Autore Giamblico
Titolo Storie babilonesi
EdizioneLa Vita Felice, Milano, 2017, Saturnalia 44 , pag. 120, cop.fle., dim. 12x17x1 cm , Isbn 978-88-9346-165-8
OriginaleBabyloniaka
CuratoreRoberta Sevieri
LettoreMargherita Cena, 2018
Classe classici greci









 

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Indice


     7  Introduzione

    21  Bibliografia


        STORIE BABILONESI


    59  Commento

    99  FRAMMENTI
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Pagina 7

INTRODUZIONE



C'erano una volta due bellissimi sposi, Rodane e Sinonide, innamoratissimi l'uno dell'altra e felici: sembrano i protagonisti perfetti per un avventuroso romanzo d'amore, manca solo l'intervento del caso, la capricciosa [...] che ama sconvolgere i destini degli individui per gettarli in balia della serie di turbinosi eventi che caratterizza la narrativa romanzesca di età tardo-ellenistica e imperiale; poi magari un'ambientazione esotica e remota, qualche antagonista possibilmente perfido, un certo numero di vicende secondarie... Tutto questo e molto altro in effetti si ritrova nelle Storie babilonesi di Giamblico, o per meglio dire si ritrovava, perché il romanzo in se stesso è andato perduto, a parte un discreto numero di brevi frammenti, più tre di maggiore estensione, e risulta ricostruibile solo grazie all'epitome contenuta nella Biblioteca di Fozio (cod. 94). Si tratta di un riassunto abbastanza dettagliato, paragonabile per ampiezza a quello dedicato alle Incredibili avventure al di là di Thule di Antonio Diogene (cod. 166), anch'esso perduto, e alle Etiopiche di Eliodoro (cod. 73), che sono invece conservate. Oltre a consentire una comprensione generale della trama, l'epitome del patriarca bizantino offre anche la possibilità di congetturare una possibile collocazione contestuale per i numerosi frammenti, provenienti soprattutto dal lessico Suda. I tre testi più ampi consentono invece di gettare uno sguardo anche sullo stile di Giamblico, permettendoci di apprezzarne la versatilità e la raffinata elaborazione retorica, coerente del resto con l'epoca alla quale il romanzo risulta ascrivibile, la seconda metà del II secolo d.C., l'epoca della Seconda Sofistica trionfante.




L'amore implacabile


Il punto di partenza della storia è, come di consueto, la coppia di giovani innamorati, le cui peripezie dovranno infine concludersi con l'irrinunciabile happy ending.

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Pagina 25

1. Leggemmo un romanzo di Giamblico, che rappresenta una storia d'amore. Si compiace di oscenità meno di quanto faccia Achille Tazio, ma esibisce una maggiore sfrontatezza rispetto al fenicio Eliodoro. Questi tre autori, infatti, si propongono all'incirca il medesimo obiettivo e mettono in scena intrecci di avventure amorose, ma Eliodoro lo fa in modo più austero e con un linguaggio più pudico, Giamblico invece meno di lui, mentre Achille è indecente e spudorato in modo eccessivo. Il suo stile è fluente e delicato, e la sua sonorità non mira a produrre una certa energia ma, per così dire, uno stuzzicante languore. E tuttavia Giamblico, per quanto riguarda la qualità dello stile, della composizione e dell'organizzazione del materiale narrativo, è degno di far mostra della sua abilità espressiva e della sua efficacia anche negli argomenti più impegnativi e non solo in opere frivole e di fantasia.

2. I personaggi della storia inventati da lui sono Sinonide e Rodane, bella lei e bello lui d'aspetto, innamorati l'uno dell'altra e per di più uniti dal vincolo matrimoniale, e Garmo, re di Babilonia; costui, dopo la morte della moglie, s'infiamma di passione per Sinonide e smania di condurla a nozze. Sinonide però rifiuta e allora viene imprigionata, legata a una catena di anelli d'oro intrecciati; Rodane invece, a causa di questo, viene crocifisso da Dama e Saca, gli eunuchi del re incaricati di questo compito. Ma poi Rodane viene liberato dal pronto intervento di Sinonide ed entrambi riescono a fuggire, lui dalla croce e lei dalle nozze. Per questo motivo a Saca e a Dama vengono amputate le orecchie e il naso, e poi vengono spediti alla ricerca dei fuggitivi: i due si separano e si gettano all'inseguimento.

3. Rodane e Sinonide stanno per essere sorpresi in un prato da Dama che li insegue: era stato un pescatore che gli aveva indicato dei pastori, i quali sotto tortura avevano finito per mostrargli quel prato, in cui Rodane aveva anche trovato dell'oro, segnalato dall'iscrizione della stele con il leone. Ma lo spettro di un caprone cerca di concupire Sinonide e per questo motivo lei e Rodane si allontanano dal prato. Dama trova la ghirlanda di fiori che Sinonide aveva abbandonato nel prato e la manda a Garmo per consolarlo. Durante la loro fuga, Rodane e Sinonide si imbattono in una donna anziana che vive in una capanna e vengono nascosti in una grotta, che era scavata da un capo all'altro per trenta stadi e aveva l'ingresso ostruito da un cespuglio. Sopraggiunge Dama con i suoi uomini e la vecchia viene sottoposta a un interrogatorio, ma alla vista della spada sguainata è colta da uno svenimento.

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Pagina 35

8. In una sorta di digressione, Giamblico narra la storia del santuario e dell'isoletta: il Tigri e l'Eufrate, scorrendole intorno, formano questa piccola isola e la sacerdotessa dell'Afrodite venerata lì aveva tre figli, Eufrate, Tigri e Mesopotamia; quest'ultima alla nascita era brutta d'aspetto, ma in seguito era stata resa bella da Afrodite. Era scoppiata una contesa per lei fra tre innamorati e si era tenuto un arbitrato: il giudice era Bocoro, il migliore di quel tempo. I tre che si sottoponevano al giudizio avanzavano pretese, perché a uno Mesopotamia aveva donato la coppa da cui beveva, a un altro aveva cinto il capo con la ghirlanda di fiori che si era tolta dalla testa, e al terzo aveva dato un bacio. Quello che era stato baciato aveva vinto la disputa, ma la contesa fra loro non aveva cessato di infuriare finché, continuando a lottare, i tre rivali si erano uccisi a vicenda.

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Pagina 45

14. Rodane, prendendo congedo al momento della fuga, dà un bacio alla figlia del contadino e in questo modo suscita l'ira di Sinonide: essa infatti già prima aveva avuto il sospetto di un bacio, e poi ne aveva trovato assoluta conferma pulendo le labbra di Rodane dal sangue di cui si era macchiato baciando la ragazza. Sinonide allora la cerca per ucciderla e, come in preda al delirio, torna precipitosamente indietro; Soreco intanto la segue, perché non è riuscito a frenare il suo folle impeto.

15. Giungono allora alla casa di un uomo ricco, ma di costumi dissoluti, di nome Setapo, che si invaghisce di Sinonide e tenta di sedurla. Lei finge di ricambiarlo, ma quella stessa notte, mentre Setapo completamente ubriaco dà inizio ai primi approcci amorosi, lo uccide con una spada. Poi ordina di aprire la porta del cortile e, abbandonando Soreco che non sapeva cosa era accaduto, si precipita di nuovo dalla figlia del contadino. Soreco, appena si accorge che Sinonide se ne è andata, si getta al suo inseguimento e infine la raggiunge, portando con sé anche alcuni servi di Setapo che egli stesso aveva assoldato, per impedire che la figlia del contadino venisse uccisa. Trovata Sinonide, la fa salire su un carro coperto che si era procurato e prende la via del ritorno. Mentre però stanno tornando indietro, i servi di Setapo, che hanno scoperto il padrone trucidato, si fanno loro incontro in preda all'ira, catturano Sinonide, la incatenano e la inviano a Garmo perché sia punita in quanto assassina. Soreco allora, con il capo cosparso di cenere e la veste strappata, reca la triste notizia a Rodane, che tenta di uccidersi, ma Soreco glielo impedisce.

16. Garmo intanto, che ha ricevuto la lettera di Saca, in cui si annunciava che Rodane era stato arrestato, e quella dell'orefice, secondo cui Sinonide era prigioniera, in preda alla gioia si mette a celebrare sacrifici e a preparare le nozze, poi con un editto dà ordine che tutti i prigionieri, ovunque si trovino, siano rimessi in libertà. Anche Sinonide, proprio mentre gli veniva condotta in catene dai servi di Setapo, in virtù del pubblico editto viene rilasciata. Garmo ordina poi che Dama sia messo a morte, e lo fa consegnare proprio al carnefice che lo stesso Dama aveva reso tale, da sacerdote che era: Garmo ce l'aveva con Dama per il fatto che Rodane e Sinonide erano stati catturati da altri, come lui credeva. Come successore di Dama viene nominato suo fratello Monaso.

17. A questo punto si trova una digressione su Berenice, che era la figlia del re d'Egitto, e sui suoi amori eccessivi e contro natura, e si racconta di come essa si unì a Mesopotamia, che in seguito venne catturata da Saca e condotta da Garmo con il fratello Eufrate. Intanto Garmo riceve una lettera dall'orefice in cui si riferisce che Sinonide era riuscita a fuggire: Garmo allora ordina che l'orefice sia giustiziato e che quelli a cui era stato affidato il compito di sorvegliare Sinonide e di tradurla da lui siano sepolti vivi con le mogli e i figli.

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