Autore Jon Fosse
Titolo Mattino e sera
EdizioneLa nave di Teseo, Milano, 2019, le Onde 50 , pag. 152, cop.rig.sov., dim. 13x18x1,5 cm , Isbn 978-88-9344-380-7
OriginaleMorgon og kveld [2000]
TraduttoreMargherita Podestà Heir
LettoreAngela Razzini, 2019
Classe narrativa norvegese












 

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Pagina 7

I





Altra acqua calda Olai, dice la vecchia levatrice Anna

Adesso non startene lì impalato sulla porta della cucina, dice

No, no, dice Olai

e avverte un calore e un gelo che si diffondono su tutta la pelle e la fanno accapponare e la gioia che pervade tutto il suo essere gli preme negli occhi sotto forma di lacrime e si affretta a raggiungere la stufa della cucina e comincia a versare l'acqua calda e fumante in un piccolo catino di legno, acqua calda, sì, sarà fatto, sì certo, pensa Olai e con il mestolo ne versa ancora e sente la levatrice Anna dirgli che adesso è sicuramente sufficiente, adesso sarà sicuramente abbastanza, dice e Olai alza lo sguardo e la vecchia levatrice Anna è in piedi accanto a lui e prende il recipiente

Ci penso io a portarlo dentro, dice la levatrice Anna

poi si sente provenire dalla camera un grido soffocato e Olai guarda la vecchia levatrice Anna negli occhi e le fa un cenno con la testa e forse sta anche ridendo appena con le labbra mentre se ne sta lì così

Adesso devi avere pazienza, dice la vecchia levatrice Anna

Se sarà maschio, si chiamerà Johannes, dice Olai

Vedremo, dice la levatrice Anna

Johannes, sì, dice Olai

Come mio padre, sì, dice

Non c'è niente di male in questo nome, dice la vecchia levatrice Anna

e si sente un altro grido, adesso più aperto

Ora calmati Olai, dice la vecchia levatrice Anna

Calmati, dice

Hai sentito quello che ti ho detto? dice

Devi avere pazienza, dice

Sei un pescatore, lo sai che sulla barca non ci devono essere donne, no? dice

Sì, sì, dice Olai

E questo vale adesso per gli uomini, tu sai che cosa vuol dire? dice la vecchia levatrice Anna

Sciagura, dice Olai

Porta disgrazia, giusto, dice la vecchia levatrice Anna

e Olai guarda la vecchia levatrice Anna andare dritta e decisa verso la porta della camera mentre tiene il catino con l'acqua calda davanti a sé a braccia tese e poi la vecchia levatrice Anna si ferma sulla soglia e si gira verso Olai

Non startene lì, dice la vecchia levatrice Anna

e Olai prova un guizzo di paura, sta forse spargendo senza volere sciagure e disgrazie intorno a sé? no, non era affatto sua intenzione e adesso capiterà forse qualcosa di brutto alla sua carissima e amatissima Marta, il suo amore, sua moglie, sarà così, no, non deve

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[...] e adesso, dentro la camera, il piccolo Johannes sta lottando per la vita, il piccolo Johannes, suo figlio, adesso suo figlio verrà al mondo, in quello malvagio, e si tratta forse di uno dei momenti più conflittuali della vita di un essere umano, abbandonare la propria origine all'interno del grembo e della vita materna e cominciare la vita nel mondo, quello malvagio, perché tutto è connesso alla bontà di Dio e a un dio minore o un Satana, no, adesso non deve pensare a questo genere di cose, è necessario, questo sì, comunque ora no, pensa Olai e si alza e sente Marta urlare e sente la vecchia levatrice Anna dirle così, così, adesso spingi ancora un po', brava Marta, così, e la vecchia levatrice Anna dice Ancora un po', e tutta questa pressione sulla testa del piccolo e il buio non è più rosso e morbido e tutti i suoni e quel battere regolare a a ta ta a a a ta a poi a o così a a a il fruscio a il mormorio a il vecchio fiume e il cullare i a a i a l'acqua i a e poi o a tutto sì ss ss a ss uniforme ss e le voci e poi questi suoni terribili e la pressione a a a a e questo freddo la scissione a a il levigare della pietra avanti a a e indietro e tutto quello che succede a a a un individuo e fa male nelle braccia e nelle gambe da tutte le parti e le dita o a si contrag i a gono a e tutto a a l'acqua a a tranquilla a a o e il duro brontolio e le voci a a a una a a sì a e poi la luce i a che arriva da là da laggiù tutto è da un'altra parte a a e non è più presente un gorgoglio e poi un suono e qualcuno lo espelle come dentro qualcosa e poi le mani e le dita dentro altre dita si piegano e tutto ciò che è vecchio, tutto non è più presente in una vecchia casa d'acqua in un vecchio mare di mucillagini e stelle lucenti che si allontanano e si avvicinano e arrivano e nulla è distinto ma attraverso ogni cosa traspare una nitidezza che è giunta da una stella e in maniera morbida e attutisce il freddo la demarcazione della terra e poi questa quiete racchiusa in una grande quiete che giunge da là e non da dentro ma è qualcosa che doveva essere e che non scomparirà e la scomparsa non è altro che il vecchio e non è mai lo stesso e poi l'urlo chiaro e nitido è chiaro e nitido come una stella e poi come un appellativo un significato un vento questo respiro un respiro tranquillo e poi calma calma movimenti tranquilli e il panno morbido il biancore non così vecchio ma dal mare un tessuto e non scuro e rosso ma secco e terribilmente calmo e poi una mano e questo urlo svanisce e così morbido morbido proprio come il rosso e il cupo e morbido e caldo e così bianco e morbido e caldo tra le labbra e consistente e bianco e tutto è tranquillo e poi tu sei così buono così bello così meraviglioso e nessuno è bello come te tu sei la cosa più bella, la migliore, Sì, sei proprio un bel bambino, sì, Lui è bello, Sì davvero, Ti è nato un maschio e tutto è morbido e bagnato e poi questa quiete calma e strana e poi o o u e il bianco u e morbido e u e duro e su così così o u e così bianco e così caldo quasi a o u così tranquillo Si chiamerà Johannes Sarà così e poi scivolare via e non essere È un bel bambino Johannes e se Johannes rimarrà in questo esserci non diventerà altro che un pescatore come suo padre Sì Johannes lo diventerà e tutto è calmo e su su così così e Olai è lì in piedi, accanto al letto dentro la camera e vede il piccolo Johannes al seno di Marta e i capelli corti sottili e scuri sono lisciati all'indietro sulla fronte alta e Marta è sdraiata con gli occhi chiusi e respira tranquilla lunghi respiri uniformi lenti e il piccolo Johannes è attaccato al seno e succhia, succhia

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e Olai vede che Marta accarezza senza sosta il piccolo Johannes sulla schiena e dice Su su, adesso calmati, non devi piangere così, va tutto bene, dice Marta e lo dice con un respiro profondo e lento, una respirazione che giunge da un luogo quieto ed esterno al mondo, pensa Olai mentre è in piedi accanto al letto dove si trova Marta e il piccolo Johannes continua a strillare e il piccolo Johannes sente la sua stessa voce piangere in questo mondo e le sue urla riempiono il mondo in cui si trova e nulla è più caldo e nero e un po' rosso e umido e integro, adesso il tutto sono i suoi stessi movimenti, è lui che adesso riempie ciò che è e lui e la sua voce sono distinte e separate ma allo stesso tempo non lo sono e c'è anche qualcos'altro, qualcosa di cui lui è parte ma non lo è perché la voce si distingue là fuori e viene verso di lui e si fa sempre più alta

Andrà tutto bene, dice Olai

e là fuori ci sono anche altre voci altre ali altre luci e si assomigliano e tutto è diverso e lui è come parte del tutto e di adesso

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II





Johannes si svegliò e si sentiva rigido e anchilosato e restò a lungo sdraiato sul letto nella camera allestita dietro la tenda in fondo al soggiorno e pensava che adesso doveva alzarsi, invece rimase dov'era perché fuori c'era sicuramente l'ennesima giornata plumbea, ne era certo, fatta di pioggia e pioggerellina fine, folate di vento e cielo grigio, freddo umido e mezzo gelo, così erano tutti i giorni di quel periodo dell'anno, e cosa avrebbe fatto oggi? non poteva mica starsene rinchiuso in casa, lì dentro era diventato tutto così triste e cupo da quando era morta Erna, era come se dopo che se ne era andata non ci fosse più calore, sì, certo, poteva sempre accendere la stufa a legna e poteva anche accendere quelle elettriche e almeno aveva preso l'abitudine di metterle al massimo, adesso non lesinava più su nulla, non ce n'era più bisogno, ormai aveva l'età che aveva e riceveva la pensione, lui come gli altri, ma per quanto la scaldasse, la casa non era mai veramente calda, e indipendentemente da quante luci accendesse, non era neanche abbastanza luminosa, tanto valeva rimanersene a letto a poltrire finché voleva, però uno non poteva lasciarsi andare così, lui doveva mantenersi in forma, doveva fare qualcosa, altrimenti si sarebbe consumato a furia di irrigidirsi e di non mangiare, da un pezzo non è più un giovincello, pensa Johannes, no, adesso è ora di alzarsi, pensa, non può più starsene lì sdraiato e che voglia di fumare, se non altro si godrebbe una bella sigaretta, pensa Johannes, e in camera fa pure freddo, ma in cucina la stufa è rimasta accesa tutta la notte, sarà il caso di andare di là, rollarsi una sigaretta, mettere su il bollitore per preparare il caffè e poi trovare qualcosa da mangiare, una fetta di pane con formaggio dolce di capra andrà benissimo, pensa Johannes, ma poi? che cosa farà? potrebbe andare a fare un giro a ovest di Vågen, vedere come va da quelle parti, e se il tempo tiene e non peggiora troppo può sempre uscire con la barca e cercare di pescare qualcosa, sì, è proprio quello che farà, pensa Johannes e allo stesso tempo pensa che è quello che pensa ogni mattina, tutte le mattine pensa esattamente la stessa cosa, pensa Johannes, che cos'altro dovrebbe pensare? che cos'altro dovrebbe fare se non andare a fare un giro a ovest di Vågen? pensa Johannes e pensa che non deve sentirsi così abbacchiato come in questo momento, non è così terribile, non ha forse una casa, e calda, e poi i figli, che sono venuti su così bene, e non lontano da lui abita la più piccola, Signe, e lei non fa in modo di vederlo quasi tutti i giorni, e poi gli telefona anche, certo che lo fa, poi lui ha anche i nipoti, la maggior parte sono proprio dei monelli, e con loro si diverte tanto, i nipoti, su, non provarci, starsene qui sdraiati in camera a lamentarsi invece di alzarsi, c'è un limite a tutto, pensa Johannes che di colpo si tira su dal letto e di colpo si sente così leggero come se in lui [...]

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[...] si è sentito come tornare in vita, pensa Johannes e con la sigaretta in bocca si alza e prende il bollitore, si avvicina al lavello, apre il rubinetto, lo riempie d'acqua, chiude il rubinetto e poi rimette il bollitore sulla cucina, accende il fornello e rimane a guardare il bollitore così lucido e bello e vede davanti a sé un'esca metallica altrettanto lucida e bella con i vari ami, e quel giorno quando lui e Peter erano in mare insieme, l'esca non voleva scendere, una cosa incredibile, pensa Johannes, lanciare la lenza in mare e vedere l'esca fermarsi in verticale a una profondità di un solo metro sotto la barca e rimanere immobile in quelle acque cristalline senza inabissarsi oltre, e che questo fosse accaduto a lui, cosa voleva dire? e magari Peter ha ragione quando sostiene che forse il mare non vuole più avere nulla a che fare con Johannes, può essere così? pensa Johannes, ma che gli sia tornato in mente proprio adesso, che proprio ora riveda davanti a sé l'esca che rimane ferma a un metro di profondità mentre il filo della lenza galleggia sulla superficie dell'acqua, e lui che la recupera e la lancia nuovamente e si ripete la stessa cosa e persino quando si sposta sull'altro fianco della barca succede la stessa cosa, no, non è possibile, pensa Johannes e pensa che questa faccenda dell'esca che non vuole affondare non la deve raccontare a nessuno, non gli crederebbero, penserebbero che sta raccontando un mucchio di frottole o che è impazzito, pensa Johannes e si accorge che adesso l'acqua sta bollendo e scosta il bollitore dal fornello, spegne e poi ci versa il numero giusto di misurini di caffè macinato grosso, sì, se non altro adesso si berrà un po' di caffè, pensa Johannes, e si imburrerà anche una fetta di pane [...]

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