Copertina
Autore Charles Fourier
Titolo La seduzione composta
SottotitoloIl fascino indiscreto dell'utopia
EdizioneNuovi Equilibri, Viterbo, 2006, Fiabesca 84 , pag. 128, ill., cop.fle., dim. 120x168x10 mm , Isbn 978-88-7226-916-9
OriginaleDialogue du Sauvage et du Philosophe - Citerlogue: Accord de la Morale avec les Droits naturels par Absorption Composé - Le Charme Composé
CuratorePasko Simone
TraduttorePasko Simone
LettoreLuca Vita, 2006
Classe classici francesi , filosofia , sociologia
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Indice

  5 Charles Fourier o della dismisura ben temperata
    di Pasko Simone

 19 Dialogo del Selvaggio e del Filosofo

 45 Citerlogo: accordo della morale con i diritti
    naturali per integrazione composta

 77 La Seduzione composta


 99 Note

105 APPENDICE
107 Lineamenti essenziali di una presunta "fortuna"
    di Fourier in Italia
117 Notizie biografiche
121 Lessico fourierista

 

 

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Pagina 19

Dialogo del Selvaggio e del Filosofo



Dopo un lungo girovagare e un difficoltoso tragitto attraverso paesi impervi, dei viaggiatori si ritrovano infine sul giusto cammino ed è per loro un piacevole rilassarsi il poter finalmente esaminare dall'alto le tortuose vie in cui si erano smarriti. Nello stesso modo anche noi perverremo a riorientarci operando un sintetico confronto tra gli effettivi diritti dell'uomo e i veritieri impulsi della Natura con quelle fantasie della "semplice natura" create dalla morale corrente. Supponiamo a tale scopo l'ingresso in scena di un Selvaggio, uomo sicuramente più prossimo di noi alla semplice natura e quindi buon giudice dei Diritti naturali. Diamo anche per scontato che sappia esprimersi nella nostra lingua.

Condotto qui questo Selvaggio da qualche isola sconosciuta, i comandanti della nave, pur avendolo ben nutrito, dopo averlo fatto sbarcare a Bordeaux, finiranno per abbandonarlo agli impulsi della semplice natura con uno zaino come suo unico equipaggiamento. Il nostro eroe ha fame. Vede della cacciagione e della frutta in bella mostra. L'afferra e se ne riempie lo zaino. Grande protesta tra i commercianti, assembramento di gente: il Selvaggio viene circondato con l'intento di recuperare il bottino che egli, tuttavia, intende difendere con ostinazione. A quel punto un giudice-filosofo interviene per dirimere la controversia. Costui ordina il silenzio e promette che convincerà il Selvaggio a restituire la cacciagione e la frutta sottratte con la sola forza delle sue ragioni.

Comincia il dibattito tra i due:

IL FILOSOFO Con quale diritto tu ti appropri di questa cacciagione che non ti appartiene?

IL SELVAGGIO La prendo perché ho fame e voglio mangiare.

IL FILOSOFO La fame non è un diritto ammesso dalla nostra sublime Carta dei Diritti dell'Uomo. Restituisci ciò che hai sottratto. Prendendolo hai violato i sacri princìpi della Proprietà. E non sarai più degno di fregiarti del bel titolo di "Uomo libero".

IL SELVAGGIO Non so nulla di tutto ciò: ho fame, e prendo il mio sostentamento là dove lo trovo.

IL FILOSOFO Non vuoi dunque essere considerato un "uomo libero", un orgoglioso e degno cittadino?

IL SELVAGGIO Sì, io voglio essere libero di fare ciò che mi piace. E quando mi coglie la fame, voglio mangiare.

IL FILOSOFO Uomo grossolano! Ti lasci guidare dai sensi! Studia la filosofia: essa t'insegnerà che quando si ha fame, bisogna dimenticare la propria fame per amore del Commercio e restituire la cacciagione e la frutta ai venditori, a cui esse appartengono.

IL SELVAGGIO Non ho nessuna intenzione di restituire ciò che ho qui dentro. Io mi tengo la preda e anzi me la mangio. (Dà dei gran morsi alla carne cruda degli uccelli).

IL FILOSOFO Disgraziato! Così tu fai oltraggio alla Carta dei diritti e al sacro codice del Commercio!

IL SELVAGGIO Bah! Ho fame e mangio là dove trovo da mangiare.

IL FILOSOFO Ma allora non sei un uomo naturale, visto che sei indifferente al fascino della filosofia e non ti turbano gli immortali princìpi della morale.

IL SELVAGGIO Uffa! Dimmi un po', dunque, che cosa canta questa tua filosofia della morale?

IL FILOSOFO Essa afferma che dobbiamo moderare le nostre passioni, soffrire la fame, il freddo e tutti gli altri tormenti per l'onore che ci viene dall'obbedire alla Morale che ci inonda lo spirito coi suoi torrenti di luce.

IL SELVAGGIO Non capisco nulla di tutto questo. Io voglio fare tutto ciò che mi va, e non ho nessuna voglia di moderarmi: io amo la libertà.

IL FILOSOFO Ma se vuoi renderti degno del bel titolo di "uomo libero", bisogna che rinunci alle tue passioni e obbedisca ai filosofi che t'insegneranno sempre a esser contento di non aver niente da mangiare.

IL SELVAGGIO Non do ascolto a questi chiacchieroni, io voglio mangiare quando ho fame.

IL FILOSOFO Vuoi dunque essere un criminale? Di certo lo diventerai se disconosci il primo dovere di un vero e civile cittadino che è quello di sacrificare la sua vita a sostegno del Commercio e della Carta dei diritti. E quand'anche tu morissi di fame cosa importa, dal momento che moriresti per l'onore di difendere il Commercio e la Carta?

IL SELVAGGIO Non ho nessuna voglia di morire di fame: voglio semmai difendere la mia vita e mangiare per sostentarla. (Riprende a dare gran morsi alla carne cruda degli uccelli).

IL FILOSOFO Mangiare! Che schifo! Una passione del tutto materiale. Non sai tu dunque che il cittadino perfettamente civile considera la fame alla stregua di una mera appercezione sensoriale della cognizione umana?

IL SELVAGGIO Me ne infischio dei perfetti e civili cittadini, è necessario che io mangi quando mi viene fame.

IL FILOSOFO Anima vile e sottomessa all'impero dei sensi! Sei tu dunque insensibile ai dolci appelli della nostra Morale! Non sei affatto, quindi, il giovane figlio della "semplice natura"!

[...]

Ho appena finito di descrivere quale potrebbe essere la sorte di un uomo che pretendesse di voler godere, tra noi civilizzati, dei diritti della "semplice natura"; diritti tra i più naturali tra i quali vi è quello di mangiare quando si ha fame e di prendere il proprio sostentamento là dove si trova. Ma i nostri campioni della libertà non ammettono che si possa avere questa possibilità, così come nessuno degli altri sette vantaggi che costituiscono il Diritto naturale.

Supponete ora che questo Selvaggio sia condotto in Armonia. Egli non soltanto godrà dei sette personali diritti naturali, ma tutti questi gli saranno concessi con un'ampiezza di gran lunga superiore ai suoi desideri; poiché dal momento in cui egli si lamenterà per la fame, lo si farà sedere a una tavola eccellente senza stargli a chiedere se ha o meno del denaro per pagare; e quindi non appena avrà trascorso 24 ore in una qualsiasi Falange non avrà più voglia di tornare nelle sue terre desertiche. E non avrà bisogno di rubare, perché gli sarà offerto tutto quanto è necessario e qualcosa di più ancora. I suoi principali svaghi saranno quelli di praticare liberamente la caccia e la pesca. Lo si fornirà per questi esercizi di buone armi e di ottime canne da pesca. Nelle sue battute di caccia e pesca seguirà un gruppo di appassionati in seno al quale troverà tutte quelle vettovaglie e tutte quelle bevande che possono essere gradite a un Selvaggio. In meno di tre giorni egli si sarà familiarizzato con gruppi diversi, appassionato a tutti i loro intrecci amorosi e ammesso tra di loro come consociato di ultimo rango. Egli avrà in tal modo trovato la certezza di tutti i sette diritti di natura, mentre la nostra filosofia non è in grado di garantirne neppure uno, limitandosi non ad altro che a ripetersi all'infinito sui presunti vantaggi derivanti dalla "semplice natura", vantaggi che si possono godere in pieno soltanto nella condizione di una "natura composta", ovvero unicamente nello stato societario di Armonia.

Ribadiamo a questo proposito che il movimento di Attrazione semplice non è mai vantaggioso e auspicabile se non è strettamente connesso all' Attrazione composta, e mai in modo isolato: è questa la causa che fa del Selvaggio, ossia dell'uomo figlio della semplice natura, un essere estremamente vizioso. Egli cesserà d'esserlo soltanto in Armonia, ove tutti i suoi impulsi di natura semplice si troveranno amalgamati con le tendenze della natura composta, di cui ho già trattato e che ho descritto nel capitolo relativo alla Seduzione composta.

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Pagina 58

In generale, il furto cessa là dove cessa il bisogno e dove l'uomo interviene a rendere nulla la passione del furto. Sono questi i due criteri integratori che saranno impiegati sistematicamente in Armonia. La quale, inoltre, utilizzando la misura del minimo garantito e il concetto della onesta reputazione, arriva a neutralizzare a tal punto la passione innata del furto che, senza bisogno di scoraggiarne la pratica, può anche permettersi di non decretarne il divieto.

È questo l'aspetto più scabroso dei sette diritti naturali. Una volta che avremo ben chiarito e definito questo, arriveremo in pieno al Diritto X unitario ossia alla libertà assoluta che implica il pieno esercizio degli altri sette. Esaminiamo più da vicino gli effetti dell'integrazione passiva del furto consentito, ma controbilanciato dall'influsso combinato del minimo e della reputazione. Il dibattito è tanto più interessante in quanto esso concorre insieme a tanti altri a dimostrare che non è possibile sperare in alcun bene sociale senza la gradualità del minimo e che questo valore minimo non è né possibile né politicamente conveniente senza il sostegno dell' Attrazione industriale. Non c'è salvezza possibile, infatti, che nelle Serie passionali che, assicurando nel contempo la giusta gradualità del minimo e l'Attrazione produttiva, garantiscono, di conseguenza, i sette diritti naturali controbilanciandoli per integrazione composta.


Ma riprendiamo il filo del discorso. Porre come nostra premessa che ogni abitante d'Armonia conserva il diritto di rubare senza mai abusarne, vuol dire mettersi doppiamente in urto con i pregiudizi dei civilizzati. Poiché questi signori considerano e mettono nel rango dei crimini il furto che, pur tuttavia, essi praticano con la massima audacia. Non dovrebbero prendersela tanto per un diritto a cui, in fondo, danno in segreto la loro preferenza rispetto a tutti gli altri consentiti dalla Carta dei diritti. Ma la cosa che soprattutto li scioccherà è l'affermazione che un Armoniano non si dedica affatto a praticare il furto sebbene gli sia pienamente riconosciuto il diritto. Ed esaminiamo ora quali sono le contropartite che lo distrarranno del tutto dalla voglia di rubare.

[...]

La passione per il furto, così indomabile al giorno d'oggi in Civiltà, non esisterebbe già più solo se tutti i civilizzati godessero di un Minimo garantito. Un Armoniano, in effetti, anche presupponendolo del tutto privo di mezzi di fortuna, usufruisce di un minimo garantito, cosa che gli consente di godere di ciò che, ancora una volta, desidero qui elencare in modo schematico:

– cinque pasti al giorno al livello di terza classe – che è trattamento di gran lunga superiore ai nostri pasti principali nei quali nulla è mai servito per serie opzionali sulla base della varietà e gradualità della qualità dei cibi;

– alloggio e vestiario sufficiente con abiti adatti per tutte le stagioni;

– spettacoli e divertimenti di ogni specie;

– vetture e cavalli da monta, forniti gratuitamente.

Voglio sottolineare, invece, la mancanza assoluta di giochi rischiosi e di spese folli che producono soltanto bisogni apparenti. È evidente che un truffatore ladro, in un simile stato di cose, finisca per perdere la voglia di rubare, perfino a volerlo supporre del tutto privo di senso del rispetto delle cose altrui; a che pro dovrebbe farlo quando l'Armonia lo avrà educato e completamente assuefatto a questo nobile sentimento?

In Armonia, si potrà dunque, senza rischio alcuno, restituire a tutti la pratica di questo quinto diritto naturale, ossia il Diritto al furto necessario. Non vi pare esserci più saggezza nel tollerare il furto in un ordine sociale che mira a prevenirne la tentazione, piuttosto che in quello cosiddetto "civilizzato" che, nel mentre lo vieta, spinge alla voglia di rubare 99 cittadini su 100?

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Pagina 86

Riassumiamo il problema senza timore di ripeterci, visto che l'argomento è quanto mai importante. Dunque, vorrei ricapitolare dicendo: l'Attrazione non si attenua in nessuna età al punto da accontentarsi di quel piacere semplice che è in assoluto contrasto con le esigenze della vera natura dell'uomo. È necessario che a tutti, e a tutte le età, siano offerti i modi per espandere la brama d'amore, ossia tutte quelle piacevolezze composite che abbondano nel periodo giovanile. Bisogna che dopo l'età dell'amore, qualsiasi individuo possa trovare in altri giochi passionali i piaceri di una Seduzione composta equivalente a quella che l'Amore prodiga alla gioventù. Fintanto che questo problema non trovi una qualche soluzione, anche per i più felici non vi saranno che rari sprazzi di felicità, poiché l'uomo giovane che a vent'anni gode della Seduzione composta, non può vantarsi di goderne anche a sessanta, a meno che non possieda una grande e singolare fortuna. Se un tale stato di cose fosse destinato a protrarsi per tutto l'arco della vita, egli potrebbe accusare giustamente il Creatore d'imperizia e d'ingiustizia per aver esteso a tutte le età questa insopprimibile voglia della Seduzione composta, ossia quella doppia attrazione che l'ordine civilizzato si limita a soddisfare soltanto nei nostri anni più belli, e cioè nell'epoca in cui si rileva quella particolare convergenza di ben quattro vantaggi difficili a mettere insieme, e cioè: Giovinezza, Bellezza, Libertà e Ricchezza.

Qualcuno non mancherà di obiettare che tale pretesa al piacere composto permanente e generalizzato, sarebbe una pretesa estremamente funesta per la massa del popolo civilizzato, in quanto spingerebbe di certo verso la corruzione generale. Ma mi sembra di aver ripetuto a sufficienza che questa teoria del doppio piacere è applicabile in un ordinamento societario che, favorendo l'Attrazione produttiva, mette al sicuro il popolo dall'indolenza e dal vizio assicurandogli quel minimo vitale indispensabile fondato sulle sicure risorse derivanti dall'Attrazione operosa: è quanto mai opportuno, quindi, che il popolo pretenda in ogni modo la Seduzione composta, due volte vantaggiosa per esso, in quanto favorisce l'intimità dei rapporti tra i lavoratori e genera entusiasmo verso tutte le specie di legami sociali.

[...]

Sarebbe molto più facile dimostrare questa cosa in ambito materiale. Basterebbe analizzare in breve quel godimento fisico detto Copula. Un godimento semplice se ci si limita a quel rozzo piacere che nelle scritture mistiche viene definito come Opera della Carne. Per innalzare questa "opera della carne" dal semplice legame fisico al passionale materiale pluricomplesso, bisogna aggiungervi l'atto al quale Salomone invita i fedeli nel Cantico dei Cantici, quando dice alla sposa: «regalatemi un santo Bacio della vostra santa Bocca...» (nella traduzione di Sacy). Aggiungendo questo santo atto al brutale piacere dell' Opera della Carne, quel legame, che era del tutto semplice, diventerà per forza di cose doppio o multiplo in materialità.

Avendo già analizzato in precedenza un multiplo spirituale, abbiamo ora, quindi, due multipli, uno nel materiale e uno nello spirituale, i quali, congiunti, formano quel quadruplice piacere da cui scaturisce la doppia felicità; poiché si ha la Composita (ovvero la dodicesima passione) lì dove sempre il piacere materiale si unisce allo spirituale, e siccome, in tal caso, la doppia combinazione risulta formata da due multipli, ne deriva una felicità elevata al grado bi-composto. Come abbiamo visto, è questo il bene a cui aspira incessantemente il genere umano e di cui vuole godere regolarmente per tutta la vita. Esso si considera completamente felice solo quando si trova in un godimento composto, ossia in un amalgama di piacere spirituale fuso in piacere materiale in una qualsiasi forma d'amore: si può dunque considerare la Composita, o dodicesima passione, come quella che funziona da Bussola della nostra felicità.

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Pagina 121

Lessico fourierista



Fourier critica tutti gli aspetti della società industriale borghese anche se non aderisce al credo del riformismo socialista di Owen e di Saint-Simon. L'organizzazione societaria che egli esalta ha al suo centro la Falange ossia il Falansterio, piccolo gruppo di lavoratori associati in una sorta di cooperativa solidale che opera per il bene e la felicità comune. Questa organizzazione ha come fine ultimo la realizzazione dell' Armonia universale. Infatti nell'Associazione domestica e agricola si realizza la riconciliazione del ricco e del povero e quindi si annullano i contrasti di classe, grazie all'unificazione proporzionale dei capitali, delle attività e dei talenti.

L' Armonia, definita anche Ordine societario o Ordine combinato, è il nuovo mondo che deve prendere il posto della attuale Civiltà. È il mondo armonico strutturato sulle Serie composte ascendenti che durerà 35 mila anni e sfocerà nell'era fondamentale detta Amfiarmonica che si prolungherà ancora per 8 mila anni. In tale era si assisterà a delle creazioni prodigiose, delle meraviglie incomprensibili e si gusterà una felicità della quale noi oggi non abbiamo la più pallida idea. Tra l'Armonia e la Civiltà s'intercala un periodo di transizione denominato Garantismo.

[...]

La struttura prima del Nuovo Mondo amoroso e societario è quindi il Falansterio. Esso è lo spazio circolare splendido in cui l'abbondanza delle pratiche amorose si coniuga con le passioni grandi e piccole. Da quelle più complesse dei giochi d'amore collettivi a quelle più semplici delle manie, le più strane e varie e tutte positive, anche le più perverse che hanno la funzione importante di "rompere il ghiaccio" e abbattere le barriere dell'egoismo assoluto. Uno degli scopi più rilevanti ed essenziali del Falansterio è quello di polverizzare la cellula familiare e spezzare la catena coniugale. Considerando negativo il rapporto di coppia e il matrimonio, il primo che alimenta l'egoismo proprietario dei corpi, il secondo che degrada a titolo commerciale l'unione d'amore, la Falange (1620 persone, 810 maschi e 810 femmine della più ampia varietà passionale) opera per "legare" vita pubblica e privata nel perfetto meccanismo distributivo dei piaceri, di tutti i piaceri, da quelli direttamente amorosi a quelli artistici fino a quelli di un lavoro "attraente" liberamente scelto.

Insopportabile e quasi sempre ingiustificato in Civiltà, il lavoro in Armonia diventa, infatti, un'altra ragione di piacere. Andare al lavoro in Armonia è come andare al ballo o assistere a uno spettacolo divertente. L' Attrazione industriale deve essere la più ampia possibile e contemplare attività diverse e tutte permutabili nel corso del tempo. Ma il positivo della varietà e del cambiamento non ha nulla da spartire con la precarietà e l'incertezza del lavoro mercantile esistente in Civiltà. Lavorare poche ore al giorno cambiando attività di ora in ora, secondo un principio che ci è negato dalla malsana Separazione operante in Civiltà, e cioè: che il genio umano non va sacrificato in un'unica e solitaria attività parcellizzata, bensì esplicato gioiosamente in tutta la gamma degli accordi dominanti in Armonia.

In questo accenno a una sorta di modulazione musicale si situa inequivocabilmente il pensiero utopico di questo grande sognatore/creatore di un Universo Armonico, in cui le passioni rappresentano le note di una cadenzata sinfonia eseguita sul calcolato e perfettamente misurato teatro delle passioni. Il calcolo del piacere liberato, da Fourier dolcemente suggerito nell'opera instancabile di una intera vita, risuona oggi come il monito dell' Angelo della storia di Walter Benjamin che dispiega le sue ali sul finto progresso umano e getta il suo sguardo paralizzato sulla catastrofe del tempo presente, mentre la sua bocca tace, ostinatamente, sulla malafede dei politici e dei «preti, medici, professori, letterati, poeti, filosofi, giornalisti, giudici, avvocati, poliziotti, accademici di qualsiasi specie» (Breton).

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