Copertina
Autore Margherita Hack
Titolo Le mie favole
SottotitoloDa Pinocchio a Harry Potter (passando per Berlusconi)
EdizioneAltana, Roma, 2008 , pag. 106, cop.fle., dim. 12x17x0,9 cm , Isbn 978-88-86772-42-6
LettoreSara Allodi, 2009
Classe favole , bambini , critica letteraria
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Indice


Pinocchio. Storia di un burattino o storia della società?    7

La Bibbia. Una favola per adulti                            43

Altre favole. L'Odissea                                     57

Favole a confronto. Pinocchio e Alice                       69

Pinocchio e Peter Pan                                       83

Storie recenti e recentissime                               89

Conclusione                                                 99


 

 

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Pagina 7

Pinocchio. Storia di un burattino o storia della società?


Pinocchio rappresenta una tappa importante della mia vita. Avrò avuto meno di cinque anni quando ho imparato a leggere compitando "Le avventure di Pinocchio" e commentando le figure. In quei giorni c'era anche un altro libro che aveva attratto la mia attenzione. Era un librone grosso e pesante, la "Divina Commedia", con tante illustrazioni di diavoli con coda, corna e sorrisi satanici, mentre nello sfondo si vedevano poveri cristi che arrostivano fra le fiamme dell'Inferno. La figura che mi aveva colpito di più, forse per la sua poco poetica didascalia, che mi facevo leggere e rileggere dai miei – "del cul facea trombetta" – era quella di un classico diavolo con tanto di tridente per infilzare i peccatori. Ma il libro era troppo pesante. E mi limitavo a guardare le figure. Invece Pinocchio era molto più maneggevole e alternavo i tentativi di lettura ad arrampicate sulla spalliera di una pesante poltrona, da cui saltavo giù recitando la mia prima ed ultima composizione poetica: "Dalla cima della punta della vetta e piroetta". Dopo continui tentativi ero arrivata a leggerlo tutto, e solo dopo molti anni ho avuto modo d'incontrare di nuovo Pinocchio attraverso la versione televisiva di Comencini (anni Settanta) e molti anni più tardi in occasione di una serie di riletture fatte da Gad Lerner per la televisione, che mostrava quanto Collodi avesse un'amara opinione della società di allora, e quanti difetti di quella società si ritrovavano nella nostra.

In Pinocchio si mescolano realtà e fantasia, descrizione della società di fine Ottocento ben lontana da quella dei consumi a cui siamo abituati, è una favola che si discosta dalle consuete favole di principi e re, di fate buone e cattive che popolavano i libri di novelle di noi bambini del primo Novecento. Il protagonista è un burattino, ma un burattino vivo, con tutti i difetti di un bambino vero. Un burattino che con le sue avventure ha sfidato e vinto il tempo attraversando più di un secolo senza una ruga e che oggi, come allora, dalle vetrine di giocattoli delle nostre città, osserva commedie e drammi della nostra vita.

Collodi, il cui vero nome era Carlo Lorenzini, nato e vissuto a Firenze (1826-1890) scrisse Pinocchio come una storia a puntate per il "Giornale dei Bambini". La prima puntata uscì il 7 luglio 1881 e seguitò fino al 27 ottobre 1881. Ci fu poi una lunga pausa e una seconda serie dal 16 febbraio al giugno 1882; infine un'ultima serie dal 23 novembre 1882 al 25 gennaio 1883.


LA STORIA

Maestro Ciliegia, il falegname di un paesino della campagna toscana, battezzato così per il suo naso rosso forse per un bicchiere di Chianti di troppo, felice di aver trovato un bel pezzo di legno, si accinge a mettersi al lavoro. Ma il pezzo di legno parla, si lamenta, non vuole essere piallato e malmenato. Maestro Ciliegia cade per terra dallo spavento, quand'ecco che arriva Geppetto, un vecchietto arzillo da tutti chiamato Polendina per il colore della sua parrucca; Geppetto gli chiede un pezzo di legno per farsi un burattino che sappia ballare, tirar di scherma, fare tante cose straordinarie, con cui girare il mondo e fare un po' di soldi. Maestro Ciliegia è ben felice di rifilargli quel misterioso pezzo di legno parlante.

Proprio questa caratteristica di "legno parlante" e quindi vivo può essere spunto di riflessione per tutti coloro che hanno rispetto per la vita del mondo vegetale, se si pensa al rapporto violento e distruttivo che la nostra specie riserva ad esempio agli abeti, durante le festività natalizie, e più in generale alle foreste abbattute o incendiate per speculazioni, senza tener conto delle conseguenze su tutta l'atmosfera del nostro pianeta, o alla facilità con cui si abbattono alberi secolari per discutibili abbellimenti di piazze o viali cittadini: "Tanto si sostituiranno", ci rassicurano i nostri amministratori.

Geppetto mi ricorda certe stanzone di contadini dove durante la guerra si andava a cercare di comprare un po' di patate o un po' di uova, extra tessera annonaria. Erano stanze spoglie, semibuie perché dalle finestre piccole non sfuggisse il calore del grande focolare in cui la massaia cucinava per tutta la famiglia, almeno venti o più persone, necessarie per coltivare i campi. La mobilia era rappresentata da un lungo tavolo e seggiole impagliate. In Toscana i contadini stavano abbastanza bene perché erano "a mezzadria", cioè in cambio della cura del bestiame e coltivazione dei campi, ne dividevano a metà col padrone i prodotti. Durante la guerra erano gli unici a cui non mancava da mangiare. Ma la stanza di Geppetto era ancora più misera: il focolare c'era ma era dipinto sul muro, e così la pentola da cui usciva un bel fumo che sembrava vero, e i mobili essenziali: un lettuccio, un tavolino e una seggiola sgangherata. A volte la fantasia può essere una difesa che ci aiuta a sopportare meglio le avversità, per Geppetto il freddo e la fame.

Geppetto si mise al lavoro; lo chiamerò Pinocchio, si disse, e in quattro e quattr'otto il pezzo di legno si trasformò in un bel burattino con un naso che cresceva a dismisura. Superata la prima meraviglia nel vedere il burattino che lo guardava, Geppetto subito gli insegnò a camminare e per ricompensa questo gli strappò la parrucca e gli sferrò un calcio, e poi scappò di casa mettendosi a correre all'impazzata. Geppetto disperato gli correva dietro chiamandolo Pinocchio, Pinocchio.

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Pagina 43

La Bibbia. Una favola per adulti


In Pinocchio ho notato che tutti gli altri personaggi, umani e animali, non nominano mai Dio né mai lo invocano quando sono in difficoltà. Eppure questa favola mi ricorda un'altra favola, quella della Bibbia, in cui un Dio crudele mette continuamente alla prova quelli che pure sono suoi figli. E la favola raggiunge l'assurdo con l'invenzione di un peccato originale che può essere lavato solo col sacrificio di un figlio speciale: Gesù, un figlio che è allo stesso tempo vero uomo e vero Dio. Un Dio quindi molto ingiusto perché solo gli esseri umani nati dopo il sacrificio di Gesù potranno essere redenti dal peccato originale. E quelli nati prima? E gli abitanti di remoti e allora ignoti continenti, che mai potranno essere a conoscenza del sacrificio di Gesù?

E cos'è il peccato originale? È un qualcosa che spiega le contraddizioni ancora oggi potenti tra religione e scienza, tra fede e ragione. È Eva la peccatrice che travia anche il suo compagno Adamo perché vuole assaggiare il frutto della conoscenza.

Nella tradizione di tutte le religioni, la donna, impersonata da Eva, è sempre soggetta all'uomo, tratta da una sua costola; una soggezione ancora evidente in molte religioni odierne, in particolare nella religione cattolica, in cui solo l'uomo può diventare sacerdote e assurgere alla guida della Chiesa.

La colpa di Eva è stata quella di voler conoscere, sperimentare, indagare con le proprie forze le leggi che regolano l'universo, la Terra, il nostro corpo, di rifiutare l'insegnamento calato dall'alto; in una parola Eva rappresenta la curiosità della scienza contro la passiva accettazione della fede.

È la favola della creazione del mondo, che ancora oggi, nel secolo della scienza, viene proposta come oggetto di fede contro le evidenze scientifiche della teoria dell'evoluzione, proposta da Darwin un secolo e mezzo fa, ed esposta nell'opera "L'origine della specie", pubblicata nel 1859 col titolo originale "Sull'origine delle specie per selezione naturale, ovvero la conservazione delle razze perfezionate nella lotta all'esistenza".

In Pinocchio uomini e animali fanno parte di uno stesso universo, ci sono quelli buoni come il Tonno, quelli riconoscenti come Alidoro, i corrotti come Melampo, gli imbroglioni come il Gatto e la Volpe, il saggio Grillo che insieme alla Fatina consigliano Pinocchio, lasciandolo però libero di sbagliare; nella Bibbia invece il Dio, inventato dagli uomini, è padrone della vita e della morte di tutti gli altri esseri viventi e l'uomo, fatto a sua immagine e somiglianza è padrone della vita e della morte di tutti gli animali.

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Pagina 89

Storie recenti e recentissime


Per concludere questa storia delle storie per grandi e piccini, bisogna ricordare due personaggi del XX secolo: Pippi Calzelunghe e Harry Potter.

Pippi Calzelunghe è la protagonista di un racconto della scrittrice svedese Astrid Lindgren pubblicato per la prima volta nel 1944. Pippi è una ragazzina che non ha paura di niente e vive da sola, senza i suoi ricchi genitori, ben felice di non aver nessuno che le dica cosa deve e cosa non deve fare. È stata un modello per molte sessantottine, che hanno vissuto quel periodo dell'adolescenza come un'epoca rivoluzionaria nella loro vita, in cui si cominciavano ad affermare le libertà individuali, a combattere le rigide gerarchie dell'epoca dei loro genitori e a prendere coscienza della posizione subordinata in cui la società da secoli aveva costretto la cosiddetta "altra metà del cielo" e partivano decisamente alla riscossa per conquistare pari diritti e pari dignità.

Harry Potter è nato mezzo secolo dopo. Anche grazie alla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa è divenuto un fenomeno mondiale appena un anno dopo la sua prima presentazione in Inghilterra nel 1997. La serie originale consiste di sette volumi della scrittrice inglese Joanne Kathleen Rowling e tratta le avventure di un bambino, undicenne all'epoca del primo volume, orfano dei genitori e che frequenta con un gruppo di coetanei una scuola di magia e stregoneria.

Ogni volume copre un periodo di un anno, e i sette anni e i sette volumi si riferiscono al fatto che il numero sette è sempre stato considerato in molte culture un numero magico.

Per curiosità, dato il grande successo di queste storie, e anche per documentarmi e confrontarlo con le altre storie, ho cercato più volte di leggere, o almeno dare una scorsa a qualcuno dei sette volumi, ma non ce l'ho fatta. Ogni volta mi prendeva una gran noia, con tutti questi maghi e maghetti buoni e cattivi. Ricordavo le mie letture di libri d'avventure, da Tarzan delle scimmie ai viaggi di esploratori nelle zone più inesplorate dell'Africa nera o del deserto australiano, dove c'erano ancora i cannibali e le bestie feroci, e spesso gli esploratori finivano in pentola oppure erano sottoposti ai più atroci supplizi. Oggi cannibali e bestie feroci sono stati probabilmente eliminati dalla civiltà tecnologica, assai più efficiente di loro nel distruggere rapidamente altre culture e il loro ambiente. Anche i fumetti dell'"Avventuroso", il giornalino di cui aspettavo ansiosamente l'uscita ogni settimana (avevo già 16 o 17 anni) con il mago Mandrake, il misterioso uomo mascherato (un precursore dell'uomo ragno) e soprattutto le avventure di Gordon e Dale nel regno del malvagio imperatore Ming mi affascinavano, come anni dopo mi appassionava la lettura dei libri di fantascienza. Il Corsaro nero e i suoi arrembaggi popolavano la nostra fantasia e i nostri giochi. Ripensando a tutti questi libri ed eroi della mia gioventù, non riesco ad apprezzare Harry Potter. Forse si tratta di incapacità generazionale.

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