Autore Marija Gimbutas
Titolo Le dee e gli dei dell'antica Europa
Sottotitolo6500-3500 a.C. - Miti e immagini del culto
EdizioneNuovi Equilibri, Viterbo, 2016 , pag. 336, ill., cop.fle., dim. 18,5x24,5x2,3 cm , Isbn 978-88-6222-551-9
OriginaleThe Goddesses and Gods of Old Europe
EdizioneThames & Hudson, London, 1982 [1974]
CuratoreMariagrazia Pelaia
TraduttoreMariagrazia Pelaia
LettoreCristina Lupo, 2017
Classe storia antica , storia: Europa , archeologia , storiografia , miti , femminismo












 

| << |  <  |  >  | >> |

Indice


PREFAZIONE ALLA NUOVA EDIZIONE                                      9

INTRODUZIONE                                                       11
Nota sulle datazioni al radiocarbonio calibrate
dendrocronologicamente e tavola cronologica                        13

1.  IL RETROTERRA CULTURALE                                        17

    Definizione di "Civiltà dell'Antica Europa" e suo significato  17
    Suddivisioni regionali e cronologiche dell'Antica Europa       20
        L'area egea e centro-balcanica                             20
        L'area adriatica                                           26
        Il bacino danubiano medio                                  28
        L'area balcanica orientale                                 31
        L'area moldava e ucraina occidentale                       34

2.  SCHEMATISMO                                                    39

    Stenografia scultorea                                          39
    La realtà non fisica dell'artista neolitico                    40
    La tendenza verso una scultura più figurativa
    nell'era calcolitica                                           44

3.  COSTUMI RITUALI                                                47

    Motivi decorativi delle statuine: ricostruzione
    dell'abbigliamento e degli ornamenti di età neolitica
    nell'Antica Europa                                             47
    Cinture poggiate sui fianchi                                   48
    Abiti                                                          48
    Il costume maschile                                            55
    Calzature                                                      55
    Pettinatura e copricapi                                        58
    In sintesi                                                     59

4.  LA MASCHERA                                                    61

    Sembianze non umane                                            61
    La maschera Vinča                                              64
    Evoluzione della maschera Vinča                                65
    Decorazione e fori per la sospensione di oggetti               69
    Esempi paralleli a Creta e nell'Antica Grecia,
    e l'importanza del teatro                                      70

5.  I LUOGHI DI CULTO E IL RUOLO DELLE STATUINE                    72

    Modelli di tempio                                              72
    Resti di templi e aree sacrificali                             76
    Paralleli con i templi minoico-micenei                         80
    Arredi sacri e oggetti collegati a pratiche di culto           86
    Offerte votive: statuine, vasi, fusaiole e altri oggetti
    con iscrizioni                                                 91
    Per riassumere                                                 94

6.  IMMAGINI COSMOGONICHE E COSMOLOGICHE                           95

    I quattro angoli del mondo, la Luna e il toro                  95
    Il serpente                                                   100
    L'uovo primordiale                                            107
    Il pesce                                                      116

7.  LE SIGNORE DELLE ACQUE: DEA SERPENTE E DEA UCCELLO            118

    L'invocazione della pioggia, l'orso e gli ideogrammi
    della Dea Uccello                                             119
    Il meandro, simbolo delle acque cosmiche                      131
    L'origine della Dea Uccello e la sua immagine nel Neolitico   141
    La Signora Uccello e la Signora Serpente dell'età Calcolitica 142
    La Dea Serpente e Uccello come nutrice                        151
    Riepilogo                                                     151
    La Dea Uccello e la Dea Serpente nella Creta minoica
    e nell'Antica Grecia                                          152

8.  LA GRANDE DEA DI VITA, MORTE E RINASCITA                      158

    La dea androgina e corpulenta con braccia incrociate
    del periodo neolitico                                         158
    La dea crisalide dell'epoca calcolitica                       163
    La dea, magica fonte di vita: la sua bocca, le sue mani
    e le sue uova                                                 169
    Le epifanie                                                   175
        Il cane, un doppio della Dea Luna                         175
        La cerva, un doppio della Dea della Rigenerazione         178
        Il rospo e la tartaruga: la Dea nella forma di feto umano 181
        L'istrice: la Dea nella forma di utero o feto animale     187
        L'ape e la farfalla: la Dea della trasformazione
        e della rigenerazione nata da un toro                     187
        L'orsa: la Dea come madre e nutrice                       196
    Riepilogo: i vari aspetti della Grande Dea preistorica        202
    Ecate e Artemide: sopravvivenza della Grande Dea dell'Antica
    Europa nell'Antica Grecia e nell'Anatolia occidentale         203

9.  LA DEA GRAVIDA DELLA VEGETAZIONE                              207

    Punto (seme) e losanga (campo seminato)                       211
    La Dea gravida introno                                        214
    Il maiale, animale sacro della Dea della vegetazione          217
    Riferimenti a Demetra, Kore e Persefone nella mitologia greca 221

10. IL DIO DELL'ANNO                                              222

    Il fallo                                                      223
    Il Dio itifallico mascherato                                  230
    Il toro con maschera umana                                    230
    Richiami a Dioniso                                            233
    Il "Dio triste"                                               236
    Il bimbo divino                                               241


    CONCLUSIONI                                                   243
    ABBREVIAZIONI                                                 246
    SITI E DATAZIONI AL RADIOCARBONIO                             249
    BIBLIOGRAFIA                                                  270
    CATALOGO                                                      290


 

 

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 9

PREFAZIONE ALLA NUOVA EDIZIONE


Molto nuovo materiale sull'immaginario mitico dell'Antica Europa si è reso disponibile nel decennio trascorso dalla prima stesura del libro [1974, ndt], inizialmente intitolato Gli dei e le dee dell'Antica Europa, che qui presentiamo in nuova edizione [1982, ndt], ma i concetti base sono rimasti immutati. Le nuove scoperte hanno solo rafforzato e sostenuto l'ipotesi di una cultura chiamata Antica Europa caratterizzata dalla centralità della donna nella società e dal culto di una Dea che incarna il principio creativo in quanto Fonte e Procacciatrice di Tutto. In questa cultura, l'elemento maschile, sia umano che animale, rappresenta poteri spontanei e stimolatori di vita, ma non generatori. Questa priorità è invece rappresentata nell'attuale titolo del libro, in cui si è scambiato l'ordine delle parole: da The Gods and Goddesses a The Goddesses and Gods of Old Europe.

Lespressione Antica Europa si applica alla cultura pre-indoeuropea nel nostro continente, cultura matrifocale e probabilmente matrilineare, agricola e sedentaria, egualitaria e pacifica. Essa si differenzia nettamente dalla successiva cultura proto-indoeuropea, patriarcale, gerarchica, pastorale, nomade e orientata in senso bellico, che si è sovrapposta alla precedente cultura in tutta Europa, a parte alcune frange meridionali e occidentali, fra il 4500 e il 2500 a.C. Durante e dopo questo periodo, le divinità femminili, o più precisamente la Dea Creatrice nei suoi molteplici aspetti, è stata ampiamente sostituita dalle divinità prevalentemente maschili degli Indoeuropei.

L'analisi dell'immaginario mitico dell'Antica Europa ha rinsaldato il legame fra la religione del Paleolitico superiore e quella del substrato pre-indoeuropeo: se non si considera la vastissima documentazione dell'Antica Europa, non si possono capire né le strutture ideologiche paleolitiche né quelle della fase più antica della storia dei Greci e di altre popolazioni europee. La continuità del culto della Dea per un periodo superiore ai 20.000 anni, dal Paleolitico al Neolitico e anche oltre, è dimostrata dalla persistenza di vari repertori di immagini convenzionali. I suoi specifici aspetti di potenza – come quella di nutrire, rendere fertile e dare la vita – sono radicati e duraturi. La loro identificazione è stata compiuta mediante lo studio dei segni simbolici incisi sulle statuine e associati a oggetti di culto, nonché contesto, caratteristiche e analogie. Una documentazione più dettagliata sarà pubblicata in uno studio sui segni e i simboli dell'Antica Europa [The Language of the Goddess, 1989, ndt]. L'intento del presente volume è quello di comunicare alcuni concetti sulla varietà e complessità delle concezioni filosofiche dei nostri antenati europei.

Los Angeles, California 1981

Marija Gimbutas

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 11

INTRODUZIONE


La tradizione scultorea e pittorica che incontriamo nell'Antica Europa (per una definizione dell'espressione si veda p. 17) risale al Paleolitico. Nell'immaginario artistico e mitico non è possibile tracciare una linea fra le due epoche, cioè fra il Paleolitico e il Neolitico, così come non è possibile tracciare una linea fra piante e animali selvatici e addomesticati. Una gran parte del simbolismo dei primi agricoltori è stato mutuato dai cacciatori e dai pescatori. Immagini come il pesce, il serpente, l'uccello o le corna non sono invenzioni di età neolitica; hanno radici in epoca paleolitica. Eppure, l'arte e i miti dei primi agricoltori si differenziano nell'ispirazione, e quindi nella forma e nel contenuto, da quelli dei cacciatori e dei pescatori.

Statuine in argilla e pietra vengono prodotte molto tempo prima del vasellame che compare intorno al 6500 a.C. Il grande aumento di sculture in epoca neolitica e la misura in cui si differenziano da tipologie paleolitiche non è da attribuire a innovazioni tecnologiche, ma alla stanzialità degli insediamenti e alla crescita delle comunità. L'economia contadina lega i villaggi alla terra e ai ritmi biologici di piante e animali da cui la loro esistenza dipende in modo esclusivo. Il cambiamento ciclico, la morte e la rinascita sono prerogativa di potenze sovrannaturali e di conseguenza si istituiscono prescrizioni speciali per proteggere le capricciose energie vitali assicurando il loro avvicendamento. A partire dal Settimo millennio a.C., tratti associati alla psicologia e alla religione del contadino sono un aspetto caratteristico dell'arte scultorea. Quest'arte non imita consapevolmente le forme naturali, ma cerca piuttosto di esprimere concetti astratti.

Attualmente sono note 30.000 sculture in miniatura d'argilla, marmo, osso, rame e oro provenienti da un totale di 3.000 siti dell'Europa sud-orientale di epoca neolitica e calcolitica. Enormi quantità di vasellame rituale, altari, corredi sacrificali, oggetti con iscrizioni, modelli di templi in argilla, templi veri e propri e dipinti su vasi e pareti di luoghi sacri già da soli bastano a testimoniare una civiltà nel senso pieno del termine.

In questi tre millenni, si è avuto un progressivo aumento di varietà stilistica, che ha prodotto un'altrettanto ampia varietà di forme individuali. Al tempo stesso, un'espressione più naturalistica di tratti anatomici comuni si è gradualmente emancipata dall'iniziale subordinazione alla finalità simbolica. Lo studio di queste sculture più articolate, dei loro ideogrammi e simboli e della pittura vascolare che ha raggiunto un alto grado di sviluppo ha permesso all'Autrice di caratterizzare le varie tipologie divine femminili e maschili, le loro epifanie, i fedeli ad esse devoti, e le scene di culto con cui erano associate. Dunque, è possibile parlare di un vero e proprio pantheon sacro di cui si possono ricostruire i costumi e le maschere, facendo luce con molta evidenza sulla vita e sul dramma rituali nel modo in cui vengono vissuti.

Decifrando le immagini e i segni ricorrenti con l'ausilio di analisi quantitative e qualitative, appare chiaro che i primi europei esprimono il culto attraverso la mediazione di un idolo. Nelle miniature scolpite dell'Antica Europa, appaiono evidenti i sentimenti di una rappresentazione rituale che coinvolge molti attori, sia divinità che fedeli. In sostanza, una pratica dello stesso tipo sembra diffusa in Anatolia, Siria, Palestina e Mesopotamia nei periodi corrispondenti; ma solo nell'Europa sud-orientale si trova una quantità di statuine tale da consentire un'analisi comparativa.

I templi, gli oggetti di culto, il magnifico vasellame nero e a colori, i costumi, l'elaborato cerimoniale religioso e il ricco immaginario mitico, molto più complesso di quanto non si sia supposto finora, parlano di una cultura e di una società europea raffinate. Non si possono più liquidare le vicende evolutive del Neolitico e del Calcolitico europeo con il solito assioma: Ex oriente lux.

Quando i magnifici tesori della civiltà minoica sono stati riportati alla luce all'inizio del Ventesimo secolo, Sir Arthur Evans scrisse: "Mi arrischio a credere che lo studio scientifico della civiltà greca stia diventando sempre meno possibile senza prendere in debita considerazione quella del mondo miceneo e minoico che l'hanno preceduta" (JHS 1912: p. 277). Anche se la sua osservazione è ampiamente giustificata, bisogna porsi la questione di che cosa sia accaduto prima della civiltà minoica. Lo studio di questa cultura, per cui ho proposto la definizione di Antica Europa, rivela nuove dimensioni cronologiche e una nuova concezione delle origini della civiltà europea. Non è stata un'unica isoletta leggendaria, rubata al mare circa 9000 anni fa, a dare origine alla favolosa civiltà di Creta e delle Cicladi, ma una parte ragguardevole dell'Europa circondata dal Mediterraneo orientale, dall'Egeo e dal mare Adriatico. Le numerose isole erano utili alla navigazione e rendevano più facile la comunicazione con l'Anatolia, i paesi del Levante e la Mesopotamia. Le fertili vallate fluviali attirano i primi agricoltori che si insediano sempre più all'interno della penisola balcanica e della valle danubiana. L'Antica Europa è il prodotto dell'ibridazione dei popoli e delle culture del Mediterraneo e dell'Europa sud-orientale.

La civiltà europea fra il 6500 e il 3500 a.C. non è un riflesso provinciale del Vicino Oriente, di cui assimila i progressi attraverso la diffusione e le invasioni periodiche, ma una cultura differente che elabora una sua identità originale. Molti aspetti di questa cultura sono ancora da esplorare. Uno degli scopi principali di questo libro è presentare quelle che potremmo chiamare le manifestazioni spirituali dell'Antica Europa. L'immaginario mitico dell'epoca preistorica ci racconta molto dell'umanità, dei concetti della struttura del cosmo, dell'origine del mondo e della vita umana, vegetale e animale, nonché della sua lotta e dei suoi rapporti con la natura. Non può essere dimenticato che attraverso il mito, le immagini e i simboli l'essere umano comprende e manifesta la sua essenza.

Anche se è illustrato riccamente, questo volume non pretende di presentare ogni aspetto dell'immaginario mitico dell'Antica Europa; le immagini sono state selezionate fra molte migliaia, con l'idea di mostrare gli esempi più rappresentativi e non soltanto le sculture e i vasi più belli. Le fonti informative sono tratte da siti archeologici dove sono stati compiuti scavi, che sono elencati con i dati delle cronologie a fine volume. La documentazione degli oggetti riprodotti si trova nel Catalogo.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 17

1. IL RETROTERRA CULTURALE




DEFINIZIONE DI "CIVILTÀ DELL'ANTICA EUROPA" E SUO SIGNIFICATO


Villaggi con economie basate su piante e animali addomesticati appaiono in Europa sud-orientale fin dal Settimo millennio a.C. e le energie spirituali che accompagnano questo cambiamento organizzativo si manifestano in una tradizione artistica che caratterizza il Neolitico fin dal suo esordio. Lo sviluppo di un'economia di produzione del cibo e le successive evoluzioni culturali non possono ormai essere sbrigativamente spiegati come innovazioni introdotte da coloni di incerta identità provenienti dall'Anatolia o dal Mediterraneo orientale. Durante il Settimo, Sesto e Quinto millennio a.C., i contadini dell'Europa sud-orientale elaborano un modello culturale unico, contemporaneo ad analoghi sviluppi in Anatolia, Mesopotamia, Siria-Palestina ed Egitto. L'apice viene raggiunto nel 5000 a.C.

Per descrivere l'identità collettiva e il livello raggiunto dai vari gruppi culturali dell'Europa sud-orientale nel Neolitico e nel Calcolitico, introduciamo qui una nuova definizione, quella di Civiltà dell'Antica Europa.

L'area occupata si estende dall'Egeo e dall'Adriatico, comprese le isole, verso nord fino a Cecoslovacchia, Polonia meridionale e Ucraina occidentale. (Mappa I) Fra il 7000 e il 3500 a.C., gli abitanti di questa regione elaborano un'organizzazione sociale molto più complessa dei vicini occidentali e settentrionali, costruendo insediamenti che spesso si trasformano in piccoli centri urbani, dove necessariamente fioriscono specialità artigianali e sorgono istituzioni religiose e amministrative. Queste popolazioni scoprono in modo autonomo la possibilità di utilizzare il rame e l'oro per costruire ornamenti e arnesi e sembra che abbiano elaborato una forma rudimentale di scrittura. Se si definisce civiltà la capacità di una certa popolazione di adattarsi all'ambiente mettendo a punto il necessario complesso di arti, tecnologia, scrittura e relazioni sociali, è evidente che l'Antica Europa rientra in questa categoria con ampio margine di successo.

Le tracce più eloquenti di questa cultura neolitica europea sono le sculture che testimoniano aspetti della vita altrimenti inaccessibili agli archeologi: le mode nell'abbigliamento, il rituale religioso e le immagini mitiche.

Gli abitanti dell'Europa sud-orientale di settemila anni fa (fase iniziale del Neolitico) non sono contadini primitivi. Nel corso di due millenni di stabilizzazione agricola, il loro benessere materiale migliora stabilmente grazie allo sfruttamento sempre più efficace delle fertili valli fluviali. Si coltivano frumento, orzo, veccia, piselli e altri legumi e si allevano tutti gli animali addomesticati presenti oggi nei Balcani, a eccezione del cavallo. La tecnica ceramica e la lavorazione dell'osso e della pietra progrediscono e, intorno al 5500 a.C., nell'Europa sud-orientale si comincia a lavorare il rame.

Il commercio e le comunicazioni, che si erano sviluppati nel corso dei millenni, devono aver fornito un enorme slancio incrociato alla crescita culturale. L'archeologo può dedurre l'esistenza di commerci ad ampio raggio dalla vasta diffusione di ossidiana, alabastro, marmo e conchiglie di Spondilo. I mari e le vie d'acqua interne senza dubbio costituiscono le vie di comunicazioni più importanti e l'ossidiana viene trasportata via mare già dall'inizio del Settimo millennio a.C. L'uso di imbarcazioni è attestato dal Sesto millennio in poi, come testimoniano i disegni sulle ceramiche.

Il costante aumento di benessere e la complessità dell'organizzazione sociale producono sicuramente nell'Europa sud-orientale una civiltà urbana in larga parte analoga a quella del Vicino Oriente e della Creta del Terzo e Secondo millennio a.C. La fioritura culturale in continua espansione delle società europee nel Quinto millennio a.C. viene tuttavia interrotta dall'infiltrazione aggressiva e dall'insediamento di pastori seminomadi, antenati degli Indoeuropei, che sconvolgono l'equilibrio di gran parte dell'Europa centrale e orientale nel Quarto millennio a.C. La ceramica variopinta e l'arte scultorea della civiltà in evoluzione dell'Antica Europa svaniscono all'improvviso; solo intorno all'Egeo e sulle isole la tradizione sopravvive fino alla fine del Terzo millennio a.C. e a Creta fino a metà del Secondo millennio a.C. La cultura ellenica antica in Grecia e nelle isole Cicladi e la civiltà minoica a Creta con la sua profusione di arte palaziale costituiscono esempi paradigmatici della cultura neolitica e calcolitica dell'Antica Europa.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 243

CONCLUSIONI


Nell'arte scultorea e nella pittura figurativa, gli antenati agricoltori hanno ricreato il loro mondo mitico e il culto dei loro dèi. Eventi primordiali, personaggi importanti del pantheon con innumerevoli epifanie, adepti e partecipanti a cerimonie rituali, tutto sembra vivere di vita propria in varie rappresentazioni.

I miti e il dramma stagionale vanno riportati in scena mediante l'idolo (la statuina), ognuna con diversa intenzione e con invocazione delle divinità appropriate. La molteplicità della motivazione e del proposito è testimoniata da santuari, sacrifici, abbigliamento cerimoniale, maschere, figure danzanti o saltellanti, strumenti musicali, corredo sacro, cucchiai e coppe da libagione e altre numerose e varie raffigurazioni di oggetti ed eventi che costituivano il contesto delle feste religiose. Forgiando immagini di dèi, adoratori e attori del dramma, ci si garantiva il ritorno ciclico e il rinnovamento della vita. Molte statuine sono ex-voto e, al pari delle parole delle preghiere, erano dedicati alla Grande Dea, alla Dea Serpente e Uccello, alla Dea della vegetazione o al Dio maschile, prototipo di Dioniso, demone della vegetazione.

Pesce, uovo, uccello, serpente in sembianza femminile svolgevano una parte nei miti della creazione e la dea femminile era il principio creativo. La Dea Serpente e la Dea Uccello creano il mondo, lo caricano di energia e nutrono la Terra e le sue creature con l'elemento apportatore di vita, concepito come acqua. Le acque del cielo e della terra sono sotto il loro controllo. La Grande Dea emerge miracolosamente dalla morte, dal toro sacrificale e nel suo corpo comincia la nuova vita. Non è la Terra, ma una femmina umana, capace di trasformarsi in molte forme viventi: cerva, cane, rospo, ape, farfalla, albero o pilastro.

Il compito di sostenere la vita era il motivo dominante nell'immaginario mitico dell'Antica Europa, per cui la rigenerazione era una delle manifestazioni più importanti. Naturalmente, la Dea che era responsabile della trasformazione dalla morte alla vita diventava la figura centrale nel pantheon degli dèi. Lei, la Grande Dea, era associata al crescente lunare, a disegni quadripartiti e corna taurine, simboli di creazione e di cambiamento incessanti. La misteriosa trasformazione è espressa molto vividamente nella sua epifania in forma di bruco, crisalide e farfalla. Infatti, attraverso questo simbolismo, il nostro antenato proclamava di credere nella bellezza della vita giovane. L'ubiquità dei simboli fallici designa la glorificazione dei poteri della vita spontanea. Il fallicismo è privo di qualunque allusione oscena; nel contesto del rito religioso, è una forma di catarsi, non di procreazione simbolica. Non ci sono prove che in epoca neolitica l'umanità comprendesse il concepimento biologico.

Con l'avvento dell'agricoltura, il contadino comincia a osservare i fenomeni della Terra miracolosa più da vicino e più intensamente di quanto non avesse fatto il cacciatore-pescatore che lo aveva preceduto. Emerge una divinità a sé stante, la Dea della vegetazione, un simbolo della natura sacrale del seme e del campo seminato, i cui legami con la Grande Dea sono intimi.

In modo significativo, quasi tutte le dee neolitiche sono immagini complesse in cui si sovrappongono tratti provenienti da epoche preagricole e agricole. Uccello acquatico, cervo, orso, pesce, serpente, rospo, tartaruga e concetto di ibridazione animale-uomo vengono ereditati dall'epoca paleolitica e continuano a servire come personificazioni delle dee e degli dèi. Non sono mai esistiti una religione o un immaginario mitico creati nuovi di zecca dagli agricoltori all'inizio dell'epoca della produzione del cibo.

Nell'Antica Europa il mondo del mito non era polarizzato in femminile e maschile come presso gli Indoeuropei e molti altri popoli nomadi e pastori delle steppe. Entrambi i principi si manifestavano uno accanto all'altro. La divinità maschile in forma di giovane uomo o animale di sesso maschile compare per affermare e rafforzare le forze del femminile creativo e attivo. Nessuno dei due principi è subordinato all'altro; completandosi, il loro potere raddoppia.

Il tema centrale della riproposizione dei miti ovviamente è la celebrazione della nascita di un bambino. La nuova creatura è simbolo di nuova vita, e la speranza di sopravvivenza è alimentata da dee mascherate da Serpente, Uccello e Orsa. Nutrici mascherate che indossano una sacca (statuine con la "gobba") sembrano aver svolto un ruolo di protettrici della creatura che più avanti cresce e diventa giovane divinità. Il Dio maschile, il Dioniso delle origini, è saturo di un significato strettamente legato a quello di una Grande Dea nel suo aspetto di Dea della natura vergine e Dea della vegetazione. Sono divinità del ciclo vitale naturale, preoccupate del problema della morte e della rigenerazione, ed erano tutte venerate come simboli di vita esuberante.

Il pantheon riflette una società dominata dalla madre. Il ruolo della donna non è soggetto all'uomo, e tutto quello che è stato creato con l'avvento del Neolitico e con la fioritura della civiltà minoica è il risultato di una struttura in cui tutte le risorse della natura umana, femminile e maschile, vengono utilizzate nel pieno potenziale della forza creativa.

L'immaginario mitico e le pratiche religiose dell'Antica Europa proseguono con la civiltà cretese. La cultura minoica rispecchia gli stessi valori, la stessa attitudine manuale all'impegno artistico, la stessa glorificazione della bellezza virginea della vita. L'Antica Europa aveva gusto e stile, si distingueva per il suo carattere stravagante, fantasioso e sofisticato; la sua cultura era degnamente apparentata alla civiltà minoica.

In passato, alcuni studiosi hanno classificato la preistoria e protostoria europee considerandole rispettivamente epoca matriarcale e patriarcale. "L'inizio dell'epoca psicologico-matriarcale — afferma Neumann — si perde nelle nebbie della preistoria, ma la parte terminale all'alba della nostra epoca storica si dispiega magnificamente davanti ai nostri occhi" (Neumann 1955, 92). Da allora è stata sostituita dal mondo patriarcale con il suo diverso simbolismo e i suoi diversi valori. Il mondo maschile è quello degli Indoeuropei, che non si sviluppa nell'Antica Europa, ma si sovrappone ad essa. Si incontrano due serie completamente diverse di immagini mitiche. I simboli del gruppo maschile sostituiscono le immagini dell'Antica Europa. Alcuni degli antichi elementi si fondono insieme sostituendo il nuovo immaginario simbolico, e perdendo così il significato originario. Alcune immagini sopravvivono accanto alle nuove, gettando nel caos la precedente armonia. Con perdite e aggiunte si creano nuovi complessi simbolici che si riflettono al meglio nella mitologia greca. Non si possono sempre distinguere le tracce dell'antico, perché vengono trasformate o distorte. Eppure è sorprendente che i concetti mitici dell'Antica Europa siano sopravvissuti così a lungo. Lo studio delle immagini mitiche offre una delle migliori prove che il mondo dell'Antica Europa non era un mondo protoindoeuropeo, e che non esiste una linea diretta e serena nello sviluppo dei moderni europei. La più antica civiltà europea è stata barbaramente distrutta dall'elemento patriarcale e non si è mai ripresa, ma la sua eredità aleggia nel substrato che ha nutrito gli ulteriori sviluppi culturali europei. Le creazioni dell'Antica Europa non sono andate perdute, si sono trasformate e hanno enormemente arricchito la psiche europea.

Per la civiltà occidentale, l'insegnamento inizia con i Greci e di rado le persone si chiedono quali forze si nascondessero dietro a quell'esordio. Ma la civiltà europea non si è formata nello spazio di pochi secoli; le radici sono più profonde, si estendono a un periodo di circa seimila anni. Ovvero, i resti dei miti e dei concetti artistici dell'Antica Europa, durata dal Settimo al Quarto millennio a.C., sono stati trasmessi al moderno mondo occidentale e sono diventati parte del suo retaggio culturale.

| << |  <  |