Autore Massimo Gatta
Titolo Breve storia del segnalibro
EdizioneGraphe, Perugia, 2020 , pag. 64, ill., cop.fle., dim. 12x21,2x0,6 cm , Isbn 978-88-9372-094-6
LettoreElisabetta Cavalli, 2020
Classe libri , collezionismo , illustrazione , scrittura-lettura









 

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Indice


  7  Introduzione


  9  1. Un poco di storia

 17  2. Segnalibri nei romanzi e altrove

 27  3. Segnalibri d'oggi

 35  4. E-bookmarks e post-it


 37  Conclusioni

 39  Iconografia

 51  Bibliografia, sitografia, iconografia



 

 

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Pagina 7

INTRODUZIONE


L'uso di segnare in qualche modo la pagina, marcandola (Marque-page è infatti in francese, Bookmark in inglese, Lesezeichen in tedesco), dove cioè si è momentaneamente, ma a volte definitivamente, interrotta la nostra lettura, è consustanziale alla pratica del leggere, e questo fin dall'alba della civiltà dell'uomo. Segnare la pagina per poter con agio ritrovare in seguito quel passo dal quale far ripartire la nostra lettura silente, individuale, mentre nel Medioevo essa era praticata a voce alta. E segnare la pagina aveva, e tuttora ha, lo scopo di non smarrire la traccia del nostro passaggio di lettori all'interno del testo, quale testimonianza di una passione, di una fedeltà, ma anche di un'ossessione. È un darci appuntamento per una lettura ulteriore, posticipata nel tempo, in quel futuro nel quale sarà possibile, auspicabilmente, riprendere quel libro, ritrovandone un passo, nel luogo stesso dove entrambi, il lettore e il libro, si sono interrotti. Una di quelle azioni delle quali, nel lungo periodo, si è persa quasi completamente ogni traccia e fascinazione, specialmente di questi tempi di ineluttabile passaggio dalla civiltà del libro cartaceo a quello elettronico, ma dove comunque il testimone di quella interruzione, il segnalibro appunto, ha assunto nuovi volti mantenendone, però, intatta la funzione. L'utilizzo di segnalibri in pergamena, stoffa o carta (se non di altri, a volte inverosimili, materiali, compresi i segnalibri elettronici) e prima ancora delle nostre stesse dita, a marcare un passo, una pagina, mi ha sempre affascinato. Un elemento filosofico, il segnalibro, prima ancora che materiale, ulteriore tassello della galassia paratestuale che in molti hanno indagato, cercandone l'origine, il significato, e tentandone quindi una microstoria che potesse renderne più chiare e visibili le tante, fascinose, declinazioni letterarie e paraletterarie, così come simboliche.

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Altre fonti documentano la presenza di nastri, con funzione di segnalibri all'interno di messali, addirittura fin dal 1377, ed è del tutto evidente come, fin dagli scriptoria monastici medievali, i copisti e gli amanuensi usassero strisce di pergamena o di stoffa per segnare le pagine dei libri da ricopiare. Sarà però nel corso del Cinquecento, come abbiamo documentato, che questo tenue simbolo, spesso trascurato dagli storici del libro e dell'illustrazione, troverà un proprio preciso riconoscimento. Sarà il celebre Giuseppe Arcimboldi a dotare il segnalibro di una rilevante dignità e presenza iconografiche. Nel Bibliotecario, infatti, dipinto del 1566 e oggi conservato nel Castello di Skokloster di Håbo in Svezia, l'artista italiano ne esalterà come pochi la presenza iconografica. I segnalibri, nell'architettura generale del dipinto, occupano davvero un posto emblematico: i radi segnalibri-capelli restano solitari nella loro clownesca e tenue presenza, scivolando in basso dalle pagine aperte del volume-cranio, e i tremolanti segnalibri-dita cercano, nel loro biancore, di trattenere nel corpo-biblioteca un improbabile grosso volume rilegato. Questi particolari barocchi rivelano, nel geniale e misterioso pittore milanese attivo a Praga alla corte del bizzarro Rodolfo II, un forte desiderio classificatorio che, come anche in altri suoi famosi ritratti-assemblaggi, suscitano in noi un amaro sentimento di finitezza. In questo dipinto sembra risaltare una polifonia scrittoria e simbolica tutta legata alla forza materica del libro, della scrittura, della lettura e dei loro vari e complessi elementi costitutivi.

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Che dire poi di segnalibri in pietra, come quelli fascinosi della Fontana dei Libri in via degli Staderari a Roma? In essa l'acqua sgorga da due cannelle a forma di segnalibro poste sui libri superiori, e da altre due, poste lateralmente sui libri inferiori, raccogliendosi infine nella sottostante vasca semicircolare.

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Infine come ricordava Umberto Eco nel 1998:


«Una utility detta "indice" permette di trovare istantaneamente l'argomento voluto alla pagina giusta. Si può acquistare un optional chiamato "segnalibro" che permette di tornare dove ci si era fermati la volta prima, anche se il book è stato chiuso»

dove apparentemente sembra segnalare un'assoluta novità in campo informatico mentre in realtà lo studioso sta semplicemente, e ironicamente, parlando del libro cartaceo, un oggetto che da secoli ha raggiunto una sua compiuta perfezione.

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