Copertina
Autore Günter Grass
Titolo Discorso di un senza patria
EdizioneLeonardo, Milano, 1991, Improvvisi 4 , Isbn 978-88-355-0165-7
OriginaleDeutscher Lastenausgleich [1990]
CuratoreSilvano Custoza
LettoreRenato di Stefano, 1995
Classe politica , storia contemporanea
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Pagina 13

Cos'è la patria del tedesco?


Così si intitola la mia conferenza e cosi inizia una lirica che vi voglio leggere.


Cos'è la patria del tedesco?
È la terra di Prussia, è la terra di
                                   Svevia?
È là dove sul Reno fiorisce la vigna?
È là dove il gabbiano vola lungo il Belt?
Oh no! No! No!
La sua patria dev'essere più grande.

Cos'è la patria del tedesco?
È la terra di Baviera, è la terra di
                                   Stiria?
È là dove riposa il bue della Marsen?
È là dove il brandeburghese lavora il
                                    ferro?
Oh no! No! No!
La sua patria dev'essere più grande.

Cos'è la patria del tedesco?
È la terra di Pomerania, la terra di
                                Westfalia?
È là dove s'alza al vento la sabbia delle
                                     dune?
È là dove fragoroso scorre il Danubio?
Oh no! No! No!
La sua patria dev'essere più grande.

Cos'è la patria dei tedesco?
Dimmi dunque qual è il grande paese!
È la terra degli svizzeri, è il Tirolo?
Una terra e un popolo che molto mi
                                piacquero.
Ma no! No! No!
La sua patria dev'essere più grande.

Cos'è la patria del tedesco?
Dimmi dunque qual è il grande paese!
È certo l'Austria
ricca di onori e di vittorie?
Oh no! No! No!
La sua patria dev'essere più grande.

Cos'è la patria del tedesco?
Dimmi dunque qual è il grande paese!
È dovunque risuona la lingua tedesca
ed eleva inni a Dio.
Questo dev'essere!
Questo, valoroso tedesco, di' che è tuo!

E questa la patria del tedesco?
Là dove le destre si sono strette nel
                               giuramento,
là dove l'occhio irradia la fede
e l'amore si riscalda nel cuori.
Questo dev'essere!
Questo, valoroso tedesco, di' che è tuo!

È questa la patria del tedesco?
Là dove il furore spazza gli orpelli dei
                                   latini,
là dove ogni francese si chiama nemico
e ogni tedesco si chiama amico.
Questo dev'essere!
Questo dev'essere tutta la Germania!

Questo dev'essere tutta la Germania!
O Dio del cielo, volgi il tuo sguardo
e da' a noi il retto coraggio tedesco
perché l'amiamo d'un amore forte e leale.
Questo dev'essere!
Questo dev'essere tutta la Germania!
Per alcuni suoi toni, questo inno sembrerebbe uscito dal ministero per le Questioni pantedesche, ma non è così: l'autore si chiama Ernst Moritz Arndt. Il suo monumento è a Bonn. E io a scuola ho dovuto imparare a memoria questa autentica perla letteraria. Voglio sperare che i nuovi elettori non abbiano dovuto subire anche loro questa valanga di versi. È vero però che gli attuali e ancor sempre diligenti lettori di Karl May potranno incontrare nel capitolo finale del volume Der blaurote Mathusalem una compagnia di uomini allegramente bevuti intenti a recitare a più voci tutto quello che può essere la patria del tedesco. Eppure con l'aiuto di questa poesia e di questa allegra brigata canterina di Karl May ci possiamo fare un'idea di che razza di alimento sia stato questo poema, dai tempi di Guglielmo a quelli di Adolfo, per i cori delle tavolate, per le feste di maturità o altre amene occasioni: un piatto che saziava e alimentava la prepotenza nazionale. Si farebbe torto a Ernst Moritz Arndt se si volesse affibbiare alla sua esaltazione, che ancora spirava dal tempo delle guerre di liberazione, tutto il cattivo uso che ne è stato fatto in seguito. Sono anzi grato al collega che ha dato il suo nome a tanti ginnasi tedeschi per aver posto una domanda di grande interesse: cos'è la patria del tedesco?

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Pagina 169

Breve discorso di un senza patria


Poco prima di Natale, venendo da Gottinga, scesi ad Amburgo per prendere il treno per Lubecca. Mi venne incontro un giovane che mi fermò e, bontà sua, mi diede del traditore della patria. Rimasi lì, con quelle parole che mi riecheggiavano in testa e, per darmi un tono, acquistai un giornale, Quel tale tornò alla carica per annunciarmi, senza la minima discrezione, anzi a chiare e squillanti lettere, che era giunta l'ora di farla finita con individui della mia specie.

Riuscii a scrollarmi di dosso la prima rabbia mentre stavo ancora lungo il binario; e poi, pensoso, mi recai a Lubecca. "Traditore della patria" è un'espressione che, insieme a "senza patria", fa parte del patrimonio linguistico della storia tedesca. Il giovane non aveva forse tutte le ragioni di dar libero sfogo alla sua rabbia? Ma di questa patria, per il benessere della quale è meglio farla finita con individui della mia specie, che cosa me ne faccio?

Per dirla tutta: io, non solo ho timore di una Germania che da due stati si semplifica in uno, ma decisamente rifiuto lo stato unitario, e sarei molto più tranquillo se questa unità, vuoi per la lungimiranza dei tedeschi, vuoi per le obiezioni dei nostri vicini, non si verificasse.

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