Copertina
Autore Jonathan Giustini
Titolo Claudio Lolli
SottotitoloLa terra, la luna e l'abbondanza
EdizioneNuovi Equilibri, Viterbo, 2003, Eretica speciale , pag. 176, cop.fle., dim. 150x210x12 mm , Isbn 978-88-7226-746-2
LettoreRiccardo Terzi, 2004
Classe musica
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Indice

Leggende metropolitane                   5

Un reading lungo 15 anni - Parte I       9

Un reading lungo 15 anni - Parte II     22

Ulisse davanti l'Adriatico              41

Album fotografico                       67

Zingari e sogni                         99

Prima del terremoto                    141

Via col vento                          160

Postfazione - Nostalgiche ironie
di Francesco Bifo Berardi              170

Discografia, bibliografia, videografia 173

 

 

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Pagina 9

Un reading lungo 15 anni

Parte I


Per salvarsi la vita Claudio Lolli ha inventato un reading. Un reading che porta avanti da 15 lunghi anni. Un filo di storia cantata che se si è trovata ad avere una connotazione politica, ciò non vuol dire che questa connotazione si possa considerare l'unico dato sostanziale. Perché in definitiva è solo un aspetto del problema. E visto anche semmai in una prospettiva tale per cui il passato, certo passato ideologicamente e praticamente tempestoso, può anche diventare un cannocchiale rovesciato per salvarsi la vita di oggi e di ieri.

In silenzio. Tenace e discreto. Una storia cantata - differente sia dalla scrittura emotiva di Arbasino, così come dal linguaggio emotivamente costruito e sentito di Tondelli - che entra dentro la realtà senza reticenze - attenzione, al limite, a pronunciare le parole piccola borghesia - per proporre un sound di poesia moderna, anzi modernissima, che non è linguaggio parlato, ma pensiero lucido e ostinato di un ex combattente che narra, dal proprio intimo, la storia di una generazione che ne abbraccia almeno due dopo di quella, fino ad arrivare all'oggi. All'amore di oggi.

Una storia che ricostruisce un filo di memorie - utile per i tanti che l'hanno smarrito e anche per coloro che mai l'hanno avuto, le due generazioni appunto di cui parlavo prima - dal punto di vista di un cantore che ha sempre dichiarato di essere di sinistra. Limpidamente di sinistra, però. E questa cosa - lo riconosce anche Claudio - non è facile a capirsi.

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Pagina 41

Ulisse davanti l'Adriatico


Un'aspirina generalmente la prendi quando hai la febbre. Ma può sortire effetti benefici anche nel manifestarsi di un mal di testa. E da cosa può dipendere un mal di testa? Da una forte bevuta, sicuramente. E in alternativa? Certi mal di testa si scatenano violentissimi quando ci si trova ad attraversare un periodo in cui si viene in qualche modo a riconsiderare tutto il mondo che si respira. E quando ci si accorge che tutto quello che c'è stato prima sembra non coincidere più con quello che c'è fuori adesso.

Il mondo è dunque lontano, freddo. Semplicemente, non ti appartiene più. È allora che si può aver bisogno di un'aspirina dovunque ci si trovi. Basta che esca fuori. Proprio come una canzone.

Quello che volevo raccontarti non lo so, / o forse, meglio, non me lo ricordo, / in un mare d'alcool si galleggia se si può, / se non si gioca a fare il morto, / ma abbiamo affari in corso e sopportarli non si può senza te, / è colpa delle mie emicranie... /

Noi guardiamo il mondo sempre da una feritoia / e troppo spesso non ci piace, / non è bello né tondo e ci procura solo noia / e niente, niente santa pace / tra le penitenze, le astinenze e tutto quel rock'n'roll / e poi tutte le mie aspirine /

Però ci ha dato strade, piazze, viali / e tanti tanti tanti bar malfamati / in cui ci siamo presi, persi, in cui / ci siamo spaventati, ci siamo amati, / per tempi lunghi, per città, per storia, / vocazione, abbracci e per saluti, / per una cosa che non sarà vita / ma neanche solo dieci minuti... (Aspirine, 1988)

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Pagina 61

L'amore cambia. Se vogliamo amarci in questo tempo anche noi dobbiamo cambiare. O accettare comunque il cambiamento avvenuto nella società che ci circonda. L'amore è appunto una metamorfosi di un dio malconcio in amante che ti disegna sopra l'abisso senza un contorno di luna. La poesia si fa prosa, racconto, ancora una volta ritratto. Arte nella quale Claudio è un sublime maestro grazie anche alla lezione appresa divorando le pagine migliori del minimalismo americano: Raymond Carver, Hubert Selby Jr, Christopher Isherwood, lo stesso John Fante.

L'uso di un linguaggio appena appena sotto tono, a tratti grigio, in altri momenti mediocre e comunque in apparenza privo di brillantezza, perché magari sia la brillantezza che la tecnica sono mascherate sotto una trama e una tessitura che evita accuratamente di mettere in luce i bassorilievi della scrittura; quei fasci di luce forte che sbalzerebbero i visi distorcendone i tratti. Una scrittura invece sempre tesa alla ricerca di segnali solo in apparenza insignificanti che nascondono, senza mai esibirla, la vera cifra poetica ed esistenziale del personaggio. Claudio dissemina in certe sue canzoni di questi anni una piccola e sottile pioggia di particolari in apparenza casuali ed indistinti che vanno poi a formare il ritratto definitivo.

Sono particolari appena accennati, lasciati volutamente in penombra. Una trama intricatissima di minuscoli segni che finiscono per diventare l'ossatura portante del racconto e che fanno emergere, come da un bassorilievo, il vero volto del ritratto.

Una scrittura alla ricerca di anfratti e di intermittenze del cuore. Che può però persino racchiudere un prisma di significati diversi. Le innumerevoli facce di uno stesso individuo, i tanti destini diversi di tutta una generazione. Quella nella quale in definitiva Claudio Lolli si riconosce e che ha conosciuto così bene da poterla oggi cantare quasi come epitaffio:

Ecco, coi gomiti spolvera il tavolo Ulisse / parla di Tennyson, di Omero e di Dante, / sempre a occidente, senza nessuna paura, / perché è il ritorno che non è importante (...)

Ulisse è uno dei tanti che si sono messi per mare in un viaggio senza ritorno. Un vecchio amico reincontrato durante il cammino. Claudio si ritrova con lui un giorno dentro un'osteria a parlare, a ricordare. Mentre l'amico racconta così bene questa lunga storia comune, coi gomiti lisi di un vecchio giaccone spolvera il tavolo su cui poggia le braccia. Braccia che non sa dove mettere e con le quali può al momento solo ripulire il ricordo del tempo: storie di galera, traffici dopo l'università, la gioia di rubare ai supermercati in barba al principio di proprietà.

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Pagina 142

Filtra una luce lunare e nella stanza da letto c'è Claudio e la sua chitarra. Pochi metri più in là un vecchio pianoforte verticale sommerso da carte e spartiti.

Ed è ancora oggi lo stesso di allora.

Oggi che la sua casa ha dovuto far spazio a sua moglie, due figli, gli impegni della vita. Difficile spiegare come faccia Claudio a comporre, quando riesca a trovare il tempo necessario per farlo, la concentrazione. Ma forse non è questo il punto. Perché lui è un uomo che sotto un certo aspetto si lascia semplicemente esistere. Il gusto di stare fermo ad osservare la gente, di parlare con gli altri e poi suonare, raccontare. Non c'è alcun merito in questo e neanche un progetto. È solo un bisogno vitale.

Lo stesso che lo spinge a leggere Tonio Kroger e a commuoversi di fronte al magistrale racconto di questa enorme inadeguatezza al mondo: non devi essere, devi contemplare; non devi amare, devi sapere. La difficile e pericolosa danza del coltello dell'arte che può portare verso ardenti desideri, invidie malinconiche, un pizzico di disprezzo e tutta una casta beatitudine.

La rabbia solitaria che velocemente si trasforma in rabbia lucida e questo lo spinge a muoversi, uscire di casa, cantare di fronte ad una platea di ragazzi come lui che istintivamente lo capisce, lo apprezza e lo sente fratello.

È capitato così a Claudio. Il suo lasciarsi esistere lo ha condotto a diventare piccolo artista, come ama ripetere con una modestia che a tratti mi dà persino fastidio, ad inaugurare una sorta di tradimento di classe e dunque ad abbandonare le radici. Non sembra essere un percorso che gli è costato fatica; gli è bastato essere quello che era. Non c'è nessun eroismo in questo. Ma qualche battaglia.

Contro la borghesia di Bologna la grassa, città di commercianti anche, che si nascondono dietro una cinica cortesia e spicchi di bonarietà, contro i suoi giornali letti senza leggerli veramente, contro le grettezze e l'incapacità di pensare dell'amministrazione comunale.

La prudenza, la cattiveria, la poca generosità. È con orgoglio che Claudio ne rivendica il tradimento.

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