Copertina
Autore Eduardo Galeano
Titolo Memoria del fuoco III
SottotitoloIl secolo del vento
EdizioneRizzoli, Milano, 2001 [1989], , pag. 420, cop.fle.sov., dim. 135x214x28 mm , Isbn 978-88-17-84557-1
OriginaleMemoria del fuego. II. El siglo del viento
TraduttoreMaria Antonietta Peccianti
LettoreLuca Vita, 2004
Classe narrativa uruguayana , storia contemporanea , storia: America
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Indice

Questo libro                                               V
L'autore                                                   V
Ringraziamenti                                            VI

MEMORIA DEL FUOCO. IL SECOLO DEL VENTO

1900. San José de Gracia  Il mondo continua                5
1900. Orange, New Jersey   Edison                          6
1900. Montevideo  Rodó                                     6
1900. New York  Questa è l'America, e a sud il nulla       7
1901. America Latina
      Le processioni salutano il secolo che nasce          8
1901. Amiens  Verne                                        8
1902. Quezaltenango
      Il governo decide che la realtà non esiste           9
1902. Città del Guatemala  Estrada Cabrera                10
1902. Saint Pierre  Si salva solo il condannato           11
1903. Città di Panama  Il canale di Panama                11
1903. Città di Panama
      In questa guerra muoiono un cinese e un asino       12
1903. La Paz  Huilka                                      12
1904. Rio de Janeiro  Il vaccino                          13
1905. Montevideo  L'automobile                            14
1905. Montevideo  I poeti decadenti                       15
1905. Ilopango  Miguel a una settimana                    15
1906. Parigi  Santos Dumont                               16
1907. Sagua La Grande  Lam                                17
1907. Iquique  Bandiere di vari paesi                     17
1907. Rio Batalha  Nimuendaju                             18
1908. Asunción  Barrett                                   19
1908. Alto Paraná  Le piantagioni di mate                 19
1908. San Andrés de Sotavento
      Il governo decide che gli indios non esistono       20

[...]

1978. La Paz  Cinque donne                               325
1978. Managua  Il Porcile                                326
      Il brillante pensiero di Tachito Somoza            327
1978. Città di Panama  Torrijos                          327
1979. Madrid  Le intruse disturbano
      una tranquilla digestione del corpo di Dio         328
1979. New York  Il banchiere Rockefeller
      si congratula col dittatore Videla                 329
1979. Siuna  Ritratto di un operaio in Nicaragua         330
1979. In tutto il Nicaragua  Brontola la terra           330
1979. In tutto il Nicaragua  Nessuno resti solo          331
      Dall'agenda di Tachito Somoza                      331
1979. Managua  «Bisogna incentivare il turismo»          332
1979. Managua  Il nipote di Somoza                       332
1979. Granada  I comandanti                              333
1979. In tutto il Nicaragua  Nascendo                    334
1979. Parigi  Darcy                                      334
1979. Santiago del Cile  Fede ostinata                   335
1979. Chajul  Un'altra lezione
      di educazione politica in Guatemala                336
      I Maya seminano ogni bambino che nasce             336
1980. La Paz  La cocainocrazia                           337
1980. Santa Ana de Yacuma
      Ritratto di un imprenditore moderno                338
      La dea bianca                                      339
1980. Santa Marta  La marihuana                          339
1980. Santa Marta  San Agatón                            340
1980. Città del Guatemala  In cronaca                    341
1980. Uspantán  Rigoberta                                342
1980. San Salvador  L'offerta                            342
1980. Montevideo  Il popolo dice no                      343
1980. In tutto il Nicaragua  In marcia                   344
1980. Asunción del Paraguay  Stroessner                  344
1980. In tutto il Nicaragua  Scoprendo                   345
1980. New York
      La statua della Libertà sembra colpita dal vaiolo  346
1980. New York  Lennon                                   346
1981. Surahammar  L'esilio                               347
1981. Canton Celica  «Sfortuna, errore umano, maltempo»  347
1982. Isole Georgias del Sud  Ritratto di un valoroso    348
1982. Isole Malvinas  La Guerra delle Malvinas           349
1982. Strade della Mancia  Maese Trotamundos             350
1982. Stoccolma  Il romanziere Gabriel Garcia Marquez
      riceve il Nobel e parla delle nostre terre
      condannate a cent'anni di solitudine               350
1983. Saint George's
      La riconquista dell'isola di Granada               351
1983. La Bermuda  Marianela                              352
1983. Santiago del Cile
      Dieci anni dopo la riconquista del Cile            353
1983. Sui monti, tra Cabildo e Petorca  La televisione   354
1983. Buenos Aires  Le nonne investigatrici              355
1983. Lima  Tamara vola due volte                        355
1983. Buenos Aires
      E se il deserto fosse mare, e la terra cielo?      356
1983. Altopiano del Pedimento
      Il teatro messicano dei sogni                      357
1983. Fiume Tuma  Realizzando                            357
1983. Managua  Sfidando                                  358
1983. Mérida  Il popolo mette Dio in piedi               359
1983. Managua  In cronaca                                360
1984. Vaticano  Il Sant'Uffizio dell'Inquisizione        361
1984. Londra  I Re Magi non credono ai bambini           361
      Sinfonia circolare per paesi poveri,
      in sei movimenti periodici                         362
1984. Washington  «1984»                                 362
1984. Washington  Siamo tutti ostaggi                    363
1984. San Paolo
      Vent'anni dopo la riconquista del Brasile          364
1984. Città del Guatemala
      Trent'anni dopo la riconquista del Guatemala       364
1984. Rio de Janeiro  Disavventure
      della memoria collettiva in America Latina         365
1984. Città del Messico  Contro l'oblio                  366
1984. Città del Messico  La resurrezione dei vivi        366
1984. Estelí  Credendo                                   367
1984. L'Avana  Miguel a settantanove anni                368
1984. Parigi  Vanno gli echi in cerca della voce         368
1984. Punta Santa Elena  L'abbraccio per sempre          369
1984. Sobborgo Violeta Parra  Il nome rubato             370
1984. Tepic  Il nome trovato                             370
1984. Bluefields  Volando                                371
1986. Montevideo Una lettera                             372

FONTI                                                    375

 

 

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Pagina 5

1900
San José de Gracia


Il mondo continua



Ci fu chi sperperò i risparmi di varie generazioni in una sola grandiosa gozzoviglia. Molti insultarono chi non avrebbero potuto e baciarono chi non avrebbero dovuto, ma nessuno volle affrontare senza confessione il passo estremo. Il prete del paese diede la precedenza alle donne incinte e a quelle che avevano appena partorito. Con grande abnegazione il sacerdote passò tre giorni e tre notti inchiodato al confessionale, finché non svenne per indigestione di peccati.

Quando giunse la mezzanotte dell'ultimo giorno del secolo, tutti gli abitanti del paese di San José de Gracia si prepararono a morire degnamente. Dalla creazione del mondo Dio aveva accumulato molta ira, e nessuno dubitò che fosse arrivato il momento dell'esplosione finale. Trattenendo il respiro, a occhi chiusi, denti stretti, la gente ascoltò i dodici rintocchi della chiesa, l'uno dopo l'altro, profondamente convinta che non ci sarebbe stato più un seguito.

E invece ci fu. Da poco il ventesimo secolo si è messo a camminare e continua come se niente fosse. Gli abitanti di San José de Gracia stanno ancora nelle stesse case, vivono o sopravvivono tra le stesse montagne del centro del Messico, con somma delusione delle beghine, che aspettavano il Paradiso, e con grande sollievo dei peccatori, che trovano che in fin dei conti questo paesino, al confronto, non è poi tanto male.

(200)

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Pagina 6

1900
Orange, New Jersey


Edison



Il secolo che nasce riceve luce e musica dalle sue invenzioni.

La vita quotidiana porta il marchio di Thomas Alva Edison. La sua lampadina elettrica illumina le notti e il suo fonografo custodisce e diffonde le voci del mondo, che mai più si perderanno. Si parla al telefono grazie al microfono che Edison ha aggiunto all'apparecchio di Graham Bell e si vede il cinema per mezzo del proiettore con cui ha completato l'invenzione dei fratelli Lumière.

All'ufficio brevetti si mettono le mani nei capelli ogni volta che lo vedono apparire. Edison non lascia passare un minuto senza inventare qualcosa. Succede così fin da quando era un bambino che vendeva giornali sui treni, e un bel giorno decise che avrebbe ben potuto farli oltre che venderli - e mise mano all'opera.

(99 e 148)

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Pagina 11

1902
Saint Pierre


Si salva solo il condannato



Anche nell'isola di Martinica esplode un vulcano. Si ode un rombo come se il mondo si spaccasse in due e la montagna Pelée sputa un'immensa nube rossa che nasconde il cielo e cade, incandescente, sulla terra. In un battibaleno la città di Saint Pierre viene annientata. Spariscono i suoi trentaquattromila abitanti: meno uno.

Il sopravvissuto è Ludger Sylbaris, l'unico detenuto della città. Le pareti del carcere erano state fatte a prova di fuga.

(188)

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Pagina 11

1903
Città di Panama


Il canale di Panama



Il passaggio fra i due mari era stato un'ossessione dei conquistatori spagnoli. Furiosamente lo cercarono; e lo trovarono troppo a sud, laggiù nella remota e gelida Terra del Fuoco. E quando qualcuno ebbe l'idea di tagliare il vitino di vespa dell'America Centrale, il re Filippo II ordinò di fermarsi: proibì lo scavo del canale, sotto pena di morte, perché l'uomo non deve separare ciò che Dio ha unito.

Tre secoli dopo un'impresa francese, la Compagnia Universale del Canale Interoceanico, cominciò i lavori a Panama. L'impresa avanzò per trentatré chilometri e fece rumorosamente bancarotta.

Da allora gli Stati Uniti hanno deciso di portare a termine il canale e di tenerselo. C'è un inconveniente: la Colombia non è d'accordo e Panama è una provincia della Colombia. A Washington, il senatore Hanna consiglia di aspettare, data la natura degli animali con i quali stiamo trattando, ma il presidente Teddy Roosevelt non crede nella pazienza. Roosevelt manda un pugno di marines e fa l'indipendenza di Panama. E così questa provincia diventa un paese a sé stante, per opera e grazia degli Stati Uniti e delle loro navi da guerra.

(240 e 423)

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Pagina 37

1911
Campagne di Chihuahua


Pancho Villa



Di tutti i capi del nord che hanno portato Madero alla presidenza del Messico, Pancho Villa è il più amato e il più amatore.

Gli piace sposarsi e lo fa ogni momento. Con una pistola alla nuca, non c'è prete che rifiuti né ragazza che resista. Gli piace anche ballare il tapatío al suono della marimba e cacciarsi tra le sparatorie. Le pallottole gli rimbalzano sul cappello come gocce di pioggia.

Si era dato al deserto molto precocemente:

- Per me la guerra cominciò quando nacqui.

Era quasi un bambino quando vendicò la sorella. Delle molte morti di cui è debitore, la prima gli servì da modello; e dovette mettersi a fare il ladro di bestiame.

Alla nascita si chiamava Doroteo Arango. Pancho Villa era un altro, un compagno della banda, un amico, il più amato: quando le guardie rurali uccisero Pancho Villa, Doroteo Arango ne raccolse il nome e se lo tenne. Passò a chiamarsi Pancho Villa, contro la morte e l'oblio, perché il suo amico continuasse a esistere.

(206)

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Pagina 37

1911
Machu Picchu


L'ultimo santuario degli incas



non era morto, ma era addormentato. Il fiume Urubamba, spumeggiante, ruggente, rovesciava da secoli il suo potente respiro sulle pietre sacre, e quei vapori le avevano ricoperte di un manto di fitta selva che ne sorvegliava il sonno. Così era rimasto segreto l'ultimo baluardo degli incas, l'ultima dimora dei re indios del Perú.

Tra montagne di neve che non figurano nelle carte geografiche, un archeologo nordamericano, Hiram Bingham, trova Machu Picchu. Un bambino del posto lo porta per mano lungo i precipizi fino all'alto trono nascosto dalle nubi e dalla vegetazione. Bingham scopre le bianche pietre vive sotto il verde e le svela, ridestate, al mondo.

(53 e 453)

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Pagina 94

1928
San Rafael del Norte


Piccolo esercito pazzo



Quattro aerei Corsair bombardano la fortezza di Sandino sulla montagna di El Chipote, accerchiata e tormentata dal cannoneggiamento dei marines. Per notti e giorni tuona e trema tutta la regione, finché gli invasori inastano le baionette e si lanciano all'attacco contro le trincee di pietra irte di fucili. L'eroica azione si conclude senza morti né feriti, perché gli attaccanti trovano soldati di paglia e fucili di legno.

Subito i giornali nordamericani danno notizia della battaglia di El Chipote. Non dicono che i marines hanno sgominato una legione di pupazzi dai grandi cappelli e dai fazzoletti rossoneri. Assicurano, invece, che lo stesso Sandino figura tra le vittime.

Nel lontano paese di San Rafael del Norte, Sandino ascolta cantare la sua gente alla luce dei falò. Qui riceve la notizia della propria morte:

- Dio e le nostre montagne sono con noi. E in fin dei conti, la morte non è altro che un attimo di dolore.

Negli ultimi mesi forze nuove, trentasei navi da guerra e altri sei mila marines, sono arrivate in Nicaragua. Di settantacinque battaglie e battagline, le hanno perse quasi tutte. La preda gli è sfuggita varie volte, nessuno sa come, di tra le mani.

Piccolo esercito pazzo chiama la poetessa cilena Gabriela Mistral le truppe di Sandino, questi cenciosi guerrieri maestri del coraggio e della diavoleria.

(118, 361 e 419)

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Pagina 102

1928
Bogotá


In cronaca



La stampa dà notizia dei recenti avvenimenti nella zona bananifera. Le fonti ufficiali fanno un bilancio degli eccessi degli scioperanti: quaranta piantagioni incendiate, trentacinquemila metri di fili del telegrafo distrutti e otto operai morti mentre tentavano di aggredire l'esercito.

Il presidente della repubblica accusa gli scioperanti di tradimento e fellonia. Hanno trafitto col loro pugnale avvelenato il cuore amoroso della Patria, dichiara. Con un decreto, il presidente nomina il generale Cortés Vargas capo della polizia e annuncia promozioni e ricompense per gli ufficiali che hanno partecipato ai noti avvenimenti.

Con un clamoroso discorso, il giovane deputato liberale Jorge Eliécer Gaitán contraddice la versione ufficiale e denuncia che l'esercito colombiano ha compiuto una carneficina per conto di un'impresa straniera. La United Fruit Company, che secondo Gaitán ha diretto la strage degli operai, ha diminuito il salario giornaliero dopo la repressione dello sciopero. La United Fruit paga i salari con tagliandi e non con denaro. Il deputato sottolinea che l'impresa sfrutta terre avute in regalo dal governo colombiano ed è esentata dalle imposte.

(174 e 464)

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Pagina 103

1929
Città del Messico


Mella



Il dittatore di Cuba, Gerardo Machado, lo fa ammazzare. Julio Antonio Mella non è altro che uno studente esiliato in Messico, che sfoga i suoi fervori correndo la cavallina e pubblicando articoli, per pochissimi lettori, contro il razzismo e il colonialismo mascherato; ma il dittatore non sbaglia nel considerarlo il più pericoloso dei suoi nemici. Machado lo ha preso di mira da quando gli scintillanti discorsi di Mella hanno cominciato a scuotere gli studenti dell'Avana. Mella si infiammava denunciando la dittatura e burlandosi della decrepita università cubana, fabbrica di professionisti con mentalità da convento spagnolo dei tempi coloniali.

Una notte, mentre Mella sta passeggiando al braccio della sua compagna Tina Modotti, gli assassini lo fanno fuori a fucilate.

Tina grida, ma non piange davanti al corpo caduto.

Tina piange dopo, quando arriva a casa all'alba, e vede sotto il letto le scarpe di Mella, vuote, che sembrano aspettarlo.

Fino a qualche ora fa, questa donna era così felice che provava invidia per se stessa.

(290)

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Pagina 104

1929
Città del Messico


Tina Modotti



Il governo di Cuba non c'entra niente, affermano i giornali messicani di destra. Mella è stato vittima di un delitto passionale, checché ne dicano le cricche del bolscevismo moscovita. La stampa rivela che Tina Modotti, donna di dubbi costumi, è rimasta impassibile davanti al tragico episodio e in seguito, nelle sue dichiarazioni alla polizia, è caduta in contraddizioni sospette.

Tina, fotografa italiana, ha saputo penetrare a fondo nel Messico, nei pochi anni che è stata qui. Lo specchio delle sue fotografie riflette la grandezza delle piccole cose di ogni giorno e delle persone semplici che qui lavorano con le mani.

Ma lei è rea di libertà. Viveva sola quando scoprì Mella, mescolato tra la folla che manifestava per Sacco e Vanzetti e per Sandino, e si unì a lui senza nozze. Prima era stata attrice a Hollywood e modella e amante di artisti; e non c'è uomo che vedendola non diventi nervoso. Si tratta, quindi, di una donna perduta - e oltretutto straniera e comunista. La polizia diffonde foto che mostrano la sua imperdonabile bellezza nuda, mentre vengono iniziate le pratiche per la sua espulsione dal Messico.

(112)

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Pagina 107

1929
Chicago


Al Capone



Diecimila studenti scandiscono in coro il nome di Al Capone al campo sportivo della Northwestern University. Il popolare Capone saluta la folla con entrambe le mani. Lo scortano dodici gorilla. All'uscita lo aspetta una cadillac blindata. Capone sfoggia una rosa all'occhiello e un diamante sulla cravatta, ma sotto porta un giubbotto di acciaio e il suo cuore batte contro una pistola 45.

È un idolo. Nessuno procura tanti affari alle pompe funebri, ai fiorai e alle sarte che fanno rammendi invisibili in abiti bucherellati dalle pallottole; e paga generosi stipendi a poliziotti, giudici, deputati e sindaci che lavorano per lui. Padre di famiglia esemplare, Capone detesta la gonna corta e il trucco, e pensa che il posto della donna sia in cucina. Fervido patriota, tiene in bella mostra, sulla sua scrivania, i ritratti di George Washington e Abraham Lincoln. Professionista di grande prestigio, è lui quello che offre i servizi più efficaci per stroncare scioperi, picchiare operai e spedire ribelli all'altro mondo. Sta sempre all'erta davanti alla minaccia rossa. (335)

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Pagina 108

Al Capone chiama alla difesa
contro il pericolo comunista



Il bolscevismo sta bussando alla nostra porta. Non dobbiamo lasciarlo entrare. Dobbiamo restare uniti e difenderci contro di lui con grande fermezza. L'America deve restare incolume e incorrotta. Dobbiamo proteggere gli operai dalla stampa rossa e dalla perfidia rossa, e fare in modo che le loro menti si mantengano sane...

(153)

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Pagina 108

1929
New York


L'euforia



L'uomo che nessuno conosce, il libro di Bruce Barton che colloca il Paradiso in Wall Street, ha milioni di lettori. Secondo l'autore, Gesù di Nazareth fondò il moderno mondo degli affari. Gesù fu un impresario conquistatore di mercati, dotato di un geniale senso della pubblicità e ben affiancato da dodici venditori fatti a sua immagine e somiglianza.

Il capitalismo ha una fede religiosa nella propria eternità. Quale cittadino nordamericano non si sente un eletto? La Borsa è una casa da gioco dove tutti puntano e nessuno perde. Dio li ha fatti prosperi. L'impresario Henry Ford vorrebbe non dormire mai, per guadagnare più soldi.

(2 e 304)

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Pagina 109

Dal Manifesto Capitalista di Henry Ford,
fabbricante di automobili



Il bolscevismo è fallito perché era contrario, al tempo stesso, alla natura e alla morale. Il nostro sistema si mantiene in piedi...

Non può esserci niente di più assurdo, né è possibile immaginare servizio peggiore per l'umanità in genere, che l'insistere sul fatto che tutti gli uomini sono uguali...

Il denaro si presenta come il risultato naturale del profitto. Ed è assolutamente necessario aver denaro. Ma noi non vogliamo dimenticare che il fine del denaro non è l'ozio, bensì l'opportunità di realizzare un maggior profitto. La mia mente non concepisce niente di più esecrabile di una vita d'ozio. Nessuno di noi ha alcun diritto all'ozio. Nella civiltà non c'è posto per i fannulloni...

Nella nostra prima pubblicità, mostrammo l'utilità dell'automobile. Dicemmo: «Sentiamo menzionare continuamente il vecchio proverbio - Il tempo è denaro ma ciononostante sono pochi gli uomini d'affari e i professionisti che agiscono come se credessero realmente a questa verità...»

(168)

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Pagina 193

1952
In alto mare


Charlot scacciato dalla polizia



Charles Chaplin è in viaggio per Londra. Al secondo giorno di navigazione lo raggiunge a bordo la notizia che non potrà rientrare negli Stati Uniti. Il governo applica per lui la legge contro gli stranieri sospetti di comunismo, depravazione o pazzia.

Negli Stati Uniti, tempo addietro Chaplin era stato interrogato da funzionari dell'FBI, Ufficio Federale di Investigazione, e del Servizio di Immigrazione:

- Lei è di origine ebrea?

- È comunista?

- Ha mai commesso adulterio?

Il senatore Richard Nixon e la pettegola Hedda Hopper affermano: Chaplin è una minaccia per le istituzioni. All'ingresso dei cinematografi che proiettano i suoi film, i picchetti della Legione della Decenza e della Legione Americana alzano cartelli che chiedono: Chaplin in Russia.

Sono quasi trent'anni che l'FBI cerca prove del fatto che Chaplin sia in realtà un ebreo chiamato Israel Thonstein, che lavora come spia per Mosca. L'FBI cominciò a sospettarlo nel 1923, quando il quotidiano «La Pravda» pubblicò un articolo che diceva: Chaplin è un attore di indubbio talento.

(121 e 383)

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Pagina 194

1952
Londra


Un illustre fantasma



chiamato Buster Keaton è ritornato sullo schermo, per mano di Chaplin, dopo lunghi anni di oblio. Debutta a Londra Luci della ribalta e lì appare Keaton in uno strampalato duo musicale con Chaplin che dura pochi minuti e che si mangia il film.

Questa è la prima volta che Keaton e Chaplin lavorano insieme. Li si vede canuti e rugosi, ma con la stessa grazia degli anni giovanili, quando ai tempi del cinema muto creavano un silenzio che diceva più di tutte le parole.

Chaplin e Keaton sono ancora i migliori, gli incomparabili. Loro conoscono il segreto. Sanno che non c'è faccenda più seria del riso, arte che costa molto, molto lavoro, e che far ridere gli altri è la cosa più bella che si possa fare fintanto che il mondo continuerà a girare nell'universo.

(382 e 383)

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Pagina 195

1953
Washington


In cronaca



Gli Stati Uniti fanno esplodere la prima bomba H a Eniwetok.

Il presidente Eisenhower nomina ministro della Difesa Charles Wilson. Wilson, dirigente della General Motors, aveva di recente dichiarato: Ciò che va bene per la General Motors va bene per l'America.

Dopo un lungo processo, sono giustiziati sulla sedia elettrica Ethel e Julius Rosenberg. I Rosenberg, accusati di spionaggio al servizio dei russi, negano fino alla fine qualsiasi colpa.

La città nordamericana di Mosca esorta la sua omonima russa a cambiar nome. Le autorità di questa piccola città dello stato dell'Idaho rivendicano in esclusiva il diritto di chiamarsi Mosca e chiedono che la capitale sovietica venga ribattezzata per evitare associazioni imbarazzanti.

Secondo quanto rivelano i sondaggi di opinione, la metà dei cittadini degli Stati Uniti appoggia decisamente la campagna del senatore McCarthy contro l'infiltrazione comunista nella Democrazia.

Uno dei sospettati che McCarthy intendeva interrogare, l'ingegnere Raymond Kaplan, si suicida gettandosi sotto un camion.

Lo scienziato Albert Einstein esorta gli intellettuali a rifiutarsi di deporre davanti al Comitato per le Attività Antiamericane e a prepararsi al carcere o alla rovina economica. Comportandosi diversamente, ritiene Einstein, gli intellettuali non meriterebbero niente di meglio che la schiavitù che si pretende di imporre loro.

(41)

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Pagina 196

1953
Washington


La caccia



L'incorreggibile Albert Einstein è il principale compagno di strada del comunismo, stando alla lista del senatore McCarthy. Per far parte della lista basta avere amici negri o opporsi all'invio di truppe nordamericane in Corea; ma il caso di Einstein è molto più grave e McCarthy ha prove più che sufficienti del fatto che questo ebreo ingrato ha il sangue rosso e il cuore a sinistra.

La sala delle udienze, dove ardono i fuochi dell'Inquisizione, si trasforma in un circo. Quello di Einstein non è l'unico nome famoso che vi risuona. Già da tempo Hollywood si trova nel mirino del Comitato per le Attività Antiamericane. Il Comitato esige nomi; e i nomi di Hollywood provocano scandalo. Chi tace perde l'impiego e si rovina la carriera, o va in prigione, come Dashiell Hammett, o resta senza passaporto, come Lillian Hellman e Paul Robeson, o viene espulso dal paese, come Cedric Belfrage. Ronald Reagan, bello di seconda scelta, bolla i rossi e i rosa che non meritano di essere salvati dalle ire di Armageddon. Un altro bello, Robert Taylor, si pente pubblicamente di aver recitato in un film dove i russi sorridevano. Il drammaturgo Clifford Odets chiede perdono per le sue idee e denuncia i suoi vecchi compagni. L'attore José Ferrer e il regista Elia Kazan segnano a dito i colleghi. Perché sia ben chiaro che lui non ha niente a che fare con i comunisti, Kazan gira un film sul condottiero messicano Emiliano Zapata, dove Zapata non è il silenzioso contadino autore della riforma agraria ma un ciarlatano che spara colpi e discorsi in una diarrea incessante.

(41, 219 e 467)

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Pagina 232

1961
Baia dei Porci


Controvento,



contromorte, sempre avanti, indietro mai, la rivoluzione cubana è ancora scandalosamente viva a non più di otto minuti di volo da Miami. Per mettere fine a tanta insolenza, la CIA lancia un'invasione dagli Stati Uniti, dal Guatemala e dal Nicaragua. Somoza II saluta dal molo il corpo di spedizione. L'Esercito Cubano di Liberazione, fabbricato e messo in moto dalla CIA, è formato da militari e poliziotti del dittatore Batista e dagli sfrattati eredi delle piantagioni di zucchero, delle banche, dei giornali, delle bische, dei bordelli e dei partiti.

- Portatemi un paio di peli della barba di Castro! - chiede Somoza.

Aerei degli Stati Uniti entrano nel cielo di Cuba. Sono camuffati. Portano dipinta la stella dell'aviazione cubana. Gli aerei mitragliano, a bassa quota, il popolo che li saluta, e scaricano bombe sulle città. Dopo il bombardamento per preparare il terreno, gli invasori sbarcano tra i pantani della Baia dei Porci. Nel frattempo il presidente Kennedy gioca a golf in Virginia.

L'ordine è partito da Kennedy, ma era stato Eisenhower a mettere in moto il piano d'invasione. Eisenhower aveva dato l'approvazione all'invasione di Cuba nello stesso ufficio dove aveva già approvato l'invasione del Guatemala. Il capo della CIA, Allen Dulles, gli aveva assicurato che avrebbe liquidato Fidel Castro come aveva fatto con Arbenz. Sarebbe stata questione di un paio di settimane, giorno più giorno meno, e della faccenda si sarebbe occupata la stessa squadra della CIA: gli stessi uomini, dalle stesse basi. Lo sbarco dei liberatori avrebbe scatenato l'insurrezione popolare nell'isola sottomessa alla tirannia rossa. Le spie nordamericane sapevano che il popolo cubano, stufo di fare code, non aspettava altro che il segnale per insorgere.

(415 e 469)

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Pagina 233

1961
Playa Giron


La seconda sconfitta militare
degli Stati Uniti in America Latina



In tre giorni Cuba liquida gli invasori. Tra i morti ci sono quattro piloti nordamericani. Le sette navi, scortate dalla Marina da Guerra degli Stati Uniti, fuggono o affondano nella Baia dei Porci.

Il presidente Kennedy si accolla la totale responsabilità di questo fiasco della CIA.

La CIA aveva creduto, come sempre, ai rapporti delle sue scaltre spie locali, pagate per riferire ciò che si vuol sentire; e, come sempre, aveva confuso la geografia con una carta militare estranea alla gente e alla storia. Le paludi scelte dalla CIA per lo sbarco erano state il luogo più miserabile di tutta Cuba, regno di coccodrilli e zanzare, finché non arrivò la rivoluzione. Allora l'entusiasmo umano trasformò questi pantani, fondandovi scuole, ospedali e strade. La gente di qui è stata la prima a offrire il petto alle pallottole, contro gli invasori che venivano a salvarla.

(88, 435 e 469)

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Pagina 284

1972
Santiago del Cile


Il Cile che vuole nascere



Un milione di persone sfilano per le strade di Santiago, in appoggio a Salvador Allende e contro le mummie borghesi che fingono di essere vive e di essere cilene.

Popolo infuocato, popolo che spezza l'abitudine alla sofferenza: in cerca di se stesso, il Cile recupera il rame, il ferro, il salnitro, le banche, il commercio estero e i monopoli industriali. Si annuncia anche la prossima nazionalizzazione dei telefoni della ITT . Verranno pagati quello che la ITT dice che valgono, nelle sue dichiarazioni dei redditi.

(278 e 449)

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Pagina 284

1972
Santiago del Cile


Ritratto di un'impresa multinazionale



La ITT ha inventato una macchina a raggi infrarossi che scova guerriglieri nell'oscurità, ma non ne ha bisogno per trovarne nel governo del Cile. L'impresa sta spendendo molto denaro contro il presidente Allende. L'esperienza più recente insegna che ne vale la pena: i generali che ora comandano in Brasile hanno restituito alla ITT, moltiplicati varie volte, i dollari investiti per rovesciare il presidente Goulart.

La ITT guadagna molto di più del Cile. Per la società lavorano quattrocentomila operai e funzionari in settanta paesi. Al tavolo del consiglio di amministrazione siedono uomini che prima sono stati direttori della CIA e della Banca Mondiale. La ITT si occupa di molteplici affari in tutti i continenti: produce apparecchi elettronici e armi sofisticate, organizza sistemi nazionali e internazionali di comunicazione, partecipa ai voli speciali, presta denaro, stipula polizze assicurative, sfrutta boschi, offre al turismo auto e hotel e fabbrica telefoni e dittatori.

(138 e 407)

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Pagina 285

1973
Santiago del Cile


La trappola



Arrivano con le valigie diplomatiche i verdi bigliettoni che finanziano scioperi e sabotaggi e cascate di menzogne. Gli imprenditori paralizzano il Cile e gli tagliano gli alimenti. Non c'è altro mercato che il mercato nero. La gente fa lunghe file in cerca di un pacchetto di sigarette o di un chilo di zucchero; trovare carne o olio richiede un miracolo della Vergine Maria Santissima. La Democrazia Cristiana e il quotidiano «El Mercurio» dicono peste e corna del governo e chiedono a gran voce il colpo di stato redentore: ormai è ora di farla finita con questa tirannia rossa; gli fanno eco altri quotidiani e riviste e radio e canali televisivi. Il governo fa fatica a muoversi: giudici e parlamentari gli mettono i bastoni tra le ruote, mentre nelle caserme complottano i capi militari che Allende crede leali.

In questi tempi difficili i lavoratori stanno scoprendo i segreti dell'economia. Stanno imparando che non è impossibile produrre senza padroni, né approvvigionarsi senza mercanti. Ma la moltitudine operaia marcia senza armi, a mani vuote, sulla strada della sua liberazione.

Dall'orizzonte avanzano navi da guerra degli Stati Uniti, e si presentano davanti alle coste cilene. E il golpe militare, tanto annunciato, avviene.

(181, 278 e 449)

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Pagina 286

1973
Santiago del Cile


Allende



Gli piace la bella vita. Ha affermato più volte di non avere la stoffa dell'apostolo né le qualità del martire. Ma ha anche detto che vale la pena di morire per tutto ciò senza di cui non vale la pena di vivere.

I generali ribelli gli chiedono le dimissioni. Gli offrono un aereo per lasciare il Cile. Lo avvertono che il palazzo presidenziale sarà bombardato da terra e dall'aria.

Insieme a un pugno di uomini, Salvador Allende ascolta le notizie. I militari si sono impossessati di tutto il paese. Allende si mette un elmetto e prepara il fucile. Risuona il fragore delle prime bombe. Il presidente parla alla radio, per l'ultima volta:

- Non cederò...

(449 e 446)

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Pagina 286

1973
Santiago del Cile


«Si apriranno i grandi viali», annuncia
Salvador Allende nel suo messaggio finale



Non cederò. Sono venuto a trovarmi in un momento critico della nostra storia, e pagherò con la vita la lealtà del popolo. E vi dico che il seme che consegneremo alla coscienza e alla dignità di migliaia e migliaia di cileni non potrà essere completamente distrutto. Loro hanno la forza. Potranno asservirci, ma i processi sociali non si fermano con il crimine e con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli...

Lavoratori della mia patria: ho fiducia nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi. Andate avanti, sapendo che, più presto di quanto si pensi, si apriranno di nuovo i grandi viali per lasciar passare l'uomo libero di costruire una società migliore. Viva il Cile, viva il popolo, viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole. Ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano.

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Pagina 288

1973
Santiago del Cile


La casa di Allende



Prima del palazzo presidenziale hanno bombardato la casa di Allende.

Dopo le bombe i militari sono entrati per distruggere quel che restava: a colpi di baionetta si sono avventati contro i quadri di Matta, Guayasamin e Portocarrero, e a colpi d'ascia hanno fracassato i mobili.

È passata una settimana. La casa è un immondezzaio. Sparse dappertutto, braccia e gambe delle armature di ferro che adornavano la scala. Disteso a gambe larghe nella camera da letto, un soldato russa smaltendo la sbronza, circondato di bottiglie vuote.

Nel soggiorno, si odono lamenti e ansimi. Lì è ancora in piedi, tutta spappolata ma in piedi, una grande poltrona gialla. Sulla poltrona la cagna degli Allende sta partorendo. I cuccioli, ancora ciechi, cercano il caldo e il latte. Lei li lecca.

(345)

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Pagina 288

1973
Santiago del Cile


La casa di Neruda



In mezzo alla devastazione, nella sua casa anch'essa fatta a pezzi a colpi d'ascia, giace Neruda, morto di cancro, morto di pena. La sua morte non bastava, poiché Neruda è uomo di lunga sopravvivenza, e i militari gli hanno assassinato le cose: hanno ridotto in frantumi il suo letto felice e la sua tavola felice, hanno sventrato il materasso e hanno bruciato i libri, hanno spaccato le sue lampade e le sue bottiglie colorate, i suoi vasi, i suoi quadri, le sue conchiglie. All'orologio a muro hanno strappato il pendolo e le lancette; e hanno conficcato la baionetta in un occhio del ritratto di sua moglie.

Dalla sua casa rasa al suolo, inondata d'acqua e di fango, il poeta parte per il cimitero. Lo scorta un corteo di amici intimi, capeggiati da Matilde Urrutia. (Lui le aveva detto: Fu così bello vivere quando vivevi.)

A ogni nuovo isolato, il corteo cresce. A tutti gli incroci si aggiungono persone che si mettono a camminare nonostate i camion militari irti di mitragliatrici e i carabineros e i soldati che vanno e vengono, su motociclette e autoblinde, che fanno rumore, che fanno paura. Da dietro qualche finestra, una mano saluta. Dall'alto di qualche balcone, sventola un fazzoletto. Oggi sono passati dodici giorni dal colpo di Stato, dodici giorni di tacere e morire, e per la prima volta si ode l'Internazionale in Cile, l'Internazionale mugolata, pianta, singhiozzata più che cantata, finché il corteo diventa processione e la processione diventa manifestazione e il popolo, che cammina contro la paura, comincia a cantare per le strade di Santiago a perdifiato, a voce piena, per accompagnare come si deve Neruda, il poeta, il suo poeta, nell'ultimo viaggio.

(314 e 442)

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Pagina 369

1984
Punta Santa Elena


L'abbraccio per sempre



Non è molto che sono stati scoperti, nella terra arida che anticamente fu la spiaggia di Zumpa, in Ecuador. E qui si trovano, in pieno sole, per chi voglia vederli: un uomo e una donna giacciono abbracciati, dormendo amori, da un'eternità.

Scavando il cimitero degli indios, un'archeologa ha trovato questi due scheletri uniti d'amore. Sono ottomila anni che gli amanti di Zumpa commisero l'insolenza di morire senza staccarsi, e chiunque si avvicini può vedere che la morte non causa loro la minima preoccupazione.

È sorprendente la loro splendida bellezza, trattandosi di ossa tanto brutte in mezzo a un così brutto deserto, arido e grigio; e più sorprendente ancora è la loro modestia. Questi amanti, addormentati nel vento, sembrano non essersi accorti di possedere più mistero e grandezza delle piramidi di Teotihuacán o del santuario di Machu Picchu o delle cascate dell'Iguazú.

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