente per scongiurare il rischio di un'altra marea devastante come quella del 1966, sostenendo che il degrado ambientale della laguna possa essere affrontato separatamente, in un arco di tempo più lungo. Altri, contrari alle barriere, preferirebbero dare la precedenza alle misure locali e diffuse per combattere il problema cronico l'acqua alta e contemporaneamente risolvere la questione del degrado ambientale.


LE DIFESE LOCALI

Le difese locali servono a proteggere dall'acqua alta le aree edificate. La prima di queste misure consiste nell'innalzamento di pavimentazioni di fondamenta e calli e nell'utilizzo di vasche e paratie anti-marea al piano terra di molti edifici, soprattutto nelle zone più basse della città e delle isole. L'obiettivo dichiarato è la difesa della città dalle maree medio-alte – fino a quota 110 cm sullo 0 di riferimento e, se possibile, addirittura fino a quota 120 cm.

I veneziani hanno sempre reagito all'acqua alta demolendo i vecchi edifici e ricostruendone di nuovi, oppure limitandosi a interrare i canali e innalzare piani e pavimentazioni. Si è discusso a lungo sull'opportunità di mantenere queste abitudini. Secondo molti esperti tuttavia, se si vuole salvaguardare il patrimonio architettonico di Venezia, il livello di guardia è stato ormai raggiunto. Innalzare ulteriormente le pavimentazioni rovinerebbe le originali proporzioni degli edifici e cancellerebbe elementi di grande valore come i basamenti delle colonne. Così facendo, si otterrebbe una Venezia diversa, destino che nessuno augura a questa città unica al mondo, dichiarata dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità. Con difese locali in grado di contenere un'alta marea al massimo di 110 cm, le barriere mobili rappresenterebbero un fattore cruciale per la difesa dei residenti e dello straordinario patrimonio architettonico dalle acque alte eccezionali.

Un altro intervento facente parte delle difese locali è quello sulle insulae, che va al di là del semplice innalzamento dei piani terra e consiste nel- l'impermeabilizzazione delle insulae in cui è suddivisa la città attraverso complesse modifiche al sistema di drenaggio e l'utilizzo di valvole e materiali speciali per bloccare l'infiltrazione dell'acqua sotterranea.

Attualmente sono allo studio sistemi ancora più ambiziosi che mirano a innalzare interi edifici o suoli mediante tecnologie innovative, ma si tratta di progetti a lungo termine (cfr. il Capitolo 6).

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Pagina 80

Quale futuro per Venezia?


Affrontare problemi ambientali complessi non significa soltanto trovare soluzioni scientifiche e tecniche. È essenziale anche sviluppare una volontà politica e reperire ingenti risorse finanziarie


IN NATURA le lagune sono effimere, ma nella storia di Venezia l'uomo ha agito instancabilmente per salvaguardare la stabilità del sistema e le sue dinamiche naturali. Per oltre un millennio l'ambiente e la cultura di Venezia e della laguna si sono evolute di pari passo, legate da un vincolo inscindibile, e anche in futuro dovranno essere gestite con un approccio unitario e sistemico. La questione è: qual'è il modo migliore di gestirle, e per chi?

Venezia scatena passioni forti. Ogni gruppo di interesse ha una propria visione della città e della laguna e attribuisce importanza ad alcune caratteristiche ai danni di altre. È tuttavia possibile decidere consapevolmente la direzione da percorrere – abbandonare la laguna al mare (o alla terra) oppure adottare le misure necessarie alla salvaguardia del precario equilibrio attuale.

I vari ruoli istituzionali sono descritti nell'Appendice – il territorio di Venezia è caratterizzato da una moltitudine di autorità con competenze sovrapposte (e spesso con potere di veto) che provocano inevitabilmente una modesta efficacia progettuale, una frammentarietà decisionale e una scarsa incisività. Gli scienziati pertanto svolgono un ruolo di grande importanza. In possesso di un grande patrimonio di conoscenze interdisciplinari, possono essere interpellati per gettare luce sulla situazione attuale e sugli sviluppi futuri e per fornire le basi di scelte consapevoli, in grado di far fronte a esigenze diverse.


PERCHÉ SALVARE VENEZIA?

PER LA NATURA? Ogni considerazione sul futuro di Venezia deve essere informata dalla necessità di salvaguardare il suo straordinario patrimonio naturale. La difesa della struttura fisica della laguna e delle sue comunità biologiche è un'esigenza imprescindibile. Occorre lavorare ancora per apprezzare appieno l'entità delle misure volte a contenere il livello delle acque e il loro impatto (positivo o negativo) su altri aspetti dell'equilibrio ecologico della laguna. Anche su scala planetaria, la salvaguardia delle zone umide è una priorità internazionale di assoluta urgenza.

Ma che tipo di recupero operare, e per chi? I nuovi progetti non mirano a riportare il sistema alle sue condizioni originali, ma a creare un diverso equilibrio naturale (che comprende l'incremento di vegetazione invasiva e di specie ornitologiche più tipiche della terraferma). Va riconosciuto che nel ripristino dell'ambiente naturale e delle dinamiche della laguna non esiste un'unica condizione di riferimento sulla quale puntare. Secoli di intervento antropico, sommato agli influssi dei fiumi e del mare, hanno prodotto un mosaico di circostanze geografiche e funzionali, ciascuna delle quali richiede criteri di recupero peculiari.

PER I VENEZIANI? Spinti da episodi di acqua alte sempre più frequenti, degrado degli edifici e inquinamento sommati a un costo della vita e a spese di manutenzione degli immobili sempre più elevati (problemi esacerbati da una distorsione del mercato legata al turismo di massa), i veneziani tendono a lasciare la città. Come convincerli a tornare? Restaurare il tessuto urbano, prepararlo per affrontare il XXI secolo — con la realizzazione delle infrastrutture essenziali e il restauro dei palazzi abbandonati – potrebbe rivelarsi la mossa vincente. Sono necessarie politiche che incentivino le attività produttive tradizionali e quelle post-industriali riducendo la tendenza alla monocultura del turismo. Il turismo danneggia un ambiente urbano e naturale già molto precario. Gli effetti (traffico acqueo congestionato, problema dei rifiuti urbani) sono sotto gli occhi di tutti nel centro storico e stanno cominciando a propagarsi in zone meno rinomate e più fragili, come la laguna nord. Per i veneziani la laguna è anche un luogo di lavoro — con il miglioramento della qualità dell'acqua, la pesca può mantenere livelli competitivi bilanciando richiesta economica ed esigenze di conservazione dell'ecosistema. Ma il turismo, insieme al porto, è una delle principali risorse economiche della città: ogni scelta va operata con estrema cautela. È importante infine definire il ruolo di Venezia nel contesto metropolitano comprendente Mestre e altri centri abitati della terraferma.


PER IL COMMERCIO, L'INDUSTRIA E L'AGRICOLTURA? Per Venezia ciascuno di questi punti è da sempre una spina nel fianco: fortunatamente esistono forti vincoli che regolano l'inquinamento, lo smaltimento e l'emissione delle scorie. I sedimenti della laguna nascondono un inquinamento storico per non parlare degli ettari di aree industriali dismesse di Marghera. Ma le industrie ancora presenti intorno al porto sono parte integrante dell'economia, garantiscono ricchezza al territorio e danno lavoro a migliaia di persone. Fino a che punto Venezia deve imparare a convivere con questi settori indispensabili? In che misura la laguna può assorbirne gli scarichi senza danni irreversibili? Un terminal petrolifero offshore ridurrebbe il rischio di catastrofe ambientale? È possibile porre un freno all'enorme traffico di passeggeri a bordo di gigantesche navi da crociera che attraversano il cuore della città scaricando plotoni di turisti "mordi e fuggi", come vengono chiamati oggi?


PER IL MONDO? Venezia è stata dichiarata dall'UNESCO Sito del Patrimonio dell'Umanità. Il mondo intero ha a cuore il suo futuro. Ma Venezia deve necessariamente essere "venduta" ai turisti, che "comprandola" contribuiscono a tenere in vita una sorta di reperto archeologico? Una rivisitazione dei criteri che hanno permesso a Venezia di entrare a far parte del Patrimonio dell'Umanità può fornire spunti interessanti – oltre ad essere un incomparabile gioiello artistico, architettonico e culturale e a un nome di fama mondiale, Venezia è una zona umida caratterizzata da una straordinaria biodiversità e "simboleggia la lotta vittoriosa dell'umanità sugli elementi, e il predomino degli uomini e delle donne sulla natura ostile".

Venezia ha tutti i numeri per diventare un importante esempio di sviluppo sociale ed economico sostenibile e per mostrare al mondo come sia possibile convivere in armonia con i sistemi naturali, senza cercare di dominarli. La comunità scientifica ammette che le risposte di cui dispone sono solo una parte dell'equazione finale. Ma quella degli scienziati resta una voce di vitale importanza.

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