Autore Giorgio Giannini
Titolo Vittime dimenticate
SottotitoloLo sterminio dei disabili, dei Rom, degli omosessuali e dei testimoni di Geova
EdizioneNuovi Equilibri, Viterbo, 2011, eretica speciale , pag. 120, cop.fle., dim. 15x21x1 cm , Isbn 978-88-6222-274-7
LettoreRiccardo Terzi, 2012
Classe storia contemporanea , storia: Europa , storia criminale , paesi: Germania
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Indice


Introduzione, Per non dimenticare                     3

L'eliminazione dei disabili e dei malati incurabili   6

Il genocidio dei Rom                                 28

La persecuzione degli omosessuali                    78

La repressione dei Testimoni di Geova                92

Bibliografia essenziale                             117


 

 

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Introduzione

Per non dimenticare


Tutti conoscono la tragedia della Shoah, cioè lo sterminio di oltre sei milioni di ebrei da parte dei nazisti.

Molti ebrei morirono di malattie e di stenti nei ghetti, allestiti dopo l'occupazione della Polonia nelle principali città del Governatorato Generale – la Polonia occupata militarmente e non annessa al Terzo Reich – dove centinaia di migliaia di persone vivevano ammassate in condizioni estremamente precarie.

Altri furono assassinati dagli Einsatzgruppen (Squadre operative), create nell'estate 1941 durante la guerra contro l'Unione Sovietica e aggregate alle Armate tedesche. Gli Einsatzgruppen avevano il compito di eliminare, nei territori sovietici occupati, tutti gli indesiderabili dal punto di vista razziale e politico: funzionari comunisti, ebrei, Rom.

Molti ebrei, infine, furono uccisi nelle camere a gas dei campi di sterminio, allestiti nella primavera del 1942 dopo la decisione di avviare la "soluzione finale del problema ebraico".

I nazisti hanno trucidato milioni di altre persone – soprattutto prigionieri di guerra polacchi, slavi e russi – considerati "sotto uomini", internati nei lager e utilizzati come manodopera a bassissimo costo nell'industria bellica. La maggior parte di questi "schiavi di Hitler" morirono perché sottoposti a un regime detentivo durissimo, in condizioni estremamente precarie e con un'alimentazione insufficiente: il cosiddetto "sterminio tramite il lavoro":

I nazisti, dunque, perseguitarono non solo gli ebrei, ma anche altre categorie di persone. In particolare, durante il periodo bellico hanno soppresso circa 500.000 Rom, considerati – oltre che "pericolosi", perché "asociali" e con tendenze criminali – "ariani decaduti" e appartenenti a una "razza degenerata".

Ad Auschwitz e negli altri lager, i Rom avevano tatuata sul braccio la lettera "Z" (iniziale di Zigeuner, zingaro) e sull'abito civile – non avevano infatti la casacca da internato e vivevano con i familiari – veniva cucito il triangolo marrone o quello nero dei criminali.

Subito dopo la presa del potere, i nazisti hanno discriminato e perseguitato gli omosessuali, perché, per le loro preferenze sessuali, erano dei "diversi". Migliaia di omosessuali, considerati "asociali", furono internati – insieme ai Rom, gli alcolisti e i senza fissa dimora – nei campi di rieducazione, allestiti fin dalla primavera del 1933. L'omosessualità fu utilizzata anche come arma politica per l'eliminazione degli oppositori e dei dissidenti all'interno del regime e come pretesto per azioni repressive verso gruppi, come gli ebrei, da perseguitare.

Gli omosessuali internati nei lager portavano un triangolo rosa, con chiaro intento spregiativo, e svolgevano i lavori più ripugnanti, come lo svuotamento delle latrine; spesso erano vessati e anche stuprati dai compagni di baracca. Molti hanno subito atroci sofferenze in seguito alle cure mediche loro imposte per cercare di "guarirli".

Fin dall'inizio del loro regime, i nazisti hanno perseguitato anche i malati di mente, i malati incurabili e i disabili perché ritenuti "vite non degne di essere vissute". Secondo le teorie eugenetiche utilitaristiche, elaborate alla fine dell'Ottocento, questi esseri umani erano considerati elementi "improduttivi" per il Reich e costituivano solo un peso economico per la società. Per l'eliminazione dei disabili, fu avviato un programma di eutanasia, denominato Aktion T4 (Operazione T4). Fu il primo programma di eliminazione collettiva nel quale venne sperimentata la "gassazione" – poi utilizzata su vasta scala nei campi di sterminio – per eliminare rapidamente migliaia di persone.

Anche i Testimoni di Geova furono perseguitati, fin dal 1933, dai nazisti. Internati nei lager perché considerati "oppositori" del regime, avevano messo in evidenza nelle loro riviste, pubblicate anche all'estero, lo spirito liberticida e guerrafondaio del nazismo. Su circa 20.000 fedeli, oltre 6.000 furono arrestati e almeno 2.000 internati nei lager, dove circa 650 morirono per le malattie e gli stenti. Altri 250 furono condannati a morte, per impiccagione o decapitazione, soprattutto per aver rifiutato di prestare il servizio militare durante la guerra. I nazisti li consideravano "prigionieri volontari" perché, abiurando la loro fede religiosa, sarebbero stati liberati. Invece rimasero "saldi" di fronte alle brutalità del regime nazista. Nei lager, portavano sulla divisa da internato il triangolo viola.

I Rom, gli omosessuali, i disabili e i Testimoni di Geova furono perseguitati dai nazisti perché, per il loro modo di essere e di vivere, rappresentavano un "pericolo" per il Terzo Reich. Dovevano, quindi, essere "eliminati" dalla società, internati nei centri di rieducazione o nei lager, dove molti furono utilizzati come cavie per esperimenti pseudoscientifici, oppure dovevano essere sottoposti a sterilizzazione o soppressi fisicamente.

Lo scopo di questo libro è ricordare le "vittime dimenticate" della barbarie nazista, affinché la loro tragedia non si ripeta.

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L'eliminazione dei disabili e dei malati incurabili


Origini e diffusione dell'eugenetica

Il programma nazista Aktion T4, per l'eliminazione dei disabili e dei malati incurabili, trovava le sue giustificazioni scientifiche nelle teorie eugenetiche che nacquero e si svilupparono nella seconda metà dell'Ottocento, con le teorie sulla disuguaglianza delle razze umane. Infatti in quel periodo, grazie soprattutto agli studi antropologici di Paul Broca e Gustav Le Bon, si diffusero le ricerche sulla relazione tra volume del cervello e livello di intelligenza, e quindi sulla inferiorità intellettuale delle donne rispetto agli uomini.

Nel 1869, fu pubblicato il volume Hereditary Genius (Il genio ereditario) dello scienziato positivista inglese Francis Galton, cugino di Charles Darwin. Nel suo libro, Galton affermava, dopo aver studiato le biografie di circa 200 inglesi illustri, imparentati tra loro, che era possibile "produrre una razza altamente dotata, attraverso opportuni matrimoni nell'arco di più generazioni". Pertanto, lo Stato avrebbe dovuto favorire la nascita di persone "intellettualmente dotate", impedendo la riproduzione di quelle "non adatte". In questo modo l'umanità si sarebbe evoluta intellettualmente.

Nel 1883, Galton chiamò "eugenetica" la scienza "volta al perfezionamento della specie umana attraverso la selezione dei caratteri fisici e mentali ritenuti positivi (eugenetica positiva) e la rimozione di quelli ritenuti negativi (eugenetica negativa)".

La nuova scienza ebbe subito una grande diffusione negli Stati Uniti, dove era patrocinata anche da potenti industriali. Nel 1881, il proprietario della compagnia telefonica Bell, Alexander Graham Bell, condusse uno studio sulla sordità degli abitanti dell'isola di Martha's Vineyard, nel Massachusetts, dal quale emergeva che la sordità era in gran parte ereditaria. Bell, quindi, proponeva di vietare il matrimonio dei sordi e il divieto di immigrazione negli Stati Uniti delle persone sorde, nonché la chiusura delle scuole speciali per sordi che, a suo parere, rappresentavano uno spreco di danaro pubblico.

Nel 1896, in base alle ricerche effettuate sull'eugenetica, nel Connecticut fu approvata la legge che vietava il matrimonio alle persone affette da "epilessia, imbecillità o malattie mentali".

Nel 1898, il biologo americano Charles Davenport fondò a Cold Spring Harbour il Centro studi di biologia ed eugenetica e nel 1904, con il sostegno finanziario della Carnegie Institution, la Stazione per l'evoluzione sperimentale, grazie alla quale raccolse molte genealogie familiari e concluse che la maggior parte degli "inadatti alla procreazione" appartenevano alle classi sociali povere ed emarginate. Allo scopo di "migliorare la razza umana degli Stati Uniti" propose, insieme allo psicologo Henry Goddard, il divieto di immigrazione per le persone "inadatte alla riproduzione", mentre quelle "inadatte" che si trovavano negli Stati Uniti dovevano essere segregate e sterilizzate. Sulla base della soluzione prospettata da Davenport, nel 1905 lo Stato della Pennsylvania approvò la legge per la sterilizzazione obbligatoria, che non entrò in vigore per l'opposizione del Governatore. Una legge simile fu approvata e attuata nel 1907 in Indiana e nel 1909 in California e nel Distretto federale della città di Washington. Successivamente, in Virginia fu approvato il Racial Integrity Act che vietava i matrimoni misti dei bianchi.

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L'avvento del regime nazista e la sterilizzazione obbligatoria

Nel gennaio 1933, a pochi mesi dalla presa del potere, il regime nazista emanò, seguendo le teorie eugenetiche e utilitaristiche, dei provvedimenti per escludere dalla comunità nazionale coloro che potessero minare la "purezza" della razza ariana e rappresentare un peso economico insostenibile per la società.

Il 2 giugno 1933, il ministro degli Interni del Reich, Wilhelm Frick, annunciò la costituzione di un comitato di esperti per studiare il problema della politica demografica e razziale, sottolineando che in Germania vivevano circa 500.000 persone affette da malattie incurabili e che il governo doveva intervenire per assicurare la purezza della razza ariana.

Il 14 luglio 1933 fu emanata la legge "per la prevenzione delle nascite affette da malattie genetiche ereditarie", primo fondamentale provvedimento nella legislazione eugenetica nazista, che introduceva l'obbligatorietà della sterilizzazione per gli individui affetti da malattie mentali e fisiche considerate incurabili. I medici del servizio sanitario e i direttori degli ospedali civili e psichiatrici dovevano denunciare i casi di malattie genetiche, pena l'applicazione di pesanti sanzioni economiche nei loro confronti.

A sostegno della legge, la rivista nazista Neues Volk pubblicò una vignetta che raffigurava una coppia con figli e la scritta "Non siamo soli", con intorno le bandiere dei Paesi che avevano approvato leggi sull'eugenetica e sulla sterilizzazione, primi fra tutti gli Stati Uniti.

Furono istituiti i Tribunali per la salute della stirpe, annessi ai tribunali civili e detti anche Corti Genetiche, composti da tre membri, tutti di provata fede nazista, due dei quali medici, con il compito di decidere la sterilizzazione coatta. Contro le decisioni dei Tribunali si poteva ricorrere alle Corti d'Appello per la salute della stirpe, le cui sentenze erano definitive.

Nel 1934, le 181 Corti Genetiche esaminarono 84.565 casi (42.903 uomini e 41.662 donne) e decisero la sterilizzazione di 56.224 persone, non solo malati mentali, ma anche ciechi e sordi ereditari e persino alcolisti. Negli anni seguenti furono eseguite circa 50.000 sterilizzazioni l'anno e molte donne morirono in seguito all'intervento.

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L'Operazione T4

Nel 1939, il programma di sterilizzazione obbligatoria, avviato con la legge del 14 luglio 1933, non appariva sufficiente a salvaguardare la "purezza genetica della razza ariana". Su ordine di Hitler, fu varato, in gran segreto, il programma di eutanasia per l'eliminazione dei disabili e dei malati incurabili denominato Aktion T4 (Operazione T4), nome in codice derivato dall'indirizzo dell'ufficio preposto, che dipendeva dalla Cancelleria del Fόhrer, con sede al numero 4 della Tiergartenstrasse nell'elegante quartiere di Charlottenburg a Berlino, nella villa confiscata a una famiglia ebrea. L' Aktion T4 era il primo progetto di eliminazione collettiva, che sarà poi praticata nei campi di sterminio.

All'inizio dell'ottobre 1939, Hitler inviò una breve lettera (prot. PS-630) retrodatata al 1° settembre 1939, giorno in cui iniziò la Seconda Guerra Mondiale, al capo della sua Cancelleria personale, Philipp Bouhler, e al Commissario per la Sanità Pubblica del Reich, Karl Brandt, già suo medico personale e generale delle SS, in base alla quale questi potevano autorizzare alcuni medici, da loro nominati, a concedere la morte per grazia (Gnadentod) ai malati incurabili. Era il cosiddetto Decreto Eutanasia (Euthanasie Erlass) che dava inizio al Programma di eutanasia, non per alleviare la sofferenza dei malati terminali, ma per realizzare il "processo di purificazione genetica" della razza tedesca attraverso l'eliminazione fisica dei malati incurabili, considerati "vuoti involucri umani", "persone indegne di vivere", "fardelli viventi" e che rappresentavano anche un peso economicamente rilevante per il Reich, poiché il loro mantenimento costava alla società milioni di marchi.

Il 21 settembre 1939 fu emanata la circolare per la Registrazione degli ospedali di Stato e delle case di cura private, al fine di censire gli istituti pubblici e privati che ospitavano pazienti gravemente malati e incapaci di lavorare. Nello stesso mese, con l'occupazione della Polonia, iniziò anche l'eliminazione dei malati gravi ricoverati negli ospedali psichiatrici polacchi e nel gennaio 1940 la soppressione dei malati ebrei ricoverati negli ospedali psichiatrici del Governatorato Generale, cioè la Polonia occupata militarmente.

Per giustificare l'eutanasia, nel 1940 fu realizzato il documentario Essere o vivere, interpretato da veri disabili e malati gravi, che dichiaravano di voler morire piuttosto che vivere in quelle condizioni.

La politica eugenetica nazista si diffuse anche nella Francia occupata, grazie ad alcune pubblicazioni realizzate nel 1942 dall' Institut Allemand di Parigi.

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[...]

Si opposero anche le Chiese tedesche, sia protestanti che cattoliche, e vari vescovi attaccarono apertamente il governo. In particolare, l'arcivescovo di Munster, Clemens August von Galen detto il Leone di Munster per la sua ferma opposizione al nazismo, il 3 agosto 1941 pronunciò una durissima omelia nella cattedrale contro il governo, ritenuto responsabile delle numerosissime morti di malati gravi. Di conseguenza, il 24 agosto Hitler decise, con un ordine non scritto rivolto a Boulher e Brandt, di sospendere l' Operazione T4 che aveva provocato la morte di 70.000 persone, 5.000 delle quali bambini.

Poiché nell' Aktion T4 era praticata l'eliminazione collettiva nelle camere a gas, gran parte del personale dell'Operazione fu impiegato nei Campi di sterminio (Vernichtung Lager) istituiti per la "soluzione finale" (Endlosung) del problema ebraico. Prima nei campi dell' Operazione Reinhard (Belzec, Chelmo, Sobibor e Treblinka), istituiti nella Polonia occupata e operanti tra la primavera 1942 e l'autunno 1943, sotto la guida del generale delle SS Odilo Globocnik; in seguito ad Auscwhitz-Birkenau e a Majdanek.


L'eutanasia selvaggia

In realtà, il programma di eutanasia proseguì segretamente, fino alla fine della guerra, con la denominazione Aktion 14F13, dalla sigla della scheda utilizzata per la registrazione dei decessi del "trattamento speciale" (Sonderbehandlung). La cosiddetta Eutanasia selvaggia (Wilde Eutanasie), cioè l'eliminazione indiretta dei malati considerati incurabili, era effettuata in appositi reparti allestiti in diversi ospedali psichiatrici, attraverso la Dieta di fame (Hungerkost). Questa prevedeva, oltre a iniezioni di scopolamina e morfina, la somministrazione di dosi massicce di narcotici e sedativi, Veronal o Luminal, che provocavano la morte in pochissimi giorni. I farmaci erano inviati dall'ufficio centrale di Berlino.

Al termine della guerra, le persone eliminate con questo sistema — bambini, adolescenti e adulti — furono circa 200.000, un numero tre volte superiore alle vittime dell' Aktion T4: risultato ottenuto grazie al coinvolgimento diretto del personale medico delle strutture sanitarie. Nell'attuazione di questo programma, la responsabilità della classe medica, che peraltro aveva aderito in massa al nazismo, è ampiamente documentata, anche se, purtroppo, solo pochi medici hanno pagato per le loro azioni.

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Il genocidio dei Rom


Lo sterminio dei Rom — da loro chiamato Porrajmos, distruzione — che ha provocato 500.000 vittime, è il crimine nazista meno noto, certamente il più rimosso nella coscienza popolare per la secolare diffidenza che le popolazioni europee hanno nutrito verso questo popolo. Una diffidenza manifestata spesso, soprattutto tra i secoli XVI e XVIII, non solo con la discriminazione giuridico-sociale, ma anche con forme cruente di repressione.

Subito dopo l'arrivo in Europa, i Rom sono stati discriminati per il loro modo di vita profondamente "diverso" da quello delle popolazioni con le quali venivano in contatto. Dopo un breve periodo di curiosità, dovuta soprattutto al loro modo di vestire e di parlare, i Rom sono stati oggetto di discriminazioni e repressioni, considerati asociali e criminali, e spinti ai margini della società. Ben presto si è costruito lo stereotipo dello zingaro criminale incallito e irrecuperabile, negando identità a quel popolo e disconoscendo l'esistenza di una lingua e una cultura Rom e di una loro struttura sociale. Non vi è stato scambio culturale con le popolazioni europee ospitanti, come viceversa accade quando due popoli, con culture differenti, vengono in contatto. Verso i Rom, la risposta delle popolazioni ospitanti è stata di tipo normativo, quasi sempre repressivo, allo scopo di evitarne la presenza sul territorio nazionale o di normalizzarla, attraverso l'assimilazione.

Il loro genocidio è la conseguenza diretta di pregiudizi secolari che la società tedesca, e più in generale la società europea, ha avuto verso di loro, accusati di predisposizione naturale per il furto, per il rapimento dei bambini, o per la magia nera e la chiromanzia praticate dalle donne. Anche le Chiese cristiane, da quella cattolica a quelle Riformate, hanno alimentato pregiudizi, creati dalla credulità popolare, come le accuse ai Rom di aver forgiato i chiodi con cui è stato crocifisso Gesù, di diffondere epidemie, come la peste, e di essere spie dei turchi infedeli.

Per questi motivi, molto probabilmente, il loro genocidio è stato rimosso dalla memoria collettiva e quindi è un "genocidio dimenticato", studiato solo di recente. Pochi ricercatori hanno condotto studi approfonditi su modalità e dimensioni, non ancora ricostruite, dello sterminio dei Rom. Θ molto difficile poterlo fare, sia perché sono scomparsi i pochissimi sopravvissuti, sia perché la tradizione Rom, prettamente orale, non ha testi scritti che raccontino l'accaduto. La loro storia è stata scritta dagli "altri", cioè dalle popolazioni con le quali sono venuti in contatto nelle continue migrazioni da est verso ovest.

I Rom non hanno mai avuto neppure una classe dominante, né politica, né religiosa, che stabilisse in documenti scritti le loro tradizioni, i riti e i miti trasmessi oralmente di generazione in generazione.

Infine, non si conosce il numero dei Rom trucidati in Europa perché, prima della guerra, solo nel Terzo Reich era stato condotto un censimento, naturalmente a scopo discriminatorio e repressivo. Negli altri Paesi, il loro numero era solo stimato in modo approssimativo.

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Ritter adottò una serie di misure per distinguere gli zingari puri – che riteneva si potessero recuperare socialmente – dagli zingari di sangue misto, ritenuti in gran parte "asociali" e quindi non recuperabili socialmente, basandosi sull'albero genealogico, sulla conoscenza del Romanì (la lingua dei Rom), sulla conservazione delle usanze tradizionali, sull'aspetto fisico e sulla condotta di vita.

Ritter classificava gli zingari in cinque categorie:

– lo zingaro puro (Vollzigeuner), classificato con la lettera "Z" (Zigeuner);

– lo zingaro di sangue misto (Zigeunermischling) o semizingaro (ZM) che a sua volta era classificato in zingaro di sangue misto al 50% (classificato con le lettere "ZM"), che poteva essere di primo grado, con un genitore di sangue tedesco e un genitore zingaro, o di secondo grado, con un genitore tedesco e un genitore "ZM" di primo grado;

– lo zingaro con meno del 50% di sangue gitano e quindi con prevalenza di sangue tedesco (classificato con le lettere "ZM-");

– lo zingaro con più del 50% di sangue gitano (classificato con le lettere "ZM+");

– il non zingaro (Nicht-Zigeuner), classificato con le lettere "NZ".


Questa classificazione fu adottata ufficialmente dall'Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich il 7 agosto 1941.

Nel 1938, fu pubblicato il libro razzista Die Zigeunerfrage (La questione zingara) di Tobias Portschy, che rappresentò il fondamento ideologico della persecuzione razziale dei Rom. Da allora, infatti, il termine "questione zingara" sarà utilizzato nei documenti ufficiali riguardanti i Rom.

Nel 1939, nell'articolo "La questione zingara e il problema della purezza degli zingari"; apparso sulla rivista medica Fortschitte der Erbathologie, Ritter affermò che non c'erano più zingari puri poiché avevano assimilato le caratteristiche peggiori delle popolazioni dei numerosi Paesi in cui avevano soggiornato nella loro secolare migrazione dall'India. Pertanto, non si potevano considerare "ariani puri", ma "ariani decaduti", appartenenti a una "razza degenerata".

Inoltre, Ritter ribadì, coadiuvato dalle esperienze sul campo della sua assistente Eva Justin, la loro pericolosità sociale, affermando che erano portatori di un gene molto pericoloso: l' istinto al nomadismo. Nel 1940, per evitare l'ulteriore proliferazione di questa "minoranza degenerata, asociale e criminale", propose la sterilizzazione coatta, sia degli uomini che delle donne.

Nel 1941, Ritter fu nominato direttore dell' Istituto di biologia criminale della Polizia di Sicurezza e fino al 15 novembre 1944 studiò oltre 30.000 Rom tedeschi, conducendo perizie e redigendo schede individuali, sulla maggior parte delle quali scriveva la parola evak (evacuata). La persona doveva essere, cioè, deportata in un lager per la "soluzione finale" (Endlosung): l'eliminazione fisica".


I primi provvedimenti contro i Rom

La politica nazista contro gli zingari si concretizzò con l'adozione di provvedimenti sempre più discriminatori e repressivi. Nell'indifferenza della maggior parte della popolazione che plaudiva ai provvedimenti adottati, i nazisti applicarono sempre più rigidamente le leggi esistenti che riguardavano i Rom, considerati molto pericolosi per il "genetico comportamento deviante e criminale". Il loro recupero sociale era ritenuto impossibile e la loro presenza nel Reich non poteva essere tollerata. Oltre che sociale, erano un pericolo razziale, perché minacciavano la "purezza della razza", e perfino un "grave problema economico" perché, per la loro prolificità, gravavano considerevolmente sui servizi assistenziali dei comuni e delle parrocchie.

Nella primavera 1933, poco dopo la nomina di Hitler a Cancelliere (30 gennaio), il governo nazista allestì un Campo di lavoro a Dachau, un sobborgo di Monaco, dove furono internati, per essere rieducati, gli individui considerati "asociali": Rom, vagabondi, mendicanti, alcolizzati, prostitute e omosessuali.

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Pagina 44

Lo sterminio di massa da parte degli Einsatzgruppen

Il 6 giugno 1941, in previsione dell'invasione dell'Unione Sovietica, l' Operazione Barbarossa del 21 giugno, fu emanato un provvedimento detto Decreto dei Commissari perché disponeva di eliminare, subito dopo la cattura, i Commissari politici dell'Armata Rossa.

Il 2 luglio 1941, Heydrich, capo del Rsha, emanò l' Ordine di liquidazione che disponeva "l'uccisione di tutti gli indesiderabili dal punto di vista razziale e politico, in quanto pericolosi per la sicurezza delle truppe tedesche", raggruppati in quattro categorie: funzionari comunisti, soprattutto i "Commissari politici" inquadrati nei reparti delle forze armate sovietiche; asiatici di razze inferiori; ebrei; Rom.

Per l'eliminazione, furono costituiti quattro Einsatzgruppen contrassegnati dalle lettere dell'alfabeto A, B, C, D, formati ciascuno da 500 a 1.200 effettivi. Erano suddivisi in Reparti minori (Einsatzkommandos e Sonderkommandos) per un totale di circa 3.000 uomini, aggregati alle truppe tedesche. Operarono fino all'arrivo dell'Armata Rossa, nell'estate del 1943.

Gli Einsatzgruppen massacrarono 800.000 ebrei e decine di migliaia di zingari, spesso considerati spie dei sovietici. Molti furono massacrati insieme agli ebrei, come a Babi Yar, in Ucraina. Eccidi di massa furono compiuti anche da reparti dell'esercito tedesco. Alcuni comandanti militari, però, disapprovarono apertamente le esecuzioni.

Molti Rom parteciparono attivamente alla Resistenza antinazista, con proprie formazioni armate, e per ritorsione le truppe tedesche si accanirono ancor di più contro la popolazione russa e gitana.

Nel luglio 1941, il ministro dei Territori Orientali, Alfred Rosenberg, dispose che i Rom "devono essere trattati come gli ebrei. Non va operata alcuna distinzione tra zingari sedentari e zingari itineranti". In linea generale, lo status degli zingari di sangue misto era equiparato a quello degli ebrei. La sorte loro riservata era l'eliminazione immediata. Nell'estate 1943, però, fu emanata una disposizione diversa, secondo la quale "il trattamento degli zingari non deve avvenire sulla base di quello degli ebrei. Non si deve operare distinzione tra zingari sedentari e zingari itineranti. In linea di principio, gli zingari di sangue misto devono essere trattati allo stesso modo degli zingari puri".

Il 15 novembre 1943 fu emanato un altro decreto, in sintonia con la decisione di Himmler enunciata nel cosiddetto Decreto Auschwitz del 6 dicembre 1942. Il ministro Rosenberg, infatti, dispose che "gli zingari sedentari, anche se zingari di sangue misto che risiedono nei Territori Orientali, devono essere trattati come tutti gli altri abitanti. Invece gli zingari nomadi sia puri che di sangue misto devono essere equiparati agli ebrei e internati in campi di concentramento".

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Pagina 50

La deportazione ad Auschwitz

Il 16 dicembre 1942, fu emanato il cosiddetto Decreto Auschwitz, in base al quale tutti gli zingari di sangue misto, tedeschi ed europei, dovevano essere internati ad Auschwitz-Birkenau.

Il 29 gennaio 1943 furono emanate le disposizioni: entro il mese di marzo i Rom tedeschi dovevano essere internati nel lager di Auschwitz, ad eccezione dei Sinti e dei Lalleri, specificamente esentati, e degli appartenenti ad alcune categorie "protette"; indicate dettagliatamente. I maschi, però, dovevano farsi sterilizzare, tranne i Sinti e i Lalleri, e se rifiutavano di farlo subentrava la sterilizzazione obbligatoria. Purtroppo, molti Rom appartenenti alle categorie "protette" – decorati militari, iscritti al Partito nazista, lavoratori di fabbriche belliche, stranieri – furono egualmente deportati ad Auschwitz.

Molti comuni, come era accaduto nel 1942, cercarono di sbarazzarsi del maggior numero di Rom. Solo qualche industriale, ad esempio Eduard Pfaff di Breitscheid, protestò per la loro deportazione poiché avevano, come gli ebrei, un salario più basso, erano privi di diritti sindacali e perciò erano considerati lavoratori molto "docili".

Riguardo alla posizione delle Chiese tedesche, solo il vescovo cattolico di Hildesheim, Godehard Machens, scrisse al cardinale Adolf Bertram, Primate di Germania, lamentando le deportazioni dei Rom di fede cattolica, prelevati con la forza dalla polizia. In particolare, scriveva: "Si teme per le loro vite... Mi chiedo con accoramento cosa si possa fare per proteggere i nostri fratelli di fede, chiarendo nello stesso tempo ai nostri fratelli che prendiamo le distanze da simili provvedimenti... che infangano il nome della Germania... Le povere vittime non devono poter lamentare che noi non si è fatto il possibile. I tedeschi non devono aver l'impressione che noi non si osi dire ad alta voce Non licet tibi". Ma la sua petizione non ebbe risposta.

Nel mese di febbraio 1943 iniziarono le deportazioni ad Auschwitz. I Rom furono prelevati sul posto di lavoro dalla Polizia Criminale e deportati immediatamente, senza poter avvisare i familiari. Potevano portare con loro solo abiti e cibo. In poche settimane, decine di migliaia di Rom arrivarono ad Auschwitz, mettendo in difficoltà l'organizzazione del lager, così che il 15 maggio 1943 si ordinò la sospensione della deportazione. Nel contempo, però, le autorità di polizia invitavano i cittadini a denunciare i Rom che si nascondevano. Furono addirittura perquisiti ospedali e orfanotrofi alla ricerca dei bambini.

Il primo convoglio di Rom arrivò ad Auschwitz il 26 febbraio 1943, con 200 persone provenienti dal lager di Buchenwald. Un secondo arrivò il 1° marzo. Molti altri arrivarono entro maggio. Alla fine del 1943, i Rom nel lager erano 18.738.

I Rom tedeschi e austriaci deportati ad Auschwitz furono 13.000. Altri 10.000 provenivano dai diversi Paesi occupati dai nazisti.

Nel marzo 1944, il numero dei Rom tedeschi in libertà era esiguo. Alla fine della guerra, erano stati eliminati circa i tre quarti dei Rom residenti in Germania.

Dal febbraio 1943, i deportati ad Auschwitz-Birkenau furono tatuati sul braccio con la lettera "Z" (iniziale di Zigeuner) e sulla loro casacca fu cucito il triangolo marrone. A molti era imposto il triangolo nero, simbolo di comportamento asociale e criminale. Nel settore B IIe di Birkenau fu creata un'apposita sezione, a loro destinata, denominata Zigeunerlager (Campo degli zingari), composta da trentadue baracche, due blocchi cucina e quattro blocchi per i bagni. Lì i Rom vivevano in condizioni particolari, diverse da quelle degli altri internati. Conservavano, infatti, i loro vestiti e oggetti personali, compresi gli strumenti musicali, e le famiglie rimanevano unite con anziani e bambini piccoli, normalmente eliminati all'arrivo nel lager. Inoltre, dopo la rasatura iniziale, come per gli altri prigionieri, i loro capelli non venivano più tagliati. Se le donne partorivano, i figli erano registrati. Inoltre, non subivano le periodiche "selezioni" sullo stato di salute che portavano i malati alle camere a gas. Infine, non erano in genere obbligati a lavorare, almeno per vari mesi, e quindi non erano iscritti nei Registri del lavoro.

Gli ex-militari erano sistemati nel Blocco 7, molti portavano sul petto le decorazioni ricevute dai nazisti, anche durante la guerra in corso. Comunque, le condizioni di vita erano pesanti, analoghe a quelle degli altri deportati. L'alimentazione scarsa, scadente per qualità e inferiore alle previste 1.680 calorie giornaliere per ogni internato, la mortalità elevata per le ricorrenti epidemie di tifo, scorbuto e dissenteria, dovute alle precarie condizioni igieniche causate dal sovraffollamento. L'unica differenza era la relativa libertà di cui godevano. Anche per questo motivo, si registrarono minori tentativi di evasione, 38, rispetto a quelli di altre categorie di deportati. I polacchi tentarono ben 396 evasioni, organizzate anche in massa, come avvenne il 1° febbraio 1944. Non furono pochi i Rom che riuscirono a evadere senza essere ripresi.

Un ufficiale delle SS organizzò un'orchestra, composta in prevalenza da gitani, ma il 26 gennaio 1943 il Ministero degli Interni ordinò la confisca dei beni dei Rom deportati nei lager.

Le baracche erano sovraffollate e in alcune vivevano anche più di 600 persone, il doppio del numero previsto. Le pessime condizioni di vita erano sopportate dai Rom, abituati a vivere in condizioni precarie.

Il 23 marzo 1943, fu operata la prima eliminazione di massa di un gruppo di 1.770 persone arrivate due giorni prima da Bialystok, tra le quali c'erano vari malati di tifo. Posti in isolamento nelle baracche 20 e 22, furono tutti gassati senza essere registrati.

Il secondo eccidio di massa, del 25 maggio 1943, eliminò 1.035 Rom malati di tifo, anch'essi giunti alcuni giorni prima da Bialystok e dall'Austria.

Nel luglio 1943, Himmler visitò il lager e trovò precarie le condizioni igieniche del Settore B IIe riservato ai Rom. Probabilmente, anche per questo motivo dispose, secondo quanto affermato al suo processo dal comandante del lager Rudolf Hφss, di procedere all'eliminazione degli individui non idonei al lavoro. Il 9 novembre, alcune centinaia di giovani Rom furono inviati al lager di Natzweiller per essere utilizzati come cavie negli esperimenti medici.

Il 16 maggio 1944 ci fu un primo tentativo di eliminazione dei Rom presenti nel lager, probabilmente per fare posto agli ebrei ungheresi che stavano per arrivare dal ghetto di Budapest, dove ce n'erano circa 700.000. La notizia trapelò e i Rom opposero resistenza alle SS che cercavano di farli uscire dalle baracche. Per evitare ulteriori rivolte, nei mesi seguenti circa 3.500 Rom abili al lavoro, uomini e donne, furono trasferiti.

Il 23 maggio, 1.500 Rom che avevano prestato il servizio militare, e i loro familiari, furono trasferiti nel campo principale, da cui molti partirono per altri lager.

La sera del 1° agosto, dopo l'appello serale, fu imposto il coprifuoco nel settore dove c'erano ancora circa 2.900 Rom, in maggioranza vecchi, malati e bambini. Durante la notte del 2 agosto, le SS fecero uscire tutti all'aperto e diedero loro del pane e salame, per far credere che sarebbero stati portati in un altro lager per lavorare, come era avvenuto per molti di loro. Furono, invece, portati nelle camere a gas. Si salvarono solo alcuni uomini addetti ai lavori del lager e ventiquattro gemelli, utilizzati da Mengele come cavie per i suoi esperimenti.

Si ritiene che, complessivamente, fino all'agosto 1944, i Rom internati a Birkenau siano stati circa 23.000, tedeschi o provenienti dai Paesi occupati, anche se quelli "registrati" erano 20.982: 10.094 uomini e 10.888 donne e bambini fino a 14 anni. La maggior parte furono eliminati o morirono per gli stenti e le malattie.

All'ultimo appello del 17 gennaio 1945, dieci giorni prima dell'arrivo dei soldati sovietici, risposero solo quattro uomini e una decina di bambini. Il 27 gennaio, al momento della liberazione, solo uno era rimasto tra i 4.000 sopravvissuti.

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