Copertina
Autore Renato Giovannoli
Titolo La scienza della fantascienza
EdizioneBompiani, Milano, 1991, Strumenti Bompiani , Isbn 978-88-452-1703-6
LettoreRenato di Stefano, 1991
Classe fantascienza , critica letteraria
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Indice


INTRODUZIONE                                1
Note all'introduzione                       4

I. Robot, cyborg, androidi                  7
   I.1 La sindrome di Olimpia e il morbo
       di Frankenstein                      7
   I.2 Robopsicologia matematica           10
      I.2.1 Le tre leggi della robotica
            e i dilemmi insolubili         10
      I.2.2 Il dilemma insolubile della
            robopsicologia                 14
         I.2.2.1 Primo corno:
                 robot troppo ubbidienti   14
         I.2.2.2 Secondo corno:
                 robot troppo liberi       19
   I.3 Le evoluzioni biomeccaniche         22
      I.3.1 Dalla macchina all'organismo,
            e ritorno                      22
      I.3.2 Il cyborg                      24
      I.3.3 Gli androidi, o i Simulacri    27
   Note al capitolo I                      33

II. Alieni e mutanti                       39
   II.1 L'alieno come rompicapo biologico  39
      II.1.1 "Trovare il punto debole"     39
      II.1.2 "Determinare un ciclo di vita
             aliena"                       43
         II.1.2.1 Sesso e riproduzione.
                  Elementi di genetica
                  vesuviana                43
         II.1.2.2 Simbiosi e parassitismo  50
         II.1.2.3 Organismi collettivi, o
                  "gestalt"                52
      II.1.3 Fantascienza ed evoluzionismo 54
         II.1.3.1 Il darwinismo di Wells   54
         II.1.3.2 L'uomo, l'alieno e la
                  legge della predazione   50
   II.2 I mutanti                          60
   II.3 L'alieno come "forma informe"      63
      II.3.1 La Cosa, ovvero l'Innominabile63
      II.3.2 L'alieno metamorfico          68
      II.3.3 Fantascienza e "divenire"     72
      Appendice a II.3. Il caso Solaris    74
   II.4 L'alieno come rompicapo linguistico76
      Appendice a II.4.
      Alcune lingue aliene                 81
   Note al capitolo II                     88

III.  L'uomo e il superuomo                97
   III.1 Il trapianto dell'anima           97
      III.1.1 Scambio mentale. Psionica e
              quantistica psiconeurologica 97
      III.1.2 Pluralità di anime in un
              unico corpo                 101
   III.2 Il superuomo. o il Signore
         del Linguaggio                   104
      III.2.1 La grammatica del mondo     104
      III.2.2 Dalla Semantica Generale
              alla dianetica              108
   III.3 Linguaggio e società             111
   III.4 L'home gestalt e i superlinguaggi
         sistemici                        117
   Note al capitolo III                   119

IV.   Geometrie congetturali e metafisiche125
   IV.1 Altre dimensioni dello spazio     125
      IV.1.1 La quarta dimensione         125
      IV.1.2 Mondi a due dimensioni       127
      IV.1.3 I mondi a due dimensioni come
             propedeutica alla quarta
             dimensione                   130
      IV.1.4 Kant, Wittgenstein e la mano
             del signor Plattner          132
      IV.1.5 Una casa a quattro dimensioni.
             L'ipercubo, o tessaratto     135
      IV.1.6 Più di quattro dimensioni   140
   IV.2 La forma sbagliata. Fantascienza e
        architettura                      142
   IV.3 "La magia è una geometria"        149
   Note al capitolo IV                    153

V.    Breve storia dell'astrogazione      161
...
VI.   Le macchine del tempo               213
...
VII.  Universi paralleli                  263
...
VIII. Il dio del piano di sopra           291
...
IX.   Onnipotenza della logica,
      irriducibilità del caos             315
   IX.1 Storiografie predittive           315
      IX.1.1 Il controllo della storia
             attraverso le scienze sociali315
         IX.1.1.1 Psicostroriografia      315
         IX.1.1.2 Altri esempi: sociologia
                  computerizzata,
                  sociodinamica,
                  antropologia culturale
                  interplanetaria         320
      IX.1.2 Spazioanalisi                324
      IX.1.3 Algebra escatologica         326
   IX.2 Giochi e guerre                   329
      IX.2.1 Una teoria matematica del
             Partito rivoluzionario       329
      IX.2.2 Fantascienza e Teoria dei
             Giochi                       334
         IX.2.2.1 Strategia minimax       334
         IX.2.2.2 La teoria della ricerca
                  e i giochi di
                  coordinazione           337
         IX.2.2.3 Il gioco ideale         339
   IX.3 Metalogica e calcolo modulare     345
   IX.4 Due paradigmi a confronto         350
      IX.4.1 La fantascienza
             neopositivista               350
      IX.4.2 La fantascienza critica      354
   Note al capitolo IX                    360

Indice delle figure                       367
Indice degli autori citati                369

 

 

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Pagina 54 [ alieni, marziani, Wells, tentacoli, piovra, Huxley ]

Tra le tante cose che gli alieni novecenteschi hanno ereditato dai marziani di Wells c'è anche una delle loro più tipiche morfologie, quella di cefalopode. Quei protoalieni somigliavano molto, infatti, ai polpi terrestri, ed è sufficiente scorrere le copertine delle riviste dell'"età d'oro" (ma si vedano anche i "videogames" degli anni Settanta, per esempio "Space Invaders") per convincersi che gli essere di altri mondi scoperti successivamente, e persino i robot, sono molto spesso tentacolati. La stabilizzazione di questa morfologia è dovuta certamente in gran parte al senso di ripugnanza che una Cosa provvista di tentacoli può suscitare (e in effetti la piovra è un tema iconografico tipico anche del semplice racconto d'avventure); in Wells, tuttavia, le caratteristiche anatomiche dei marziani (e quelle fisiologiche: per esempio le loro abitudini alimentari vampiriche) sono spiegate nei termini dell'evoluzionismo darwiniano e in particolare della morfologia comparativa di Thomas Henry Huxley, le cui lezioni Wells frequentò per un anno che in seguito ebbe a definire il più istruttivo della sua vita.

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Pagina 126 [ quarta dimensione, dimensione, Stifel, Wallis, Ozanam, Kant, Leiniz, Mobius ]

Di una "quarto dimensio" si cominciò a parlare intorno al XVI secolo per negarne la realtà o attribuirle significati metafisici. Stifel (1486?-1567) ha scritto che essa è "contro natura", John Wallis (1616-1703) che è "meno possibile che una chimera o un centauro", Ozanam (1640-1717) che non c'è nulla in natura che abbia più di tre dimensioni.

In seguito gli spazi con più di tre dimensioni (o "iperspazi") hanno perso il loro carattere chimerico o mistico, diventando oggetti di studio della normale geometria. Kant, seguendo Leibniz che aveva parlato di "ipervolumi", affermò che "la premessa della impossibilità di uno spazio a più di tre dimensioni [...] sembra da rimuovere". Kant, come vedremo in IV.1.4, avrebbe potuto gettare nuova luce su un problema che gli stava molto a cuore, se avesse sviluppato l'idea in una direzione che, soltanto in seguito, sarebbe stata esplorata da Ferdinand Mobius (1790-1863), l'inventore del celebre mastro con una faccia sola. Questi ricavò per analogia dal comportamento delle figure bidimensionali che i punti rispettivi di figure tridimensionali simmetriche possono essere fatti coincidere dopo aver ribaltato una delle due figure nella quarta dimensione.

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Pagina 132 [ Wells, quarta dimensione, macchina del tempo, Mobius, Kant, Wittgenstein ]

Wells è uno dei primo autori di fantascienza a fornire verosimili visioni, se non della quarta dimensione, degli effetti straordinari che essa potrebbe avere sulle nostre povere tre dimensioni. Manipolando la quarta dimensione ha inventato la macchina del tempo (vedi VI.1.1) ed è giunto a un passo dalla soluzione del problema dei viaggi interstellari (vedi V.3.1), il quale a dire il vero, quando lui scriveva, non si era ancora posto.

In un altro racconto, estrapolando, come già aveva fatto il matematico Mobius, il dato che una figura bidimensionale ribaltata nella terza dimensione si trasforma nella figura simmetrica, Wells racconta la storia del signor Gottfried Plattner, che ritorna da un viaggio nella quarta dimensione letteralmente rovesciato. ...

La trasformazione della mano destra di Plattner in quella sinistra ha un posto importante nella storia della filosofia. Kant, per dimostrare che lo spazio e il tempo non sono "proprietà reali inerenti alle cose in sè", bensì "semplici forme dell'intuizione sensibile", aveva proposto il seguente paradosso: "Che cosa può essere più simile e più uguale in tutte le parti alla mia mano o al mio orecchio, che la loro immagine nello specchio? [...] eppure il guanto dell'una non può venir usato per l'altra mano." ...

Qualche anno dopo Ludwig Wittgenstein riprenderà, o reinventerà, la soluzione di quello che nel suo "Tractatus logico-philosophicus" è definito "il problema kantiano della mano destra e della sinistra, che non si possono far coincidere". Wiitgenstein aveva letto Wells e lo ha poi usato per rispondere a Kant? Comunque, la soluzione di Wittgenstein è quella di Wells.

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Pagina 190 [ iperspazio, buchi neri, Preuss ]

Un'altra versione dell'iperspazio fondata sui buchi neri è stata proposta, come si è detto, da Paul Preuss, un autore noto anche come divulgatore scientifico, in due romanzi dell'inizio degli anni Ottanta.

Il primo inizia con la scoperta che un'astronave caduta in un buco nero è riemersa nelle vicinanze del pianeta Tau Ceti Cinque, a dodici anni-luce di distanza dalla Terra. Preuss dimostra una buona conoscenza della fisica contemporanea (cita, per esempio, Hawking e "Gravitation" di Misner-Thorne-Wheeler) e certamente non gli sono ignoti neppure i ponti di Einstein-Rosen, i quali tuttavia non intervengono nella spiegazione fisica di questo singolare evento. L'astronave, in effetti, non si è imbattuta in un semplice buco nero, bensì in un "buco nero binario", cioè in due buchi neri che, analogamente alle stelle doppie, gravitano l'uno intorno all'altro. Preuss conosce l'obiezione che gli farebbe un fisico: "Due masse di quelle dimensioni, orbitanti così vicino l'una all'altra, dovrebbereo avvicinarsi [per effetto della reciproca attrazione] [...]. Una configurazione simile non dovrebbe sopravvivere più di una frazione di secondo." Ma il problema è subito risolto postulando che ognuno dei due buchi neri ruoti su se stesso. "Da un buco nero rotante si può estrarre energia", spiega Preuss facendo implicito riferimento a un artificio teorico ideato da Penrose intorno al 1970.

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Pagina 221 [ tempo, antitempo, Wells, Davies, entropia, freccia del tempo ]

Veniamo ora all'idea di antitempo come tema narrativo autonomo. Ricordiamo la definizione di Wells, che molti "nuovi fisici" sarebbero disposti a sottoscrivere: « Non esiste altra differenza fra il tempo e una qualsiasi delle tre dimensioni dello spazio, "se non per il fatto che siamo coscienti" di procedere nel tempo » (virgolette mie). Dunque il tempo è un effetto puramente psicologico: c'è una dissimetria nel tempo - la crescita del disordine (dell'entropia) decretata dalla seconda legge della termodinamica - ma è poi così assurdo immaginare coscienze che si muovono a ritroso nel tempo e per le quali questa è la direzione normale? Paul Davies, in un suo libro di divulgazione scientifica particolarmente speculativo, dice che potrebbero esserci universi

« che dopo aver avuto un inizio del tutto disordinato, si evolvono verso l'ordine. Sono universi nei quali il tempo "scorre all'indietro", rispetto a questo nostro mondo: ma dove, se fossero abitati, si dovrebbero supporre processi ribaltati anche nei cervelli degli osservatori, con il risultato che la loro percezione del loro universo differirebbe di poco dalla nostra percezione del nostro (salvo che lo considererebbero in contrazione anziché in espansione). »

In fantascienza è diffusa l'idea (rifiutata dai fisici) che se l'universo cessasse di espandersi e cominciasse a contrarsi (il che è possibile) anche la freccia del tempo si invertirebbe.

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Pagina 357 [ patafisica, Jarry ]

Che si metta in luce l'uno o l'altro aspetto della fantascienza critica, essa sembra imparentata con la patafisica, la "scienza delle soluzioni immaginarie" proposta da Alfred Jarry nel suo libro "Gesta e opinioni del dottor Faustoll, patafisico". Questa scienza, dice Jarry,
   "studierà le leggi che reggono
   le eccezioni [...]; o meno
   ambiziosamente descrivera un
   universo che si può vedere e
   che forse si deve vedere al
   posto del tradizionale.. [...]
   Invece di enunciare la legge
   della caduta dei corpi verso un
   centro, perché non si
   preferisce la legge
   dell'ascenzione del vuoto verso
   una periferia [...] ?"

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