Copertina
Autore Nella Giannetto
Titolo Manuale di scrittura
SottotitoloDall'ortografia ai testi professionali
EdizioneMcGraw-Hill, Milano, 2006 , pag. 226, cop.fle., dim. 17x24x1,3 cm , Isbn 978-88-386-6316-1
LettoreGiovanna Bacci, 2007
Classe comunicazione , scrittura-lettura , scuola
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Indice

Premessa                                            XI

Capitolo 1  Ma bisogna proprio saper scrivere?       1

1.1 Fantasia e ortografia                            1
1.2 Si può imparare a scrivere bene?                 4
1.3 Farsi leggere, farsi capire                      5

Capitolo 2  I segreti di un'ortografia impeccabile   9

2.1 Considerazioni generali                          9
2.2 Gli accenti in italiano                         10
    A. A che serve l'accento?                       10
    B. Accento grave (\) o accento acuto (/ )?      11
    C. L'accento circonflesso                       12
2.3 Accenti e apostrofi con i monosillabi           12
    A. Monosillabi e accenti                        12
    B. Il caso di "se"/"sé"                         13
    C. I monosillabi con i dittonghi                13
    D. Monosillabi e apostrofi                      14
2.4 Gli apostrofi davanti alle parole che iniziano
    con una vocale                                  14
2.5 Alcuni plurali un po' insidiosi                 15
    A. Nomi e aggettivi in -cia e -gia              15
    B. Nomi e aggettivi in -co e -go                16
    C. Il plurale delle parole straniere            17
2.6 Maiuscole e minuscole   17
    Appendice                                       20
    Tabella di riferimento per accenti e apostrofi  20

Capitolo 3  Morfologia e sintassi                   21

3.1 Avvertenza                                      21
3.2 Problemi di concordanze                         22
    A. Soggetto e predicato                         22
    B. Pronomi relativi                             22
    C. Pronomi personali                            23
3.3 Sui tempi dei verbi                             23
    A. Omogeneità                                   23
    B. I tempi del racconto                         23
3.4 Indicativo e congiuntivo nelle frasi
    subordinate                                     25
    A. Indicativo e congiuntivo                     25
    B. Dove decidere è facile: proposizioni finali,
       causali, concessive                          25
    C. E quando bisogna scegliere?                  26
    D. Qualche esempio con oggettive e soggettive   27
3.5 Possibilità di sottintendere il soggetto
    e sua posizione                                 29
    A. Quando il soggetto di una frase può essere
       sottinteso                                   29
    B. Posizione del soggetto in periodi con una
       principale e una secondaria che abbiano
       lo stesso soggetto                           30
    C. Posizione del soggetto in periodi con una
       principale e una secondaria che non abbiano
       lo stesso soggetto                           31
3.6 Costruzioni con il gerundio e il participio     31
3.7 La punteggiatura                                32
    A. Criteri generali                             32
    C. Casi di periodi formati da una principale
       e da una secondaria                          33
    D. Uso della virgola all'interno di una frase   34
    E. Il punto interrogativo e il punto esclamativo34
    F. Le virgolette                                35

Capitolo 4  La proprietà del linguaggio             37

4.1 Considerazioni generali                         37
4.2 Le preposizioni                                 38
4.3 Aggettivi, avverbi e locuzioni con valore
    temporale                                       39
4.4 I linguaggi settoriali                          41

Capitolo 5  Eufonie, simmetrie, ripetizioni         45

5.1 Premessa                                        45
5.2 Eufonie vecchie e nuove                         46
5.3 Simmetrie e armonie sintattiche                 48
5.4 Ripetizioni                                     50

Capitolo 6  La "costruzione"di un testo scritto     53

6.1 Dal parlato allo scritto                        53
6.2 L'ordine del discorso                           55
6.3 Ciò che del discorso parlato non va nel testo
    scritto                                         57
    A. Premessa                                     57
    B. Sintassi del discorso parlato e sintassi
       del testo scritto                            58
    C. Problemi di lessico e morfologia             59
6.4 Sulle "soglie" del testo: il titolo             60
    A. Il senso del titolo                          60
    B. Titolo descrittivo e titolo valutativo       60
    C. La sintassi del titolo                       61

Capitolo 7  Quando si "comunica" per mestiere       63

7.1 Dallo scrivere bene allo scrivere meglio        63
7.2 Brevi note sulla retorica                       64
7.3 Le regole d'oro di un buon discorso secondo
    gli antichi                                     67
7.4 L'arte del persuadere oggi                      68
7.5 Il concetto di "figura retorica"                69
7.6 Le principali figure retoriche                  69
7.7 Il circolo della comunicazione e le funzioni
    del linguaggio                                  74
7.8 Testi informativi, argomentativi, regolativi,
    narrativi                                       76

Capitolo 8  Forme della comunicazione professionale 79

8.1 L'abstract                                      79
8.2 La lettera                                      81
    A. Importanza dell'aspetto esteriore            82
    B. La "forma" di una lettera: disposizione
       delle parti e scelte grafiche                83
    C. I vari tipi di lettera e la retorica
       della comunicazione                          88
8.3 Il messaggio e-mail                             90
    A. Riflessioni introduttive                     90
    B. Il sesso... dell'e-mail                      91
    C. Come è strutturato un e-mail                 92
    D. L'importanza del campo "Oggetto"             92
    E. Caratteri e impaginazione di un e-mail       93
    F. Lo stile di un e-mail                        94
    G. Gli "emoticon" o "smile" (o "faccine")       95
    H. Il "Reply"                                   96
8.4 Il comunicato stampa                            96
    A. Che cos'è un comunicato stampa               96
    B. I destinatari di un comunicato stampa        97
    C. Impostazione e layout                        98
    D. Il contenuto                                 99
    E. Lo stile                                    100
    F. La rilettura finale                         101
    G. Come inviare un comunicato stampa           101
8.5 La relazione                                   101
8.6 Il meeting report (resoconto o verbale di
    riunione o di seduta)                          105
8.7 Il brief o briefing                            108
8.8 La brochure, il dépliant, il leaflet           109
8.9 La struttura del dépliant tra informazione
    e promozione                                   110
8.10 La newsletter aziendale                       118
8.11 Il "Curriculum Vitae"                         121
     A. Premessa                                   121
     B. Impostazione generale                      122
     C. Modi e tempi dell'esposizione              122
     D. L'ordine dell'esposizione                  122
     E. Valorizzazione delle proprie capacità,
        ma con misura                              123
     F. Allestimento di "curricula" con varianti   123
     G. L'importanza della lettera
        di accompagnamento                         124

8.12 Il saggio accademico (tesi, articolo, libro)  125

     A. Premessa                                   125
     B. La copertina e il frontespizio             126
     C. Il testo                                   127
     D. Le citazioni                               128
     E. Le note                                    129
     F. Riferimenti bibliografici in nota relativi
        a libri                                    130
     G. Riferimenti bibliografici in nota relativi
        ad articoli pubblicati su periodici
        (sistema italiano)                         132
     H. Riferimenti bibliografici in nota relativi
        ad articoli pubblicati su periodici
        (sistema anglosassone)                     133
     I. La bibliografia                            133
     L. Gli indici                                 135

Capitolo 9  Letteratura e comunicazione            137

9.1 Linguaggio letterario e linguaggio
    pubblicitario                                  137
9.2 Testi letterari e comunicazione professionale  139
9.3 Leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità,
    molteplicità                                   140
    A. Le Lezioni americane di Calvino             140
    B. Leggerezza (Lightness)                      141
    C. Rapidità (Quikness)                         144
    D. Esattezza (Exactitude)                      145
    E. Visibilità (Visibility)                     148
    F. Molteplicità (Multiplicity)                 149
9.4 Raccontare, citare                             151
9.5 Colori, forme, suoni, odori, sapori,
    consistenze                                    152

Capitolo 10 Verifica delle competenze linguistiche:
            schede di lavoro                       155

Premessa                                           155

Capitolo 11 Lettere e comunicati stampa:
            buoni e cattivi esempi                 175

11.1 La lettera: layout e aspetti formali          175
11.2 Lettere di studenti al vaglio                 182
11.3 Scrivere per informare                        182
11.4 Scrivere per stabilire o tenere un contatto   186
11.5 Scrivere per invitare                         191
11.6 Scrivere per convincere                       194
11.7 Il comunicato stampa: layout ed evidenza
     della notizia                                 197
11.8 Comunicati stampa a confronto                 197
11.9 Comunicati stampa nell'ambito del non-profit  201

Capitolo 12  Altri esempi di testi professionali   203

12.1 L'abstract                                    203
     Abstract di 150 parole                        206
     Abstract di 100 parole                        206
12.2 Il messaggio e-mail                           207
     Esempio di messaggio                          207
     Risposta di tipo tradizionale                 207
     Risposta stile e-mail                         208
     Risposta stile e-mail con reply inframezzato
     al messaggio ricevuto                         208
12.3 La relazione                                  208
12.4 Il meeting report e il brief                  211
12.5 Il curriculum vitae                           216
     Prima versione                                217
     Seconda versione                              218

Bibliografia                                       223
Postfazione                                        225

 

 

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Ma bisogna proprio saper scrivere?


1.1 Fantasia e ortografia

"Fantasia" è una delle parole piú affascinanti del nostro vocabolario. Evoca piacere e valori positivi. Fa pensare a gente allegra, che sa prendere bene la vita, ad artisti e a persone di successo. "Ortografia" è parola assai meno simpatica: odora di scuola vecchia maniera, di regole e di diligenza noiosa, pedante.

La mia domanda è: per comunicare bene, quando si scrive, basta la fantasia, o ci vuole anche l'ortografia, con tutto ciò che la segue? "Ortografia", in senso proprio, significa solo "grafia corretta", ma qui, metonimicamente, autorizzati dall'etimologia, le diamo un significato piú ampio, quasi identificandola con ciò di cui in realtà è solo la base, cioè la "scrittura" considerata in tutti i suoi aspetti e non, come si dovrebbe, esclusivamente in ciò che attiene alla corretta grafia. La risposta, avendo posto cosí la domanda, viene da sé. Ed è in qualche modo una risposta controcorrente.

Le idee, sia quelle di tutti i giorni, sia quelle della scienza e della cultura, ma anche le creazioni della più alata fantasia, hanno bisogno, per essere "comunicate", di una lingua. E di una lingua quanto mai flessibile e ricca, limpida ed espressiva. Ciò vale per la lingua parlata, ma ancora di piú per la lingua scritta.

La comunicazione orale gode infatti di appoggi che a quella scritta sono negati. Può essere gridata o sussurata, può giocare su inflessioni e tonalità, può avvalersi delle espressioni del viso e dei gesti. La lingua scritta no. Dunque è a lei che bisognerebbe prestare le cure piú attente.

In realtà, di fatto, almeno in Italia, la scuola, l'università, la cultura in genere, hanno sempre attribuito un ruolo di maggior rilievo alla comunicazione orale, e spesso, in quella scritta, guardano solo ai cosiddetti "contenuti" e trascurano i valori della correttezza, della chiarezza, della capacità di sintesi, come sottintendendo che, quando c'è un buon "contenuto" è indifferente il modo in cui lo si esprime.

Cosí spesso molti studenti che primeggiano in tutte le altre abilità, quando si tratta di redigere una relazione o di scrivere una lettera, si trasformano da giganti in nanerottoli. E il problema riguarda, ahimè, anche numerosi professionisti. Avete mai letto certe lettere o relazioni scritte da medici, ingegneri, architetti, persino da avvocati? Ma anche parecchi professionisti della comunicazione spesso non sono da meno. Magari non sbagliano il taglio di un comunicato stampa o di un brief. Però una spruzzata di errori di ortografia e di sintassi a volte, soprattutto quando si trovano ad affrontare un testo di proporzioni ampie, se la lasciano sfuggire.

E i libri di testo che si usano nelle scuole e nelle università? Quelli in cui si trovano veri e propri errori riguardanti la sintassi e la proprietà di linguaggio costituiscono per fortuna un drappello non troppo nutrito, ma quelli in cui si incontrano piccoli errori di ortografia, nonostante la diffusione dei correttori ortografici dei software di scrittura, sono assai di piú. E guai a far notare scherzosamente a un collega che "po'" si scrive con l'apostrofo e non con l'accento, che la prima persona del verbo "dare" non vuole l'accento e la terza persona sí, o che un certo modo di usare la punteggiatura rende incomprensibili molte sue pagine. Ti risponde che sei un pedante e che quel che conta è il livello scientifico, l'originalità di quel che si scrive.

Attenzione, dunque! Se siamo tra coloro che tendono ad attribuire autorità, almeno linguistica, ad un testo per il solo fatto che sia stampato (si tratti di un giornale, di un libro, di una guida turistica o di un libretto di istruzioni), liberiamoci subito da questo pre-giudizio! In un testo stampato spesso fioriscono errori né piú e né meno che in un compito di terza media. E non parliamo di ciò che si legge in certi siti internet.

Ciò non suoni però come una scusante consolatoria per i distratti e gli approssimativi. Una persona che non sa scrivere è comunque in una posizione di svantaggio nei confronti di chi lo sa fare. Figuriamoci poi se deve presentarsi con una lettera a un possibile datore di lavoro o ad un ente a cui vuol chiedere una borsa di studio o uno stage o se deve proporre un progetto di cui non riesce a descrivere in modo chiaro e convincente caratteristiche e vantaggi. E se a scrivere male è un professionista della comunicazione? Perde quanto meno in prestigio e credibilità. Se poi scrive dei libri e ha dei lettori, studenti o no che siano, c'è da scommetterci: i suoi libri circoleranno fregiati degli sberleffi gialli di impietosi evidenziatori proprio nei punti in cui faranno mostra di sé le sviste piú divertenti o le piú involute e incomprensibili circonlocuzioni.

Ma a che si deve tanta trascuratezza su un aspetto cosí importante del comunicare persino fra gli addetti ai lavori? Le cause sono molteplici. Una va cercata sicuramente nell'insofferenza che si è diffusa in Italia a partire dagli anniSettanta — anche per i nuovi metodi didattici di cui si diceva – nei confronti di tutto quello a cui veniva attribuita la patente di normatività imposta dalla tradizione, di nozionismo sterile. All'insegna del suggestivo slogan "l'immaginazione al potere" si sono messe al bando anche la grammatica e la proprietà del linguaggio. Certo, era bene affrancarsi dai purismi eccessivi, dalle ampollosità del tempo che fu, dalle frasi fatte! Bisognava imparare ad usare una lingua piú viva e fresca! Ma da molti questo giusto criterio è stato interpretato nel senso che dare libero corso alla fantasia significasse abdicare a qualsiasi criterio di correttezza e organicità, a qualsiasi esigenza di ordine logico, sintattico, ortografico. Blaterando che "ciò che conta sono le idee e le emozioni, non la forma" si è dimenticato che qualsiasi idea ed emozione viene "comunicata" attraverso una forma e che perciò qualunque idea, qualunque emozione viene comunicata in modo tanto piú chiaro ed efficace quanto meglio questa forma la esprime.

Un altro motivo per cui spesso a scuola non ci si preoccupa di coltivare le abilità linguistiche degli studenti è che insegnare a scrivere non è facile. E molto piú facile – o almeno cosí sembra – spiegare una poesia o un romanzo, raccontare la vita di un autore, fare una lezione di storia. Anche perché insegnare a scrivere non significa certo prendere in mano una grammatica e dire ai propri allievi di studiare da pagina tale a pagina talaltra.


Ancora piú singolare mi sembra il fatto che in molte delle cosiddette scuole di "scrittura creativa", che sono una realtà molto simpatica che si è diffusa parecchio anche in Italia, non si pensi quasi mai che, prima di arrivare alla scrittura creativa, bisognerebbe assicurarsi che sia ben saldo il livello della scrittura. Ne consegue che negli esperimenti letterari dei volenterosi allievi che si divertono a costruire racconti gialli, rosa, neri o verdi, poesie romantiche o futuriste, incipit alla Conan Doyle o epiloghi alla Hitchcock, e magari vedono anche premiati e pubblicati i loro parti creativi, fioriscano gli svarioni.

Insomma, è giunta l'ora di dirlo: l'uso di una lingua corretta e scorrevole, l'obiettivo della chiarezza e della proprietà non sono degli optional. La nostra lingua dev'essere agile, moderna, al passo coi tempi. Non è una prospettiva puristica quella che ci interessa. E non è il caso di stare con coloro che mettono per principio al bando le parole straniere, gergali, dialettali o qualsiasi neologismo. Le parole straniere, gergali o dialettali, così come i neologismi, se usati senza eccessi, non sono necessariamente elementi negativi, anzi! Quel che conta è sapersene servire con gusto e intelligenza, come elementi di ricchezza e non di confusione. Una lingua corretta non è una lingua epurata da tutto quello che è vivo! È però una lingua che comunica. Una lingua che nel rispetto dell'ortografia, della sintassi, della proprietà del linguaggio trova supporti potenti per comunicare meglio. Una lingua che sa mettere la parola giusta al posto giusto, che si fa intendere, che non affatica e non infastidisce chi legge con prolissità e contorcimenti, che conosce i suoi obiettivi e possiede gli strumenti per raggiungerli.

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