Copertina
Autore Harry Wu
Titolo Laogai
SottotitoloL'orrore cinese
EdizioneSpirali, Milano, 2008, l'alingua 292 , pag. 228, ill., cop.ril.sov., dim. 14,5x21,6x1,7 cm , Isbn 978-88-7770-842-7
TraduttoreRiccardo Pella
LettoreElisabetta Cavalli, 2009
Classe paesi: Cina , storia criminale
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Indice


Prima giornata, mattina                                   9

Prima giornata, pomeriggio                               46

Seconda giornata                                         98

DOCUMENTI

Harry Wu Discorso per la Harvard University             141
Harry WU La risposta europea al dialogo sino-tibetano   151
Harry WU Una parola cinese da ricordare: "laogai"       156
Harry Wu Terrorismo e autoconservazione                 193
Harry Wu Ho un sogno; anch'io ho un sogno               195
Harry Wu Libertà di religione in gabbia.
         Repressione della religione in Cina            199

La Laogai Research Foundation festeggia l'aggiunta
di "laogai" nel lessico dell'Oxford English Dictionary  201

Harry Wu Discorso per il Congresso degli Stati Uniti    203
Harry Wu Lasciate che vi dica...                        209

MATTHIAS SCHEPP E RICO CARISCH Asportazioni illegali
  di organi da prigionieri giustiziati in Cina.
  I reporter di "Stern" trovano ulteriori prove
  di una pratica contestata dalgoverno                  214


 

 

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Prima giornata, mattina



Armando Verdiglione Quanti sono i morti ammazzati a opera del regime comunista, in Cina?

Harry Wu Questa è un'informazione top secret, in Cina. I cinesi non hanno mai reso pubblica alcuna informazione sul numero di prigionieri dal 1949. Ma stimiamo che, a oggi, siano almeno tre milioni. A volte, però, il numero stimato è più alto: qualcosa come dieci milioni. Non lo sappiamo con esattezza, quindi.

A.V. E questo è avvenuto in varie fasi, dal 1949 in poi, subito, con la cosiddetta rivoluzione, poi, in varie fasi, fino alla Rivoluzione Culturale e fino a oggi.

Harry Wu La Rivoluzione Culturale è solo una piccola parte del primo periodo; in realtà, il maggior numero si è avuto negli anni sessanta, dopo il Grande balzo in avanti: molti contadini che stavano morendo di fame fuggirono dal loro paese natale e furono messi nei campi di lavoro.

A.V. Chi veniva eliminato dal regime o ucciso o mandato nei laogai?

Harry Wu Dal 1949, quando i comunisti salirono al potere, secondo la loro idea comunista, gli abitanti dell'intero paese dovettero essere registrati in base a diverse classi d'origine. Essenzialmente, i comunisti divisero il popolo nella cosiddetta classe sfruttatrice e nella cosiddetta classe sfruttata; così, da una parte, c'erano le famiglie di proprietari terrieri, di ricchi contadini, di borghesi; dall'altra, c'era la classe rivoluzionaria, formata dagli operai e dai contadini poveri. Le prime due classi, quella borghese e dei proprietari terrieri, vennero distrutte. A dire il vero, all'inizio, dal 1949 fino al 1952, la classe dei proprietari terrieri venne sterminata dalla massa, dal popolo. Non ci furono tribunali. Solo pochi di loro sopravvissero: solo i figli o le figlie. Poi, nel 1952, anche i borghesi si trovarono nei guai. Dovete sapere che, in Cina, se si possiede della terra, se si ha una piccola proprietà, tipo una fabbrica o un'attività, si passano dei grossi guai.

Nel 1966, a Pechino ebbe inizio la Rivoluzione Culturale: in circa quaranta giorni, 1018 persone vennero gettate in strada, torturate e messe a morte, in quanto borghesi. In una sola contea, vicino a Pechino, le Guardie Rosse passarono al setaccio tutte le famiglie; grazie ai dossier del Dipartimento di sicurezza, riuscirono a individuare tutti i 168 proprietari terrieri (tra cui un uomo di sessantotto anni e un bambino di soli tre mesi): li gettarono nel pozzo, li seppellirono e li uccisero. Poi, fecero un annuncio: "Ecco, la nostra contea è una contea rivoluzionaria, una contea rossa. Non ci sono proprietari terrieri, nella nostra contea". Fino agli anni ottanta, qualche elemento della classe borghese o dei proprietari terrieri riuscì a sopravvivere, e oggi vive ancora in Cina; ma la maggior parte delle due classi è stata distrutta.

Io non sapevo affatto che sarei andato incontro a dei guai perché mio padre era banchiere e mia madre proprietaria terriera. Nel 1952, mio padre fu declassato dalla posizione di dirigente a quella di semplice impiegato, così le entrate diminuirono nettamente. Ma io non me ne resi conto. Nel 1949, venni battezzato secondo la religione cattolica. Quattro, cinque anni dopo, qualsiasi religione, compresa quella cattolica, venne abolita in Cina. Ecco le due principali ragioni per le quali venni etichettato come un controrivoluzionario di destra: la mia appartenenza a una famiglia ricca e la mia fede cattolica. La maggior parte di coloro che nel 1957 vennero etichettati come controrivoluzionari di destra apparteneva alla classe borghese. A quell'epoca, in Cina, forse solo cinque milioni di persone erano laureate, e un milione di loro (il 20 per cento) diventarono controrivoluzionari di destra. Noi intellettuali fummo presi di mira dai comunisti, fummo l'obiettivo della dittatura. Così come in Germania le persone venivano divise per razza — si verificò chi fosse ebreo al 100 per cento, chi al 50 per cento, chi al 25 per cento, e, all'inizio, chi era ebreo al 100 per cento passava dei grossi guai — in Cina, chi faceva parte della borghesia o della classe dei proprietari terrieri si metteva nei guai.

Così, per esempio, se qualcuno, in campagna, in un villaggio, cercava di rubare del cibo e veniva scoperto dalla polizia, si verificava a quale classe appartenesse: se si trattava di un uomo povero, il suo era considerato un errore (rubare dieci chili di grano dalla comune è un errore), ma se proveniva dalla classe borghese, poteva essere condannato a dieci, quindici anni di galera, perché il suo comportamento era considerato una sorta di vendetta verso la comune del popolo, verso le imprese socialiste: un comportamento controrivoluzionario. Questa era una situazione diffusa in Cina.

Fino al 1983-84, Deng Xiaoping cercò di rilasciare informazioni. In realtà, non lo fece. Volle rimuovere il cosiddetto "cappello" che distingueva i membri della classe dei proprietari terrieri e della classe borghese: da quel momento, essi non furono più chiamati elementi della classe dei proprietari terrieri e della borghesia. Ma quanti furono, non lo sappiamo. La maggior parte di loro è morta. Così, oggi, i ricchi, i proprietari terrieri e le imprese sono comunisti: il controrivoluzionario ha cambiato condizione. Ecco perché dico che, oggi, il Partito comunista deve cambiare nome. Infatti, secondo il Partito comunista, se vuoi diventare membro del Partito, prima di tutto, devi diventare un proletario, perché il Partito comunista è un interprete proletario, un pioniere del popolo. Invece, i membri del Partito sono borghesi, lavorano per società estere, sono diventati dirigenti, direttori generali o amministratori delegati di società, hanno una casa. Sono borghesi a tutti gli effetti. Allora, se sono borghesi, devono cambiare vita, devono cambiare il proprio titolo.

Dico che, oggi, in Cina, c'è una crisi davvero grave. La crisi non è né economica né politica: è ideologica, perché la realtà è molto diversa. Oggi, chi sono i borghesi? Oggi, chi lavora per i capitalisti occidentali? La maggior parte di loro è comunista. Quindi, se sono comunisti, non sono più pionieri proletari della rivoluzione comunista. Allora, perché il nome del Partito non cambia? Non si può. Se si volesse cambiare il nome del Partito, bisognerebbe parlare di Mao Zedong, bisognerebbe cambiare le strutture politiche. Ecco perché il problema è molto serio, ed ecco perché il governo ha nascosto le cose: "Non parlate del passato: guardate avanti! Non guardatevi indietro!". Ma io mi sono detto: ma come? All'inizio, il Partito comunista aveva detto: "Dobbiamo guardare indietro e guardare avanti", perché, guardando indietro, potevamo constatare che, sotto il vecchio regime, il regime crollato, la situazione era terribile e, quindi, potevamo rallegrarci della nostra nuova vita sotto il socialismo, sotto il comunismo. Ecco perché abbiamo sostenuto la rivoluzione. E ora, il Partito non permette alla gente di guardare indietro, perché non si deve parlare del tempo in cui Mao Zedong era al potere. Ecco perché non ne parliamo: perché, guardando solo avanti, vediamo la gente (suppongo che siano capitalisti) comprare cibo, automobili o una casa. Ma, politicamente, la Cina è un paese dove governa un unico partito. Tutti i media sono controllati dai comunisti, il sistema scolastico ed educativo è controllato dai comunisti; l'esercito, il governo sono sotto il dominio del partito unico. Ma il governo possiede davvero il denaro per soddisfare il popolo? Per ora, la gente è disposta a non rivangare il passato e ad andare avanti. Ma, prima o poi, chiederà di cambiare.

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A. V. E questo lo ha fatto fin quando non è arrivato Deng Xiaoping?

Harry WU Sì, fino al 1979; poi, morì. Deng Xiaoping salì al potere nel 1978, Mao Zedong morì nel 1976. Durante i due anni di leadership, dal 1976 al 1978, lottarono seriamente per il potere. Io ero in un campo. Lì si sapeva che la situazione era molto critica: o scappavamo o venivamo uccisi dalle autorità. Alla fine, Deng Xiaoping salì al potere, interrompendo il gioco di guerra e diventando un personaggio potente. Ma sappiamo che era un tipo molto critico; nel 1979, cominciò a dire che la Campagna contro la destra era troppo costosa, così, tutti gli elementi di destra, i controrivoluzionari di destra (il 99 per cento di loro) vennero rilasciati. Ma come troppo costosa? Questa campagna era stata giusta perché lui stesso l'aveva condotta. Era lui il nuovo dittatore, lui che aveva lavorato a stretto contatto con il presidente Mao (sebbene quest'ultimo, volendo diventare un imperatore, gli avesse inflitto una certa sofferenza).

Se i cinesi ascoltassero la mia storia, non la percepirebbero come qualcosa di strano: è piuttosto comune. Io ho trascorso solo diciannove anni nei campi di lavoro, ma a qualcuno lì è morto il padre. Il numero dei morti è elevatissimo: tutti i membri di due classi sociali. Quasi nessuno sfuggì, nessuno sopravvisse. Ancora oggi, non ne parlano in molti. Ma, in futuro, la gente sicuramente ne parlerà. Non dimenticherà. Non si dimentica il laogai. Quando la Cina diverrà un paese democratico, avrà sempre la sua storia. Orribile.

A. V. Molti dicono che coloro che hanno partecipato idealmente alla cosiddetta rivoluzione o sono stati puniti o addirittura sono stati uccisi. Questo, secondo altre testimonianze. A Lei risulta anche questo?

Harry Wu Sì. Dal 1949 al 1950-51, fu attuata la cosiddetta Riforma della legge sulla terra: vennero puniti quasi tutti i membri della classe dei proprietari terrieri, della classe dei contadini ricchi, i nemici. Poi, dal 1952 al 1954, venne colpita principalmente la classe capitalista borghese e quella religiosa. Nel 1957, ci fu un movimento molto strano: un milione di persone vennero perseguitate, molte delle quali erano comuniste: facevano, cioè, parte del popolo, erano all'interno del popolo. Ma dovete sapere che in Cina il popolo rappresenta un'istanza politica molto importante. Se per il Partito comunista sei un membro del popolo, significa che non sei il nemico. La classe dei proprietari terrieri non fa mai parte del popolo: è classificata come classe nemica, come gruppo nemico, e non diventerà mai parte del popolo. Mao aveva detto che quel milione di persone non facevano parte del popolo e non erano il nemico; ma avevano oltrepassato la linea e dovevano essere gestite come se fossero fuori dal popolo, come nemici. Questa è l'ideologia comunista e, poi, quella della Rivoluzione Culturale.

Ma l'idea comunista è ancora lì, l'idea, cioè, della società divisa in classi e della lotta di classe come la cosa principale. Nel movimento di piazza Tiananmen del 1989 il Partito comunista vide una sorta d'interferenza dovuta al capitalismo. Dov'è il capitalismo, lì? Faccio una battuta: se oggi voglio davvero diventare un rivoluzionario comunista, se voglio lanciare una rivoluzione comunista, chi è il mio obiettivo? Esattamente le persone che oggi sono nel Partito comunista. Sono loro i capitalisti, e lavorano per i capitalisti occidentali. Se oggi davvero ci fosse una rivoluzione comunista, queste persone sarebbero l'obiettivo. La storia è completamente diversa. Ecco perché dico: "Cambierete il nome del vostro partito? Dovete". Questa è la crisi ideologica. È la ragione per cui il governo dice che nessuno può parlare del passato. Avete trovato qualche mezzo di comunicazione comunista cinese — radio, televisione, quotidiani — qualche mezzo di propaganda che parli del passato? Niente. Parlano del futuro, parlano della situazione attuale. Noi, i controrivoluzionari di destra, chiediamo la riabilitazione, e ce la danno. In realtà, non abbiamo ricevuto un centesimo dal governo, solo parole: "Ok, non sei più un controrivoluzionario di destra. Fai parte del popolo". Ecco tutto. Ma non c'è alcun risarcimento. Così, la gente dice: "Ma se mi riabiliti, devi ripagarmi: per vent'anni non ho avuto entrate". Questa è la cosa strana. Ancora oggi, la gente chiede di essere riabilitata e vuole ottenere un risarcimento, ma i comunisti rispondono: "Scordatevelo! Non fate nessuna richiesta".

A. V. Il regime stava vacillando negli anni sessanta, nel momento in cui c'era stata la grande crisi economica e i morti per fame.

Harry Wu È una cosa buffa... "fatta a mano" dai comunisti. Fino al 1976, il controllo dell'intero paese era in mano a un solo uomo, il presidente Mao: potere assoluto, dalla sommità a tutta la base, ogni piccolo villaggio e ogni singola persona. La tua vita, la tua istruzione, il tuo lavoro, le condizioni di vita, il cibo: tutto dipendeva da Mao. Nel febbraio 1958, Deng Xiaoping assistette il presidente Mao in una sorta di azione punitiva: i controrivoluzionari di destra, lavoratori e studenti, furono puniti secondo cinque livelli differenti. I controrivoluzionari del primo livello furono mandati immediatamente nei campi di lavoro, quelli del secondo livello furono espulsi dalla scuola e mandati in campagna o in fabbrica, quelli del terzo livello (il mio) furono esiliati: "avevamo il cappello", ma eravamo sotto sorveglianza a scuola.

Voglio raccontarvi una storia buffa: il 1° maggio 1958, in Cina sorse il Movimento dei tre giorni. Di cosa si trattava? Per tre giorni, tutti gli agricoltori, tutti i lavoratori, tutti gli impiegati del governo smisero di lavorare e, per strada, ovunque, si misero a cacciare gli uccelli. Il governo non lo disse, ma probabilmente ne uccisero a milioni. Perché uccidevano gli uccelli? Perché Mao aveva detto: "Dobbiamo uccidere gli uccelli, dobbiamo uccidere i ratti e i topi, dobbiamo uccidere le zanzare. Uccidiamo le mosche. Ripuliamo il paese!". Così, si cominciò con gli uccelli. Li misero sopra dieci camion, che viaggiarono per il paese: era il nostro successo. Per cosa abbiamo ucciso gli uccelli? Giunsero in soccorso gli scienziati: aprendo lo stomaco di ogni uccellino, dissero che si sarebbero trovati molti cereali. Quindi, dopo avere aperto lo stomaco di milioni di uccelli, avremmo mangiato cereali in quantità. Occorreva uccidere gli uccelli, perché erano una specie di danno, proprio come le mosche o le zanzare. Così, si provò. E tutti dicevano: "Sì! Lunga vita al presidente Mao! Facciamolo! Facciamolo!". Fu una performance politica: bisognava attenersi, non si poteva dire "non posso farlo" o "non voglio farlo", altrimenti si diventava subito elementi di destra.

Dopo il 1° maggio, un professore dell'opposizione nella mia università disse: "È un grande movimento. Abbiamo ucciso milioni di uccelli. Ma mi chiedo se un giorno riusciremo a ripulire la Cina dagli uccelli, proprio come dalle mosche e dalle zanzare. Se gli uccelli vengono da fuori, per esempio dalla Birmania, cosa faremo?". Lui non si opponeva al Movimento, ma il ramo del Partito disse: "Controrivoluzionario di destra". Ricevette il cappello e divenne un controrivoluzionario. E io ero là, in cima al tetto, con in mano un cestino dei rifiuti per fare rumore e prendere gli uccelli. Questa è la Cina, un grande paese: un intero paese a uccidere gli uccelli.

C'è un'altra storia, che risale a uno dei primi anni della dinastia Qin. Durante il regno del secondo imperatore, uno dei suoi ministri, di nome Zhao Gao, cercò di impossessarsi del regno; tuttavia, un ostacolo si opponeva alla realizzazione del suo progetto: non sapeva chi, tra i ministri, lo avrebbe sostenuto e chi no. Così, escogitò un piano. Un giorno, mentre si svolgeva una riunione tra l'imperatore e i suoi ministri, Zhao Gao trascinò un cervo di fronte all'imperatore, dicendo: "Maestà, le ho portato un cavallo". L'imperatore replicò che si era confuso, perché quello era un cervo. Zhao Gao chiese a tutti i ministri presenti se, secondo loro, quello era un cervo o un cavallo; i ministri non sapevano cosa rispondere, perché, se avessero risposto che era un cavallo, avrebbero mentito di fronte all'imperatore e, se avessero risposto che era un cervo, avrebbero contraddetto il ministro del re. Messi alle strette, alcuni dissero "cervo", altri dissero "cavallo". Il mattino dopo, Zhao Gao fece uccidere tutti i ministri che avevano risposto "cervo", perché non lo avevano sostenuto. Io dico che è un cavallo, in realtà è un cervo: è questo che avvenne nel 1958.

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Affari, affari. Un contratto dopo l'altro, una trasformazione dopo l'altra. Ecco tutto. Anche ora voglio dirvi che l'interesse americano, le imprese americane o europee o tedesche non parlano mai di contratti a lungo termine, ma di joint contract di cinque anni, di tre anni, e basta. Dopodiché, cosa succede? Per esempio, l'ambiente: non penso che interessi ad alcuna attività straniera. Ma se apri una cartiera in America, è tutto molto preciso: il progetto ambientale rappresenta forse il 25 per cento del budget, a lunghissimo termine; poi, bisogna essere chiari: la cartiera non inquinerà l'acqua, non inquinerà la terra, ecc. Accade questo in Cina? Così, gli americani spostano le loro attività in Cina, particolarmente quella della carta e dei rivestimenti metallici: li fanno direttamente lì e inquinano lì. Sono affari.

Non possiamo parlare dell'intera questione, oggi. Ma voglio dire questo: come presidente degli Stati Uniti, posso stare al massimo otto anni (due mandati). A cosa pensa Bush, oggi? Pensa alla Cina tra vent'anni? No. Scordatevelo. Pensa, per prima cosa, a ciò che genera il 2009. Questo è il mio ultimo giorno da presidente degli Stati Uniti: chi si scuserà con loro? È compito suo. Non sono un politico, non ne so parlare diffusamente. Ma, a ogni modo, credo che l'idea con cui state affrontando, oggi, il conflitto con il male comunista sia diversa da quella con cui, un tempo, affrontavate un conflitto con il male del comunismo sovietico. Molto diversa.

A. V. Quindi, non solo quest'appoggio, quest'utilizzazione economica, commerciale in Cina da parte dell'Occidente non giova a trasformarla in senso democratico, ma rischia di favorirla nel suo impianto nazionalcomunista.

Harry Wu Voglio ricordarvi che Condoleezza Rice e il dipartimento di Stato degli Stati Uniti hanno tolto la Cina dalla lista dei primi dieci paesi che violano i diritti umani: significa che la Cina è progredita nel campo dei diritti umani. Questa è una cosa molto interessante, se si fa eccezione per il controllo della popolazione, l'aborto forzato, la sterilizzazione forzata delle donne cinesi. Sembra, però, che queste cose siano piuttosto ragionevoli: le donne cinesi sono diverse dalle donne americane; e poi, bisogna controllare la popolazione... Così, questo non è un problema di diritti umani. Se dite che i cinesi hanno ricostruito la Chiesa, istituito una Chiesa patriottica, i cattolici romani dicono che va bene; ma si può dire che i cinesi dialogano con i tibetani, con i cattolici romani? Questo significa iniziare a negoziare. Così, la questione del Tibet resta fuori, come quella dei cattolici vaticani.

Forse, il numero di cinesi coinvolti in internet è molto superiore a quello degli americani. Vediamo internet come un'area immensa, per tutti. Sì, c'è un controllo da parte delle autorità, ma, prima o poi, potremo combatterlo e rendere internet libero. In questo modo, anche la questione internet resta fuori.

E cos'altro? Alcune persone sono in galera? Io, Condoleezza Rice, sono andata a parlare con i cinesi e ho detto loro: "Rilasciate queste persone". Però, rispetto al passato, il numero delle vittime nei laogai è ai minimi storici. E, recentemente, i cinesi hanno nascosto che negli ultimi due anni non hanno mai rivelato informazioni sulle esecuzioni.

Cos'altro sono i diritti umani? Allora, lasciamo perdere. Questa è la politica americana. Ma dimenticate una cosa: questo paese è interamente sotto il controllo comunista. C'è un solo mass media, laggiù, un partito interamente controllato: controllano l'esercito, controllano il governo, controllano l'economia, controllano la politica, controllano, controllano e controllano l'istruzione! Non ci sono sindacati, nessuna attività religiosa libera. Questa è la situazione attuale. Siccome non posso, seriamente, parlare dei problemi, semplicemente mostro alla gente alcune cose: questa è la politica di controllo della popolazione, questa è la politica religiosa, questa è la politica sul Tibet, questa è la politica delle esecuzioni, questa è la politica nell'usare i cadaveri per il trapianto di organi. L'America ha tenuto cinque mostre di corpi sottoposti alla "plastinazione", e tutte le figure umane appartenevano a uomini cinesi, cadaveri di prigionieri giustiziati oggi. A chi interessa? Interessa solo a pochi membri del Congresso, che hanno introdotto una proposta di legge per proibirlo. È una questione grossa.

A. V. Il commercio degli organi è legato anche alle esecuzioni capitali. E Lei, su questo, ha fatto un libro:

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HARRY WU
Una parola cinese da ricordare: "laogai"



La nuvola nera sospesa sopra la Repubblica Popolare Cinese dal massacro di piazza Tiananmen del 1989 sembra si stia dissipando. In Occidente, molti credono che le riforme economiche di Deng Xiaoping siano i primi raggi di libertà che splendono sull'orizzonte cinese. Secondo la saggezza convenzionale, non c'è che un piccolo passo tra la "liberalizzazione" economica e la liberalizzazione politica della dittatura più popolosa nella storia. Uno sguardo più ravvicinato, tuttavia, svela nuvole minacciose nel cielo sereno delle riforme "capitalistiche" di Deng.

Nonostante l'affermazione che la Cina sta diventando capitalista, la sua sovrastruttura politica ed economica è ancora basata sul principio guida dell'irreggimentazione economica: la proprietà pubblica. I contadini non hanno ancora terre di proprietà. Terra e risorse, aziende industriali e minerarie, comunicazioni e trasporto, banche e scuole, tutto rimane sotto il controllo assoluto del Partito comunista. Sebbene le imprese statali ora stiano parlando di come dichiarare bancarotta e di come vendersi a uomini d'affari stranieri o privati, la trasformazione verso la proprietà privata procede a passo molto lento.

Di conseguenza, nonostante le condizioni di vita siano migliorate in Cina, il cinese medio gode solo di una piccola frazione della crescente prosperità. In molti paesi, la classe media è il motore della liberalizzazione, ma la maggior parte della nuova "borghesia" cinese è composta da membri del partito, dai quali difficilmente ci si può aspettare che rischino di perdere i privilegi di monopolio, estendendo la proprietà. La classe borghese comunista non ha interesse nella democrazia o nei diritti umani. Ma fino a che la proprietà privata non sarà permessa su larga scala, una genuina liberalizzazione — governo rappresentativo, liberi mercati e diritti individuali — rimarrà elusiva.

Un'altra barriera alla libertà è la macchina cinese per annientare il dissenso: gli oltre 1100 campi di rieducazione attraverso il lavoro forzato chiamati laogai. Il laogai non è semplicemente un sistema di detenzione: è uno strumento politico con cui il Partito comunista mantiene il dominio totalitario. Molti dei detenuti dei laogai, dai sei agli otto milioni, sono prigionieri politici, la maggior parte dei quali trascorrerà il resto della vita nei campi. Sebbene la dominazione psicologica e quella spirituale siano i metodi preferiti per raggiungere l'obiettivo della "riforma del pensiero", quando questi mezzi falliscono, si usa la violenza.

Nonostante le continue proteste da parte di gruppi per i diritti umani nel mondo intero, il laogai gioca un ruolo integrante nell'economia cinese. Solo per dare una vaga idea della sua importanza, il lavoro forzato dei laogai produce all'incirca un terzo del tè cinese e una quantità significativa del suo cotone. Circa il 60 per cento dei prodotti chimici per la vulcanizzazione della gomma viene prodotto in un unico campo laogai dello Shenyang.

Ma più significativo di ciò che il laogai produce è quello che distrugge: innumerevoli speranze, sogni e vite, tutto per una causa nella quale persino la maggior parte dei membri del Partito comunista non crede più. In Cina, come altrove, il comunismo è il dio che ha fallito. Ma sebbene il partito abbia "riformato" la propria ideologia, esso esercita ancora una presa schiacciante. Le riforme economiche di Deng — insieme al suo uso continuato del laogai per placare il dissenso e guadagnare valuta estera — sono intese semplicemente a rafforzare il dominio del partito.

Spesso mi viene chiesto: "Per cosa combatte?". La mia risposta è semplicissima: voglio vedere la parola "laogai" in tutti i dizionari di tutte le lingue del mondo; voglio vedere i laogai chiusi. Prima del 1974, la parola "gulag" non appariva in nessun dizionario. Oggi, questa singola parola trasmette il significato della violenza politica sovietica e del suo sistema di campi di lavoro. Anche "laogai" merita un posto nei nostri dizionari.

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