Copertina
Autore Paola Guagliumi
Titolo Guida al contrario per capire gli inglesi
EdizioneNuovi Equilibri, Viterbo, 2004, Margini 54 , pag. 96, cop.fle., dim. 106x170x9 mm , Isbn 978-88-7226-799-8
LettoreRiccardo Terzi, 2004
Classe viaggi , costume , paesi: Gran Bretagna
PrimaPagina


al sito dell'editore


per l'acquisto su IBS.IT

per l'acquisto su BOL.IT

per l'acquisto su AMAZON.IT

 

| << |  <  |  >  | >> |

Indice


Preferisco gli inglesi               5
Cominciamo dal bagno...             10
Pubblico e privato                  15
Non di solo pane Sunblest           29
Quando il gioco si fa duro...       37
La legge non è uguale per tutti     41
Tv T.V.B.                           47
Gran Bretagna una e trina           57
Lessico familiare                   67
Istruzioni per il soggiorno         76


 

 

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 33

Public House

Il pub è un luogo così ovviamente britannico che non potete non andarci. E vi consiglio di andarci di corsa, prima che questo tradizionale ritrovo venga detinitivamente soppiantato (speriamo che ciò non avvenga mai) dalla nuova moda dei bar all'americana, tutti metallici, fichetti e ipermoderni. Amara e degradata colonizzazione di ritorno.

Al pub si va per vedere la partita, per giocare a freccette e a biliardo, per fare quattro chiacchiere, per mangiare della buona cucina casalinga, ma soprattutto, ovviamente, per bere.

Pub è l'abbreviazione di Public House (Casa Pubblica): un interessante locuzione, che indica un luogo in cui il britannico entra da pubblico cittadino (sobrio, beneducato, riservato come sempre) ed esce come se fosse a casa sua (ubriaco, completamente rilassato, stranamente amichevole, con la cravatta di traverso, spettinato, abbracciato a uno/a sconosciuto/a, cantando con enfasi Danny Boy).

Se volete della birra, dovete prima di tutto rendervi conto che non basta andare al bancone e chiedere one beer; please. È come andare al ristorante in Italia e chiedere 'della pastasciutta, per favore'. A questa piuttosto generica ordinazione seguirebbero infatti le richieste di specificazione da parte del bartender, che vorrà sapere what kind of beer volete. Se non siete ferratissimi nella lingua, ne potrebbe conseguire un complicato dialogo su tipologie, misure e marche, che allungandosi indefinitamente causerebbe peraltro l'impazienza degli altri avventori in attesa di essere serviti (pericoloso).

Meglio dunque sapere bene da subito cosa volete e cosa dovete chiedere. Prima di tutto la birra in Gran Bretagna si misura in pinte (pint): potete dunque chiedere a pint (una pinta - grande) o half pint (mezza pinta - piccola).

In quanto alle tipologie, esistono varie categorie di birra. La tipica birra inglese è la ale (brown o light), che è piuttosto forte e nasce da un particolare processo di fermentazione: ci sono poi la bitter (amara), la stout (scura), e infine la lager (chiara, che però non è una birra locale).

Tuttavia, chiedere ad esempio a pint of lager può non essere ancora sufficientemente dettagliato. Il bartender potrebbe chiedervi what lager. Quello che vuol sapere è la marca che preferite. Quindi, per troncare ogni discorso sul nascere ed essere certi che alla vostra richiesta segua immediatamente e senza repliche la spillatura della bevanda, la cosa migliore è chiedere direttamente a pint of Carlsberg o half pint of Guinness. E buonasera.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 58

Il paese dei libri

Nonostante abbia già detto molto sul Galles, non vi ho però detto una cosa piuttosto curiosa e carina, che potrebbe tornarvi utile se mai decideste di visitare questa meravigliosa terra che si trova a ovest dell'Inghilterra, con capitale Cardiff, e ha tre milioni di abitanti, di cui circa un quinto parla gallese come prima lingua. La curiosità è questa: nel Galles centrale c'è Hay-on-Wye, cittadina dei libri usati e dell'antiquariato. Un grazioso minuscolo paesino, quasi unicamente dedicato alla compravendita di libri, di ogni taglio, prezzo, epoca e argomento. A ogni angolo di strada occhieggia una libreria, e la principale attività degli abitanti, che per la stragrande maggioranza sono vecchi almeno quanto i libri che li circondano, consiste nel raccogliere libri da tutte le parti del paese, portarli qui, restaurarli e venderli.

Per chi come me adora i libri, specie i libri vecchi, Hye-on-Wye è poco meno che un paradiso. Tranne trasformarsi in un atroce incubo quando, nelle mie notti agitate, in cui alle normali preoccupazioni di ogni essere umano si aggiunge quella speciale della scrittrice in crisi creativa, rivedo la cittadina gallese traboccante di volumi che mi si riversano addosso da tutte le parti, e hanno tutti la copertina del mio libro, ma le pagine irnmediabilmente bianche.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 64

Flora e fauna: ditelo con i fiori

Molti paesi hanno un fiore o una pianta come simbolo nazionale. L'Olanda ha il tulipano, il Libano il cedro, la Svizzera la stella alpina, la Francia il giglio. L'Inghilterra ha la rosa, il Galles l'asfodelo, l'Irlanda il verde trifoglio, la Scozia il cardo.

È interessante che fra le migliaia di specie botaniche presenti sul pianeta la Scozia abbia scelto proprio questa pianta certamente non bellissima, piena di spine, i cui fiori sembrano spazzoline, e che è, pare, il cibo preferito dagli asini (carattere ombroso, gusto della sofferenza e un malcelato senso di inferiorità?). L'Italia da parte sua potrebbe scegliere fra le moltissime varietà che il suo clima assai mite fa crescere rigogliose, ma credo che in definitiva sia il pomodoro (varietà Sammarzano) a rappresentarla in tutto il mondo.


Flora e fauna: bestiale bestiario

Se si pensa invece a quale potrebbe essere l'animale simbolo della Gran Bretagna, viene da notare un'interessante discrepanza tra i cosiddetti animali araldici che campeggiano nobili e fieri su bandiere e stemmi, e gli animali veri che pascolano per le verdi colline o fanno compagnia alle vecchie signore nel giardinetto davanti casa. Da un lato ci sono i Three Lions, il dragone rosso della bandiera gallese, l'unicorno e il leone nello stemma reale: dall'altro lato, un gran numero di ben più prosaiche pecore, una tradizione non molto lusinghiera di caccia alla volpe, e un'assai poco rassicurante mucca pazza.

A proposito di pecore, un'altra bella cosa che hanno fatto i britannici, anzi per la precisione gli scozzesi, è stato clonare la pecora Dolly. Certo, l'idea di poter clonare gli esseri viventi e magari anche gli esseri umani mi provoca un tantino di preoccupazione: tuttavia, lo ammetto, la possibilità che gli stessi scienziati britannici possano in un non lontano futuro clonare ad esempio David Beckham o Ewan McGregor sarebbe sufficiente a farmi riconsiderare il problema.

È inoltre da sottolineare che sempre gli scozzesi, grazie al loro acume e al loro amore per il denaro, sono riusciti a costruire una tradizione, a incrementare il turismo e a diventare famosi in tutto il pianeta usando un animale che non esiste, cioè il terribile mostro di Lochness.

| << |  <  |